Costruire un ICT Audit Universe: dallo "scatolone IT" al rischio calcolato
Nel mondo dell’audit, l’area ICT è spesso percepita come un territorio oscuro, complesso, difficile da esplorare con strumenti tradizionali. Troppo tecnico per i revisori, troppo “governato” per l’IT operativo, troppo trasversale per essere trattato come un semplice processo.
Eppure, è proprio lì che si annidano alcuni dei rischi più strategici per un’organizzazione. Pensiamo alla gestione delle identità, alla sicurezza delle interfacce, all’affidabilità dei backup, al rischio cyber sempre più sofisticato. Ecco perché costruire un ICT Audit Universe strutturato, orientato al rischio e condiviso, è una mossa tanto tecnica quanto strategica.
Da dove partire?
Il punto di partenza non è la lista dei server né il catalogo software. Si parte piuttosto da una mappa ragionata degli oggetti ICT auditabili, scelti non in base alla loro visibilità, ma alla loro rilevanza per il rischio complessivo.
Questa mappa include processi (es. patch management, gestione utenti), asset critici (es. cloud, infrastruttura di rete), ma anche funzioni di governo come la strategia IT o la gestione dei fornitori digitali. A ognuno di questi elementi viene assegnato un valore di rischio residuo, derivato da una stima dell’impatto potenziale e del livello attuale di controllo.
Questo esercizio permette di creare una matrice dinamica, dove non si auditano solo “le cose che conosciamo bene”, ma anche quelle che potrebbero farci male e che – magari proprio per questo – nessuno guarda da anni.
I pilastri di un framework efficace
L’ICT Audit Universe non è solo un documento. È un dispositivo operativo che va integrato nei processi e nel dialogo tra funzioni. Perché funzioni davvero, deve poggiare su quattro pilastri fondamentali:
Cosa cambia davvero
Mettere in piedi un ICT Audit Universe cambia il gioco in profondità. Il piano di audit smette di essere un elenco di visite da fare “perché si è sempre fatto così”, e diventa uno strumento strategico, capace di dare priorità, visione e coerenza.
Si passa da un approccio reattivo a uno proattivo, si smette di escludere l’IT dai processi di controllo e si comincia a condividere la visione del rischio. Il risultato? Un audit più utile, più compreso, più impattante.
Una lezione appresa sul campo
Durante la costruzione del framework, è emersa una verità che vale più di mille teoriche: sono proprio le aree trascurate da anni a nascondere i rischi più insidiosi. Interfacce tra sistemi, ambienti legacy dati per “stabili”, processi che non hanno più un owner. Nessuno li guarda più, ma tutti li usano.
Un giorno, durante una revisione, un interlocutore IT ci disse candidamente: “Ah, sì, abbiamo anche questo sistema…”. Mai documentato, mai aggiornato, ma con accesso a dati sensibili e funzioni critiche. Senza la mappa ICT costruita a monte, non l’avremmo mai nemmeno intercettato.
🔍 Conclusione
L’ICT Audit Universe non è solo uno strumento per gli auditor. È un punto di incontro tra chi controlla, chi gestisce e chi governa. È la risposta concreta alla domanda: “Come facciamo a sapere se stiamo davvero controllando quello che conta?”
💬 Hai già costruito il tuo ICT Audit Universe? Con quali sfide ti sei confrontato? Condividiamo approcci e soluzioni!
NIS Directive (EU) Consultant | Lead Auditor ISO 27001 | DPO GDPR(EU) | Temporary manager as CISO/CIO | NIST CSF Examiner | IT Risk Certification Trainer | ITIL v4
2 mesiComplimenti per l'articolo. Il tema dell'analisi rischio che supporta l'IT audit nella pianificazione degli interventi è un buon passo per un efficace lavoro di compliance con ritorni positivi per il business. Aggiungerei anche la BIA che è un contenitore di criticità che stimola l'appetito sia per l'analisi del rischio che l'identificazione di asset o processi da mettere sotto audit. Complimenti ancora.
Service Manager Regione Ticino ICT Standort Service Workplace presso SBB CFF FFS Bellinzona - Digital Collaboration Specialist con attestato Federale Professionale
2 mesiInteressante lettura a cui aggiungerei che uno dei punti più critici, in genere poco considerati fra le analisi dei rischi, resta l’utente finale che per mancanza di conoscenza, sensibilità e formazione può mettere in crisi un intero sistema con un solo click…
IT Security Consultant at Centro Sistemi Informativi
2 mesiTrovo che l'articolo offra una riflessione estremamente lucida e attuale sul ruolo dell’audit ICT. Non si limita a “verificare checklist”, ma propone un cambio di paradigma: spostare lo sguardo dal noto al critico, anche (e soprattutto) quando il critico è invisibile o dimenticato. Mi ha colpito in particolare la sottolineatura sul rischio nascosto nei sistemi legacy o nelle interfacce trascurate: è un richiamo potente al fatto che la sicurezza non risiede solo nei firewall o nei SOC di ultima generazione, ma anche nella conoscenza profonda dell’ecosistema IT — comprese le sue zone d’ombra. E poi c’è un messaggio importante di integrazione tra funzioni: audit, governance e IT non come compartimenti stagni ma come voci di un coro che, per funzionare, deve suonare accordato. Costruire un ICT Audit Universe, in questo senso, è quasi un atto di “diplomazia tecnica”: serve metodo, ma anche ascolto e visione strategica.