CEO e vendite
L’esperienza del cliente è lo specchio della tua cultura. E lui lo sente, sempre.
Dal primo contatto al post-vendita, ogni momento che un cliente vive con la tua azienda parla di te. Di quello che sei, di quello in cui credi. E non importa quanto sia brillante il tuo prodotto o quanto siano innovative le tue tecnologie: se l’esperienza è fredda, incoerente o disattenta, il cliente se ne va. E spesso non torna più.
Viviamo in un mercato saturo, dove la qualità viene data per scontata, e le soluzioni si somigliano tutte. In questo scenario, non è più (solo) il prodotto a fare la differenza. È l’esperienza complessiva: come accogli, come accompagni, come ti prendi cura. Il cliente, in ogni fase, respira la cultura che hai costruito. E sulla base di quella sceglie se fidarsi. Se restare. Se consigliarti.
Chi guida un’azienda oggi ha una responsabilità profonda: andare oltre la customer satisfaction e costruire qualcosa di più umano, più autentico, più memorabile. Perché l’identità vera dell’azienda non vive nei grandi proclami, ma nei dettagli. Nelle transizioni. Nelle persone.
In ogni percorso di vendita esistono almeno tre rischi da affrontare:
● Execution risk: il cliente non ottiene ciò che gli hai promesso.
● Product-market risk: quello che offri non risponde davvero a ciò di cui ha bisogno.
● Technical risk: l’implementazione è più complicata del previsto.
Ma anche quando tutto questo è sotto controllo, c’è un rischio più profondo e meno visibile: l’esperienza nel suo insieme. È lì che il cliente decide davvero. È lì che si costruisce il vantaggio competitivo più solido — e più difficile da imitare.
Un’esperienza cliente eccellente non nasce per caso. Si costruisce, giorno dopo giorno, con metodo, coerenza e cultura. Ecco da dove partire:
● Ascolto strutturato: non basta raccogliere feedback. Serve trasformarli in azioni reali, visibili, tangibili.
● Mappatura dei touchpoint: ogni punto di contatto deve essere intenzionale, pensato, progettato.
● Co-creazione: i clienti non vogliono solo comprare, vogliono contribuire. Quando li coinvolgi, li rendi parte di qualcosa.
● Allineamento interfunzionale: marketing, vendite, delivery, post-vendita. Tutti devono suonare lo stesso spartito.
● Monitoraggio costante: non smettere mai di guardare, misurare, migliorare.
E sotto tutto questo, c’è qualcosa di ancora più importante: la tua cultura interna. Perché ogni cliente percepisce esattamente come si vive dentro la tua azienda. La relazione che costruisci fuori riflette quella che coltivi dentro.
Ecco perché serve una cultura:
● Della relazione: dove ogni collaboratore si sente responsabile per l’esperienza del cliente.
● Dell’attenzione ai dettagli, alla conoscenza dei processi aziendali: perché spesso sono i micro-momenti a fare la differenza.
● Della coerenza e dell’etica: perché non puoi promettere una cosa e farne un’altra.
Per trasformare questa cultura in comportamento quotidiano servono scelte precise:
● Selezionare le persone giuste, che condividano valori prima ancora che competenze.
● Formarle in modo continuo, non solo sulle skill tecniche, ma sul mindset, sull’empatia, sulla visione d’insieme.
● Ingaggiarle sull’importanza dell’esperienza come realtà collettiva che si vuole fare vivere al cliente, intorno al quale tutto ruota.
Perché sì, un buon venditore può accendere la fiducia ma se il delivery è incoerente, l’assistenza traballa o la comunicazione si spezza, tutto crolla. L’esperienza non è un reparto: è una responsabilità collettiva.
Le aziende che vincono oggi sono quelle dove ogni persona, dal CEO al nuovo assunto, ha chiaro il proprio ruolo in un’unica missione: far sentire ogni cliente visto, ascoltato, accompagnato.
Investire nella relazione con il cliente non è un atto di gentilezza bensì una scelta strategica potente. È ciò che costruisce la tua reputazione, che genera fiducia, che trasforma i clienti in promotori. In un mondo dove tutto si può copiare, l’esperienza è l’unica cosa che resta unica.
E ora, alcune domande scomode. Ma necessarie.
● Che cosa stai facendo, oggi, per trasformare ogni cliente in un promotore della tua azienda?
● In che modo la tua cultura interna si riflette — ogni giorno — nell’esperienza che fate vivere ai clienti?
● Quali conversazioni dovresti iniziare, oggi stesso, per alzare davvero il livello dell’esperienza che offri?
● Se un tuo cliente dovesse raccontare l’esperienza con la tua azienda, che storia racconterebbe?
● Qual è l’emozione che vuoi far provare a ogni cliente? E come stai facendo in modo che succeda davvero?
● Dove si interrompe il filo della relazione con i tuoi clienti? E che cosa sei disposto a cambiare per ricucirlo?
Hr Director presso Netcom Group S.p.A.
4 mesiUna verità che spesso sfugge o è volontariamente ignorata
Chief Commercial Officer Bialetti Retail - Board Member - Retail Management - Sales Management - Retail Strategy
4 mesiUna metafora efficace e centrata: il vero valore di un’azienda si misura nella coerenza tra le sue funzioni e nell’armonia dell’esperienza che offre al cliente. Il ruolo del leader non si esaurisce nella visione strategica, ma si manifesta nella capacità di orchestrare persone, processi e cultura aziendale affinché ogni nota risuoni all’unisono. Solo così il cliente percepisce non un insieme di reparti, ma un’identità solida, riconoscibile e memorabile.
CEO & President I Executive Board Member I Executive Advisor I Entrepreneur
4 mesiFrancesca Campora verissimo! Nel mercato di oggi, non basta più avere un buon prodotto. È l’esperienza che offri — in ogni dettaglio, in ogni transizione — a fare la differenza. Perché il cliente non compra solo ciò che fai, ma come lo fai sentire. L’esperienza non è un reparto: è cultura. E responsabilità di tutti.
Consulente di Direzione & Temporary Manager | Aiuto le aziende nelle fasi di Crescita veloce, Riorganizzazione, Crisi, Acquisizioni, Passaggi Generazionali | Milano & Dubai
4 mesiFrancesca Campora Condivido al 100%. Dirigere un’azienda, come un’orchestra, richiede ascolto prima ancora che direzione. E spesso il vero problema non è nella qualità dei singoli, ma nella mancanza di un “tempo comune”. Nel mio lavoro da CEO e temporary executive, ho visto molte aziende suonare ognuna una melodia diversa: – il marketing promette velocità, – le vendite negoziano sconti, – le operations rincorrono le urgenze, – il customer care cerca di salvare la faccia. Il risultato? Un’esperienza cliente frammentata, incoerente, frustrante. E tutto questo si traduce in una parola sola: perdita. Di clienti, di margini, di reputazione. Il compito di un CEO non è solo allineare, è orchestrare cultura, ritmo e intenzione. Solo così il cliente smette di essere spettatore e diventa parte dell’esperienza.