La scelta di girare l'aumento generalizzato dei costi al cliente potrebbe innescare una dinamica molto pericolosa. Quali alternative abbiamo?

La scelta di girare l'aumento generalizzato dei costi al cliente potrebbe innescare una dinamica molto pericolosa. Quali alternative abbiamo?

Vi faccio una domanda:

se consideriamo caro energia e crisi delle materie prime con relativo aumento dei costi, fino a quando può avere senso per un'azienda assorbire l'aumento generalizzato delle spese riducendo la propria marginalità? E che altro potrebbe avere senso fare?

La risposta a questa domanda chiaramente non può essere univoca e ogni impresa sta portando avanti la strategia che ritiene più opportuna. Molti hanno già da tempo riversato l'aumento dei costi sui clienti, altri stanno ancora cercando alternative.

Per quel che ci riguarda direttamente, posso dire che si tratta di una questione che stiamo affrontando internamente da alcuni mesi e di non facile soluzione.

Per ora siamo giunti sostanzialmente a due conclusioni.

LA PRIMA

L'opzione di girare l'aumento dei costi sui clienti è la prima cosa che potrebbe venire in mente perché apparentemente di facile attuazione. In realtà poi non è davvero così semplice, ma soprattutto non fa parte del nostro modus operandi e non vorremmo adottarla neanche questa volta.

Diciamo che, in generale, abbiamo sempre portato avanti una filosofia finalizzata a contrastare l'aumento dei costi produttivi (qualunque essi fossero) proponendo ai clienti soluzioni tecniche alternative che andassero in qualche modo a compensare. Ci piacerebbe continuare su questa linea anche stavolta.

LA SECONDA

In secondo luogo non possiamo – a parer mio – non tenere conto di un discorso più “grande”.

Riversare un aumento di costi su un cliente significa che questo, a sua volta, probabilmente li girerà a chi viene dopo di lui, che li girerà a chi viene dopo ancora e via via fino ad arrivare a un aumento esponenziale del costo del prodotto in questione al cliente finale. 

Ma cosa succede se il costo finale del prodotto aumenta a dismisura? Molto probabilmente ne verrà ridotta la vendita.

Ecco, 

è proprio questa dinamica che mi sembra molto pericolosa: la scelta di girare i costi al cliente finale potrebbe – in buona sostanza – tornare indietro come un boomerang.

Nel senso che se il prodotto finale viene venduto meno, a diminuire saranno anche le forniture richieste ai vari player che fanno parte della catena produttiva.

Quali soluzioni quindi?

Mi rendo conto che sia quasi impossibile oggi non intervenire in maniera assoluta sui costi; le marginalità nella gran parte dei casi non lo permettono. Non aumentare almeno in minima parte i costi al cliente in una situazione come quella attuale significherebbe che abbiamo delle marginalità così alte da poterci permettere di assorbire i pesanti aumenti generalizzati di questo periodo (soprattutto, quindi, caro energia e materie prime). Ma sfortunatamente non è così (non per noi almeno).

La soluzione su cui stiamo cercando di lavorare è quella di trovare una sorta di compromesso.

Da un lato cercheremo di fare aumenti minimi possibili ai clienti che ci chiedono pezzi a disegno. E, dall'altro, punteremo a incrementare le vendite di soluzioni a marchio MICROingranaggi.

Il nostro obiettivo è infatti quello di fare un “sacrificio”, continuando a marginare meno di quello che dovremmo sulle commesse legate alle lavorazioni conto terzi, ma – di pari passo – potenziare le attività di sales e marketing per poter incrementare la vendita di tutti quei prodotti a marchio MICROingranaggi. Aumentare le vendite significherebbe ridurre i costi di produzione e quindi – almeno in parte – compensare parte delle perdite dovute al complesso momento economico.

Facile? sicuramente no, ma vorremmo provarci.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...


