Il world wide web è morto. Di noia.

Il world wide web è morto. Di noia.

Alzi la mano chi passa le sue serate o il suo tempo a "navigare" su Internet. Ad esplorare "contenitori digitali" che non conosce, addentrandosi a fondo nel "cyberspazio" per scoprire territori nuovi. Qualcuno?

Si lo so, il tono della frase sopra è anni '90. Ma è voluto.

Del resto in quegli anni il web era davvero un territorio misterioso. E la narrativa si immaginava che contenesse al suo interno qualunque cosa possibile. Ci si immaginava un mondo "aperto" nel quale ognuno avrebbe potuto esprimere se stesso, arricchirsi e accrescere il proprio bagaglio culturale.

Di quell'energia vibrante che iniziava a connettere il mondo mi ricordo bene. Ricordo le prime connessione alle BBS o sul MINITEL e la sorpresa, l'emozione nel sapere che dall'altra parte di una tastiera c'era qualcuno che sedeva su una sedia in un posto remoto e che poteva comunicare con me.

Ricordo le prime directory, come Lycos, nelle quali si cercavano vere e proprie mappe virtuali per capire cosa fosse presente "in rete."

Tutto era nuovo. Frontpage, con il quale si facevano i primi siti web, Flash che arrivò con le sue incredibili animazioni a dare vita ad esperimenti di comunicazione e arte digitale di incredibile bellezza.

Ogni giorno era una scoperta. Non c'era nulla di definito e la curva di evoluzione del nuovo universo sembrava infinita.

E' triste notare, dopo molti anni, che di tutto questo resta ormai ben poco. Il web è ormai chiuso in scatole standardizzate e sempre uguali a se stesse.

Tornando alla domanda iniziale del post, c'è davvero qualcuno oggi che "naviga" su siti che non conosce o dove non è mai andato? Pensateci: oltre ad amazon, Youtube Facebook, Linkedin, le testate giornalistiche, il sito della vostra banca e quelli di prenotazione delle varie cose che avete bisogno di prenotare, cercate mai qualcosa di nuovo "curiosando" per il web?

Vi addentrate mai oltre wikipedia? Non credo che la risposta per molti di voi sia si. Ma non siete soli. E' così per tutti noi, me compreso.

Con il tempo infatti, il bagaglio di conoscenze e possibilità enormi date dal web è stato organizzato in scatole molto simili tra loro. Con gli stessi criteri di user experience, con codici di rappresentazione standard per le interazioni... con loghi sempre in alto a sinistra, menu lineari, footer... con insomma dei pattern riconoscibili che gli utenti potessero utilizzare in modo facile. E questo ha arricchito tutti noi. E' un bene.

Prendiamo ad esempio wikipedia. E' certamente un patrimonio per la conoscenza universale. Ma quanto esiste per noi ciò che wikipedia non ci dice? Wikipedia non ha forse sostituito la nostra coscienza critica e la nostra capacità di giudizio? Non è forse diventata il moderno protagonista della vecchia frase: "è vero. C'è scritto sul giornale"?

Pensateci: quanto queste scatole, queste gabbie con i loro criteri per decidere cosa sta dentro e fuori e le loro strutture di navigazione hanno sacrificato sull'altare dell'organizzazione e della facile comprensione da parte di un pubblico sempre più vasto?

Potrà sembrare filosofia spicciola, lo so. E del resto quello sono, un filosofo. :-)

Però penso che non sia banale dire che la standardizzazione del web, unita alla profilazione degli utenti e delle loro sessioni di navigazione abbiano certamente avvicinato tutti noi a quanto desideriamo conoscere e cercare ma al contempo abbiamo appiattito il gusto per la conoscenza e abbiamo sostanzialmente creato una rete di "noia mondiale".

Una rete nella quale tutti noi possiamo con due movimenti del pollice o con la nostra voce accedere a (quasi) qualunque informazione predigerita e profilata sulla base di quello che ci interessa finisce per annoiarci. Ebbri di informazioni e potenzialità, non desideriamo più nulla veramente, perchè sappiamo di poter avere tutto.

Come ragazzi viziati, saltiamo di stimolo in stimolo, perchè tutto ciò che conquistiamo in maniera così facile ci annoia e perde di valore.

