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Complete Volume LXVI n.1 2012. (2012). , Sieds.
In: RIEDS - Rivista Italiana di Economia, Demografia e Statistica - The Italian Journal of Economic, Demographic and Statistical Studies.
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  3. 1. L’origine dei PSM Verso la fine degli anni Sessanta, in occasione della seconda Conferenza sul Commercio e lo sviluppo delle Nazioni Unite, si iniziarono a gettare la basi per la promozione di una azione sovranazionale a favore dei paesi meno sviluppati del pianeta (Monaldi, 1996). A seguire, con l’inizio degli anni Settanta, si pervenne – sempre in ambito Nazioni Unite – all’estensione di una lista di 25 paesi2 , individuati facendo riferimento a tre criteri base3 . 1 Occorre, però, tener presente che tra di essi figurano anche paesi – quali Etiopia, Haiti e Liberia – la cui autonomia risale a prima degli inizi del XX secolo. 2
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  4. 2. Il campione Nell’ambito del Progetto PRIN 2008 “Innovazione nella gestione della qualità dei servizi: approccio statistico ed applicazione in settori di interesse nazionale” (Coordinatore Nazionale: Prof. Pasquale Erto), l’Unità di Ricerca Palermo– 214 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 Messina ha perseguito la linea di ricerca relativa alla valutazione della qualità della formazione universitaria. Le Università di Messina e di Palermo hanno somministrato, seguendo un protocollo comune, un questionario volto ad individuare la soddisfazione degli studenti universitari in merito agli esami sostenuti (Marozzi, 2009). Il questionario, organizzato in due sezioni (pre-esame e post-esame) e strutturato con risposte prevalentemente chiuse, è stato distribuito agli studenti il giorno degli esami, per rilevare il grado di preparazione, la modalità di studio, i fattori emozionali, la disponibilità del docente, le aspettative di voto.
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  5. 2. La base dei dati utilizzata 2.1. Le fonti statistiche e amministrative Il sistema informativo utilizzato per la sperimentazione è frutto di un processo di integrazione tra fonti amministrative e fonti statistiche. In particolare l’ancoraggio delle informazioni e la fase di validazione si basano principalmente sull’Archivio delle imprese dell’Istat, Asia (Istat, 2011), a cui sono stati agganciati, attraverso tecniche di record linkage, i dati riferiti alle posizioni contributive dei dipendenti delle imprese. Questi dati derivano da fonte Inps ed in particolare dalle dichiarazioni mensili effettuate dai datori di lavoro (dichiarazioni Emens). Ulteriori informazioni relative agli individui provengono dall’Archivio delle persone fisiche, disponibile in Istat, a sua volta frutto dell’integrazione di più fonti, in cui sono raccolti dati di carattere demografico, economico e sociale delle persone fisiche titolari di codice fiscale.
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  6. 2.2. Numerosità delle famiglie Nella parte VIII della scheda erano riportate informazioni riguardanti fratelli e sorelle del capofamiglia e della moglie. Da queste informazioni è possibile risalire alla numerosità delle famiglie di origine e confrontarla con quella di cui era a capo il capofamiglia stesso nel 1938. Dalla VI parte della scheda è, invece, possibile ottenere la numerosità della famiglia attuale del capofamiglia, inclusi i figli morti 4 Si tenga presente che, in quella inchiesta, essendo molti mariti poligami, si considerò solo l’età della prima moglie fra tutte le mogli conviventi.
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  7. 3. Gli indici di integrazione: ISMU e CNEL Nel 2009 la fondazione ISMU pubblica i risultati di un’indagine empirica proponendo l’impiego di un indice soggettivo di integrazione globale (Cesareo e Blangiardo, 2009). Come si evince dallo schema riportato nella figura 1, gli autori costruiscono l’indice globale aggregando 4 indici di dimensione ottenuti, a loro 2 τ ρ τ σ = + 2
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  8. 3. Il caso di studio: l’inserimento dei disabili 3.1. L’applicazione della Legge 68/1999 Nell’ambito delle numerose iniziative legislative che promuovono percorsi di inserimento o di mantenimento del posto di lavoro, è interessante analizzare l’applicazione della Legge 68/1999 ‘Norme per il diritto al lavoro dei disabili’ (e il successivo regolamento di attuazione D.P.R. 10.10.2000 n. 333). La legge incoraggia l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, prevedendo un sistema integrato di servizi di supporto per il collocamento mirato e azioni volte alla soluzione dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro. La legge definisce, inoltre, per i datori di lavoro pubblici e privati, le soglie per le assunzioni obbligatorie in base al numero di occupati3 , ed include un insieme di facilitazioni per le assunzioni a 3
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  9. 3. Il contributo dei FEAME al sistema delle imprese in Lombardia Il monitoraggio sulla presenza straniera realizzato dall’ORIM (Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità, 2002-2010) indica un’evoluzione Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 127 del fenomeno migratorio non solo in termini di crescita quantitativa ma anche di mutamento strutturale delle principali caratteristiche socio-demografiche.
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  10. 3.2. Analisi per generazione L’applicazione illustrata in questo paper considera la coorte dei lavoratori disabili assunti nel corso dell’anno 2006 in virtù della Legge 68. L’analisi presentata e la sua possibile generalizzazione sono ancora in fase di sperimentazione e di test.
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  11. 3.2. Mortalità e cause di morte I mariti morti tra gli italo-albanesi erano 26 su 142, mentre le mogli decedute erano 17 su 158. Pertanto, i rapporti viventi/totale e deceduti/totale sono stati pari, rispettivamente, a 90,3% e 9,7% per le mogli e a 84,5% e 15,5% per i mariti. A Kavaja gli analoghi rapporti denotavano una supermortalità femminile, che non era in passato infrequente specialmente tra le popolazioni tradizionali (Tabutin, 1978): infatti, il rapporto deceduti/totale era pari a 17,6% per le femmine e a 10,5% per i maschi. L'età media alla morte dei 26 mariti deceduti è risultata di 56 anni (48,8 anni per i 95 capifamiglia deceduti nella città di Kavaja). La mortalità del gruppo italo-albanese 5 La percentuale delle donne che non aveva figli tra le italo- albanesi era del 5,47% mentre per le donne di Kavaja era ancora più alta, pari all’8,95%. 6
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  12. 4. Conclusioni Questa sperimentazione indica che la linea di ricerca individuata consente interessanti sviluppi. L’ulteriore analisi volta ad individuare le specifiche posizioni 148 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 lavorative e, conseguentemente, a ricostruire le storie lavorative a livello longitudinale delinea un potenziale strumento di monitoraggio in grado di seguire le coorti di lavoratori per verificarne lo stato nei vari anni, calcolare la frequenza delle transizioni, calcolare i tempi di permanenza negli stati, valutare il comportamento delle imprese rispetto alla politica in esame.
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  13. 4. Confronto tramite un’applicazione ai dati EU-SILC Per valutare le caratteristiche di MITREE abbiamo costruito una simulazione utilizzando i dati cross-sectional EU-SILC 2006 relativi all’Italia e lo abbiamo confrontato con IVEware, che era il metodo di imputazione consigliato da EUROSTAT. Abbiamo innanzitutto selezionato i 28.418 individui presenti nella fascia di età 17-81, sono state quindi selezionate 36 variabili, 10 quantitative e 26 qualitative.
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  14. 4. Mobilità lavorativa per posizione e tipologia contrattuale Per l’intero periodo 2004-2008 (tabella 5) occorre evidenziare la stabilità degli occupati anche per posizione professionale. La tabella, infatti, conferma la permanenza dei dipendenti e degli indipendenti, a cinque anni di distanza, con rispettivamente il 97,8% ed il 94,6%.
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  15. 5. Transizioni verso la disoccupazione per posizione nella professione e carattere dell’occupazione Nel quadriennio 2004-2008 circa la metà degli occupati, che si ritrovano a dodici mesi di distanza alla ricerca di una occupazione, avevano un contratto a tempo indeterminato. Differente è la tipologia dei contratti a termine, che per loro struttura e per la rinnovabilità annuale a cui sono soggetti, permettono la giacenza nell’occupazione con la conseguente riduzione del transito nella disoccupazione.
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  16. 6. Trend dei tassi di disoccupazione regionali I tassi di disoccupazione disaggregati a livello regionale, nel periodo considerato, si mantengono stabili nelle regioni del Nord, ad eccezione della Lombardia che presenta al 2008 un tasso di disoccupazione pari 2,9% rispetto al 4,42% del 2004. Situazione diversa si riscontra nel sud in cui il tasso di disoccupazione diminuisce, ma presenta percentuali nettamente superiori rispetto alle regioni settentrionali, a conferma del dualismo delle situazioni occupazionali esistente tra le regioni del nord, altamente industrializzate, e quelle del sud.
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  17. A questo punto si ha un quadro del percorso di utilizzazione della Legge 68 nel quadriennio 2006-2009: di anno in anno una quota rilevante di lavoratori si “estingue” dalla condizione; al termine del periodo di osservazione circa 1 lavoratore su 8 sopravvive nell’archivio nella condizione di partenza.
