Troppi premi
Alle elementari o alle medie - non ricordo - conseguii il ”diploma di merito”. Lo diedero almeno a 10 alunni su 26-27. I miei genitori erano giustamente origogliosi. Mamma lo disse a chiunque, e ogni tanto me lo ripeteva per stimolarmi.
“Mà.. lo hanno dato a tutti quanti”. Rispondevo io quasi vergognandomi di un vanto che per me non aveva ragione di essere. O forse, più furbescamente, perché creava aspettative e io in realtà mi cacavo il cazzo di studiare.
A un certo punto si è arrivati ai premi ricevuti per il lavoro svolto. Non li elenco per svariati motivi, soprattutto perché può sembrare un post ingrato, invece proprio no. Anzi, sono grato ad ognuno di quelli. Solo che da grande, se hai un briciolo di onestà intellettuale, ti fai qualche domanda, e non avendo più i tuoi a promuoverli dopo che li hai ricevuti, certi premi rimangono lì, neanche più appesi ai muri ma sulle righe dei giornali, dei libri, o delle pagine online ad aspettare il tempo che passa per far spazio al nuovo premiato, quello più recente e, solo per questo, diventa più indicizzato e quindi più riconosciuto per il tempo necessario alla premiazione del prossimo premiato. È un loop.
Le giurie, i premi e i riconoscimenti
È che i riconoscimenti non hanno bisogno di premi ma di stima e sorrisi compiaciuti di chi osserva, prova e apprezza il tuo lavoro. E a me sono sempre bastati i riconoscimenti. Anche perché i premi si rinnovano di edizione in edizione; i riconoscimenti invece si rinnovano di prova in prova, di proposta in proposta, di esperienza in esperienza.
La giuria” dei premi è ristretta, chiusa, selezionata su criteri troppo spesso interessati, competente e credibile eh, ma un po’ troppo forzata ad esprimere giudizi indirizzati. Fateci caso: i membri delle giurie dei premi ti premiamo in pubblico, ma il riconoscimento sincero, quelle poche volte che c’è, te lo danno in privato.
Il riconoscimento è una cosa intima. È il vero valore del lavoro. Io ho sempre preferito la giuria dei riconoscimenti, quella più ampia, che non si rinnova alla prossima edizione ma alla prossima esperienza. Quella che ti riconosce anche gli errori e te li comunica con i feedback e le recensioni sincere e severe, che difficilmente ti dà una seconda possibilità.
È per i membri delle giurie dei riconoscimenti che si lavora. Quelli che hanno aspettative sincere che se non soddisfi non tornano a “testarti” alla prossima edizione. Quelli che se ti riconoscono un buon lavoro lo fanno con l’espressione del volto, col racconto di un aneddoto, con la luce negli occhi che magari si è accesa grazie al tuo lavoro; poi, forse, se lavorano nella comunicazione o per la stampa, usano pure parole scritte, e le loro si distinguono subito da quelle scritte dei membri delle giurie dei premi. E se non scrivono ti consigliano agli amici a cui vogliono bene.
Verticalizza!
In tutti questi anni, credo di poter dire che la totalità dei professionisti che ho incrociato in manifestazioni, eventi, e collaborazioni di lavoro, mi ha sempre consigliato di “verticalizzare”. “Verticalizza…” mi hanno sempre detto. A ogni premio io condividevo le idee dei miei progetti orizzontali, e loro commentavano puntuali “verticalizza!”.
È che io, proprio perché ho un forte ego, ho sempre pensato che verticalizzare sarebbe dovuto significare diventare il migliore di tutti. Altrimenti non aveva senso. Verticalizzo solo se poi in quella cosa sono il migliore e non uno dei 1000 a cui danno il premio su 5000 partecipanti. Ho sempre pensato questo. E io non mi sento il migliore e non ambisco neanche a diventare il migliore, forse consapevole di non averne le capacità o le possibilità. Perché per diventare i migliori occorre investire tanto. Non credete alle favole. I migliori si costruiscono con sacrifici e investimenti.
Poi sono gratificanti sicuramente i premi di quelli che apprezzano i lavori dei migliori, ma forse sono riconoscimenti troppo tecnici per i miei gusti. Non lo so. ho sempre pensato che pure i più tecnici debbano essere spiazzati dalla bellezza e dalle sorprese dell’inaspettato, delle imperfezioni che si perfezionano col tempo, invece le giurie dei premi, i premi seri intendo, premiano sempre i lavori più conformi alle loro aspettative. Poi dopo anni ci arrivano, ma io non tengo pazienza. Non lo so.
Ero partito a scrivere sto post perché si vede troppo orgoglio condiviso dai premiati dalle giurie dei premi facili. E in questo non ci sarebbe nulla di negativo, è bello condividere i traguardi ed è giusto che ognuno dia il valore che meglio crede ad ogni tipo di traguardo raggiunto, anche a quello dei premi un po’ così. Ció che infastidisce è che questo orgoglio, che facilmente sfocia in una presunzione ingiustificata, troppo spesso lo si usa per elevare a “il migliore” un prodotto, un servizio, un lavoro offerto, che in realtà è comune a tutti gli altri premiati con gli stessi criteri usati la settimana prima, e quella precedente, e l’altra ancora, nello stesso paese, in quello limitrofo e in quello all’altro capo del mondo.
E non ve lo so spiegare… Belli i premi. Bravi quelli che li organizzano e bravi quelli che li vincono; però anche meno, ja. Siate orgogliosi il giusto. Condividetelo nel contesto più indicato. Siate affamati di premi (e riconoscimenti soprattutto), serve a migliorarsi comunque, ma non usate quei premi come attributi per venderle i vostri prodotti/servizi. O almeno siate consapevoli che se poi un cliente ci casca si aspetta di ritrovare nei vostri prodotti/servizi l’importanza del valore che gli state affibbiando.
Se spacci il premietto come il certificato che sei “il migliore”, e vendi il tuo lavoro al prezzo di uno che è “il migliore”, poi io rischio di credere che sto acquistando il prodotto migliore e sto per fare l’esperienza migliore che avrei potuto mai potuto mai fare. E se poi durante il consumo del tuo prodotto/servizio/esperienza mi viene da pensare che già ne ho usati/provato/fatte millemila migliori della tua… beh non ci siamo.
Il diploma di merito
Uno dovrebbe riconoscere il diploma di merito e dargli la giusta importanza. Il diploma di merito dice che hai frequentato, sei stato più o meno attento, ti sei più o meno impegnato, e sei stato più o meno bravo.
Dopo che si avrà ben chiaro il valore del diploma di merito si inizia a lavorare per distinguersi dagli altri milioni diplomati con merito, si intraprende un proprio percorso sulla cui strada si troveranno altre migliaia che l’avranno scelta, si inizierà a prendere le curve con uno stile di guida diverso, a usare bene freni e acceleratori, a fare attenzione a non cadere, a godere anche solo di qualche sorpasso… ecc.
Se dai il giusto valore al diploma di merito te ne fregherà un cazzo del premio che potrà attestare che forse, un domani, sarai diventato davvero il migliore.