Una scommessa
Rientrato dalle (brevi) ferie mi si ripropone l’esigenza, come ogni anno in questo periodo, prima di ricominciare la solita lunga assorbente “immersione” negli usuali ritmi giornalieri, di pensare a come cercare di migliorare il lavoro che svolgo ormai da tanti anni.
Parto da un presupposto: nella mia sede di Caserta ho lavoro che ho difficoltà a gestire con i miei standar qualitativi.
Provo a cercare l’ennesima collaborazione o esiste altra soluzione?
Non lo so.
Rifletto sul contesto e sul taglio da dare alla mia decisione.
Il rapporto e la scelta dei “collaboratori” è da sempre e per tante ragioni (che qui è inutile elencare) per tutti un problema.
Trovare colleghi con cui condividere, in modo corretto ed equilibrato, percorsi sembra ancora più difficile...
Eppure il “mercato legale” (sia pur con significative differenze tra regione e regione) è in gravissima crisi: molti studi non esistono più, altri hanno ridotto all’osso le collaborazioni, pochissimi hanno personale di segreteria, l’offerta dei servizi (dato il numero di iscritti) è decisamente più alta delle richieste, il tutto aggravato dalla presenza sul mercato di una forte “prostituzione” di bassissima qualità, quale (comunque) genera una corsa al ribasso che già da solo incide (come da nota regola di mercato) sul prezzo (medio locale) del servizio.
Il vigente quadro normativo non aiuta, così come il locale stato di salute del sistema imprenditoriale.
Ormai da tempo sono spariti dai Tribunali alcuni “vecchi” avvocati, molti credo decimati anche dal telematico, cosi come non vedo più i tanti giovani che almeno ci provavano (i costi minimi della professione sono obiettivamente proibitivi per molti).
Eppure sembra quasi impossibile trovare colleghi preparati e disponibili a lavorare veramente, con la consapevolezza che il parametro cui dare valore (soprattutto) nella nostra professione non può essere solo il tempo.
Un ottimo collega, più grande di me e che stimo molto, un po di tempo fa mi disse che per lui non c’è alternativa, aveva abolito ogni ipotesi di condivisione, tagliato il lavoro, limitandolo a quello che era in grado di gestire da solo: lavorava di meno e guadagnava di più.
Ho sempre pensato che non era quella la strada, che il mercato impone altre scelte, anche se ora incomincio a nutrire dubbi.
Capisco e ben conosco anche le difficoltà che questo lavoro quasi sempre solitario ed artigianale, mai uguale a se stesso e fortemente condizionato da tantissimi fattori anche personali (come nessun’altra professione) può comportare, ma non rinuncio al mio sogno di costruire, nella mia regione, una squadra, comunque formata e strutturata, che immagino composta da un gruppo di pari, affiatata, focalizzata, preparata, specializzata e combattiva in un mercato sempre più difficile, selettivo, vocato alla informatizzazione e alle strutture complesse, dove lo studio medio piccolo, o peggio ancora del singolo, è destinato in breve a scomparire.
Lancio quindi una proposta.
Mi rivolgo a:
- avvocati che hanno lavoro che non riescono a gestire;
- avvocati che si considerano bravi, che hanno voglia di lavorare e che hanno poco lavoro;
- avvocati che cercano una struttura dove poter svolgere il loro lavoro e che non guadagnano abbastanza per poterselo permettere;
- avvocati che hanno strutture complesse, dai costi fissi notevoli, ma sottoutilizzate.
Scriviamoci, sentiamoci, vediamoci, confrontiamoci, confidiamoci, mettiamo insieme offerta, domanda, esigenze, bisogni, desideri, timori, progetti...troviamo insieme una soluzione per darci una mano.
Grazie
Fausto Porcù
Product Specialist Diabetes and Obesity presso Eli Lilly Italia
6 anniIl lavoro di gruppo è l'abilità di lavorare insieme verso una visione comune. L'abilità di dirigere ogni realizzazione individuale verso un obiettivo organizzato . Vale nel mio mondo e vale in tutti i mondi.