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  18. Agli inizi degli anni ’90 la “frammentazione della produzione” trova un proprio impianto teorico con il lavoro seminale di Jones e Kierzkowski (1990). In assenza di frammentazione, il bene è realizzato all’interno di un unico blocco produttivo, al contrario, in presenza di frammentazione vi è una suddivisione della manifattura in più blocchi, in cui gli output ottenuti in un blocco diventano input nella fase produttiva successiva eseguita in un altro blocco.
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  19. Al riguardo Thurik, Carree, van Stel, Audretsch (2008) sostengono che la relazione tra disoccupazione e autoimpiego può essere spiegata attraverso due effetti distinti: un effetto “rifugio” secondo cui alti tassi di disoccupazione spingono verso l’autoimpiego e l’effetto opposto, definito “imprenditoriale”, in base al quale l’autoimpiego determina un calo della disoccupazione.
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  37. Condizione al tempo t Dipendenti Indipendenti Condizione al tempo t+1 Dipendenti Indipendenti Dipendenti Indipendenti I trim.2004 - I trim.2005 98,2 1,8 5,4 94,6 I trim.2005 - I trim.2006 98,1 1,9 6,0 94,0 I trim.2006 - I trim.2007 97,8 2,2 6,0 94,0 I trim.2007 - I trim.2008 97,8 2,2 5,4 94,6 Fonte: elaborazioni proprie su microdati longitudinali ISTAT.
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  38. Considerando l’Archivio Asia al 2007 ed osservando dei FEAME la dotazione complessiva (8%) e quella relativa ai nati prima del 2005 (6%) e ancora attivi nel 2007 si può osservare l’evoluzione territoriale che assume rilevanza, ad esempio, nel Bresciano e nel Milanese (Appendice 1). Considerati, infine, i settori, le etnie e le tipologie emergono tratti di economia etnica sia in termini di concentrazione industriale (i.e. Chinese Style, Appendice 2) sia in una logica shaky dove la specializzazione nelle costruzioni di rumeni e albanesi riporta a sfumature opache sostanzialmente di auto-impiego-shaky- di muratori che lavorano con partita iva.
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  39. Considerando tutte le donne dell’indagine, infatti, calcolò un indice di produttività (rapporto tra il numero complessivo dei figli e il numero di donne feconde) di 4,85 e uno di prolificità (rapporto tra il numero complessivo dei figli e il numero di donne che hanno avuto almeno un figlio) di 5,10, mentre per le donne di Kavaja i valori corrispondenti erano 3,51 e 4,10. Considerando le donne con ciclo riproduttivo chiuso questi valori salivano a 5,72 per l’indice di produttività e 5,90 per l’indice di prolificità, mentre per le donne di Kavaja, rispettivamente, 3,12 e 3,73 (Federici, 1955, p.10). 7
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  43. Da un punto di vista metodologico, è noto che il numero medio di figli avuti da donne uscite o prossime ad uscire dal periodo riproduttivo (di 45-54 anni) consente di considerare tutte le nascite indipendentemente dal luogo di procreazione (paese Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 199 di origine o di accoglimento), ma sconta oltre ai noti problemi di selezione anche il limite di far riferimento a generazioni con comportamenti riproduttivi sensibilmente differenti rispetto a quelli delle generazioni più giovani e, in genere, di più recente immigrazione. D’altronde, anche il tasso di fecondità totale (TFT) del momento, se utilizzato per le popolazioni immigrate, può portare a valutazioni imprecise dei comportamenti riproduttivi delle comunità straniere poichè non tiene conto della discontinuità che la migrazione puo provocare (Toulemon, 2004). Per questa ragione è stato suggerito di considerare nell’analisi l’età alla migrazione.
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  44. Da un punto di vista metodologico, la maggior parte dei contributi empirici si sono avvalsi di modelli gravitazionali (Anderson e Van Wincoop, 2004), in cui le importazioni o le esportazioni sono spiegate da un insieme di variabili, macroeconomiche e non, riferite a coppie di paesi. Tale approccio ha permesso di evidenziare le dinamiche d'integrazione produttiva costruite nel corso del tempo. In questo ambito le analisi si sono basate su dati annuali ignorando informazioni infrannuali che potrebbero evidenziare la frammentazione tra coppie di paesi attraverso la presenza di transazioni di tipo back-and-forth di semilavorati ed in misura minore di materie prime e prodotti finiti (Ando, 2006; Kimura e Ando, 2005).
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  45. Dal punto di visto concettuale l’identificazione della coorte è stata effettuata nel seguente modo: sono stati selezionati tutti i lavoratori con la presenza del codice di agevolazione contributiva associato alla Legge 68 per il dataset dell’anno 2006, ma non aventi questa condizione nell’anno precedente ipotizzando, quindi, che l’assunzione sia avvenuta nel corso del 2006. Per seguire la coorte di lavoratori nei vari anni è stata effettuato un record linkage tra i dataset annuali utilizzando come chiave la variabile identificativa del lavoratore. L’arco temporale osservato è 20062009.
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  49. Della coorte di persone entrate in Italia nel 2007 circa il 18% ha un permesso rinnovato in una provincia diversa da quella di primo rilascio4 . Le province del Mezzogiorno hanno evidentemente capacità di trattenimento molto più basse rispetto al Nord: nel Nord-ovest dopo due anni ha cambiato provincia il 15% degli entrati in Italia durante il 2007; nel Mezzogiorno coloro che hanno lasciato la provincia di rilascio del primo permesso sono oltre il 28%.
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  57. E’ stata effettuata una prima analisi quantitativa degli avvenimenti sommariamente descritti, utilizzando le variazioni di popolazione intercensuaria dal II dopoguerra (1951–2001). Per i comuni più grandi (Roma, Venezia e Cagliari) si è proceduto alla ricostruzione della serie storica ai confini attuali, stimando i dati oggetto di variazione territoriale. Nella Figura 1 e nella Tabella 1, Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 183 sono rappresentati i comuni che nel corso degli anni presentano variazioni di popolazione intercensuarie: sempre positive − questo insieme è costituito da 1.169 comuni ed è geograficamente distribuito lungo le coste, nella pianura padana e nelle aree limitrofe ai grandi comuni. In termini di popolazione rappresenta il 25 per cento della popolazione complessiva italiana al 31.12.2009. Oltre il 30 per cento di questi comuni sono rappresentati nella prima classe di popolazione e nella classe tra 10.000 e 50.000 abitanti (Tabella 1).
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  62. Figura 1 – Adattamento del diagramma di Lexis sulla generazione di lavoratori disabili assunti dalle imprese nel corso del 2006 grazie alla Legge 68/1999.
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  63. Figura 1 – Entrata nella disoccupazione per posizione nella professione e carattere dell’occupazione. Anni 2004-2008. Valori percentuali. Fonte: elaborazioni proprie su microdati longitudinali ISTAT.
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  64. Figura 1 – Quota di cittadini non comunitari che hanno al 1gennaio 2010 un permesso di soggiorno rinnovato in una provincia diversa da quella del primo rilascio nel 2007 per cittadinanza. Fonte: elaborazioni Istat su dati del Ministero dell’Interno, dati provvisori.
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  65. Figura 2 – Network degli spostamenti dei Cinesi entrati in Italia durante il 2007. Fonte: elaborazioni Istat su dati del Ministero dell’Interno, dati provvisori. Le diverse collettività danno luogo a modelli insediativi assai differenti sul territorio italiano con livelli di concentrazione peculiari. Il quadro che si coglie attraverso i dati trasversali di stock è il risultato della sedimentazione sul territorio sia di flussi provenienti dall’estero, sia delle dinamiche migratorie interne. La lettura dei dati elaborati con il record-linkage, ricostruendo i percorsi dei migranti 5
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  66. Figura 3 − Giovani e anziani per classi di reddito Fonte: Asia-Istat (2007) Notevole è lo scostamento del fatturato medio a livello provinciale: si passa dai circa 68 mila di Benevento agli oltre 107 mila di Bolzano. In generale le province in cui il fatturato è inferiore sono nel Mezzogiorno o contengono grandi città (come Roma, Napoli, Firenze e Genova). Il confronto tra realtà estremamente eterogenee risente, oltre della diversa propensione a sotto-dichiarare il fatturato effettivo, anche di elementi quali le diverse strutture produttive e il fatto che in determinati contesti, ad esempio le grandi città, è più facile riscontrare la presenza di imprese marginali che possono sopravvivere ai limiti della legalità.
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  67. Figura 3 – Indice LISA della variazione intercensuaria di popolazione 1981-1971. L’aspetto interessante di questa rappresentazione è che si riconoscono i sottoinsiemi di comuni descritti nel paragrafo 2. In particolare: Alto-Alto: descrive la crescita dei grandi comuni e dei loro contermini; Basso-Basso: sono i comuni con una popolazione sempre in diminuzione; Alto-Basso: sono i comuni che attraggono popolazione dai comuni limitrofi; Basso-Alto: sono i comuni che perdono popolazione nei comuni limitrofi.
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  68. Fonte: Asia-Istat (2007).
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  69. Fonte: Asia-Istat (2007). Per quanto concerne la forma giuridica, il 62% dei microimprenditori sono imprenditori, il 25% liberi professionisti e il 13% lavoratori autonomi. Le percentuali non variano significativamente quando si considerano soltanto i giovani microimprenditori sia maschi che femmine, invece che il complesso dei lavoratori.
