UTILI IN CALO? FORSE È COLPA DEL TUO FOGLIO EXCEL
Ricarichi, margini e modelli obsoleti: ecco perché non margini più

UTILI IN CALO? FORSE È COLPA DEL TUO FOGLIO EXCEL

Anche questa settimana abbiamo affiancato un imprenditore nel capire come calcolare il costo dei propri prodotti e capire dove margina e dove no. 😊

L’azienda in questione produce sia su commessa che in conto lavoro. Le attività sono essenzialmente manuali con qualche macchinario qui e là nel reparto ma poco utilizzati.

Ecco come venivano calcolati i costi prima del nostro intervento:

Per i prodotti su commessa:

Costo del materiale (secondo distinta base)

+ Ricarico del 25% sul costo del materiale

= TOTALE MATERIALE RICARICATO

+ Ore di manodopera diretta da ciclo di lavoro valorizzate a 24 €/h

= COSTO TOTALE DIRETTO

+ Ricarico del 30% sul costo totale diretto

= COSTO TOTALE

+ Margine del 15% su prezzo di vendita

= PREZZO DI VENDITA

 Per i prodotti in conto lavoro:

(il materiale è fornito dal cliente quindi non considerato)

 Ore di manodopera diretta da ciclo di lavoro valorizzate a 24 €/h

+ Ricarico del 30%

= COSTO TOTALE

+ Margine del 15% su prezzo di vendita

= PREZZO DI VENDITA

L’azienda aveva sempre chiuso gli anni precedenti con utili, e questo aveva portato l’imprenditore a pensare che il metodo utilizzato per calcolare il costo dei prodotti fosse corretto.

"Perché da tre anni a questa parte chiudo sempre più o meno in pareggio?" È stata questa la domanda che ci ha posto.

Dopo un’attenta analisi dei dati aziendali, abbiamo fatto emergere una serie di criticità strutturali che spiegano il perché della riduzione dei margini negli ultimi anni. Ecco i principali punti emersi:

1.      Fatturato in calo: Negli ultimi quattro anni il fatturato totale ha subito una flessione costante, segnale di una perdita di competitività o di una contrazione della domanda non compensata da nuove opportunità commerciali.

 2.      Cambio nel mix di vendita: È cambiata la composizione del portafoglio ordini: sono aumentati significativamente i lavori in conto lavoro (con margini tipicamente più bassi) mentre sono diminuiti gli ordini su commessa, più personalizzati e ad alto valore aggiunto.

 3.      Aumento dei costi fissi: I costi di struttura sono cresciuti, in gran parte a causa dell’aumento della complessità gestionale. Più variabilità nei processi, maggiori attività di coordinamento e gestione, nuovi strumenti o figure introdotte senza un aumento proporzionale della produttività.

 4.      Riduzione delle quantità medie per ordine: I clienti ordinano meno pezzi per ogni commessa: rispetto a cinque anni fa, le quantità medie si sono ridotte del 30%. Questo comporta più setup, maggiore incidenza dei costi fissi e perdita di efficienza.

5.      Distinte base incomplete: Le distinte base non tengono conto degli sfridi di produzione, scarti e consumi tecnici reali. Di conseguenza, il materiale effettivamente utilizzato è maggiore rispetto a quello preventivato, generando una sottostima del costo reale.

6.      Cicli di lavoro non realistici: I cicli produttivi, oltre ad essere poco corretti, considerano solo il tempo operativo teorico. Se l’azienda paga 8 ore di lavoro ma mediamente ne produce 7 (per pause, setup, piccoli fermi…), il costo orario reale è sottostimato.

7.      Errore nel ricarico sui materiali: È stato adottato un criterio errato: si ritiene che più materia prima ha un prodotto, più costi indiretti debba assorbire. Ma non c’è correlazione automatica tra quantità di materiale e incidenza dei costi generali. Questo porta a distorsioni nella marginalità.

8.      Modello di calcolo obsoleto: Il sistema attuale per determinare il costo dei prodotti risale a circa 10 anni fa. In questo periodo, il costo orario medio della manodopera diretta è aumentato di almeno 4 euro, ma il sistema non è stato aggiornato di conseguenza.

 9.      Ricarichi e margini basati su stime deboli: Il ricarico del 30% e il margine atteso del 15% si fondano su assunzioni storiche non più valide, e su dati di costo non aggiornati. In un mercato che cambia rapidamente, questi valori rischiano di essere completamente scollegati dalla realtà economica.

10.  Marginalità disomogenea tra tipologie di prodotto: I prodotti su commessa mostrano una marginalità superiore rispetto a quelli in conto lavoro, principalmente perché i materiali vengono ricaricati del 25%, contribuendo di più alla copertura dei costi indiretti.

Con questi elementi sul tavolo, era evidente che il vecchio metodo di calcolo andava rivisto.  

Ma da dove si comincia per riprendere il controllo dei costi e tornare a margini sani?

Ti è mai capitato di avere dubbi sul vero margine dei tuoi prodotti?

Scrivilo nei commenti o scrivimi in privato: ne parliamo volentieri.

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