No, “Chatgpt non ci renderà tutti più stupidi”

No, “Chatgpt non ci renderà tutti più stupidi”

Ma viviamo un periodo di cambiamento che va gestito e non va subìto.

Come scrivevo nella precedente newsletter i titoli come “Chatgpt ci renderà tutti più stupidi” probabilmente sono fortemente esagerati, ma forse la ricerca del MIT mostra delle conseguenze della diffusione dei LLM più sottili (e forse più preoccupanti), se non gestite consapevolmente sia dalle organizzazioni, sia dai lavoratori, compresi i lavoratori delle professioni intellettuali (e quindi dagli studi legali e dagli avvocati).

diffidare del "momento Armageddon”

Partiamo dall’esagerazione: ogni nuova tecnologia, ha avuto un momento Armageddon in cui si è iniziato a dite che: “corromperà i fondamenti della nostra società!, distruggerà tutto o parte la nostra economia!, non sapremo più fare delle cose essenziali!”. Faccio in breve elenco tutt’altro che esaustivo di momenti Armageddon:

Platone criticava l’invenzione della scrittura contrapponendola alla tradizione orale del mondo greco con l’argomento che “la scrittura è causa di dimenticanza perché non esercita la memoria; quindi, fornisce un sapere solo apparente, che rimane in superficie”.

Ricorda niente?

Opposizioni simili si registrano per l’invenzione della stampa a caratteri mobili, ma anche per le machine e i robot (che sostituiranno gli operai),  o la TV (che ucciderà la radio, del resto “Video Killed the Radio Star”) i navigatori satellitare (non sapremo più leggere una cartina e non ricorderemo le strade…) internet e i motori di ricerca (Google ci renderà tutti stupidi come titolò l’Atlantic nel 2008) , i social, le mail e l’impatto sui servizi postali e la capacità di scrivere le lettere, i telefonini e la capacità di ricordare a memoria i numeri di telefono…

Quindi tutto bene?, sono esagerazioni e non dobbiamo preoccuparci? Purtroppo, no: occorre preoccuparsi e gestire il cambiamento

Ogni grande innovazione tendenzialmente ha avuto:

-          un impatto positivo sulla società nel suo complesso in termini di produttività (ovvero tempo necessario per creare un bene o un servizio) e quindi ricchezza, tempo libero…

-          un impatto negativo, spesso per alcuni specifici business alcune imprese o alcune categorie di lavoratori.

L'AI non credo farà eccezione:

 L’AI cancellerà centinaia di lavori e probabilmente milioni di posti di lavoro. Ma, auspicabilmente, ne creerà probabilmente altrettanti: siamo all’inizio di un periodo storico  in cui la capacità di cambiare, imparare, mettere a frutto la propria esperienza in nuovi ambiti diventeranno skill fondamentali.

 Quando iniziarono a diffondersi le email nelle aziende c’erano persone (spesso tante persone) addette a distribuire la posta in entrata, ritirare e espedire quella in uscita, mandare i fax: quel lavoro “sparì” in pochi anni (così come lentamente sparirono i copisti amanuensi dopo il 1.455…).

Oggi viviamo un cambiamento che sta mostrando una velocità altissima: basta vedere i tool che non esistevano 2 anni fa, ma anche e solo 3 mesi fa…

 Come scrivevo in un altro post, l'accelerazione dell'innovazione determinata dall'intelligenza artificiale (AI) sta trasformando il panorama delle imprese e del lavoro (compreso quello legale).

Quindi, è sempre più importante che le organizzazioni (le aziende, ma anche gli studi legali) governino questa innovazione evitando gli errori visti nella precedente rivoluzione digitale (quella di internet all’inizio degli anni 2000).

I due errori più comuni in una situazione come quella che stiamo vivendo sono la negazione e la paralisi o la frenesia disordinata:

 La Negazione: stare fermi nella presunzione di avere un vantaggio competitivo (che è molto più effimero di quanto si pensi, quando il mondo cambia velocemente).

Occorre evitare il noto “errore di Blockbuster”: la catena di noleggio di videocassette aveva una posizione dominante nel mercato fisico(tradizionale). Quando iniziarono a comparire Netflix e le altre piattaforme di streaming, avrebbe potuto sfruttare il suo parco clienti (con tutte le informazioni di profilazione che già possedeva) per entrare nel nuovo business. Invece, rimase immobile (e ironizzò su Netflix, salvo poi provare a comprarsela).

Il che la portò al fallimento in pochissimi anni.

Le imprese devono evitare di sottovalutare le nuove tecnologie e agire proattivamente.

 2. La Frenesia Disordinata: cercare di inseguire tutte le innovazioni spendendo tempo ed energie senza accumulare conoscenza ed esperienza.

Negli ultimi 3 mesi sono apparse almeno 8 nuove AI o versioni fortemente rinnovate (senza contare le AI cinesi o russe). Personalmente ho assistito ad almeno cinque presentazioni di strumenti dedicati agli avvocati, e questo solo nelle ultime settimane.

È di settimana scorsa, per esempio, la notizia dell’accordo tra Harvey e LexisNexis che potrebbe segnare un salto in avanti nel rapporto tra piattaforma di AI e fornitori di contenuti legali (oltre ad aprire riflessioni sul pricing: come mi ha segnalato di Matej Jambrich , il CTO Europe di Dentons : LexisNexis and :Harvey: Announce Strategic Alliance

In questa confusione, è fondamentale non disperdere risorse in maniera poco produttiva, rincorrendo ogni piccola innovazione, ogni annuncio, ma concentrarsi su alcune soluzioni e apprenderne logiche e funzionamento, skill che poi possono essere trasferiti su nuovi strumenti AI.

Appunti per una strategia cdi change management

Per affrontare questa rivoluzione, le imprese e gli studi legali devono adottare un metodo per gestire la confusione, con una corretta strategia di change management:

Sperimentare le soluzioni disponibili: Iniziare a provare un numero limitato di soluzioni AI, già valutate dalle funzioni chiave (IT, IT Security, OGC, DPO) per i temi di efficienza, security, privacy, oltre che sui temi legati alla deontologia professionale.

Questo senza attendere l'AI perfetta. Non esiste infatti un'unica soluzione ideale per tutte le esigenze, dipartimenti o professionisti. Per cavalcare l’onda occorre iniziare a imparare a usare una tavola, senza attendere la tavola da surf perfetta, perché, se mai arriverà, la tavola perfetta non sapremo riconoscerla o usarla.

Creare Microalleanze: Formare piccoli gruppi di lavoro e microalleanze tra persone che condividono esigenze simili, sia tra i professionisti sia che tra funzioni di business service. Questo approccio facilita il cambiamento in modo implementale, collaborativo e organico.

Individuare in ogni gruppo dei Champions: I Champions operano come catalizzatori e motivatori nel processo di innovazione moltiplicando le possibilità di successo.

Condividere le Esperienze positive: nei gruppi permettono di condividere le idee, gli approdi, i prompt che funzionano meglio, velocizzando il processo di change

Stabilire feedback loop strutturati per raccogliere opinioni e suggerimenti, permettendo di adattare e migliorare continuamente il sistema in base alle esigenze reali degli utenti.


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