La qualità dei contenuti pubblicati in rete è sempre sinonimo di successo?
Sono un po' confuso.
Il motivo principale per cui non ho un sito, non curo un canale YouTube, Instagram o altri social dove promuovo la mia attività e le cose in cui sono mediamente bravo, non è la pigrizia o la classica scusa della mancanza di tempo.
Quando a tutti con internet è stata data la possibilità di esporsi, io non l'ho fatto. Per varie ragioni. Ho anche imparato è che essere bravi a vendersi o essere popolari sui social non vuol dire essere competenti in quello che si fa, anzi.
La seconda -quella più determinante- è il fatto che presentarmi con un prodotto pieno di sbavature e imperfezioni mi avrebbe fatto impazzire. Sarei stato sotto gli occhi di tutti: un concetto o una frase fuori posto, un congiuntivo sbagliato... un disastro. La qualità delle riprese poi? La mia dizione? La cura della prosodia? Le luci giuste? L'abbigliamento? I capelli sempre in ordine?
Più tardi in tutti i libri di crescita personale ho scoperto un unico comune denominatore: puntare alla perfezione è un nemico invisibile e invalidante, un veleno della produttività.
Grazie, me ne sono accorto. Non ho mai accettato l'idea di partire da un risultato mediocre, eppure in passato ho avuto valide conferme sul fatto che quando ho improvvisato ho ottenuto grossi risultati.
Tempo fa ho registrato con gli amici di Wacom User Group Italia due webinar sul colore. Seppur sia stato molto attento ai contenuti e ad altri dettagli, ho ricevuto critiche su degli esempi che ho fatto: nella fattispecie comparare l'estetica personale del colore alle regolazioni audio dello stereo, e parlare di identificazione assoluta del colore associandolo con unità di misure più note, tipo il chilogrammo.
Un perfetto sconosciuto mi ha scritto in privato per insultarmi di ciò, con lunghissimi e arrabbiati messaggi vocali. Un'altra persona che conosco mi ha detto che il paragone è stato azzardato.
Come ho reagito? Ho finito per convincermi che le mie preoccupazioni fossero fondate. Io ho anche timore a scrivere post come questo, perché alcuni diranno che è un "pippone" o che è troppo lungo, e poi il mio cuoricino soffre.
Come dicevo, oggi sono confuso, perché credo di essermi sempre comportato da scemo. Prendiamo in analisi il canale Me contro Te: due ragazzi giovanissimi, validissimi imprenditori. I bimbi li adorano e lei, Sofì, è stata ribattezzata la nuova principessa 2.0.
Qualcuno ha parlato di introiti di € 90.000 mensili, ma ad essere onesto non ho verificato le fonti. Non fatico a crederci, comunque.
Provate però a guardare un loro video: inquadrature e regia inesistenti, immagini talvolta bruciate e fuori fuoco, color correction non pervenuta. Loro parlano con un'inflessione dialettale quasi fastidiosa, usano slang regionali (cose tipo "esco il cane") e i congiuntivi sbagliati frutto di dialoghi piacevoli ma improvvisati, stanno danneggiando milioni di bambini, ma non sono loro gli unici responsabili. :-)
Eppure spaccano, e i loro contenuti oggettivamente divertono bimbi dal primo anno fino ai 13 e più.
Non sono gli unici su questa scia, vedo youtubers guardare una videocamera e parlare dalla loro cameretta e avere milioni di iscritti.
Allora a questo punto spiegatemi com'é che vanno le cose, questo new marketing senza fronzoli. Ribadisco che non è una critica verso i nuovi imprenditori, la mia. Cerco di capire. È davvero il futuro questo corrispettivo del fast food dei contenuti?
Foreign Trade salesman - Non woven products/ Plastic products(e.g. PVC bag/ PE bag/ PP bag/ OPP bag/ CPPvinyl bags & pvc bags&cosmetic bags&plasticholder&sales1@pvc-eva-bags.com
4 anni😊
Educatrice Privata Prima Infanzia | Attività educative con le mani e con l'immaginazione | Amway-Network Marketing | 2 canali YouTube | coAutrice di Favole per migliorare
4 anniCiao Andrea, oggi ti ho citato nella mia newsletter del giovedì. Stay tuned 👊 perchè domenica ti citerò anche nel mio post su LinkedIn. Ti spoilero che ho messo una tua frase (naturalmente citandoti) nel video di domenica sul backstage del progetto video "Più consapevoli con i bambini". Poi magari mi dirai cosa ne pensi ✍
Helping creatives and innovators build profitable, future-proof businesses. AI Expert | Creative Director | Mentor | Father
4 anniCiao Andrea, come al solito ottime riflessioni. Non serve puntare alla perfezione. La perfezione è la morte di ogni progetto oggi. Le cose vanno cosi veloci che prima che tutto diventi perfetto, il treno è gia passato. Better done than perfect!
Fotografo professionista, fotoritocco e formazione. High-end Retoucher. Meta Certified Digital Marketing Associate, Adobe certified professional photoshop, Wine photographer of the year 2025 . Degustatore vino Onav
4 anniIo la penso come te, va bene non essere perfezionista ma parlare dalla cameretta e per giunta in un italiano smozzicato non è da professionisti. Poi ovviamente dipende dal target, ad un corso di psicologia mi aspetto un determinato tipo di persona, invece, al corso breve di come scegliere la pittura murale , un'altra . Questo non toglie che se sei un professionista devi dimostrarlo e ovviamente servono i fatti. Io non ti giudico dai vestiti, ma se parli e non ti capisco o se pretendi di insegnarmi Photoshop senza azzeccare un verbo, io personalmente, ti ritengo poco professionale. Lo stesso discorso che ho fatto qui, su un altro post si riferiva alla foto del profilo. Basta doppio petto e cravatta, meglio la foto della faccia sfatta dopo una notte a cullare i pargoli. Quale metteresti tu? Io una via di mezzo.. Ne la giacca, ne la foto da ubriaco. Quindi come al solito il giusto sta nel mezzo. Ma alla fine, la cosa che si evince è che si tende ad abbassare la percezione che si vuole dare di sé stessi, per non sembrare troppo professionali o troppo costosi e si rischia di portare al ribasso tutte le competenze. Bisogna essere se stessi, vero. Ma se stessi, non, quello che va bene agli altri. Ma poi per vendere si fa tutto.