Impressioni di settembre (e altro)

Impressioni di settembre (e altro)

"Addio all'ultima vera icona di stile". Vanity Fair

Se n'è andata una donna di novantasei anni.

Chi era?

Un'anziana che, si racconta (sarà vero?), beveva quattro drink al giorno?

Una persona fredda e severa che ha reso difficile la vita della nuora Diana?

Una donna con capacità tali da consentirle di governare, anche se non da sola, per settant'anni uno dei paesi più potenti al mondo?

La moglie del Principe Filippo d'Edimburgo?

La madre di Anna, Carlo, Andrea, Edoardo?...

Chi era?

Ognuno di questi ruoli le attacca un'etichetta, la incornicia in uno schema; ma un essere umano è un'etichetta o uno schema?

Ha avuto privilegi, ma di certo ha avuto anche sofferenze e ha fatto sacrifici, come altri.

La sua scomparsa e l'immediato, comprensibile e naturale, dilagare della sua immagine sui canali di comunicazione, a me offrono un'occasione: riflettere. Riflettere sul fatto che la vista dell'immagine di una persona, in questo caso di un personaggio pubblico ma il meccanismo vale per chiunque, fa trarre impressioni sulle quali sono costruite storie, narrazioni. Perchè la mente umana è un'abile e attiva creatrice di storie, le servono per dare significato.

Mentre vediamo l'immagine di una persona, mentre comunichiamo con lei, senza che ce ne rendiamo conto, una valanga d'impressioni arrivano ai sensi e al Sistema Nervoso; su queste la mente formula pensieri, supposizioni, conclusioni che formano la nostra storia su quell'individuo. "E' così/ colà", "E' questo/quello", "E' freddo/emotivo/calcolatore/ingenuo/disponibile/altruista/..." Ha questo/quello", "Ha detto/fatto/pensato"...

Gli "E'" e gli "Ha" che, pennellata dopo pennellata, formano poco alla volta il ritratto che é solo la nostra storia, la nostra narrazione interiore su quella persona. E ogni volta che l'immagine di Elisabetta II é passata davanti ai nostri occhi, in televisione, su una rivista, su internet, nuove impressioni si sono aggiunte a consolidare la nostra storia. Elisabetta II è lo spunto, tutto questo vale per qualsiasi persona.

Ma chi è veramente l'Elisabetta di turno?

Abbiamo mai fatto verifiche sulle impressioni e sulle storie?

Siamo consapevoli, ci rendiamo conto che stiamo creando un racconto che non ha nulla a che vedere con la realtà, anche quando abbiamo un'intuizione corretta? Quest'ultima è un granello di sabbia nella vastità di sabbia che compone il miracolo che è ogni individuo.

E' possibile conoscere veramente chi é una persona? Spesso non abbiamo la benchè minima idea neppure di chi siamo noi, figuriamoci gli altri. Non siamo dentro l'altro, non possiamo sapere chi é, a volte non siamo neppure dentro noi stessi, non abitiamo dentro il nostro corpo, non lo sentiamo, non lo ascoltiamo.

Personalmente, rivendico con rispetto di non sapere, di non conoscere, di non poter affermare.

La relazione è qualche cosa di complesso, è l'intreccio di mondi diversi che s'incontrano a volte a distanza, altre più intimamente; a volte si scontrano, di certo tessono esperienze, significati, Vita.

Consapevolezza, Rispetto, Riflessione, Verifica, Umiltà: cinque chiavi preziose per danzare con l'altro, non con la narrazione che ci siamo fatti di lei/lui.

Elisabetta II: grazie di questa ispirazione, R.I.P.

Valeria Olivati

Progetti del Buonumore presso Io Amo Fatto a Mano 💖🌈🧶 e System Engineer presso Mintres BV. Adoro 🚀 StarTrek e 🤖 Asimov.

3 anni

Milena Screm arrivo anch'io a condividere il mio pensiero su questo tuo bell'articolo. L'essere umano è portato in automatico dal proprio cervello a intessere storie sulle situazioni che vede e che vive. Ho da poco finito di ascoltare in audiolibro "That little voice in your head" di Mo Gawdat ed è stato illuminante per scoprire certi meccanismi automatici del cervello, che riusciamo a mitigare solo quando ne diveniamo consapevoli. Oltre a questo, il rispetto a mio avviso è una chiave importante per accettare l'Altro nella sua interezza e nella sua diversità. Io sto facendo un lavoro personale da qualche anno su colori ed emozioni come strumento di consapevolezza e non giudizio su di sé e sugli altri, e mi ha portato risultati interessanti da condividere.

Maria Luisa Centurioni

Infermiera sanità pubblica presso ASST Niguarda, Reflessologa plantare, Counselor a mediazione corporea

3 anni

Quante volte mi è capitato di cambiare idea sulla narrazione in funzione delle emozioni e dei pensieri legati ed esse. Fondamentale la consapevolezza dei nostri registri interiori e la possibilità di verificare sempre. Grazie Milena e a tutti !

Milena Screm

Porto alla luce le tue risorse interiori, per potenziare la tua realizzazione personale e professionale, con metodi pratici e comunicazione efficace. | Counselor Supervisor Trainer, BreathWork & Mindfulness Master.

3 anni

Questo tema della mente che s'impegna costantemente a tessere narrazioni, sulla base d' impressioni lo conoscevo da decenni, ultimamente - sarà l'eta? :) - mi colpisce sempre di più. Soprattutto nelle occasioni nelle quali vedo accadere questo, oppure é fatto nei miei confronti, o io stessa lo metto in atto ... A me suscita domande, riflessioni e motivazione continua a prestare attenzione alle mie narrazioni, cercare di approcciare all'altro come una sorta di "foglio bianco" (grazie della metafora Stefania Biolcati Rinaldi), per quanto umanamente possibile, sul quale avere il rispetto di non scrivere. Voi, gentilissime e gentilissimi, che avete dedicato 3 minuti alla lettura dell'articolo, cosa ne pensate? Grazie Valeria Olivati, Maria Vittoria De Girolamo, Francesca Maria De Maco, Maria Luisa Centurioni, Francesco Spadera, Emanuela Villa Merlatti, Patrizia Della Chiesa, Giuseppe Sferrazzo, Alessia Catania, Enrico Berti, Daphne E. Hicks, Ombretta Annoni, Claudia Valente, Rossella Maisano✨

Giuseppe Sferrazzo

Formatore e docente di Comunicazione efficace, Soft Skills, Personal branding ed Etica Digitale | È necessario essere disposti ad imparare prima di insegnare ✳️ Amo creare un "clima" costruttivo con la Comunicazione

3 anni

Uno spunto ottimo per questo momento di ripartenza… se solo riuscissimo ad essere più consapevoli che “sapere di non sapere “ è il vero punto di partenza 🙌… Grazie 🙏 Milena Screm 😊

Francesca Maria De Maco

Analista Funzionale Senior IT | Disegno della User Experience e Architettura Dati | Remote Work Only

3 anni

Ottimo spunto, la realtà è soggettiva e come tale si permea del nostro vissuto.

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