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  70. GAZZELLONI S. 2006. ,La rilevazione sulle forze lavoro: contenuti, metodologie, organizzazione. Metodi e Norme, No.32, Roma.
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  71. GAZZELLONI S. 2006. La Rilevazione sulle Forze di Lavoro: Contenuti, Metodologie, Organizzazione. Istat: Metodi e norme, No. 32.
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  72. GELMAN A., HILL J. (2007). Data Analysis Using Regression and Multilevel/Hierarchical Models. Cambridge: Cambridge University Press.
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  73. GINI C. 1955. Méthodes et résultats de l’étude des population primitives. Genus. 1955, Vol. XI, No. 1-4.
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  79. HELPMAN E., KRUGMAN P.R. 1985. “Market Structure and Foreign Trade”, Cambridge, MA: The MIT Press.
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  80. I metodi più comuni e “classici” di imputazione vengono spesso classificati in 4 gruppi: unconditional mean, unconditional distribution, conditional mean, conditional distribution (Schafer & Graham, 2002).
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  81. I risultati in tabella 2 mostrano una certa variabilità tra le diverse cittadinanze della fecondità osservata nel 2009. Quest’ultima passa da una quota minima del 3,5% sul totale dei figli avuti complessivamente per le ucraine a una quota massima del 18,1% per le cinesi. La quota osservata della fecondità espressa in Italia varia da un minimo espresso dalle donne provenienti dai paesi asiatici (7,1%, escludendo Cina, Filippine e India), al massimo rilevato tra le cinesi (28,4%).
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  82. I risultati ottenuti suggeriscono l’opportunità di ulteriori approfondimenti volti a verificare se questa misura di inserimento possa essere considerata uno stepping stone o si traduca, invece, in una trappola per i giovani che la sperimentano (non si 196 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 può trascurare, infatti, che tra i microimprenditori vi sono anche molte “false” partite IVA).
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  83. I trim.2004 - I trim.2005 63,0 37,0 3,0 97,0 I trim.2005 - I trim.2006 70,4 29,6 2,4 97,6 I trim.2006 - I trim.2007 69,6 30,4 2,3 97,7 I trim.2007 - I trim.2008 65,9 34,1 2,5 97,5 Fonte: elaborazioni proprie su microdati longitudinali ISTAT.
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  84. Il confronto tra gli non comunitari ancora presenti ad inizio 2010 e quelli che dovrebbero aver lasciato il paese o quantomeno non hanno più un permesso valido consente di notare come tra questi ultimi risultano sovra-rappresentati gli uomini e i permessi concessi per motivi diversi da lavoro e famiglia. Si tratta perlopiù di permessi per studio che si può presumere siano scaduti, senza essere stati rinnovati nel periodo considerato. Leggere differenze si riscontrano anche nella graduatoria delle cittadinanze tra gli abbinati e i non abbinati: tra questi ultimi sono meno rappresentati gli europei e hanno, invece, rilevanza maggiore asiatici e americani.
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  85. Il modello stimato è un modello: in cui la covariata Zj, rilevata su unità di secondo livello (le province), è la j-ma variabile che contribuisce a spiegare la variabile dipendente Yij (Snijders e Bosker, 1999). Così, il primo passo definito dalla (1) permette di valutare la varianza delle unità di secondo livello, attraverso la stima del modello a componenti di varianza in cui è inserito l’effetto della variabile esplicativa Zj rilevata sulle unità macro. Il 2
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  86. Il processo d'internazionalizzazione dei distretti industriali attraverso la frammentazione della produzione è quindi caratterizzato dalla presenza di costi di connessione che variano in base al tipo di bene scambiato, diventando tanto più elevati quanto più i beni scambiati sono input intermedi soggetti a transazioni di tipo backand -forth (Ando, 2006). D’altra parte, la frammentazione, nella sua valenza bidimensionale domestica vs internazionale e proprietaria vs arm’s length (Kimura e Ando, 2005), genera significativi flussi di beni intermedi tra Paesi.
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  87. Il ricorso al record-linkage tra l’archivio di inizio 2008 e quello di inizio 2010 dovrebbe consentire di determinare quanti degli immigrati non comunitari della coorte del 2007 sono ancora regolarmente presenti in Italia a distanza di due anni e, per questi ultimi, se si sono verificate variazioni significative con riguardo ad alcune informazioni disponibili nella rilevazione amministrativa (in particolare, 2 Sono state considerate solo le persone con permesso di soggiorno individuale e non i minori iscritti sul permesso di un adulto per i quali non è al momento possibile avere l’informazione relativa al codice fiscale.
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  88. Il tasso di fecondità totale in Calabria nel 1936 era di 4,18 figli per donna feconda e il tasso generico di natalità, attorno al 1938, era del 30‰ contro un valor medio nazionale del 23-24‰.
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  89. Il ventennio analizzato (1991-2010) è suddiviso in due sottoperiodi che riflettono sia la sofferenza competitiva domestica evidenziata da Graziani (2001) sia l’inizio di una fase di stagnazione dell’economia dell’area dell’Euro confermata dal Business Cycle Dating Committee del CEPR (CEPR, 2003, p. 4) e di una recessione negli Stati Uniti individuata dall’NBER Business Cycle Dating Committee (NBER, 2001, p. 1). La partizione viene realizzata tra il I e il II trimestre del 2001.
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  90. In effetti, per avere un’idea di massima dell’importanza del fenomeno dell’urbanesimo in Italia, ci basta ricordare che nel 1951 la popolazione italiana per centro abitato è pari a 1.496 residenti e nel 2001 si è quasi raddoppiata (2.392 residenti per centro abitato). Come si nota nella Figura 4, che riporta la distribuzione percentuale della popolazione nel corso dei censimenti per località abitata, si segnala un progressivo abbandono delle aree di case sparse di maggiore 188 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 intensità nel II dopoguerra fino al censimento del 1981 e minore intensità in tempi più recenti, dove per altro matura il recente fenomeno dell’urban sprawl. Di segno opposto è invece la distribuzione della popolazione nei centri abitati che vede un aumento di quote di popolazione sebbene, anche in questo caso, con intensità differenziate negli anni. Segnaliamo infine una fase di rallentamento del fenomeno dell’urbanizzazione a partire dal censimento del 1981.
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  91. In generale la scelta della lunghezza del periodo da analizzare deve 146 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 considerare la durata prevista dell’azione della politica ed eventuali possibili modifiche della normativa di riferimento. Nel caso della Legge 68 la durata degli sgravi contributivi, come descritto precedentemente, varia da 5 a 8 anni; la scelta del periodo osservato è esemplificativa e dipende solamente dalla disponibilità attuale dei dati (2005-2009). La formalizzazione della definizione delle sottopopolazioni è la seguente: Cdis 2006 (2006) = Pdis (2006) – {Pdis (2006) ∩ Pdis (2005)} (1) dove: Pdis (t) è l’insieme dei lavoratori che hanno ricoperto almeno una posizione lavorativa dipendente presso le imprese private del registro Asia nel corso dell’anno t, avente il codice di agevolazione contributiva associato alla Legge 68.
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  92. In particolare viene presentato un approccio metodologico per il monitoraggio delle politiche del lavoro con una applicazione sperimentale alla popolazione dei lavoratori con disabilità assunti sulla scorta della Legge 68 del 1999.
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  93. In questa prospettiva i costi per i servizi di connessione non sono solo quelli necessari per fornire il prodotto al mercato finale ma anche prevalentemente quelli necessari richiesti per collegare, tra loro, blocchi produttivi (Jones e Kierzkowski, 1990).
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  94. In tal senso è sempre maggiore la necessità di un utilizzo più complesso anche dello stimatore di ponderazione vincolata (ܸܲ), rispetto alla versione originaria messa a punto da Deville e Särndal nel 1992, in termini di numero, dettaglio e tipologia dei totali noti anche da rilevazioni campionarie. In genere l’informazione proveniente da fonte campionaria è introdotta per soddisfare l’esigenza di produrre stime coerenti con altre indagini che si riferiscono allo stesso periodo o con stime ottenute dalla stessa indagine in occasioni precedenti. L’utilizzo di tali informazioni pone il problema di come l’errore associato al vincolo campionario possa ripercuotersi sull’efficienza della stima della variabile di interesse provenienti da altre rilevazioni campionarie.
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  95. Infatti, seguendo Deville e Särndal (1992, pp. 379-380), la varianza asintotica dello stimatore ܸܲ coincide con quella dello stimatore ‫ܩܧܴܩ‬ e una stima corretta di tale quantità è: ‫ݎܽݒ‬൫ܻ෠௉௏൯ ൌ ෍ ෍ Δ௞௟ ߨ௞௟ ൬ߛ௞ ݁̂௞ ߨ௞ ൰ ൬ߛ௟ ݁̂௟ ߨ௟ ൰ ௟ஷ௞௞∈௦ , (1) dove Δ௞௟ ൌ ߨ௞௟ െ ߨ௞ߨ௟ ed ݁̂∙ e ߛ∙ sono rispettivamente i residui stimati del modello di regressione e i correttori dei pesi base.
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  96. Infine, le ucraine, le donne degli altri paesi dell’Est Europa e le filippine fanno registrare la più bassa percentuale di figli avuti nel 2009; contrariamente, le 202 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 senegalesi, le cinesi e le marocchine mostrano i valori più alti. Tali differenze si accentuano considerando le sole donne con trent’anni e più.
