La strategia, la tattica e le donne al comando

La strategia, la tattica e le donne al comando

Gli uomini hanno fatto la Storia, non le donne. Per lo più.

Gli uomini con la loro forza fisica, il testosterone, l'aggressività, il pensiero razionale, le strategie e le tattiche, hanno fatto guerre, paci, stragi, spartizioni, divisioni, disegnato confini, città, forme di potere.

Per lo più.

Le donne raramente hanno trovato spazio, e quando questo spazio l'hanno conquistato ancor più raramente hanno potuto fare una vera differenza, perché poche e isolate.

Le donne però la differenza la fanno, da sempre, nella storia con la s piccola e nelle storie di tutti i giorni. E le donne la fanno senza forza fisica, senza testosterone, senza aggressività, senza l'eccesso di pensiero razionale, di strategia e di tattica, perché le donne percorrono strade alternative per arrivare alle cose, approcci più umani e più ampi, più complessi e empatici.

Io ci riflettevo nelle ultime settimane mentre mi stavo occupando di certe beghe burocratiche/amministrative, e mentre osservavo come gli uomini cercano schemi strategici e mosse tattiche per arrivare agli obiettivi, io elaboravo il mio approccio alternativo di procedere nelle cose, che in passato ha funzionato non meno dei metodi prettamente 'mascolini', ma con minori effetti collaterali rispetto al cinismo e la spregiudicatezza del mero calcolo. Innanzitutto il paradigma femminile parte, in genere, dal creare la relazione tra le parti, di qualsiasi tipo questa sia, senza dimenticare che le parti sono esseri umani, che per quanto possano essere dei peggiori, sono tuttavia esseri umani. Questo è, secondo me, uno dei motivi per cui si muore molto meno da mano di donna. La relazione, anche quando urge che sia professionale, asciutta e efficace, deve essere al centro della trattativa e della negoziazione. La relazione va protetta. Lo sanno quelle persone che guidano le aziende d'avanguardia, dove sempre più si parla e ci si forma sull'intelligenza emotiva, perché le emozioni, buone, cattive, costruttive o distruttive, sono la costante in tutto l'agire umano, molto di più che la strategia o la tattica. L'intelligenza emotiva, l'empatia, insieme ai concetti di trasparenza e fiducia, dove trasparenza significa non aver paura di svelare la propria debolezza purché accompagnata da correttezza, rendono i sistemi sociali più solidi e vincenti per tutti.

Elaboravo, negli stessi giorni, anche ciò che veniva riportato dallo squallido teatrino della politica nazionale. Al di là della bassezza di molti dei protagonisti e delle loro parole, quello che mi disturba maggiormente è il modo in cui questo squallore viene rimescolato e ri-proposto da giornalisti, commentatori, politologi, esperti vari. Prendevo atto, ancora una volta, di come le notizie vengono interpretate dalla stampa in maniera 'mascolina' (nel senso su espresso), focalizzate quasi esclusivamente sui giochi di forza, strategie e tattiche, calcoli e interessi, insomma con il solito approccio con cui vengono raccontate e fatte la storia e l'attualità. Nessun punto di vista alternativo, nessuna analisi da una diversa angolazione arriva dal mondo dell'informazione, anche quando l'informazione è fatta dalle donne.

La stampa credo sia corresponsabile della scarsità dell'elemento femminile in politica e in genere nei posti di comando, perché è proprio la stampa che si fa portavoce dei valori virili come valori universalmente vincenti, andando a influenzare negativamente una buona parte della cultura della parità, o meglio, della disparità. La stessa stampa è corresponsabile del degrado della politica, perché si ostina a narrarne gli aspetti di gossip e di propaganda, invece che i fatti e i dati nudi e crudi. L'unico elemento che possiamo ritenere più femminile, quindi, nella narrazione del potere che fa la stampa è proprio questo parlarne in forma di pettegolezzo e chiacchiere da salotto, quando invece di raccontare i fatti, riporta le parole (tanto false e ripetitive da essere nauseabonde) dei potenti. Insomma la comunicazione del giornalismo nostrano sbaglia completamente a usare gli elementi maschili e femminili, si appella ai primi quando fa analisi e valutazioni di ciò che la politica dovrebbe essere, e i secondi quando pretende di descrive come essa è, invece dovrebbe essere l'esatto opposto, gli ideali della politica e del comando dovrebbero avvalersi di elementi emozionali, empatici e non solo razionali, e la descrizione della realtà dovrebbe essere razionale, asciutta e basata sui fatti, invece che giocare sulle emozioni, sulle percezioni e distorcerle.

Quando è arrivata la nuova formazione di governo, molti, scandalizzati che solo 8 su 23 sono ministri donne, tra queste la gran parte tra i tecnici e non tra i politici (il che significa donne particolarmente brave tecnicamente), ne hanno attribuito le responsabilità ai capi di partito. Solo ai capi di partito, che certamente ne hanno, ma...

Ma davvero la questione si può liquidare con questa superficialità? Possibile che non si faccia una riflessione più profonda e autentica su ruolo della donna in politica e nella storia? Possibile che non riusciamo a modificare la narrazione distorta della politica e della storia, oltre a cambiare le abitudini in tutti gli ambiti della vita, privata oltre che pubblica, per permettere finalmente alle donne di diventare protagoniste? Finché il racconto è sbagliato anche i personaggi del racconto ne escono male!

In questo Paese bisogna cambiare la cultura, ossia la mentalità. Bisogna dare valore a quelle che sono le peculiarità femminili nella gestione delle cose e nella soluzione dei problemi, non esaltare meramente il modo maschile di affrontarli e proporlo come modello unico e immutabile. Per cambiare mentalità bisogna valorizzare quanto c'è di femminile negli uomini e nelle donne in gamba, non valorizzare quanto c'è di maschile in loro, spingendo le donne che vogliono emergere a 'mascolinizzarsi'.

Io sono profondamente convinta che se almeno la metà dei ruoli più importanti della politica italiana fossero in mano alle donne, se finalmente avessimo un Presidente del Consiglio e/o un Presidente della Repubblica donne, se la classe dirigente fosse più equilibrata verso una parità di genere, tutto il Paese ne sarebbe enormemente avvantaggiato.

Il mondo infatti è già retto dalle donne, oltre che dagli uomini, ma se vogliamo migliorarlo questo mondo, se vogliamo realizzare il tanto decantato 'nuovo', dobbiamo rivoluzionare il femminile, rendendolo esplicito e libero nel potere e nel comando. Il mondo è già in mano alle donne, oltre che agli uomini, ma bisogna che questo sia riconosciuto nei ruoli chiave e agito direttamente (e non solo indirettamente come succede ora) perché le reali potenzialità del femminile portino il massimo dei risultati.

Questo è il nuovo, un nuovo sguardo e una nuova sensibilità, non i volti nuovi, non le parole nuove, ce ne sono di bellissime tra quelle vecchie a cui mai bisogna rinunciare, non le tecnologie e nemmeno la gioventù, il nuovo è il femminile nel comando e nel potere.

Rifletteteci e provate a prendere le decisioni più importanti seguendo l'istinto e la complessa sensibilità che hanno le donne quando decidono, quando sono forti mentre piangono, quando si piegano senza spezzarsi e capirete che potenza è tutto questo, che grande Storia può venirne fuori!

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