Federico Meneghello

Innovation Management Consultant | Delegate at ISO/TC 279 Innovation Management (ISO 56000) | Professional Innovation Manager UNI 11814 | iscritto all'Albo Manager qualificati MiMIT

3 anni

Stefano Garavaglia penso che come sempre accade le crisi portano ad accorciare la catena del valore. In questo, la spunta chi: - può garantire qualità superiore a costi adeguati 》 ottimizzazione dei processi (cosa che però come lei ben sa non ci si inventa sul momento) - ha capacità di spinta commerciale - ha spalle abbastanza larghe per sostenere il rischio A volte c'è già tutto in casa, altre volte quel che manca ce l'ha un partner e diventa sensato cooperare (o unirsi, anche). Questo processo può essere gestito oppure subito: sicuramente muoversi per primi fa la differenza.

Marco Poier

Individuo i punti critici dei tuoi processi per accelerare produttività e crescita | +86% Produttività in 18 settimane | CEO di Cactus Foundry | 20 anni di esperienza con PMI Manifatturiere | Scarica miei E-BOOK GRATUITI

3 anni

Credo che la risposta a questa utile e interessante domanda sia molto soggettiva. - Se si lavora da tempo all'ottimizzazione dei costi attraverso attività di efficientamento e malgrado questo le marginalità sono molto basse diventa inevitabile ribaltare gli aumenti (almeno in parte) sul mercato. - Se le marginalità sono basse ma perchè già prima si era inefficienti, meglio prendersi le proprie responsabilità e iniziare a fare delle attività di miglioramento piuttosto che tentare di far ricadere sugli altri le proprie inefficienze. - Se le marginalità sono e rimangono comunque alte si potrebbe pensare di assorbirsi completamente l'aumento dei costi e magari pubblicizzare la scelta per cercare di attrarre altri nuovi clienti. Sono solo alcune ipotesi / considerazioni. Nell'incertezza sul da farsi, in via generale, condividere i nuovi costi (così come dovrebbe essere fatto per eventuali risparmi) con il mercato in proporzioni adeguate può almeno farci percepire una condizione di equità.

Paolo Roccatagliati

Head of general and technical services at RSE S.p.A.

3 anni

Un'idea veloce che mi viene in mente e forse sensata è mantenere gli stessi prezzi al cliente finale aumentando il/i lotto/lotti di produzione dove possibile e di una percentuale concordata; economia per tutti in questo caso, dalla filiera dei fornitori al cliente finale. Se invece di eseguire 10 lotti annui pari a tot pezzi, faccio ad esempio 6/8 lotti annui per un uno stesso numero di pezzi si ottengono sicuramente dei benefici per tutti. Nel Vs. caso penso possa essere applicabile e ben accetto da qualche cliente consolidato; sicuramente non si applica a tutti i Vs. clienti indistintamente.

Mario Gualco

Owner Off. Mecc. Gualco, Manager CNA Corp. Rome, President CNA Manufact. Enterprise Lombardy POSTS & COMMENTS ARE MINE

3 anni

In linea generale si può condividere l'approccio sul tema costi-prezzi, da parte mia con qualche distinguo. Se si lavora solo c/o terzi i margini di manovra non sono gli stessi di chi ha una proprio prodotto, inoltre occorre considerare l'incidenza della quota materiale sul costo finale. Se la trasformazione è preponderante rispetto al costo materiale ovviamente la variazione di quest'ultimo avrà un incidenza marginale, perciò assorbitile dal produttore con minore sacrificio. Se allarghiamo il panorama oltre ai costi dei materiali anche ai costi energetici il discorso diventa anche più politico e non mi sembra facile esprimere il mio parere in poche righe.

Stefania Temporiti

Temporiti Srl- Electromagnetic Brakes

3 anni

Buonasera Stefano, Proprio oggi ne discutevo con un nostro fornitore fortemente “energivoro” che mi chiedeva fino a che punto poteva spingersi con un ulteriore incremento del listino prezzi. Dal mio punto di vista , ritengo necessario agire sui costi legati all’efficienza produttiva, investendo sul miglioramento dei processi con l’ausilio di sistemi come il MES , che stiamo introducendo proprio in questi mesi. Questi cambiamenti però richiedono tempi più lunghi rispetto alla velocità con cui i costi stanno crescendo. Il periodo che stiamo attraversando è talmente anomalo ( mai visto in 30 anni di lavoro!) che è necessario comunque coprire in parte i maggiori costi aumentando anche i listini di vendita . Quindi agire su più fronti e cercare di resistere, ricordando che senza marginalità non c’è crescita ne’ continuità d’impresa.

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