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  97. ISTAT 1998. La presenza straniera in Italia negli anni ‘90. Informazioni No. 61, Roma.
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  98. ISTAT 2009. Forze di lavoro – media 2008. Annuari, Roma.
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  99. ISTAT 2009. Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2008, Roma.
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  100. ISTAT 2011. Struttura e dimensione delle imprese. Roma.
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  101. ISTAT. 2009. La disabilità in Italia. Il quadro della statistica ufficiale, Roma.
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  102. JONES R.W., KIERZKOWSKI H. 1990. The Role of Services in Production and International Trade: A Theoretical Framework. In JONES R.W., KRUEGER A. (Eds) “The Political Economy of International Trade. Festschrift in Honour of Robert Baldwin”, Oxford: Basil Blackwell, pp. 31-48.
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  106. KRUGMAN P.R. 1980. Scale Economies, Product Differentiation, and Patterns of Trade.
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  107. La definizione della coorte osservata negli anni successivi Cdis 2006 (t) è determinata dalla seguente relazione: Cdis 2006(t) = Cdis 2006 20092008,2007,=t,2006Pdis 2006 1
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  108. La frammentazione si può manifestare seguendo due percorsi diversi. Il primo opera attraverso la disintegrazione di un’impresa fordista che passa dalla dimensione nazionale a quella internazionale attraverso strumenti proprietari. Il secondo si manifesta attraverso l’integrazione di piccole e medie imprese e richiama la struttura produttiva dei territori dell’Europa continentale in cui la formazione di distretti industriali rappresenta un esempio di divisione transnazionale del lavoro (Kimura et al., 2007).
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  109. La letteratura economica ha evidenziato numerose ragioni che possono favorire la diffusione delle microimprese. Dal lato dell’offerta, Blanchflower (2000) e Kim (2007) mostrano, rispettivamente per i paesi Ocse e per gli USA, che la probabilità di autoimpiego è maggiore per gli uomini rispetto alle donne, cresce con l’età ed è più elevata per gli individui con un minor grado di istruzione o per i soggetti con elevata qualifica. Secondo Blanchflower, inoltre, esisterebbe una correlazione negativa tra autoimpiego e tasso di disoccupazione (non rilevata però per l’Italia).
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  110. La provincia che perde di più è Crotone che al’inizio del 2010 ha trattenuto poco più del 26% dei cittadini non comunitari che hanno ottenuto un permesso nella provincia durante il 2007. Tra le province con maggiore capacità di trattenimento degli stranieri che hanno fatto ingresso in Italia nel 2007 troviamo Genova, Parma, Trento, Roma, Torino e Firenze che perdono meno del 13% dei soggiornanti che hanno avuto un nuovo permesso nella provincia nel 2007.
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  111. La tavola 6 riporta permanenze e transizioni a 12 mesi tra i due caratteri dell’occupazione dipendente in relazione al tempo determinato e indeterminato nel quadriennio preso in esame. È visibile, in questo caso, un lieve aumento della permanenza dei contratti a tempo determinato nel periodo considerato da un 63% ad un 65,9% con un picchi del 70% nei bienni intermedi. Lo stesso può dirsi per il gruppo di coloro che avevano un contratto a tempo indeterminato e che continuano ad averlo con un lieve incremento pari allo 0,5% nell’ultimo trimestre del 2008. Il carattere contrattuale che presenta una maggiore dinamica evolutiva è rappresentato, invece, da coloro che dal tempo determinato passano al tempo indeterminato; se, infatti, la transizione nel 2004-2005 era pari al 37%, nell’ultimo biennio è pari al 34,1%.
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  112. L’archivio dei permessi di soggiorno resta attualmente l’esempio più rilevante nel campo demografico-sociale di archivio di dati amministrativi sfruttato a fini statistici, grazie alle elaborazioni eseguite dall’Istat a partire dai dati forniti dal Ministero dell’Interno (Istat, 1998; 2009). Sebbene esso faccia rifermento “solamente” ai cittadini non comunitari, resta una fonte di primaria importanza per lo studio dell’immigrazione per il tipo di informazioni raccolte a livello individuale ed elaborate ormai da quasi vent’anni. 1 Cinzia Conti ha scritto il paragrafo 3, Domenico Gabrielli il paragrafo 1 e Salvatore Strozza il paragrafo 2. Le conclusioni sono state redatte congiuntamente dagli autori.
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  113. L’immigrazione straniera in Lombardia. Rapporti 2001-2009, Regione Lombardia – Fondazione Ismu – Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità.
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  114. L’informazione utilizzata è relativa alla provincia in cui si è richiesto il permesso di soggiorno nel 2007 e quella di rinnovo registrata in archivio all’inizio del 2010. Non necessariamente coincide con la provincia di residenza. 4
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  115. LANZANI A. 2003. I paesaggi italiani. Roma: Meltemi.
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  116. LAWRENCE J. J., MC COLLOUGH M. A. 2004. Implementing total quality management in the classroom by means of student satisfaction guarantees. Total Quality Management, Vol.15, No. 2, pp. 235 - 254.
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  117. Le donne rappresentano il 26,7% del totale degli imprenditori, con una frequenza che decresce all’aumentare dell’età: si passa dal 31,6% dei giovani al 22,2% degli anziani. Anche per gli imprenditori si rileva il dato ben noto secondo cui le penalizzazioni per le donne aumentano al crescere dell’età, come effetto delle decisioni di maternità e delle attività di cura. Il settore di attività economica in cui maggiore è il ricambio generazionale, per le donne, è quello dedicato ai servizi 192 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 di informazione e comunicazione e alle attività professionali, scientifiche e tecniche, mentre minore è nel comparto della manifattura. Figura 2 − Ricambio generazionale per settore di attività economica e genere.
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  118. Le immigrate straniere senza figli hanno una probabilità più che doppia di avere avuto un bambino nel 2009 rispetto a quelle che ne avevano già almeno uno. Le donne non coniugate hanno un rischio che è meno della metà di quello delle coniugate, quelle con partner italiano poco più della metà di quelle con partner straniero (in genere connazionale). La probabilità decresce al crescere dell’età e risulta più bassa in modo sensibile tra le non residenti. Ancora una volta sembra netta la relazione tra migrazione e fecondità: la probabilità di avere un figlio nel 2009 è significativamente più alta per le donne arrivate da 1-3 anni, confermando l’ipotesi dell’interrelazione tra i due eventi (Andersson, 2004; Milewski, 2007), risultato confermato anche nel sottogruppo delle donne giunte a meno di 25 anni.
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  119. Le variabili demografiche sono desunte dal bilancio demografico della popolazione residente, bilancio demografico della popolazione straniera residente, stima rapida della popolazione per sesso, età e provincia di residenza, censimento della popolazione 2001. 5 Stima degli occupati per regione e sesso, stima dei disoccupati per ripartizione e sesso, stima delle non forze lavoro per regione e sesso.
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  120. LEMAÃŽTRE G., DUFOUR. J. (1987). An integrated method for Weighting Persons and Families. Survey Methodology. Vol. 13, No. 2, pp. 199-207.
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  121. LIPIZZI F. 2007. Le basi territoriali per i censimenti e le variazioni territoriali tra passato e presente in Storia e misura. Indicatori sociali ed economici nel mezzogiorno d’Italia (secoli XVIII-XX), Frakenco Angeli editore, 139-142, 198-212.
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  122. Lo stimatore di ponderazione vincolata, ܻ෠௉௏ ൌ ∑ ‫ݕ‬௞‫ݓ‬௞௞∈௦ , assegna a tutti gli individui dello stesso nucleo familiare pesi finali ‫ݓ‬௞ (Lemaître e Dufour, 1987, p. 199), che sono, in media, per una data funzione di distanza, il più vicino possibile ai pesi base ݀௞ (uguali all’inverso della probabilità di inclusione del primo ordine, ߨ௞ሻ assegnati dallo stimatore di Horvitz-Thompson ሺ‫ܶܪ‬ሻ (Deville, Särndal, Sautory, 1993, p. 1013) e che rispettano un sistema di vincoli con il vettore dei totali noti ࢄ.
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  123. LOHMANN H. (2008). Welfare states, labour market institutions and the working poor. A comparative analysis of 20 European countries. Berlin: DIW.

  124. LOMBARDI S., DELLA QUEVA S., FARDELLI D., LORENZINI F., SFORZI F. 2011. Chinese Entrepreneurship in Context: Sector Specialization, Geographical Agglomeration and their Effects on Italian Local Production Systems- In Atti del Convegno Intermedio SIS, Bologna.
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  125. MAGGINO F., 2009. Methodologies to integrate subjective and objective information to build well-being indicators. Proceedings of international conference “From GDP to wellbeing: economics on the road to substainability”. Ancona: Università Politecnica delle Marche, December 2009, pp. 1-27.
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  126. MANCINI A. 2010 Il censimento delle imprese: una strategia basata su registri statistici assistiti da rilevazioni campionarie, ISTAT, Roma (9 November 2010) [Slides] MARTINI M. 1995 ecessità e possibilità di un registro statistico delle imprese in Italia. In: MARTINI M., BIFFIGNANDI S. (Eds.) Il registro statistico europeo delle imprese, Milano: Franco Angeli. OSSERVATORIO REGIO ALE PER L’I TEGRAZIO E E LA MULTIETNICIT 20022010.
