Lo Smart Working col Nano e Suor Corvina
Riflessione semiseria sulla prima settimana di smart working a Milano ai tempi del coronavirus
Domenica sera, primo marzo. Ho appena messo a letto il “nano”, 3 anni, che per fortuna ha esaurito le energie, ma so già che è entrato in modalità ricarica rapida, abbiamo poche ore per ricaricarci anche noi. La “piccola” ha solo 2 mesi e dorme beata. Mia moglie sta leggendo. La casa è finalmente silenziosa.
Sento il bisogno di ripercorrere la Smart Working Week appena conclusa, istituita in fretta in una Milano dove quasi ogni settimana è una week, incastrata a forza tra la fine della Fashion Week e l’imminente Digital Week. Voglio capire se abbia funzionato per noi. Potrebbero essercene altre all’orizzonte, bene riflettere, meglio prepararsi.
Weekend di lancio
Venerdì 21 febbraio chiudo l’ultima riunione “faccia a faccia” in ufficio. Tutti pronti per una settimana di lavoro da casa. Un saluto ai colleghi e inizia il fine settimana in famiglia. Si percepisce che qualcosa è cambiato, le notizie delle ultime ore non rasserenano, ma ne usciremo.
Sabato 22. Arriva la notizia della chiusura delle scuole. Chissà perché, ma non pensavamo che gli asili rientrassero tra le “scuole”, evidente speranza inconscia.
Domenica 23. Confermato, l’asilo chiude per tutta la settimana, la mail della direttrice non lascia spazio ad interpretazioni. Vabbè ci si organizza con la tata. Whatsapp per chiedere da lunedì di anticipare l’arrivo e fare qualche ora in più ogni giorno. Risposta: un pilatesco pollice in su. Mi giro a guardare il nano e tiro un sospiro di sollievo. Iniziamo a spiegargli perché da lunedì niente asilo, sorride ed esordisce con la sua canonica frase: “papà, giochiamo?!”
Nano Management
Lunedì 24. Ho 3 videoconference già pianificate, un buon numero di telefonate da distribuire nella giornata ed un paio di documenti da rivedere. Tutto dovrebbe filare liscio. Tata in arrivo, gestirà il nano e proteggerà lo studio da irruzioni. Magari!
Scrive che è in ritardo, arriverà verso le 11:00, l’accompagnerà un’amica. Non se la sente di prendere treno e metro, ha letto le notizie. Le dico di prendere un taxi. Arriva alle 10:20, mia moglie gestisce la piccola, io sono già in conference.
Ho disattivato il video sostenendo che la connessione lenta mi blocchi l’audio. Gestisco la riunione con il dito destro sul tasto mute e la mano sinistra che manovra uno stegosauro in una guerra giurassica contro un plesiosauro e un oviraptor, che il nano maneggia con feroce destrezza. Chiudo finalmente la chiamata. Il mio dinosauro giace esanime, il nano mi fissa con aria soddisfatta e sguardo di sfida. Non avevo mai perso prima con lo stego.
Trasporti
A pranzo cerco di empatizzare con le ansie da metropolitana della tata, mi accenna alla possibilità di prendere i mezzi pubblici usando una mascherina, ma pare siano difficili da trovare. Tra una call e l’altra mi affaccio su Amazon per scoprire che quella mascherina 3M con valvola, che avevo preso a 5 euro l’anno scorso per verniciare le mensole della cantina, adesso costa 37 euro, non il pacco da 10, ma il singolo pezzo. Comunque la prima consegna utile è per il 17 marzo; stessi tempi anche su eBay e un’altra decina di siti scandagliati. Cerco un’alternativa.
Mi salva una foto della linea M1 deserta alle 9 del mattino, che utilizzo con un po’ di argomentazioni scientifiche: difficile il contagio da paziente asintomatico, ha poca carica virale, devi essere a meno di un metro di distanza e deve starnutirti in faccia; oggi la metro deserta è sicura; importante lavarsi spesso le mani. Alla fine con mezzo litro di disinfettante gel ed un po' di giuste raccomandazioni la tata è dei nostri. Smart working assicurato… o quasi.
Il Parco
Martedì 25. Con l’asilo chiuso l’obiettivo è tenere il nano fuori di casa, a lungo. Non basta mandarlo in terrazza; perché lo smart working funzioni il nano deve essere a più di 300 metri dal domicilio, tipo una misura restrittiva del tribunale per un mini stalker.
Alternative disponibili: parco, piscina, ludoteca, corso di musica, corso di circo, museo della scienza. Ebbene è tutto chiuso per coronavirus tranne il parco. Siamo nella settimana di carnevale, il parco è la risposta!
Il nano è preparato col suo vestito cretaceo da triceratopo. Ha gli occhi luccicanti all’idea di far spaventare tutti i suoi amichetti. Tata e nano partono per la spedizione, ma dopo 15 minuti sono di ritorno. Il parco era deserto, c’era solo una bimba di 2 anni vestita da principessa Elsa di Frozen, che è scappata via in lacrime con i nonni quando un dinosauro con tre corna l’ha inseguita con urla animalesche minacciando di mangiarla.
Lo fisso mentre cerca di spiegarmi l’accaduto, in dubbio se ridere o rimproverarlo. Spengo il video anche della conference con gli inglesi, mentre faccio divorare il mio pteranodonte da un tirannosauro mai visto così aggressivo.
