Il ROI della formazione: una questione di rispetto
Per chi lavora, anche un corso “gratis” ha un costo: il tempo.
Ore sottratte al lavoro, ai clienti, alla famiglia. Alle energie residue di una settimana complicata.
E allora la domanda è semplice, ma potente: “Cosa mi porto a casa?” Cosa cambia nella mia giornata di lavoro il giorno dopo? Mi sento più capace? Più sicuro? Più efficace?
Se non succede nulla… quel corso non ha funzionato.
🎯 L’adulto che apprende non è un allievo qualsiasi
Chi lavora nella mediazione — creditizia o immobiliare — è abituato ad agire, a decidere, a gestire pressioni reali. Quando partecipa a un corso di formazione, non cerca teoria astratta. Cerca qualcosa che funzioni. Qualcosa che si possa usare subito, che abbia senso nel proprio flusso quotidiano di attività, clienti, obiettivi.
Il concetto di ROI della formazione, per noi, non si misura in soldi spesi o rimborsati. Si misura in tempo investito vs utilità concreta. E anche quando il corso è finanziato, il costo più alto resta quello di un contenuto inutile.
Se dopo un corso tutto resta uguale, l’adulto non torna. E forse, per molto tempo, non si fiderà più nemmeno della formazione stessa.
🚪 L’ingresso in aula
Succede qualcosa di strano, ogni volta. Entrano piano, come se disturbassero. Il formatore è già lì. È arrivato venti minuti prima. Ha controllato il videoproiettore, disposto le sedie a semicerchio — “così ci guardiamo in faccia” — e lasciato accesi solo i faretti laterali, perché la luce centrale è troppo dura.
Poi si è seduto, ha aperto il quaderno a righe (non quello delle slide, quello delle idee) e ha aspettato.
I partecipanti arrivano uno alla volta. Qualcuno saluta. Qualcun altro abbassa lo sguardo e si siede in fondo, vicino alla porta. Due si accomodano troppo avanti e si chiedono, con gli occhi, se hanno sbagliato posto.
Sono adulti. Persone esperte, competenti, con anni di lavoro alle spalle. Ma l’aula li mette a disagio. È uno spazio che non appartiene più al loro presente, ma al loro passato. Alla scuola. Alle interrogazioni.
Uno sfodera un’agenda elegante, col logo aziendale. Un altro ha un blocco spiralato da cui spuntano appunti stropicciati. C’è chi apre la bottiglietta d’acqua prima ancora di sedersi. E chi appoggia la borsa sul banco, come fosse uno scudo.
Non sanno cosa li aspetta. E questo li innervosisce. Perché l’adulto è abituato a sapere. A controllare. Essere lì, ad ascoltare, lo rende vulnerabile.
🧊 Il momento in cui inizia davvero la formazione
Il formatore si alza. Non dice subito “Buongiorno”.
Si avvicina, guarda negli occhi i presenti, uno per uno, e chiede: “Com’è andato il viaggio per arrivare fin qui?”
La voce è calma. Le parole sono semplici. Eppure, qualcosa si muove. Qualcuno sorride. Qualcun altro risponde con un aneddoto buffo.
Si rompe il ghiaccio. Si comincia a respirare. È in quel momento — e solo in quel momento — che può cominciare davvero la formazione.
🧭 Ogni aula è un patto
Ogni volta che vedo un adulto sedersi in aula, aprire un blocco appunti, appuntarsi una frase, mi emoziono. Perché capisco che ha deciso di fidarsi. Di mettersi in discussione. Di provarci ancora.
E questo, per me, non è un regalo. È una responsabilità enorme.
Non stiamo parlando di ragazzi. Stiamo parlando di persone che si svegliano presto ogni giorno, affrontano clienti imprevedibili, mercati frammentati, contesti incerti.
Lo fanno da anni. Eppure, si siedono. Ascoltano. Partecipano. Perché sanno che altri vent’anni di lavoro non si affrontano con gli strumenti di ieri.
🧰 Progettare per chi è in trincea
Chi lavora oggi non ha tempo da perdere. Non ha bisogno di teorie vuote, né di acronimi in PowerPoint.
Ha bisogno di strumenti. Di confronto. Di esempi veri. Ha bisogno di formatori che quella trincea l’hanno vissuta. Casco in testa, coltello tra i denti, mani sporche di esperienza.
La formazione non deve mai partire da un catalogo. Deve partire dai problemi. Dai risultati attesi. Dalle competenze mancanti.
Solo così può diventare uno strumento concreto, immediato, efficace. Solo così il ROI non è una sigla, ma una trasformazione tangibile.
🔄 Quando l’aula si trasforma in comunità
C’è un momento in cui qualcosa cambia.
All’inizio, a parlare sono sempre gli stessi. Poi, piano piano, altri si espongono. Raccontano. Chiedono.
L’aula si trasforma. Non è più solo uno spazio di apprendimento. Diventa uno spazio di relazione.
Perché l’adulto non cerca solo contenuti. Cerca confronto. Vuole sapere che non è solo. Che c’è qualcun altro che affronta gli stessi problemi, nello stesso territorio, con le stesse armi.
In un mercato fatto di professionisti isolati, la formazione può diventare un momento di comunità.
🏢 Learning Organization: la formazione che resta
La formazione non deve essere un evento eccezionale. Deve diventare un’abitudine. Un’identità culturale.
Quando funziona, non finisce in aula. Continua nelle riunioni, nelle call, nei messaggi tra colleghi. Crea parole comuni. Riferimenti condivisi. Connessioni vive.
È questo il cuore della learning organization. Quando la cultura dell’apprendimento diventa quotidianità. E ogni membro del team è anche un potenziale formatore, testimone, stimolo per l’altro.
🎯 Dall’insuccesso al valore
Un corso fatto male non è solo un’occasione persa. È una fiducia tradita. È un tempo che non tornerà.
Ma un corso fatto bene può cambiare il modo in cui guardi al tuo lavoro. Può aiutarti a vedere nuove strade, scoprire nuovi colleghi, ritrovare nuove motivazioni.
Anche se sei arrivato con scetticismo, con cinismo, con fatica.
Se ti sei sentito visto, ascoltato, riconosciuto… allora quell’insuccesso che portavi con te può diventare valore.
Ed è questo che rende ogni corso un impegno. Ogni minuto, un patto. Ogni aula, una promessa.
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4 mesiBen detto, Carlotta!
Consulente immobiliare ho creato un progetto RadiciCasa dedicato alle famiglie che devono effettuare un CambioCasa
5 mesiCondivido pienamente, La formazione continua e’ fondamentale, non smettere mai di voler imparare, essere in ascolto e confrontarsi