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  129. MAROZZI M. 2009. A composite indicator dimension reduction procedure with application to university student satisfaction, Statistica Neerlandica, Vol.63, No. 3, pp. 258-268.

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  132. MONALDI V. 1996. I paesi meno avanzati e i programmi di aggiustamento strutturale: un’analisi preliminare. In G. ANCONA – F. BOTTA (Eds.), Problemi di cooperazione e sviluppo nel Bacino mediterraneo, Quaderni del Dipartimento per lo Studio delle Società Mediterranee, n 12, Bari: Cacucci Editore.
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  133. MONNI S. 1999. A convergence analysis of human development, Dipartimento di Economia. Working Paper, No. 11, Università degli Studi Roma Tre.

  134. Moran's Index Variazioni negli anni 1961-1951 1971-1961 1981-1971 1991-1981 2001-1991 0,573 0,602 0,549 0,554 0,535 4. Il fenomeno dell’urbanizzazione attraverso i dati delle basi territoriali Uno studio mirato al fenomeno dell’urbanizzazione, non può prescindere dai dati rilevati ad un livello territoriale sub comunale. L’utilizzo dei dati delle basi territoriali per la rilevazione censuaria, suddivisi in centri abitati, nuclei abitati e case sparse (Lipizzi, 2007) ne sono una delle naturali sedi di analisi.
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  135. MUEHLBERGER U., PASQUA S. 2009. Workers on the Border between Employment and Self-employment, Review of Social Economy, Vol. 67, No.2, pp. 201-229.

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  137. NBER (National Bureau of Economic Research) 2001. The Business-Cycle Peak of March 2001. Business Cycle Dating Committee, Cambridge, MA: NBER.
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  138. Nel caso di campioni di grandi dimensioni lo stimatore ܸܲ coincide asintoticamente con lo stimatore di regressione generalizzato ሺ‫ܩܧܴܩ‬ሻ in quanto le funzioni utilizzate generalmente per misurare la distanza tra i pesi ‫ݓ‬௞ e ݀௞ sono lineari in ࢞ (Deville e Särndal, 1992, pp.377-380 e Singh e Mohl, 1996, pp. 108114) . Questo risultato è fondamentale soprattutto per studiare le varianza dello stimatore ܸܲ, che altrimenti non sarebbe possibile determinare analiticamente a causa della complessità che il calcolo della probabilità di inclusione del secondo ordine ሺߨ௞௟ሻ può assumere.
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  139. Nel caso in cui in maniera sistematica l’indagine per cui si vogliono produrre le stime e quella da cui si desumono i vincoli hanno delle unità in comune, è, invece, necessario introdurre una componente di variabilità congiunta che, sotto l’ipotesi di costanza nel tempo dei coefficienti di regressione e di correttezza della stima dei totali noti usati come vincoli, è uguale a 2ܻ෠ (Ceccarelli, Giorgi, Guandalini 2010, pp. 24-25). La stima della varianza di ܸܲ con vincoli campionari da indagini dipendenti è, dunque: ‫ݎܽݒ‬൫ܻ෠ ௉௏෢ ೏೔೛൯ ≅ ‫ݎܽݒ‬൫ܻ෠ ீோாீ෣ ೏೔೛൯ ൌ ‫ݎܽݒ‬൫ܻ෠௉௏෢ ೏೔೛൯ ൌ ෍ ෍ Δ௞௟ ߨ௞௟ ൬ߛ௞௦ ݁̂௞ ߨ௞ ൰ ൬ߛ௟௦ ݁̂௟ ߨ௟ ൰ ௟ஷ௞௞∈௦ ൅ ෍ ݂௝ ௃ ௝ୀଵ ቌΒ௝ ଶ ‫ݎܽݒ‬ ቀܺ෠෠ ௝ቁ ൅ ෍ Β௝Β௝ᇲܿ‫ݒ݋‬ ቀܺ෠෠ ௝, ܺ෠෠ ௝ᇲቁ ௝ᇲஷ௝ ൅ 2ܻ෠ቍ (3) 1
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  140. Nella proposta originaria di Ballin, Falorsi e Russo (2000) la (2) si riferisce al caso di un campione casuale semplice e di indipendenza delle due indagini e il secondo termine non viene scontato per la proporzione di individui per cui agisce il vincolo ݆, ݂௝. Qui si considera, invece, l’estensione al caso di campione complesso a due stadi con stratificazione delle unità di primo livello. Si veda per una trattazione più ampia Ceccarelli, Giorgi, Guandalini (2010, 2011).
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  141. Nell’ambito di questo progetto scientifico tra l’agosto e l’ottobre del 1938 vennero esaminati i gruppi allogeni di Calabria di Carfizzi, Caraffa e S. Nicola dell’Alto, tutti in provincia di Catanzaro, comuni scelti in virtù del fatto che queste popolazioni discendevano quasi unicamente da quella albanese, emigrata verso l'Italia meridionale e insulare nel XV-XVI secolo. Scopo delle ricerche giniane era quello di determinare il grado di persistenza dei caratteri degli immigrati rispetto alla popolazione di origine e di verificare le teorie dell'assimilazione delle stirpi che da tempo vivono in Italia. Per avere dei validi elementi di confronto, nell'anno seguente furono raccolti altri dati relativi alle famiglie albanesi di Kavaja, cittadina situata a sud-est di Tirana in Albania, in quanto proprio da questa cittadina e da altre limitrofe sembrava, infatti, che più intesa fosse stata la diaspora arbereshe verso l’Italia.
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  142. Nell’analizzare il comportamento riproduttivo delle donne immigrate in Lombardia si osserverà l’interrelazione con la mobilità internazionale, che distorce 198 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 pesantemente, influenzando soprattutto l’età al parto, le misure comunemente utilizzate nell’ambito della fecondità di periodo. In particolare, dopo aver osservato i comportamenti riproduttivi in funzione dell’età (non solo al parto), si porrà attenzione sulla fecondità realizzata nel 2009 cercando, tra l’altro, di individuare le determinanti della nascita di un figlio.
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  143. Nelle sue analisi sulle schede del 1938, la Federici prese in considerazione solo le informazioni riguardanti la nuzialità e la fecondità matrimoniale. Per la fecondità concluse che le donne italo-albanesi erano nettamente più prolifiche delle donne di Kavaja6 , con valori analoghi a quelli delle donne calabresi del tempo (che erano tra le più feconde d’Italia7 ), attribuendo tale prolificità ad una più completa utilizzazione del periodo matrimoniale fecondo. Queste ed altre considerazioni portarono la Federici ad affermare che le colonie allogene di Calabria potessero considerarsi assimilate alle popolazioni calabresi oltre che per i caratteri fisici anche per quelli demografici, ponendo l’accento sull’influenza dei fattori riconducibili all’ambiente di vita (ma non escludendo, comunque, l’effetto della selezione operata dall’immigrazione) in questo processo di assimilazione.
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  144. Note: 1. S: Scarto quadratico medio pari a 0.52. 2004 Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 131 Appendice 2  FEAME: specializzazione settoriale / etnica, Lombardia 2007. Note: 1. B-E (NACE rev. 2): industria in senso stretto; 2. F (NACE rev. 2): Costruzioni.
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  145. Nucleo Investigativo telematico (N.I.T.): nucleo interforze di polizia giudiziaria, specializzato in reati informatici, istituito nel 2001 presso la Procura della Repubblica di Siracusa. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 177 regioni con percentuali variabili che riflettono, nella maggior parte dei casi, la diversa densità di popolazione. Nelle prime cinque regioni-Lombardia, Veneto, Sicilia, Emilia Romagna e Lazio- si concentrano più della metà degli indagati (57%). La rappresentazione degli indagati per provincia evidenzia delle concentrazioni maggiori della media italiana (4 casi di pedofilia on line emersi per 100mila abitanti maschi) nell’area della pianura padana e nella Sicilia orientale (cfr Figura 2).
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  146. Numerosi lavori discutono questo problema. Il riferimento più recente e più importante è certamente il Rapporto Stiglitz-Sen-Fitoussi (2009). 3 Per maggiori informazioni sulla nascita e l’evoluzione di tutta la famiglia di indici di sviluppo elaborati dall’UNDP, nonché per i dati relativi a tutti i paesi si rinvia al sito dei Rapporti sullo Sviluppo Umano dell’UNDP: http://hdr.undp.org. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 135 1. un adattamento per tenere conto del contesto europeo, che ha livelli di sviluppo umano piuttosto elevati. Ad esempio, non sarebbe il caso per le regioni della UE prendere in considerazione una variabile come l’alfabetizzazione, ma sarebbe meglio considerare i livelli di istruzione superiore; 2. un adattamento per tener conto della disponibilità dei dati. Non sempre, infatti, i dati che sono disponibili a livello nazionale sono altrettanto disponibili a livello regionale, e questo vale anche per la UE.
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  147. NUNNALLY J. C., 1978. Psychometric theory (2nd ed.). New York: McGraw-Hill.
