Assumere cinquantenni in tempo di crisi è fantascienza? Oppure è una pazzia?

Alla ricerca di nuove opportunità di lavoro, pronto a nuove sfide, forte di competenze, le più trasversali, acquisite in anni di esperienze e di formazione ma nella realtà italiana ho un problema che frena il mio reinserimento: ho ormai superato i cinquanta anni.

Per un discorso di riduzione dei costi, sono molte le aziende che hanno disinvestito sulla formazione e che per la stessa ragione hanno rinunciato a molti cinquantenni che spesso avevano contribuito a costruire l’impresa e a determinarne il successo. Il risultato è che rimangono in azienda dipendenti giovani con scarse competenze che non sempre operano al meglio. I risultati economici, non brillantissimi, sono spesso la diretta conseguenza di queste scelte.

Ora immaginate di essere un CEO di una qualunque azienda italiana che ha bisogno di un manager o un collaboratore con determinate competenze … Nel novantanove per cento dei casi un manager cinquantenne viene scartato, prima ancora del colloquio.

Uno dei motivi dichiarati è che “Il cinquantenne non è nativo digitalizzato“. Fesseria enorme: neanche i quarantenni sono nativi digitalizzati, eppure non hanno (ancora) gli stessi problemi. La realtà è che in Italia spesso si guarda solo al contenimento dei costi senza pensare ai benefici apportati da una persona che potrebbe essere pagata di più portando del valore aggiunto. Senza contare che io personalmente lavoro sui computer dal 1982… Posso ancora insegnare qualcosa ai giovani “nativi digitali”.

Il mio obiettivo oggi è semplicemente cercare di spiegare che assumere un manager o un collaboratore cinquantenne ha dei vantaggi.

1) L’età della pensione è attualmente di circa 67 anni e, chi oggi ha 55 anni, ha comunque una prospettiva di lavoro di 12 anni, che non è poco.

2) I cinquantenni di oggi sono molto più dinamici di quelli di venti anni fa. É più facile incontrarli in palestra o in giro per l’Europa in moto, piuttosto che ai giardinetti con i nipotini (per non parlare delle cinquantenni ancora gagliarde e con il tacco 12).

3) Un manager cinquantenne, uomo o donna che sia, reduce da un periodo di disoccupazione ha ancora tanta voglia di dimostrare le sue capacità. Risulta quindi estremamente MOTIVATO sul lavoro.

4) Il manager cinquantenne è meno richiesto del quarantenne, per cui ci sono minori probabilità che, dopo uno o due anni, dia le dimissioni perché ha ricevuto un’offerta migliore.

5) Un cinquantenne di solito ha i figli già adulti, quanto meno ventenni, e quindi molto più autonomi. Può dedicare più tempo al lavoro senza il rischio di essere richiamato a casa di corsa.

6) Un manager cinquantenne può passare le sue COMPETENZE a una persona più giovane e formarla, non solo per ciò che riguarda gli aspetti tecnici ma anche quelli umani, fondamentali per chi si interfaccia con i clienti.

7) Il cinquantenne di solito ha già avuto qualche batosta in più dalla vita, rispetto a una persona più giovane. Alludo semplicemente anche solo alla malattia e alla perdita di uno dei genitori; questo ne fa una persona umanamente più formata. Questo sicuramente aiuta nella gestione delle persone, lavoro difficilissimo perché siamo tutti diversi.

8) Spesso il manager cinquantenne, soprattutto se viene da un periodo di disoccupazione e non viene retribuito con uno stipendio da fame, prova riconoscenza per chi lo ha assunto, con conseguente maggiore fedeltà all'azienda.

9) Non è vero che un manager cinquantenne non ami più viaggiare per lavoro. Conosco cinquantenni e sessantenni che sono felici di viaggiare per lavoro e trentenni e quarantenni che detestano muoversi dalla loro scrivania. Dipende solo dal carattere e dalle attitudini delle singole persone, non dall'età.

10) Oggi tutte le persone che lavorano hanno confidenza con le tecnologie IT, anche i cinquantenni, e dove è richiesta qualche conoscenza in più, di solito, il cinquantenne riesce ad imparare.

Per concludere: io sono pronto... Chi vuole approfittare della mia disponibilità e mettermi alla prova?















Non perdere le speranze! L’azienda per cui lavoro mi ha assunta quando avevo già 55 anni e ora dopo 5 anni sono tuttora contenta e in crescita. Non si smette mai di imparare!

Antonio Lacerra

Chimico-Farmaceutico, Product Specialist, Medical Device, Nutrizione Clinica Artificiale,KAM

6 anni

Condivido pienamente le tue considerazioni, siamo troppo giovani per lo Stato ma troppo anziani per le aziende e società di selezione del personale. Purtroppo l'esperienza, molto spesso, non è vista come opportunità da sfruttare.

Stefano Lagravinese

Clinical Research Evangelist | Scientific Director ClinOpsHub CRO | Career Coach and Trainer |

6 anni

Complimenti Enzo perché come dice Serena hai centrato in pieno tante falle del sistema! Non è facile lo so ma tu non demordere! 💪💪💪 W i diversamente giovani!!

Serena Damiani

Regulatory Affairs Consultant

6 anni

Carissimo Enzo, complimenti veramente per quest'articolo! Hai messo in luce con professionalità e puntualità quella che di fatto è una delle contraddizioni del mondo del lavoro: portare la pensione a 67 anni per poi scartare gli over 50! Ho vissuto, per fortuna solo in parte, questa realtà attraverso l'esperienza di mio padre che ha avuto solo il vantaggio di avere qualche anno in più. So che non ti è di nessuna consolazione ma ti assicuro che anche per una donna sotto i quaranta affermarsi nel mondo del lavoro non è per niente facile. Un grosso in bocca al lupo!

piera fornaro

chartered accountant and responsabile for amministrative services

6 anni

Caro Enzo niente di più vero. Aggiungerei alle tue considerazioni che è ancora più difficile se si è donne e sopratutto per coloro che hanno competenze per i c.d " lavori di concetto". 

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