Se su LinkedIn non funziona non è colpa dell'algoritmo. Combatti.

Se su LinkedIn non funziona non è colpa dell'algoritmo. Combatti.

Siamo davvero schiavi dell’algoritmo? Sembra ma non è proprio così.

Se non si ha la giusta visibilità e consenso è colpa dell’algoritmo, quel bastardo.

Se si smette o non si tenta neppure di veder riconosciute le proprie idee è ancora colpa dell’algoritmo, quel bastardo due volte.

Tuttavia pensare che la colpa sia degli algoritmi potrebbe portare fuori strada e sta diventando una scusa.

La mia idea è invece che pur con tutti gli errori o fraintendimenti, le dinamiche on line seguono semplicemente la natura umana.

Anche prima di internet è stato così.

"Visto in tv" è stato per molti anni garanzia che un prodotto era davvero buono.

Una laurea, essere medico o ingegnere o avvocato è stato per lungo tempo, forse anche oggi, indice che una persona fosse intelligente o che se la passasse bene.

Possiamo anche dire che non è giusto, che il mondo è cattivo ma serve a qualcosa?

Direi che abbiamo già tanti problemi e cose alle quali pensare.

Battersi per le proprie idee

L’unica cosa intelligente che possiamo fare è batterci affinché le nostre idee vengano riconosciute.

Ricordando che il mondo, on line o off line, si regge su alcuni meccanismi consolidati.

E che le persone, non gli algoritmi, non sono quegli esseri super intelligenti e razionali come qualcuno tenta di far credere.

Anche se è complicato, viviamo in un mondo molto più rumoroso del passato, direi che il sistema per emergere esiste.

Come farsi ascoltare e vendere di più su LinkedIn

Qualcuno potrebbe dire che ci vogliono i contenuti.

Crei contenuti utili ed è fatta.

Ma non è quasi mai così. Ancora per colpa dell’algoritmo o delle persone, scegli con chi prendertela.

La maggior parte delle volte, i tuoi splendidi contenuti, le tue idee, non vengono neppure viste o non vengono prese in considerazione.


Qui un dato per chiarire la situazione: nel 1920 le persone consumavano circa 2 ore di contenuti, oggi siamo intorno a 11, dove pensi che arriveremo?



(fonti Nelsen, immagine businessesgrow.com)

L’attenzione è davvero merce rara.

Urlare non serve a niente, non può funzionare, la strada è un’altra e prevede 3 elementi ben precisi, ne parlava su hbr.org Dorie Clark, l’autore di Stand Out.

1) riprova sociale

Le persone, soprattutto quelle impegnate, hanno la tendenza a conservare le proprie energie mentali.

Per decidere chi ascoltare tendono a fidarsi del giudizio degli altri e delle scelte fatte in precedenza dagli altri. (Anche gli algoritmi ragionano così).

Nel mondo di oggi, nei social, significa che avere l’approvazione degli altri, una o più condivisione, per quanto ti possa fare schifo determina il tuo successo.

Su questo puoi anche lavorarci preventivamente.

Se hai lavorato in una società prestigiosa assicurati di raccontare abbastanza aneddoti affinché le persone associno la tua persona al giusto grado di autorevolezza.

Un’altra idea potrebbe essere quella di scrivere un libro.

Anche senza voler diventare uno scrittore e senza la minima speranza di finire tra i best seller Amazon, è una grande idea.

“Autore di XXX” è già un colpo ben piazzato nella mente delle persone; lo dice la scienza mica io, le persone non sono così vigili e non vanno così in profondità nelle valutazioni.

2) Creare contenuti (ma chiamiamole idee)

Nessuno potrà dare credito alle tue idee se non le condividi.

E’ banale ma sembra che molti se lo scordino.

C’è tanta gente che si lamenta perché le persone non gli riconoscono il giusto merito e perché lo attribuiscono invece a persone che valgono di meno.

Ma se non mi dici le tue idee, cosa dovrei fare?

Anche se parlo tanto di content marketing ed in un certo senso è il mio lavoro, è bene qui lasciare da parte termini e strategie.

Stiamo parlando semplicemente di idee, pensieri, come caxxo vedi una situazione, un settore, un problema.

Anche se potrebbe sembrarti difficile emergere in questo mondo tanto rumoroso, anche se sembra che sia stato già detto tutto, si può fare.

Un metodo intelligente è quello di raccontare la tua storia.

Se davvero sei unico come dici, ne sono convinto, la tua storia e le tue idee non saranno come nessun’altra.

Ti stiamo aspettando. Parla.

3) La rete (o le relazioni)

E qui siamo al punto di partenza.

La frase nessun uomo è un’isola è vera e declinabile in ogni forma.

Relazionarsi e impegnarsi con gli altri è la strada per un posto al sole.

Qui direi basterebbe riprendere in mano “come trattare gli altri e farseli amici” scritto da Carnegie nel 1936 ed evitare di inventarsi qualcosa di nuovo.

In salsa social, se devo dare un consiglio, direi di fare affidamento ancora ai contenuti, alle idee.

Ciao Tizio ho scritto, detto, questo su quest’argomento, che ne pensi? Ti può essere di aiuto? Puoi aggiungere qualcosa?

Consiglio pratico: io mando davvero messaggi di questo tipo su LinkedIn ed anche se molte volte vengo ignorato, o mi becco insulti che non posso sentire, giuro che funziona.