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  148. OECD 2008. Handbook on Constructing Composite Indicators. Methodology and user guide. Parigi: OECD Publications.
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  149. OECD-JRC, 2008. Handbook on Constructing Composite Indicators. Methodology and User Guide. European Commission.
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  150. Ora, tralasciando gli aspetti demografici di cui ci siamo occupati nella precedente richiamata occasione, intendiamo – sempre privilegiando l’aspetto dell’eterogeneità che esiste nell’ambito dei PSM – soffermarci su taluni aspetti 208 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 economici e sociali, partendo da un vecchio, tradizionale e tendenzialmente obsoleto indicatore quale il reddito medio procapite4 . Tabella 1 (segue) – Indicatori socio-economici per i Paesi a sviluppo minimo (PSM).
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  151. OSSERVATORIO INTERNAZIONALE DI TELEFONO ARCOBALENO 2011. Short Report Febbraio 2011, Telefono Arcobaleno onlus, Roma.
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  152. OSSERVATORIO INTERNAZIONALE DI TELEFONO ARCOBALENO 2011b. Short Report Marzo 2011, Telefono Arcobaleno onlus, Roma.
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  153. OSSERVATORIO INTERNAZIONALE DI TELEFONO ARCOBALENO 2011c. Short Report Maggio 2011, Telefono Arcobaleno onlus, Roma.
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  154. Paerson Education 220 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 O’CONNEL, A.A. 2006. Logistic regression models for ordinal response variables. Thousand Oaks: Sage.
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  155. Per avere un’idea più precisa della distribuzione geografica delle variazioni di popolazione sono stati calcolati gli indici di autocorrelazione locali. Due tra le elaborazioni più rappresentative sono cartografate nelle figure 2 e 3. In questo caso i due cartogrammi sono tematizzati per valori statisticamente significativi (con un livello almeno di 0,05) in quattro modalità distinte. Ognuna di queste consente d’identificare cluster o, viceversa, outlier spaziali (Atzeni et al. 2004). In particolare le modalità Alto-Alto o Basso-Basso identificano unità che presentano valori della variabile elevati/bassi associata ad elevati/bassi valori delle unità 186 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 vicine. Con le modalità Alto-Basso o Basso-Alto, invece, sono localizzati valori alti/bassi della variabile associata a bassi/alti valori dell’intorno dei comuni.
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  156. Per il biennio 2005-2006 (tabella 2) possono farsi le medesime considerazioni: la quasi totalità di coloro che avevano un’occupazione dodici mesi prima la conservano, vale a dire il 92,7%; i disoccupati tendono a distribuirsi equamente tra occupati e inattivi, e questi ultimi pari all’ 87,7% diminuiscono rispetto al biennio precedente poiché aumenta, anche se lievemente, la percentuale di coloro che da inattivi diventano occupati. Gli anni considerati presentano, altresì, una notevole stabilità nel mercato del lavoro degli occupati e degli inattivi documentata dalle probabilità di permanenza negli anni4 . Nei bienni successivi, anni 2006-2007 e 2007-2008, (tabelle 3 e 4) la situazione rimane sostanzialmente invariata. 3 Per una definizione di occupato, persone in cerca e inattivi si veda dati ISTAT. 4 Probabilità che si dispongono lungo la diagonale principale delle matrici.
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  157. Per il sottoinsieme degli immigrati nel 2007 ancora presenti alla data più recente appare interessante, tra gli altri aspetti, analizzare la mobilità territoriale attraverso l’esame della variazione della provincia di rilascio del permesso tra l’inizio del 2008 e del 2010, cioè nel biennio 2008-09.
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  158. Per la determinazione della base dati utile al monitoraggio vengono, quindi, costruiti dei dataset annuali in cui le sotto-popolazioni sono enumerate e caratterizzate in un’ottica Leed. Attualmente è in esame la serie storica 2005-2009.
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  159. Per quanto riguarda i 3.282 lavoratori della coorte Cdis 2006 estinti dalla condizione nel corso del periodo di osservazione, è possibile verificare la loro presenza/assenza nella popolazione target delle Posizioni dei lavoratori dipendenti presso le imprese private del registro Asia. I possibili “stati” sono: (a) dipendente presso la stessa impresa ma senza agevolazioni fiscali; (b) dipendente presso un’altra impresa; (c) non presente nella popolazione, ovvero non più nella condizione di lavoratore dipendente presso le imprese. Rispetto a quest’ultima modalità, si possono individuare ulteriori segnali di presenza nell’Archivio delle persone fisiche; in particolare è possibile tracciare le seguenti transizioni: (i) permanenza nel mercato del lavoro in altre posizioni (dipendente presso la pubblica amministrazione, lavoratore parasubordinato, imprenditore,…) (ii) assenza dal mercato del lavoro; (iii) decesso.
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  160. Per quanto riguarda la cittadinanza sono state considerate separatamente le prime otto cittadinanze per numero di primi rilasci nel 2007: Albania, Marocco, Moldavia, Ucraina, Cina, Bangladesh, India, Sri Lanka (Ceylon). Le rimanenti cittadinanze sono state raggruppate nella categoria residuale altro.
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  161. Per quanto riguarda le mogli, poiché molte notizie al riguardo erano mancanti, è stato possibile risalire solo a 143 famiglie originarie con un numero di componenti di 1.197 persone e una media di 8,37, corrispondente a quella dei mariti. Considerando invece il capofamiglia, la moglie e figli nati vivi è possibile calcolare la media dei componenti di una famiglia alla data del 1938 (1.168 componenti, media 6,95), da cui si deduce che le famiglie del 1938 avevano una dimensione di circa 2 unità in meno rispetto alle famiglie formatesi alcuni anni prima.
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  162. Per tali ragioni, ci si concentrerà sulle informazioni fornite dall’Osservatorio Regionale sull’Integrazione e la Multietnicità derivanti dall’indagine campionaria, svolta con tecnica di campionamento per centri, sulla presenza straniera in Lombardia nel 2010 (Blangiardo, 2011). L’indagine, svolta annualmente dall’Osservatorio a partire dal 2001, si è arricchita nell’edizione del 2010 di informazioni retrospettive, qui esaminate, inerenti i percorsi riproduttivi. Pur riferendosi ad un ambito territoriale limitato, i dati utilizzati riguardano un contesto che assume il ruolo di “laboratorio sperimentale” delle tendenze migratorie in atto in Italia, in quanto circa della popolazione immigrata in Italia vive in questa regione e tale consistente presenza è una realtà ormai di lunga data.
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  163. Per un approfondimento delle caratteristiche della RFL si veda Gazzelloni (2006).
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  164. Per un quadro completo sull’indagine si rimanda a Gazzelloni (2006). 4
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  165. PESARAN M.H., SHIN Y., SMITH R. 2001. Bounds Testing Approaches to the Analysis of Level Relationships. Journal of Applied Econometrics. Maggio-Giugno, 2001, Vol. 16, No. 3, pp. 289-326.

  166. Positive tra i censimenti 1951, 1961 e 1971 e negative gli altri intervalli – questo insieme è caratterizzano soprattutto dai comuni dell’Italia settentrionale con una popolazione superiore a 200.000 abitanti, cui si aggiungono Napoli e Catania.
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  167. Positive tra i censimenti del 1951, 1961, 1971 e 1981 e negative gli altri intervalli – In questa fase si completa il così detto processo di “deurbanizzazione” verso i comuni della cintura urbana anche nei grandi comuni del centro sud (Palermo, Bari, Taranto e Roma).
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  168. Positive tra i censimenti del 1951, 1961, 1971, 1981 e 1991 e negative nell’ultimo intervallo – questo insieme è costituito da 290 comuni con una popolazione al 2009 pari all’8,7 per cento. La classe di popolazione modale è quella tra 10.000 e 50.000 abitanti, dove sono concentrati il 42,4 per cento dei comuni.
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  169. PUGLIESE E. (2006). L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne. Bologna: il Mulino.
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  170. Pur riconoscendo i limiti dell’unità di analisi, i risultati di questo essay sui FEAME della Lombardia restituiscono una rappresentazione articolata della presenza di origine straniera tra le fila dei micro-imprenditori, evidenziando aspetti originali nell’ambito occupazionale di grande interesse per lo studio delle potenzialità produttive che i territori esprimono. Emergono, quindi, differenze strutturali, concentrazioni territoriali, specializzazioni settoriali, ma anche tratti di economia etnica: da un lato lo studio rileva caratteri shaky (auto-impiego - e.g. muratori slavi, tunisini e albanesi), dall’altro si hanno evidenze di imprenditorialità industriale (i.e. Chinese style) con specializzazione settoriale di tipo intermedio nella sub-fornitura del tessile e dell’abbigliamento (Lombardi et al., 2011).
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  171. Questi comuni, che in precedenza trainavano lo sviluppo demografico della Penisola, anche a seguito della crisi del settore industriale degli anni ’80, iniziano 184 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 un nuovo ciclo urbano caratterizzato da un declino demografico costante in tutti i successivi anni di censimento considerati.
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  172. RAGHUNATHAN T.E., LEPKOWSKI J.M., VAN HOEWYK J., SOLENBERGER P. 2001. A multivariate technique for multiply imputing missing values using sequence of regression models. Survey Methodology, Vol. 27 No. 1, pp. 85-95.
