NOMOFOBIA O NECESSITÀ DI ESSERE COSTANTEMENTE AGGIORNATI?
Ero nel bel mezzo di un interessante percorso di Personal Branding Canvas quando mi è stata posta una domanda, apparentemente, da un milione di dollari: “se potessi tenere con te un solo oggetto, quale sarebbe?”
Ammetto di non aver avuto difficoltà a rispondere. Ho individuato subito il mio must have. È lo stesso oggetto che porto sempre con me, l’unico che non può mancare mai quando esco di casa. È innegabilmente il mio smartphone.
La velocità con cui ho trovato la risposta al quesito postomi mi ha spinto ad indagare sul ruolo dello smartphone per le persone con un profilo simile al mio (giovane professionista che vive a più di 1000 km dalla propria famiglia) e ho scoperto che vi sono, legati all’uso della tecnologia, più patologie ormai frequentemente diagnosticate. I loro nomi sono ormai di uso comune; di NOMOFOBIA e di FOMO ne parlano - da diverse prospettive - terapeuti, psicologi del lavoro, educatori e sociologi.
Per nomofobia (no-mobile-phobia) o “sindrome da disconnessione” s’intende la paura di non avere con sé il proprio mezzo di comunicazione mobile.
Tra i sintomi più comuni di tale patologia vi sono:
- dormire con il proprio smartphone (o anche il proprio pc portatile) accanto al letto;
- utilizzare in continuazione il cellulare per leggere e inviare messaggi;
- l'evitare attento di luoghi in cui vi è poco campo.
Con l’acronimo FOMO (acronimo di fear of missing out), invece, ci si riferisce a una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone e dalla paura di essere esclusi da eventi, esperienze o contesti sociali gratificanti.
Le mie letture, ammetto, non sono state confortanti e, da affezionata dell’autodiagnosi, ho puntato sull’approfondire quante ore della mia giornata spendo al cellulare, quante di queste siano dedicate ai social, quante all’informazione e quante ai rapporti interpersonali. A corrermi in aiuto nella rendicontazione del mio timesheet settimanale sull’uso dello smartphone è stato, non a caso, proprio il mio Iphone.
L’applicazione ad hoc introdotta mi ha dettagliatamente informato che la mia media giornaliera delle ore passate al cellulare è di quasi di 5 ore. Di queste 1/3 sono dedicate ai social, 1/3 all’informazione e all’approfondimento sui motori di ricerca e la restante parte a chiamate e messaggistica.
Questa rapida ma efficace disamina mi ha dato la conferma di come lo smartphone sia per me
una finestra sul mondo esterno, un ponte fondamentale per quello intimo e familiare e un potente mezzo per lavorare in modo proattivo e flessibile soprattutto in smart working o durante gli spostamenti per raggiungere il cliente presso la propria sede. Mi sono anche resa conto di come mi aiuti nel controllo dell’ansia e mi faccia sentire più sicura nella gestione di eventuali imprevisti.
Il mio smartphone, infine, è una sintesi dei miei interessi, le app installate fanno trasparire la mia passione per la creazione di contenuti multimediali, la mia vita parallela di social media manager per l’azienda di famiglia e rivelano la mia voglia di viaggiare e di scoprire il mondo.
Se in genere si distingue nettamente tra la posizione radical chic di chi rifiuta il cellulare e quella più pop del social addicted io credo che si possa inserire tra le due categorie una terza, cioè quella di coloro che trovano nella tecnologia un mezzo fondamentale per rimanere aggiornati, tenere un minimo controllo sugli aspetti di maggiore interesse e facilitare la propria vita interpersonale e non.
Al di fuori dei profili patologici di abuso e dipendenza, la tecnologia è ormai parte integrante della vita di tutti noi ed è innegabile che sia andata a sostituire gran parte del mondo analogico ormai poco performante.
E poi diciamocelo, perché puntare ancora la classica sveglia con le lancette quando lo può fare Siri al posto nostro?
Internal auditor - Internal control
4 anniGrazie Giuseppina Spinella per le riflessioni. Quando il mio IPhone mi manda il resoconto sull’utilizzo settimanale provo una sorta di imbarazzo. 😢
Imprenditrice | Governance, Rischi e Controlli | Sostenibilità e Impatto| BIA Advisory@operàri
4 anniGiuseppina Spinella tu lo "smartphone" , io il "garmin" , entrambi oggetti per "mantenere il controllo", solo un esempio di come il percorso di Personal Branding Canvass condiviso insieme, con l'aiuto prezioso di Erika D'Amico, abbia fatto emergere tra di noi molti lati comuni dalla personalità e passioni alle convinzioni e milestones. Grazie 💚 #brand #valoricomuni
Guido cultura e persone attraverso formazione, inclusione e sostenibilità | Corro ogni giorno per generare impatto con una leadership che forma, include e trasforma
4 anniAnche il mio smartphone è di sicuro la sintesi dei miei interessi e molto spesso mi diverto a confrontare le app presenti sul mio (direi prettamente di tipo o informativo o sportivo) con quelle dei miei amici per cogliere questo tipo di sfumature! Ottme riflessioni Giuseppina Spinella grazie !
Imprenditore | Innovatore | Ambasciatore B Corp @operàri Aiuto a fare impresa chiedendosi non solo cosa sia obbligatorio fare ma anche e soprattutto cosa sia giusto fare.
4 anniNon amo il telefono, affatto. Ma vivo per la rete dati. Sono anche io nomofobico?