Il Perfezionismo: Comprenderne le Radici per Trasformarlo
Lavorare con le eccellenze accademiche, professionali e culturali significa spesso dover affrontare il tema del perfezionismo.
Il perfezionismo è un tratto molto complesso e sfaccettato, spesso associato a un'elevata spinta al miglioramento personale ma anche a un profondo senso di insoddisfazione e autocritica. Se da un lato può favorire la crescita e il successo, dall'altro può diventare un ostacolo al benessere psicologico. Per comprenderlo appieno, è utile distinguere le sue diverse varianti e le cause profonde che lo alimentano:
✅Perfezionismo verso sé stessi: Chi lo manifesta impone a sé stesso standard estremamente elevati e tende a essere ipercritico nei confronti delle proprie prestazioni. Esempio: uno sportivo che deve sempre migliorare il proprio record e vive ogni risultato inferiore come un fallimento.
✅Perfezionismo verso gli altri: Questo tipo di perfezionismo si manifesta nel pretendere dagli altri standard elevatissimi, con una tendenza al controllo e alla critica. Esempio: un manager che esige dai propri collaboratori prestazioni impeccabili, risultando spesso insoddisfatto e difficile da accontentare.
✅Perfezionismo socialmente prescritto: In questo caso, l'individuo percepisce che il suo valore dipenda dal soddisfare le aspettative degli altri e teme costantemente il giudizio altrui. Esempio: un professionista che sente di dover dimostrare continuamente la propria competenza per essere accettato dagli altri.
Molte strategie per ridurre il perfezionismo si concentrano sull'invito a "fare un po' di meno" o ad "accettare l'imperfezione". In alcune situazioni tutto ciò può anche portare ad alcuni risultati, ma spesso queste indicazioni risultano inefficaci. Questo accade perché il perfezionismo non è solo un'abitudine comportamentale, ma un elemento profondamente radicato nell'identità dell'individuo. Dire a una persona perfezionista di smettere di esserlo è come chiederle di rinunciare a una parte di sé, una parte estremamente qualificante.
Per trasformare il perfezionismo è necessario comprenderne le origini. Alcuni dei fattori che lo alimentano includono:
Molti percorsi di coaching e formazione mirano a ridurre l'ansia da prestazione e a smussare il perfezionismo, spesso dipingendolo come un “problema” da risolvere. Tuttavia, non sempre siamo di fronte ad un approccio che valorizzi la persona nella sua totalità.
Carl Rogers, con il suo approccio centrato sulla persona, ha introdotto il concetto di considerazione positiva incondizionata.
Quando una persona sperimenta questo tipo di accettazione, il bisogno di perfezione per sentirsi degni di valore tende a ridursi naturalmente. Il perfezionismo non scompare, ma si trasforma: da una necessità ossessiva a un desiderio autentico di fare le cose bene, senza che l'autostima ne dipenda in modo rigido.
Il perfezionismo non è solo un'abitudine da modificare, ma un'espressione profonda di bisogni emotivi spesso irrisolti. Comprenderne le cause, piuttosto che cercare di eliminarlo superficialmente, permette di trasformarlo in una risorsa anziché in un limite. Un percorso di introspezione e accettazione, accompagnato dalla considerazione positiva incondizionata, può favorire una relazione più equilibrata con la propria spinta al miglioramento, consentendo di preservare l'eccellenza senza sacrificare il benessere interiore.
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CEO | Managing Director @ Edenred Italia
6 mesiSempre, meravigliosamente, interessante!