Gap digitale, alla scuola serve un Montessori 2.0
Stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica senza precedenti. Ciò che era possibile fare 5 anni fa, spendendo molto, oggi è possibile, invece, con investimenti contenuti: basti pensare alle stampanti 3D oppure alla capacità di storage e di elaborazione del più comune degli smartphone. Uno spazio illimitato si sta aprendo di fronte a noi. In medicina, ad esempio, possiamo già inviare, tramite lo smartphone, immagini di laboratorio della retina al nostro oculista. Presto avremo sottopelle degli "implantables" con cui rilasciare principi attivi o monitorare importanti segni vitali. Avventurandoci oltre, potremmo potenziare i nostri globuli rossi per restare più tempo in apnea.
Potremo manipolare i nostri globuli bianchi per combattere in modo più efficace la classica influenza di stagione o, una malattia infettiva più invasiva. Nella robotica avremo auto che si a orneranno alla stregua del sistema operativo del nostro ultimo tablet e che si guideranno da sole grazie a sofisticati sensori. Non siamo lontani da tutto questo. Anche le aziende vivono un mutamento continuo, siamo al cospetto di una quasi totale disruption delle tradizionali catene del valore, dei classici modelli di business. Disintermediazione e disruption la faranno sempre più da padroni. Basti pensare a fenomeni come Airbnb o Uber, all'E-commerce ultra diffuso in quasi tutti i settori. Anche la leadership manageriale sarà sempre più corta, le funzioni tradizionalmente intese non avranno più senso di esistere perché dovranno lasciare sempre più spazio a formule di collaborazione più de-strutturate, cross-settoriali. La creatività, che fa leva sull'apprendimento e non sull'efficienza sarà la risorsa più pregiata. Maggiore spazio al "fallimento", poi, come tentativo di trovare il successo e una maggiore attenzione alle soft skills emotive. Siamo pronti a tutto ciò? No, non lo siamo, anzi siamo piuttosto lontani.
Oggi i nostri ecosistemi educativi e formativi non riescono a far emergere nelle scuole e nelle università quei profili di cui abbiamo fortemente bisogno. Secondo i dati dell'Istat, l'Italia è il Paese, fra gli Stati europei membri dell'Ocse, che spende di meno nell'istruzione in rapporto al Pil: nella scuola il 4,6%, oltre 3 punti in meno rispetto alla Danimarca, che guida la classifica. Discorso identico per i fondi destinati all'università e alla ricerca: l'Italia investe appena l'1%, anche qui ultima rispetto a una media di circa l'1,5%. Siamo a un bivio e dobbiamo mettere insieme le migliori intelligenze del nostro Paese per innescare una rivoluzione strategica del modo di intendere la formazione. L'Italia si trova agli ultimi posti sia per la penetrazione di Internet a scuola. L'Ocse rileva che il nostro sistema formativo è uno dei meno dotati proprio a livello tecnologico rispetto agli altri Paesi europei. E giudica il sistema italiano indietro di circa 15 anni rispetto ai Paesi che si trovano nelle prime posizioni. Colmare questo divario renderebbe il sistema scolastico molto più efficiente. La digitalizzazione delle classi consentirebbe di accedere ad una enorme quantità di contenuti online, che potrebbero essere di stimolo agli studenti per migliorare il loro tasso di preparazione e aumentare anche le potenzialità didattiche dei docenti. Oggi abbiamo un sistema formativo improntato al nozionismo, alla conoscenza verticale, per "silos", all'intelligenza solo "tecnica" e non emotiva e sociale. Ci siamo dimenticati che il nostro Paese ha introdotto, nel Novecento, un'innovazione che dobbiamo riscoprire in chiave digitale: "il metodo Montessoriano": più soft skills, creatività, attitudine alla personalizzazione e alla capacità di avere sempre chiara la "big picture", maggiore solidarietà e rispetto, un profondo senso etico e una condizione di meritocrazia che non significa sopraffazione bensì merito autentico. Proviamo solo per un istante ad immaginare il ragazzo/a, che in futuro svolgerà un ruolo nella nostra società e nella nostra economia. Una persona che dovrà gioco-forza maturare la sua preparazione nell'ambito del nostro nuovo e rigenerato sistema educativo. Bene, questa persona dovrà essere permeata da un'educazione olistica, aperta, che sappia collegare i fatti, le scienze e le fonti del sapere umano senza pregiudizi e che alimenti costantemente la curiosità. Gli strumenti della "digital relationship" saranno i nuovi basics della formazione, ci sarà meno ricerca di status sociale, come oggi spesso avviene, ma molta più emozione e motivazione per la realizzazione di un progetto, per una nuova impresa. Si cercherà sempre di più il nuovo e l'ignoto piuttosto che il certo e il sicuro. Il sistema formativo dovrà prestare, quindi, molta attenzione all'unicità ed al talento per valorizzare i pregi di ciascuno ed evitare la standardizzazione della conoscenza.
