Chi più ne AD più ne metta
L’AD (Anno Domini) 2020 sarà certo ricordato come l’anno terribile dell’inizio della pandemia. Ma anche come l’anno di inizio dell’Era del LAD, il Lavoro A Distanza, impropriamente detto anche Smart Working (il vero smart working è altra cosa, ma non è questa la sede per approfondire il tema).
Il LAD, pur esistendo da anni, è esploso all’improvviso con il lockdown ed è poi proseguito con numeri astronomici di lavoratori coinvolti.
Al LAD si è affiancata, per le stesse ragioni, la DAD, Didattica A Distanza, che ha coinvolto tutti gli ordini e i gradi, dalla materna all’università. Si sa anche di qualche esperienza di asilo nido, ma i piccini, vedendo sullo schermo il viso della maestra e sentendo la sua voce filtrata dalle casse del computer, si sono spaventati o si sono messi a piangere disorientati, perché la maestra c’era e al tempo stesso non c’era. I bimbi in età di nido sono ancora più concreti che virtuali, anche se famiglia e scuola ben presto si lanceranno all’assalto di questa concretezza, per stupirsi anni dopo che quegli stessi bimbi, divenuti adolescenti, cerchino la perduta concretezza dandosi appuntamenti in chat per violentissime risse dal vivo.
Ben prima di DAD e LAD è nata e ha cominciato a prosperare la FAD, Formazione A Distanza, venendo così a comporre la Triade dell’A Distanza.
Triade che in verità diventa una quadriade, se vinciamo un ipocrita pudore e ci ricordiamo del vero primogenito della nidiata AD: il Sesso A Distanza. Che, per inciso, è anche quello dalla sigla più appropriata: SAD, perché davvero poche cose A Distanza sono più tristi di questa.
LAD, DAD, FAD, SAD: cos’altro arriverà? Non lo so, ma so che non ha limite l’umana inventiva, specie se mossa da un’emergenza e ancor più dalla prospettiva di limitare i costi (e, nel caso del SAD, di guadagnare un po’). E dunque avanti (mi raccomando, con la debita A Distanza): chi più ne AD più ne metta!