Non è Questione di Talento
È Questione di Allenamento Mentale
Introduzione
Il concetto di Growth Mindset – o mentalità di crescita – è stato sviluppato dalla psicologa Carol Dweck e rappresenta una delle fondamenta della psicologia motivazionale moderna. Esso descrive la convinzione che le abilità, l’intelligenza e le competenze non siano tratti innati e immutabili, bensì qualità che possono essere sviluppate e rafforzate nel tempo attraverso l’impegno, la pratica intenzionale, il confronto con gli errori e l’apertura al feedback.
In contrapposizione si colloca la Fixed Mindset, ovvero la mentalità fissa, secondo cui le persone credono che le capacità siano predefinite e che il talento sia un dono piuttosto che il frutto del lavoro. Questo tipo di pensiero porta spesso a evitare le sfide, a temere i fallimenti e a reagire in modo difensivo ai feedback.
Adottare un Growth Mindset è particolarmente rilevante nei contesti digitali, educativi e organizzativi complessi. Promuove una cultura dell’apprendimento continuo, abilita l’innovazione sostenibile e consente di affrontare la complessità progettuale con strumenti mentali flessibili e orientati alla trasformazione.
Le Sei Barriere alla Mentalità di Crescita
1. Mancanza di Fiducia
Una delle prime barriere che ostacolano lo sviluppo di una mentalità di crescita è la sfiducia nelle proprie capacità. Può manifestarsi come rinuncia a candidarsi per una posizione lavorativa perché non si soddisfa ogni requisito elencato, rifiuto di un incarico inedito per timore di non essere all’altezza, o il sentirsi un impostore, attribuendo il proprio successo alla fortuna.
Superare questa barriera richiede un lavoro di consapevolezza e riformulazione. È utile annotare le convinzioni limitanti e trasformarle in frasi costruttive, come ad esempio “Non so fare questa cosa... ancora.” Chiedersi "Chi sto cercando di compiacere?" aiuta a distinguere le aspettative interne da quelle imposte. Costruire un archivio personale dei successi e dei feedback positivi ricevuti può rafforzare l’autoefficacia. Infine, circondarsi di persone che credono in noi amplifica l’autostima e la sicurezza.
2. Paura del Fallimento
La paura del fallimento è un ostacolo diffuso e potente. Quando si evita di tentare qualcosa di nuovo per timore di fallire, si rinuncia anche alla possibilità di apprendere. Questa paura si fonda spesso sull’idea che il fallimento definisca il nostro valore.
Un cambio di prospettiva è essenziale: fallire è parte integrante di qualsiasi processo di crescita. Adottare la logica del fail forward significa considerare ogni errore come un apprendimento utile per il passo successivo. Celebrare il coraggio di tentare, indipendentemente dal risultato, permette di riabilitare il concetto stesso di errore come tappa necessaria del miglioramento.
3. Paura del Successo
Contrariamente a quanto si pensa, anche il successo può spaventare. Il timore di perdere l’equilibrio attuale, di essere maggiormente esposti al giudizio o di non saper reggere le aspettative future può bloccare l’azione e generare autosabotaggio.
Per affrontare questa barriera, è utile dedicare tempo all’esplorazione delle proprie paure, magari scrivendole in un diario. Chiedersi: “Che cosa temo davvero?” aiuta a distinguere paure realistiche da proiezioni infondate. La visualizzazione positiva di uno scenario di successo equilibrato e coerente con i propri valori personali aiuta a ricostruire un’immagine mentale sostenibile del proprio futuro. Inoltre, spostare il focus dal sé all’impatto positivo che si può avere sugli altri consente di ridurre la pressione e dare significato all’azione.
4. Perfezionismo
Il perfezionismo è spesso travestito da desiderio di eccellenza, ma nella pratica diventa una trappola cognitiva. Ci si blocca per paura che un’idea non sia ancora perfetta, si procrastina l’azione, si rifiuta l’esposizione finché non si è certi della riuscita.
Accettare che “abbastanza buono” è spesso sufficiente consente di agire e migliorare in corso d’opera. Il Growth Mindset si basa sull’idea di apprendimento iterativo: il miglioramento continuo passa attraverso tentativi imperfetti. Un esercizio utile è quello di realizzare volutamente un lavoro “non perfetto” per osservarne gli effetti reali. Nella maggior parte dei casi, si scopre che il perfezionismo è una barriera soggettiva e non un vero ostacolo alla qualità.
5. Sensazione di Essere Bloccati
Capita di sentirsi paralizzati dalla difficoltà di fare una scelta chiara sul proprio futuro. Questo accade spesso quando non si ha consapevolezza dei propri valori fondamentali, dei propri punti di forza e delle passioni autentiche.
La riflessione guidata è un passaggio chiave. Strumenti come il journaling, la meditazione riflessiva o il coaching possono aiutare a ricostruire un senso di direzione. L’Odyssey Planning, ad esempio, è una tecnica mutuata dal design thinking che propone di immaginare tre scenari futuri: uno sicuro, uno alternativo e uno audace, per esplorare possibilità senza giudizio. Capire che cambiare strada è legittimo e talvolta necessario, libera risorse mentali e riattiva l’intenzionalità.