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  173. RAMPICHINI C., SCHIFINI D’ANDREA S., 1997. A hierarchical ordinal probit model for the analysis of life satisfaction in Italy. Social Indicators Research, n. 44, pp. 41-69.

  174. REGIONI ANNI 2004 2005 2006 2007 2008 Piemonte 3,92 4,70 4,83 4,85 4,42 Valle d'Aosta 2,95 2,40 2,59 1,93 1,59 Lombardia 4,42 3,70 4,15 3,22 2,99 Trentino 2,52 3,00 2,15 3,12 3,28 Veneto 4,56 4,10 4,43 4,17 3,74 Friuli 3,19 3,70 2,54 4,08 3,48 Liguria 6,40 7,00 6,78 5,72 5,52 Emilia 4,16 4,70 3,39 3,23 2,64 Toscana 5,16 5,20 5,63 3,79 4,71 Umbria 7,40 7,10 5,54 4,28 2,97 Marche 5,52 3,30 4,67 5,51 3,85 Lazio 8,70 8,60 7,33 6,91 7,94 Abruzzo 8,71 7,60 6,80 5,62 6,18 Molise 12,34 10,50 11,03 10,41 10,33 Campania 16,02 16,30 14,66 10,44 12,80 Puglia 17,72 14,80 13,61 10,71 11,32 Basilicata 15,50 11,20 13,27 9,50 10,94 Calabria 13,53 16,10 13,51 11,89 14,95 Sicilia 19,34 16,60 15,49 14,20 14,74 Sardegna 15,58 11,70 11,86 11,86 10,57 Fonte: elaborazioni proprie su microdati longitudinali ISTAT.
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  175. RICCIARDO LAMONICA G., ZAGAGLIA B. 2008. I flussi migratori delle regioni adriatiche: interazioni e determinanti. In MORETTI E. (a cura di) Lungo le sponde dell’Adriatico, Milano: FrancoAngeli, pp. 125-153.
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  176. Riferimenti bibliografici AGRESTI A., 2010. Analysis of Ordinal Categorical Data, 2 edition, Hoboken , NJ: Wiley.
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  177. Riferimenti bibliografici ALGUACIL M., ORTS V. 2002. A Multivariate Cointegrated Model Testing for Temporal Causality between Exports and Outward Foreign Investment: The Spanish Case. Applied Economics. Gennaio, 2002, Vol. 34, No. 1, pp. 119-132.

  178. Riferimenti bibliografici AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION 2000. DSM-IV-TR, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, A.P.A., Washington DC.
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  179. Riferimenti bibliografici ANDERSSON G. 2004. Childbearing after migration: Fertility patterns of foreign-born women in Sweden. International Migration Review, Vol. 38, pp. 747-774.
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  180. Riferimenti bibliografici ANSELIN, L. 1995. Local Indicators of Spatial Association—LISA, Geographical Analysis, Vol. 27, No. 2, pp. 93–115.
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  181. Riferimenti bibliografici BALLIN M., FALORSI P. D., RUSSO A. 2000. Condizioni di Coerenza e Metodi di Stima per le Indagini Campionarie sulle Imprese. Rivista di Statistica Ufficiale, No. 2, pp. 3152.
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  182. Riferimenti bibliografici BENGIO Y., GINGRAS B. 1996. Recurrent neural networks for missing or asynchronous data. In M. E. Hasselmo (eds.) D. S. Touretzky, M. C. Mozer, editor, Advances in Neural Information Processing Systems 8, pp. 395-401. MIT Press.
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  183. Riferimenti Bibliografici BERARDI R., ZACCARIN S. 1991. La stima dei flussi e di matrici di transizione. In TRIVELLATO U. (Ed.), Forze di lavoro: disegno dell’indagine e analisi strutturali, Annali di statistica, serie IX, Vol.11, Roma, Istat.
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  184. Riferimenti bibliografici BLANCHFLOWER D.G. 2000. Self-employment in OECD countries, Labour Economics, Vol. 7, pp. 471-505.

  185. Riferimenti bibliografici BLANGIARDO G.C., DELLA QUEVA S., GROSSI P. and VERRECCHIA F. 2011. Foreign Entrepreneurship: The New Pillar of the National Entrepreneurial Vocation vs a Latest Shaky Employment. In Atti del Convegno Intermedio SIS, Bologna.
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  186. Riferimenti bibliografici BONARDO, D., DI BELLA G, GALIÈ, L., TALUCCI, V. 2011. The labour market participation of people with disability: key challenges for the use of administrative data for statistical purposes. Proceedings of the Workshop on Enhancement and Social Responsibility of Official Statistics, Rome: 28-29 April 2011, pp. 21-22.
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  187. Riferimenti bibliografici BUBBICO R.L., DIJKSTRA L. 2011. The European regional Human Development and Human Poverty Indices, Regional Focus, No. 2, European Union.
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  188. Riferimenti bibliografici CHESNAIS J. C. 1987. La revanche du tiers-monde, R. Laffont, Paris; A. SAUVY (1987), L’Europe submergée. Sud-Nord dans 30 ans, Paris: Dunod.
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  189. Riferimenti bibliografici CUTILLO A., LO CASTRO D., SICILIANI I. (2009). Popolazione minorile a rischio di povertà: confronti tra Paesi europei, Rivista Italiana di Economia, Demografia e Statistica, Vol. LXIII, No. 3-4, pp. 63-70.
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  190. Riferimenti bibliografici NICOLICCHIA P.E. 1960. Le caratteristiche demografiche di un gruppo di albanesi di Kavaja. Genus. 1960, Vol. XVI, No.1-4, pp.72-115.
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  191. Ringraziamenti Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito del progetto PRIN 2008 “Innovazione nella gestione della qualità dei servizi: approccio statistico ed applicazione in settori di interesse nazionale”(Coordinatore nazionale: Prof. Pasquale Erto).
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  192. Ringraziamenti Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito del progetto PRIN-2007: “Disuguaglianza, povertà ed esclusione sociale: analisi e coerenza delle fonti informative, nuove misure e modelli interpretativi”.
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  193. Ringraziamenti Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito del progetto PRIN-2007: “Disuguaglianza, povertà ed esclusione sociale: analisi e coerenza delle fonti informative, nuove misure e modelli interpretativi”.
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  194. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 129 4. Conclusioni In conclusione adottando un nuovo approccio orientato all’utilizzo di un sistema di archivi interconnessi (Mancini, 2010) è possibile ottenere statistiche originali sull’imprenditorialità.
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  195. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 159 Tabella 2 – Matrici di transizione degli stock iniziali e finali della popolazione longitudinale in età lavorativa, flussi in entrata e in uscita tra le condizioni considerate. I trim. 2005-I trim. 2006. 2006 (t) 2005 (t-1) Occupati Disoccupati Inattivi Totale Occupati 25.866 519 1501 27.886 92,7 1,9 5,4 Disoccupati 773 804 917 2.494 31,0 32,2 36,8 Inattivi 1.512 989 17873 20.374 7,4 4,9 87,7 Totale 28.151 2.312 20.291 50.754 Fonte: elaborazioni proprie su microdati longitudinali ISTAT.
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  196. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 161 Tabella 6 – Permanenze e transizioni a 12 mesi tra i caratteri dell’occupazione degli occupati dipendenti. Anni 2004-2008. Valori percentuali. Condizione al tempo t Tempo determ. Tempo indeterm. Condizione al tempo t+1 Determ. Indeterm. Determ. Indeterm.
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  197. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 163 Ad avvalorare quanto asserito è il calcolo delle statistiche descrittive dei tassi di disoccupazione (tabella 8). Si nota come gli scarti dalla media diminuiscono nel corso degli anni a dimostrazione che la variabilità tende a diminuire a livello regionale, determinando una riduzione delle disparità tra regioni. Nonostante il netto miglioramento rispetto al 2004, il dualismo tra le regioni del nord e quelle del sud continua a persistere.
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  198. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 193 Analizzando le sezioni G-I (Ateco 2007) si possono vedere rappresentate nella figura 3 le diverse posizioni dei giovani e degli anziani per classi di fatturato: nella prima classe (il complemento a 100) sono inseriti coloro che dichiarano un fatturato nullo, mentre le altre classi rappresentano i quartili rispetto alla media nazionale. Come si evince dalla figura 3 nel quinto quartile vi è una sottorappresentazione delle donne e dei giovani rispetto agli anziani.
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  199. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 201 2.2. Una finestra sul 2009: un segmento trasversale della storia riproduttiva Un ulteriore indicatore della storia riproduttiva è costituito dalla proporzione di donne disaggregate per cittadinanza che hanno avuto un figlio nell’ultimo anno (il 2009). Escludendo, quindi, le migranti arrivate in Italia nel 2010 (381 casi), l’intento è quello di osservare un particolare anno della vita riproduttiva delle intervistate, che è ovviamente condizionato dall’età al momento dell’intervista e dalla storia migratoria e riproduttiva di ciascuna intervistata. Per tener conto dell’età, l’analisi viene effettuata anche dividendo in due grandi classi il collettivo osservato (meno di 30 anni e 30 anni e più); le percentuali dei figli nati nel 2009 sul totale rispettivamente di quelli avuti e di quelli nati in Italia segnano, invece, “le quote osservate” della fecondità già espressa nel complesso e sul nostro territorio.