Abbiamo bisogno di centrare il nostro sviluppo e la crescita sulla risorsa strategica per eccellenza: l'essere umano. Questa deve essere la priorità assoluta dell'Italia a partire da oggi. Senza perdere tempo.
I act so that everyone receives the power to lead and self realize, in service of the organizations they care about
9 anniCome per le aziende, purtroppo, anche in campo educativo la capacità di adattamento dell' esistente ai nuovi trend è inversamente proporzionale alle dimensioni del sistema da cambiare.... L'educazione inoltre è meno soggetta ad innovazione disruptive proprio a causa di impedimenti normativi e della necessità di fare massa critica. A mio avviso l'educazione in Italia soffre di un forte bias verso tematiche umanistiche e scarsa attenzione per tematiche umane e tecniche. Sono completamente trascurati logica, pensiero critico, processi di idea generation, pratica delle arti (per uno sviluppo più "olistico" della corteccia prefrontale), teorie di rete (equilibri dei sistemi economici e relazionali), teoria dell'organizzazione (con orientamento al self management) comunicazione non violenta, e da ultime, alcune fallacie tipiche dell'interazione umana (Confirmation Bias, Fundamental Attribution Error, e perchè non ci inserirei anche Il Lucifer Effect di Philip Zimbardo), . Incredibilmente sopravvalutata è poi la padronanza di un linguaggio di programmazione, leva d'integrazione tra i "mattoni lego" della tecnologia d'oggi giorno e che andrebbe padroneggiato come una seconda lingua. Ma qualcosa sta cambiando, l'amico Mariusz Truszkowski ad esempio sta spopolando in Polonia con la sua formula scolastica che ha definito "Democratic Montessori": Zielona Wieza, http://zielonawieza.edu.pl/en/
Psicologo-Psicoterapeuta, Istruttore di Mindfulness. Esperto negli Interventi di Inclusione e Promozione del successo formativo
10 anniIl sistema educativo va riadattato alla nuova situazione sociale che si è creata, infatti non può andar più bene un metodo di apprendimento oggettivo che non tenga conto del progressivo aumento della capacità d’interconnessione delle idee, tipico del nostro tempo tecnologicamente ad alto interscambio comunicativo. Il sentiero privilegiato per il raggiungimento di questo scopo è il lavoro di squadra, il teamwork, in cui le singole individualità conoscitive si riconoscono in un gruppo per il quale provano senso di appartenenza. Questo ambito è ancora molto poco praticato nella scuola perché gli insegnanti non essendo preparati a lavorare con il gruppo non si avventurano in questo terreno per loro ignoto.
Ins. presso Miur - Computer & Teaching - ICT
10 anniCredo siano da valutare molto di più le idee... Oggi prevale la legge del "titolo"..ma non è così. Un esperto informatico può essere inutile se sa solo parlare il "compiuterese".. La scuola italiana necessita di persone che, anche con poche conoscenze, riescono ad avere idee brillanti, innovative efficienti..
Entrepreneur @CapriMoonlight @AgricolaCelentano 🍷| University Professor @UNISOB 👨🏫 | Early stage Investor @SeedUp 🚀 I Delegato al Made in Italy GGI @ConfindustriaNapoli 🦅
10 anniCondivido in pieno, analisi perfetta