Ricarichiamo la pagina di corriere.it, cento volte al giorno, affamati di novità, di qualcosa di cui parlare. Andiamo su youtube e navighiamo tra i video alla ricerca di qualcosa di interessante che non arriva quasi mai. Scorriamo kilometri di feed in facebook con foto sempre uguali e notizie sempre uguali su fatti di cui tutti parlano allo stesso modo. Guardiamo un numero impressionante di prime puntate di nuove serie su netflix alla ricerca di quella che ci emozioni veramente.

Tutto questo alla fine annoia. Satura. Vorremmo uscirne ma non ci riusciamo perchè ormai fa parte di noi e del mondo che ci circonda. Il "cazzeggio" online ci consuma, e ci ubriaca senza alla fine darci nulla.

Già nel 2012 le conseguenze di questa esposizione massiccia ad un carico di informazioni così consistente e non lineare destava qualche preoccupazione e nel corso degli ultimi anni sicuramente la cosa non è migliorata.

Già allora si diceva: "The "digital natives" switch their attention between various media platforms (such as television, magazines, tablets, smartphones, or channels within platforms) 27 times per hour. Just about once every other minute.

And because there is so much time spent switching, the user's emotional engagement is low. "

Questo accadeva nel 2012. E l'introduzione dei device mobili in modo sempre più pervasivo, non ha fatto che acuire il senso di distacco emozionale e noia profonda che ci assale di fronte ad ognuno di essi.

Del resto, la crescita che strumenti e contenitori di interazione sociale come chat, social media ecc... hanno avuto negli ultimi anni è la naturale conseguenza di quanto sopra. Essendo il web diventato tremendamente noioso, si cerca in esso la "componente umana" che sola continua a mantenere un universale e misterioso fascino.

La soluzione per la noia che il web ci ha portato è insomma ancora una volta un viaggio dentro l'altro da noi. Ed è un curioso avvitamento questo.

Che oggi più che mai si comunichi con altri esseri umani e lo si faccia tramite un computer è forse il sintomo di quanto quello che abbiamo costruito in scala digitale debba essere ripensato non (solo) come servizio ed intrattenimento ma piuttosto sempre più come "piattaforma", backbone di interscambio di dati, che darà vita a qualcosa di diverso dal web nel futuro. Io ne sono certo.

Insomma, se il web è morto o sta morendo di noia, la "piattaforma" internet ha ancora molte sorprese in serbo che forse appena tra pochi anni ci faranno ricordare i siti web come oggi si ricorda ciò che sembrava non dovesse morire mai: questo. O, per chi lo ricorda, questo.

Angelo Mancini

marketing as apocalypse

7 anni

Beh, nel mio piccolo io mi ricordo persino l’epoca nella quale si dibatteva se il Web dovesse o meno aprirsi al profitto, al business… Oggi non c’è quasi altro. L’appiattimento o noia o omologazione, o come la si voglia chiamare, è un happy end (si fa per dire), scontato, ed è dovuto al semplice fatto che il Web è progressivamente divenuto una macchina digitale per raccogliere dati, dati che non servono affatto per descrivere un sistema ma per forgiare il sistema stesso; che non servono per capirne la rotta, ma per forzarne la rotta. Il Web mainstream oggi è quasi solo una enorme macchina di marketing nella quale l’utilizzatore tipo lavora gratis da una parte per mettere a punto la balistica di tiro, dall’altra per fungere da target. Insomma regge, carica e punta da solo la pistola con cui gli si spara, talvolta volonterosamente tira anche il grilletto :-) Il digitale permette questo miracolo di bilocazione. Il futuro è ancora quello, salvo forse più esasperato. E alla fine vale ancora la vecchia, banale (analogica), domanda: cui prodest? Per l’amordiddìo, io ci lavoro e mi ci diverto ancora un po’, ma con debito disincanto e, ahimè, ormai un certo rassegnato cinismo. Niente di nuovo sotto il sole, salvo forse che il sole sta diventando ormai così potente da minacciare l’intelligenza. È una metafora ;-)

Alessandra Z.

Senior Project Program Manager | PMP®, PSM-I

8 anni

Condivido praticamente tutto, ma non penso che la colpa di questo appiattimento sia da attribuire al mezzo (le "scatole"), quanto piuttosto alla tendenza umana all'abitudine. Là fuori continua a esistere un oceano di web, basta solo andarlo a cercare ;)

Fabrizio Begossi

CEO @Agriturismo.it @Casevacanza.it - Feries srl

8 anni

Questa però è pura nostalgia da quarantenne. Certo che è diverso da come era, solo ciò che è morto resta immutato.

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