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  200. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 87 2. Lo stimatore di ponderazione vincolata con vincoli campionari (ࡼࢂ෢ ) Lo stimatore ܸܲ definito nel paragrafo 2 garantisce, per definizione, la coerenza con una fonte esterna (amministrativa o censuaria) priva di errore campionario in quanto la stima è vincolata ad un vettore ࢄ di totali noti con certezza. È possibile, però, vincolare la stima ad un vettore di totali noti desunti da un’altra indagine campionaria, ࢄ෡෡ (Deville, 1999, p. 207).
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  201. Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica 99 dal momento del loro ingresso in Italia consente di collegare la migrazione internazionale agli spostamenti interni. Nel caso della collettività più mobile all’interno della coorte degli immigrati nel 2007, quella cinese, i percorsi seguiti appaiono di grande interesse. Il grafo, nel quale lo spessore delle linee indica la rilevanza degli spostamenti e le frecce l’orientamento del flusso, mette in evidenza, come nelle attese, al centro del network degli spostamenti Prato, provincia che da sempre registra una quota notevole di presenza cinese (Figura 2).
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  203. Roma non solo trattiene gli immigrati provenienti dall’estero, ma attira anche stranieri non comunitari che si spostano all’interno del Paese: oltre il 46% della coorte di entrati in Italia nel 2007 si è trasferita a Roma nel biennio considerato, dopo essere entrata per la prima volta in Italia in un’altra provincia. Ancora più forte la capacità attrattiva di Prato sui flussi di migrazioni interne della coorte di ingressi del 2007. Oltre il 63% di coloro che hanno un permesso rinnovato a Prato tra il 2007 e il 2009 sono entrati in Italia registrando il primo permesso di soggiorno in una provincia diversa. Molto differente la mobilità che ha interessato le diverse cittadinanze che compongono la coorte in osservazione. Tra quelle più rappresentate risulta 3
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  204. ROSSI F., STROZZA S. 2007. Mobilità della popolazione, immigrazione e presenza straniera. In GCD-SIS, Rapporto sulla popolazione. L'Italia all'inizio del XXI secolo, Bologna: il Mulino, pp. 111-137. SUMMARY Administrative data sources are already widely used for migration statistics, but it seems possible, by developing statistical harmonization and integration strategies, to make a better use of the collected data.
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  207. Se il primo obiettivo è realizzabile attraverso un’analisi di tipo cross section (Bonardo, Di Bella, Galiè, Talucci, 2011), il secondo è possibile solo adottando un’ottica di tipo longitudinale. Una proposta di applicazione longitudinale è presentata nel prossimo paragrafo.
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  216. Sulla base delle denominazioni del tempo (cioè del 1971), alcune delle quali successivamente variate nel corso degli anni, tali paesi erano: a) Alto Volta, Botswana, Burundi, Ciad, Dahomey, Etiopia, Guinea, Lesotho, Malawi, Mali, Niger, Ruanda, Somalia, Sudan, Tanzania e Uganda in Africa; b) Afghanistan, Bhutan, Yemen, Laos, 206 Volume LXVI n.1 Gennaio-Marzo 2012 A seguito di una serie di ingressi e qualche uscita – dovuta, come nel caso dello Yemen, all’unificazione dei due precedenti Stati (1990) – nel corso di quaranta anni si è passati da 25 a 48 Stati, con l’Africa che sale da 16 a 33 e l’Asia (con l’Oceania) che passa da 8 a 14 Stati e si sono anche, a più riprese, modificati i parametri di riferimento (Stigliano, 2011).
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  217. Tabella 1 – Matrici di transizione degli stock iniziali e finali della popolazione longitudinale in età lavorativa, flussi in entrata e in uscita tra le condizioni considerate. I trim. 2004-I trim. 2005. 2005 (t) 2004 (t-1) Occupati Disoccupati Inattivi Totale Occupati 26.174 564 1.668 28.406 92,1 2 5,9 Disoccupati 765 876 1.001 2.642 29 33,1 37,9 Inattivi 1250 934 18.328 20.512 6,1 4,6 89,3 Totale 28.189 2.374 20.997 51.560 Note: In corsivo le probabilità di transizione. Fonte: elaborazioni proprie su micro dati longitudinali ISTAT.
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  218. Tabella 2 − Indice di Moran (con P-value>0.001) nei 3.650 comuni applicato alle variazioni percentuali di popolazione. Anni 1951-2001.
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  219. Tabella 2 −−−− Percentuale di donne immigrate che hanno avuto figli nel 2009 per grandi classi di età e percentuale dei figli nel 2009 sul totale dei figli avuti. Donne straniere dei Pvs e dell’Est Europa presenti in Lombardia a metà del 2010.
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  220. Tabella 3 – Matrici di transizione degli stock iniziali e finali della popolazione longitudinale in età lavorativa, flussi in entrata e in uscita tra le condizioni considerate. I trim. 2006-I trim. 2007. 2007 (t) 2006 (t-1) Occupati Disoccupati Inattivi Totale Occupati 23.729 337 1549 25.615 92,6 1,4 6,0 Disoccupati 615 622 881 2.118 29 29,4 41,6 Inattivi 1257 631 16674 18.562 6,8 3,4 89,8 Totale 25.601 1.590 19.104 46.295 Fonte: elaborazioni proprie su microdati longitudinali ISTAT.
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  221. Tabella 4 – Matrici di transizione degli stock iniziali e finali della popolazione longitudinale in età lavorativa, flussi in entrata e in uscita tra le condizioni considerate. I trim. 2007-I trim. 2008. 2008 (t) 2007 (t-1) Occupati Disoccupati Inattivi Totale Occupati 24.780 454 1.547 26.781 92,5 1,7 5,8 Disoccupati 623 583 677 1.883 33,0 31,0 36,0 Inattivi 1514 952 17.228 19.694 7,7 4,8 87,5 Totale 26.917 1.989 19.452 48.358 Fonte: elaborazioni proprie su microdati longitudinali ISTAT.
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  222. Tabella 8 – Statistiche descrittive. Anni 2004-2008 Variabile Media S.q.m. (σ) Minimo Massimo Numerosità Mediana 2004 8,88 5,56 2,52 19,34 20 6,9 2005 8,11 4,86 2,39 16,56 20 7,02 2006 7,71 4,54 2,15 15,49 20 6,21 2007 6,77 3,67 1,93 14,2 20 5,57 2008 6,95 4,34 1,59 14,95 20 5,12 Fonte: elaborazioni proprie su microdati longitudinali ISTAT 7. Conclusioni Nel presente lavoro si è analizzato il recente panorama occupazionale dal quale si evince una riduzione del tasso di disoccupazione nelle varie regioni, a quattro anni di distanza. Emerge, inoltre, una maggior capacità della tipologia contrattuale a termine a rispondere alla esigenze del mercato del lavoro che presenta, altresì, una forte permanenza degli occupati e degli inattivi a dodici mesi di distanza. Ne deriva, concludendo, che l’occupazione rimane stabile ma mutano le condizioni contrattuali, al contrario la disoccupazione sempre più sentita al sud tende ad omogeneizzarsi.
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  223. TABUTIN D. 1978. La surmortalité féminine en Europe avant 1940. Population. 1978, No. 1, pp. 121-148.
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  224. Tale dinamica ha interessato in prevalenza il commercio in parti e componenti, richiedendo il superamento delle teorie classiche e neoclassiche che non considerano l’ipotesi di suddivisione internazionale della produzione e quindi lo scambio di beni intermedi. Infatti, la compresenza di flussi di commercio inter-industriale e intra-industriale ha trovato una sua sistemazione teorica solo con lo sviluppo della Nuova Teoria del Commercio Internazionale (Krugman, 1979, 1980; Helpman e Krugman, 1985).
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  225. Tale tipologia di flussi è stata originariamente rilevata, sebbene senza un rigoroso impianto teorico, da Grubel e Lloyd (1975), e solo in seguito Greenaway et al. (1994) hanno proposto un indice che permette di distinguere il commercio intra-industriale di beni derivanti dalla divisione internazionale del lavoro da quello legato al love for variety espresso dai consumatori.
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  226. Tali sgravi contributivi, espressamente codificati all’interno dell’archivio Inps, permettono di selezionare la popolazione dei disabili che hanno beneficiato della fiscalizzazione prevista dalla L. 68. Occorre precisare che la L. 247/2007 ha trasformato le “agevolazioni” in “incentivi” per tutte le assunzioni derivate dalle Convenzioni tra il datore di lavoro e il Centro per l’impiego stipulate a partire dal 1 gennaio 2008. Gli obiettivi della sperimentazione, commisurati alla disponibilità dei dati, sono di verificare la presenza dei disabili nelle imprese nel corso del periodo analizzato e di monitorarne la permanenza nell’ambito della durata dello sgravio contributivo.
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  232. Tuttavia, emerge che in realtà Prato è centrale rispetto ai flussi migratori interni e meno rilevante per quanto riguarda gli ingressi dall’estero della coorte del 2007. È interessante anche la posizione di Milano che accoglie un flusso rilevante dall’estero, ma anche dall’interno, specialmente dalle altre province del Nordovest.
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