È l'anno degli influencers: ANALISI
Anche in Italia, seppur in leggero ritardo rispetto ad altri mercati, non si può fare a meno di parlare di loro. Eh sì, ci siamo. Anche il Belpaese deve sedersi a tavolino e riflettere sul ruolo ricoperto da questi "opinion leader del digitale": gli #influencers.
È però necessario mettere da parte pregiudizi e reminiscenze. Davvero. L'escalation è troppo fresca per poter parlare di dati appurati e teorie precise. C'è invece bisogno di un'esercizio di stile, di un percorso condiviso, che porti ad un confronto produttivo sulla questione.
Partiamo dalla domanda più ovvia (e al contempo più difficile): chi sono, o chi possiamo definire, #influencer(s)?
Si tratta, solitamente (ma non sempre), di persone che hanno costruito la loro fama mediatica attorno ad un cospicuo numero di "followers", ovvero il numero di persone che compongono l'audience dello stesso influencer (per followers si intendono anche "fans" o "seguaci"). Si tratta, semplicemente, di terminologie analoghe usate su altri social network. Per comodità, quindi, continueremo ad identificare con "followers" tutta la schiera di persone che compongono l'audience di una persona in rete.
Se inizialmente questa terminologia era nata attorno al social Twitter (dove per seguire le persone si usa il 'follow'), è chiaro che la semantica della parola follower si è ormai allargata ad un più ampio spazio d'interpretazione, andando a comporre - molto più banalmente - quello che nel gergo italiano abbiamo da sempre riconosciuto nell'espressione "avere seguito". Simile, molto spesso, al concetto di "avere successo".
È indiscutibile, infatti, che il web come abbiamo imparato a conoscerlo negli ultimi anni abbia portato in grembo una serie di novità importanti, e tra queste spiccano senz'ombra di dubbio le piattaforme di publishing e quelle di social networking.
Joomla, Wordpress e Drupal per il primo caso; Facebook, Instagram, Snapchat o Youtube per il secondo. Sono solo alcuni esempi, ovviamente: la rete pullula di piattaforme, ed in ognuna di esse c'è bisogno di un linguaggio, una strategia, una modalità di veicolazione diversa dall'altro.
Gli influencers sono coloro che mediante un lavoro costante hanno costruito una base d'audience di rilievo. Indifferentemente che siano partiti da una base favorevole (attori, calciatori, politici e così via) o che siano partiti dal basso (ce ne sono diversi che da 'semplici sconosciuti' sono divenuti/e vere e proprie web stars) sono stati in grado di crearsi uno "zoccolo duro" di seguaci.
La terminologia rimanda in qualche modo alla capacità dello stesso di poter influenzare, condizionare o almeno incidere in maniera significativa nelle scelte degli altri. I followers, in primis. Ma non solo (anche semplici lettori di un blog, in molti casi). È un fenomeno, quello degli influencers, che è davanti agli occhi di tutti. C'è chi ne parla bene, chi ne parla male. C'è chi li osanna, chi li incensa, e chi li denigra molte volte aggettandoli come il male dei mali. Arrivando, in taluni casi, a definire alcuni utenti come "fuffettari". L'operato di alcune persone è sicuramente discutibile, ma non bisogna cadere nell'errore che questo accada solo sul web. Anzi, questo succede nella vita reale di tutti i giorni. Il web, semplicemente, amplifica le cose.
Inoltre non è ancora chiaro quale sia il numero minimo di seguaci che permetta di classificare una persona, un profilo o una pagina o un blog come "influente". C'è piuttosto un'idea generalizzata, spesso spannometrica (perché basata su dati di altri Paesi), su quanto costi collaborare con gli influencers.
Post, recensioni, articoli, ma anche semplici scatti: attività che, nel più dei casi, prevedono una "sponsorizzazione" (per i neofili = pagamento).
Al di la dell'aspetto puramente commerciale, che ad oggi è stato compreso specialmente dalle aziende (che hanno imparato ad intercettare, comprendere ed assimilare nei propri piani marketing l'attività a fianco degli influencers, spesso con ottimi risultati anche dal punto di vista della ROI), rimane l'aspetto prettamente fenomenologico da non sottovalutare. Potremmo, in futuro, fare più a meno degli influencers? Risposta: No.
Questo nuovo fenomeno è infatti destinato a rimanere. Il perché è semplice: segue la logica del web come "proiezione ortogonale della nostra esistenza". Un'esistenza mediatica all'insegna dell'online. Dove, al suo interno, vive una persona capace di convogliare interessi e catalizzare attenzione. Il suo nome è uno: Influencer.
Twitter: @davidelonardi Instagram: davidelonardi