6. Inerzia
La consapevolezza di ciò che si dovrebbe fare non basta. Spesso si è bloccati in uno stato di inattività per mancanza di energia, paura o semplice disorganizzazione.
Per attivarsi, è utile scomporre un obiettivo in micro-attività semplici e immediate. Celebrarne il completamento con piccoli premi rinforza il comportamento. Il time blocking – ovvero la pianificazione rigida di momenti dedicati a compiti complessi – aiuta a ridurre la procrastinazione. È importante anche tornare al proprio “perché”: il motivo profondo per cui quell’obiettivo è importante. Infine, avere un partner di responsabilità, qualcuno con cui condividere gli impegni e monitorare i progressi, può essere decisivo.
Principi Psicologici Chiave del Growth Mindset
La mentalità di crescita si manifesta in atteggiamenti specifici. Chi la possiede è incline ad accogliere le sfide, perseverare negli ostacoli, vedere il feedback come opportunità e trarre ispirazione dal successo altrui. Al contrario, una mentalità fissa porta ad evitare le difficoltà, percepire il fallimento come definitorio e considerare il talento altrui come una minaccia.
A livello cognitivo, chi adotta un Growth Mindset possiede generalmente un locus of control interno: si sente responsabile delle proprie scelte e ritiene di poter influenzare i risultati attraverso le proprie azioni. Chi invece sviluppa un locus of control esterno tende ad attribuire gli eventi a fattori esterni, come la fortuna o il giudizio altrui.
Un altro strumento utile è la tecnica dei "5 perché": una pratica riflessiva che consente di indagare in profondità le cause di un blocco o di una paura. Chiedendosi ripetutamente “perché?”, si arriva al nodo emotivo o esperienziale che può essere trasformato.
L’Elogio del Processo
Uno dei pilastri del Growth Mindset è il tipo di feedback che si riceve (e si dà). Lodare il talento naturale o l’intelligenza – ad esempio con frasi come “Sei brillante!” – può rinforzare una mentalità fissa, alimentando la paura di perdere quel riconoscimento. Al contrario, lodare il processo, lo sforzo e le strategie adottate – “Hai lavorato con costanza”, “Hai cercato nuove soluzioni” – rafforza la motivazione intrinseca e la volontà di migliorare.
Libri Consigliati
Conclusione
Adottare una mentalità di crescita non significa semplicemente essere ottimisti. È un approccio disciplinato e consapevole alla vita, che implica la volontà di mettersi in gioco, di fallire, di imparare costantemente e di cambiare nel tempo. Significa credere che il proprio potenziale non sia determinato dal passato, ma dalle azioni che si compiono nel presente.
Crescere è una scelta quotidiana. Il cambiamento è una competenza. E si può allenare.
Master's student in Social Innovation and Communication at the University of Cagliari | BA in Communication Science at the University of Cagliari
5 mesiCiao Laura, grazie per questo articolo meraviglioso, pieno di spunti di riflessione e di grande ispirazione! Credo che la mentalità Fixed sia proprio quella che caratterizza il contesto italiano, io personalmente mi ritrovo in tutte le sei barriere e mi impegno sempre per andare oltre. Ma mi rendo conto che non sia per tutti così. Non solo queste cose non si conoscono, ma sono anche poche le persone che nei vari contesti fondamentali per la formazione spronano davvero a superarle. Non credo sia nella nostra cultura italiana accogliere il fallimento, senza che sia definitorio. E trovo anche alquanto preoccupante anche questa affezione al sogno americano per cui " se ti impegni ce la puoi fare" che non considera minimamente i fattori di contesto, giusto per citarne alcuni. Però sono contenta che ci siano persone come noi che con le proprie competenze cercano di trasmettere messaggi come questo, spero che diventeremo sempre di più in futuro! Lo sforzo deve essere collettivo ✨
Addetto Front Office - In passato Web Content Editor, Digital Marketing Assistant | Curioso e affamato di conoscenza per natura
5 mesiCiao Laura, salvo il tuo articolo tra i preferiti perché sono curioso di leggerlo! Grazie 👍
Coach | Trainer | Facilitator | Soft Skills Development, Change Management
5 mesiGrazie per la condivisione Laura Soddu. Ho avuto l’occasione di progettare e condurre diversi corsi su questo tema, e ogni volta che ne parlo mi accorgo di una cosa: uno dei limiti più comuni è la scarsa abitudine all’autoriflessione. Il Growth Mindset, come molte altre competenze, è un muscolo. E come ogni muscolo, ha bisogno di essere allenato. Fermarsi e chiedersi “Che mindset sto adottando in questo momento?” oppure, in retrospettiva “Che mindset ho avuto in quella situazione?” non è affatto scontato. Al contrario, è proprio da qui, dalla riflessione, che si inizia ad allenarlo davvero: riconoscendolo, osservandolo e scegliendolo, intenzionalmente.