PRIMA INTERVISTA A JOE SANTANGELO su: “Umani non autorizzati” - A cura di N. Varetto (Giornalista culturale)
1st INTERVIEW on "Umani non autorizzati" - Joe Santangelo - 2025

PRIMA INTERVISTA A JOE SANTANGELO su: “Umani non autorizzati” - A cura di N. Varetto (Giornalista culturale)


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1. Il titolo è provocatorio: “Umani non autorizzati”. È un ossimoro o una premonizione?

J.S.: Nessuna delle due, forse entrambe. È una descrizione d

el presente più che del futuro. Oggi l’umanità è già parzialmente non autorizzata: delega, dimentica, automatizza. Il titolo vuole suggerire che ci stiamo escludendo da noi stessi, un pezzo alla volta, con entusiasmo. Un’operazione di auto-estromissione lenta e serena, ma inesorabile. Un addio lento all’umano, mascherato da evoluzione.


2. Nel libro c’è un salto temporale tra un presente che sembra ancora nostro e un 2055 regolato dalle AAGI (Intelligenze Artificiali Agentiche). Quanto è realistico, secondo lei, questo scenario?

J.S.: Estremamente realistico. Non parlo di tecnologie speculative, ma di processi già in corso: profilazione algoritmica, simulazioni relazionali, delega cognitiva. Ho solo spinto la realtà di dieci o vent’anni, mantenendone l’impianto etico intatto: l’addomesticamento progressivo della coscienza.


3. Il personaggio di Rossignol Freeman è insieme protagonista e anomalia del sistema. È un eroe o un sintomo?

J.S.: È un sintomo. Ross è il punto di infiammazione di un’infezione silente. È il risultato di un’umanità che si è adattata troppo bene alla propria disumanizzazione. Ma in lui cova ancora il dubbio, e il dubbio è l’ultimo presidio dell’essere.

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Intervista COMPLETA a Joe Santangelo su "Umani non autorizzati" - Luglio 2025

4. La parola “Infosfera” torna spesso nel testo. Che cos’è esattamente per lei?

J.S.: È il nome nuovo del mondo. Non viviamo più nello spazio fisico ma in un ambiente composto da dati, dispositivi, codici e narrazioni profilate. L’Infosfera è un sistema operativo globale che simula il reale, lo sostituisce e lo ottimizza fino a renderlo inutile.


5. Ha citato la “rimozione dell’imperfezione” come tragedia sottile. Perché?

J.S.: Perché è lì che muore la libertà. L’imperfezione è ciò che ci costringe a scegliere, a sbagliare, a crescere. Un mondo senza margine d’errore è un mondo che non ha più bisogno dell’umano. L’efficienza è il volto sorridente della dittatura.

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