Consiglio pratico 2: non può essere una cosa a senso unico. Impegnati a commentare ed interagire con le idee delle altre persone, interagisci, interessati a loro.

p.s. (un favore personale) Io su questo punto ogni tanto lascio a desiderare, ho la scusa di avere poco tempo o altro. Se puoi aiutarmi mandami un messaggio personale ogni qual volta scrivi qualcosa che pensi possa interessarmi o taggami nelle discussioni stimolanti, te ne sarò grato.

Allora ti piace questo mondo o ne vuoi un altro?

Sintetizzando. Con le parole di Dorie Clark:

“Ci sono tre elementi fondamentali per essere compresi ed apprezzati.

La riprova sociale che dà alle persone un motivo per ascoltarti, i contenuti che permettono di valutare le tue idee, e la rete, le relazioni, che permettono alla tue idee di diffondersi.”

Lascia perdere la storia dei funnel, dei lead magnet, il calendario editoriale ed altre cose abbastanza inutili.

Concentrati su questo ed il mondo e l’algoritmo ti sembrerà migliore.

In caso contrario, se proprio non ci riesci, vedi a che punto è Jeff Bezos con i viaggi nello spazio e mettiti in fila per cambiare “mondo”.

In questo ti piaccia o no, si ragiona così.

A presto, Davide

Sono il tizio che parla in modo semplice di cose semplici, e crede che non ci sia niente di più straordinario. Amo la virgola seguita dalla e, amo i cani, il calcio e soprattutto i miei bambini.

Il mio lavoro è tutto una storia: scrivo storie per gli altri (come ghostwriter) o aiuto gli altri a raccontarle. Nel web, sui social e soprattutto su LinkedIn.

>>> Puoi leggermi anche su Linkiesta o sul mio blog

>>> Se sei un freelance o un libero professionista puoi accedere gratuitamente al mio (per)corso LinkedIn per ottenere attenzione, fiducia e creare opportunità.

>>> Se vuoi chiedermi un consiglio o anche solo per scambiare qualche idea, entriamo in contatto e fissiamo subito una call per conoscerci.

Giorgio Minguzzi

Consulente Marketing ✔ Esperto CRM 📇 ➞ 🤝 Aiuto le aziende a trasformare i contatti in contratti.

8 anni

Articolo molto ben scritto e assai interessante, forse solo il richiamo a Linkedin lo fa sembrare un po' strano. Sembrerebbe scritto per altri social. Nel senso che se fosse scritto per Facebook, l'articolo sarebbe davvero convincente, forse anche per Linkedin ma come era qualche anno fa. Oggi sarebbe secondo me più corretto tenere presente che LinkedIn sulla gestione dei contenuti è indietro ai competitor anni luce. Alcune novità che porto a supporto di quello che dico: molte cose le fai solo dalla versione mobile, non c'è la ricerca sui contenuti, la nuova UI ha perso un sacco di funzioni, i gruppi sono di fatto morti o quasi (almeno rispetto al 2009-2012), idem per le pagine aziendali che sono la copia di ciò che le aziende pubblicano su quelle di Facebook (tranne le poche eccezioni, ovviamente), se vedi un articolo e lo vuoi salvare per leggerlo dopo lo puoi fare solo da mobile, spesso non riesci nemmeno a ritrovare i tuoi stessi status update, i dati sulla portata non sono sempre chiari, è recentemente divampata una discreta polemica sulla censura applicata ai contenuti prodotti dagli utenti che parlavano male della piattaforma, aggiungiamoci anche la querelle sulle dichiarazioni di Daniel Roth (executive editor di Linkedin) sulla presunta assenza di bufale sulla loro piattaforma...Anche il fatto che l'algoritmo premi i profili che hanno certi rank di visualizzazioni e che allo stesso tempo di permetta di usare soluzioni artificiali in maniera massiva non rende sempre interessante l'investimento sulla piattaforma (oggi mi hanno richiesto il contatto due tizi con oltre 65k contatti...sic!). Diciamo che l'articolo di Davide è generalmente condivisibile, meno se si parla proprio di Linkedin. Le visualizzazioni su questa piattaforma subiscono da tempo un costante crollo e tutti combattiamo con la risorsa del tempo che è una risorsa scarsissima. Perciò è giusto valutare se vale la pena mettere impegno in un luogo digitale in cui il contenuto è valorizzato meno che altrove.

Marco Bonardi

Archivista televisivo DALET & ETERE digital tv archivist and Tv producer Roma Archivio digitale @TV2000

8 anni

L'algoritmo di LinkedIn equivale al "sono proprio sfortunato" che si sente alle fermate degli autobus o in coda alla posta ;-)

Salvino S.

Project Manager | ECM | Docuware DSC | ITIL Service Manager

8 anni

L'algoritmo di linkedin deve essere lo stesso applicato dalla vita reale, solo un po' migliore... Complimenti, bell'articolo!

Marcello Pelà

dottor Consiglia

8 anni

Grazie Davide, letto. Continua così, con la tua energia. Si capta leggendo. Buon Lavoro, Buona Vita

LEONARDO ALDEGHERI

Presidente Società Editoriale Grafiche AZ S.r.l. | Ogni mattina mi alzo per offrire i migliori servizi editoriali e di stampa | Autore di "Nella testa di Alice" (libro per bambini) | MBA

8 anni

Aspetto interessante Davide Cardile, quello legato al funnel e alla lead generation così controcorrente.

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