A Casa di Amici
Mercoledì 26. La chat dei genitori dei compagni d’asilo svela che un’amichetta sta organizzando una festa in maschera a casa sua. Siamo salvi, ma già so che potrebbe costarci cara. Aderiamo e lo spediamo con la tata a casa di Alice. La giornata è perfetta, produttiva, efficiente, quasi rilassante, se non fosse per il bombardamento di notizie allarmistiche sui contagi, il prezzo di mascherine ed amuchina, l’assalto ai supermercati, il crollo delle borse.
Notifica Whatsapp, è la chat dei genitori che si è animata. “Dove ci si vede domani?” Sapevo che avremmo dovuto saldare il debito. Guardo l’agenda della giornata seguente e scovo uno spazio di 3 ore pomeridiane compatibile con la casa invasa dagli amichetti del nano. Ci offriamo volontari. Recupereremo nei giorni seguenti. Attiviamo immediatamente il “non disturbare” sui telefoni appena capiamo i temi in partenza sulla chat: “quanto sopravvive il virus su una superficie porosa? sufficiente la mascherina FFP2 o meglio la FFP3?”
Esercitazione nucleare
Giovedì 27. La mattinata lavorativa trascorre bene, la spedizione al parco del nano è stata positiva, il deserto dei primi giorni ha ceduto il posto ad una combriccola di bimbi figli di genitori temerari o forse solo esausti, che hanno rivalutato i rischi di infezione da contatto con l’altalena, lo scivolo e l’amichetto bavoso.
Ore 16:00 squilla il citofono, ci siamo, stanno arrivando gli amichetti. Apro la porta ai primi due, i gemelli. Resto immobile a fissare due nanetti extraterrestri gialli. Non saprò mai, o forse temo di saperlo già, se la tuta integrale da decontaminazione, completa di casco, guanti e scarponi, fosse un travestimento di carnevale o l’abbigliamento d’ordinanza per le uscite nei giorni del virus. Quando anche Spiderman, tre principesse, il topolino e Joker si sono presentati con mascherina e guanti, ho avuto conferma dei miei sospetti.
Guardo la comitiva, ma soprattutto i gemelli e mi illumino. Invento un’esercitazione di bonifica di una centrale nucleare, metto i guanti al nano e spedisco tutto il gruppo in cantina con la tata, a trasferire una sessantina di kg di vecchie mattonelle nel baule della mia auto; erano mesi che mi riproponevo di andarle a buttare in discarica, senza mai trovare il tempo. Un colpo di genio. Hanno impiegato 3 ore esatte ed avevano gli occhi lucidi di gioia per aver maneggiato scorie radioattive a forma di mattonella. Intanto ho lavorato sereno.
Quando verso l’ora di cena è arrivata la telefonata del primo genitore, rispondendo pensavo: “forse ho esagerato”. Mi sono tranquillizzato immediatamente, sentendomi dire: “mio figlio mi ha raccontato del gioco della centrale nucleare, volevo ringraziarti, non solo si sono divertiti tanto, ma hanno imparato anche cose utili”. Le altre 5 telefonate, inclusa quella della mamma dei gemelli, erano pressoché identiche. Potere dell’ansia da pandemia.
I Nonni a distanza
Venerdì 28. Mi sveglio per l’ultima giornata della Smart Working Week. Guardo indietro alla settimana e mi dico che si poteva fare di più, organizzarsi meglio. Due tate automunite? Un asilo a domicilio? Uno studio blindato, insonorizzato con ingresso indipendente? Vedremo, le soluzioni possibili sono tante.
Ma questo venerdì voglio far funzionare lo smart working al massimo. Lampo di genio: “vado in ufficio!!!” Mai giornata di smart working fu più produttiva di un venerdì in ufficio.
Le notizie su contagi, ricoveri, guarigioni e zone rosse si rincorrono ed arriva puntuale, come ogni giorno, la telefonata dei nonni. Chiedono come stiamo. Vedono le immagini, ascoltano le notizie ed ovviamente sono preoccupati, soprattutto per i nipotini. Li tranquillizzo, stiamo bene, non ci sono problemi, stiamo lavorando da casa, facciamo smart working, anche se non riesco spiegare che cosa ci faccia in ufficio.
Li esorto a non credere a tutto ciò che vedono e sentono. Spiego che è molto difficile essere contagiati, stiamo prendendo tutte le precauzioni, anche per i piccoli, non come i gemelli penso, ma stiamo attenti. Cerco di confortarli con un po’ di dati sugli alti tassi di guarigione, sulla percentuale di mortalità inferiore a SARS e MERS, sul non preoccuparsi per noi, visto che i decessi sono concentrati nella fascia over 70… non ho fatto in tempo a mordermi la lingua su quest'ultima frase, ormai era tardi.
La sera li richiamo buttando lì l’idea di andare a trovarli con tutta la famiglia e magari restare una settimana da loro. Invece dello storico commento “perché solo una settimana?”, sono colpito da un “sei convinto? ma volare è sicuro in questi giorni? non è meglio aspettare qualche settimana ancora?”. La fobia da coronavirus ha colpito anche i nonni, potere della disinformazione.
Il sogno
Sabato 29. Nella notte il sonno è agitato. Sogno l’asilo che ho frequentato da piccolo, con Suor Saveria, Suor Luisa, Suor Corvina. Ma nel sogno io non ero il bambino che frequentava l’asilo, bensì mio padre. Ero felicissimo e ringraziavo le suore per il grande lavoro che stavano facendo con me, insomma con mio figlio. Ero felice e chiacchieravo con suor Corvina, una specie di generale tedesco cattivissimo, e le dicevo: “sappiamo che il piccolo è molto vivace, difficile da gestire, ma lei sta facendo un gran lavoro, ed anche a casa notiamo i risultati”. Suor Corvina sorrideva e aggiungeva: “non mi ringrazi, per me è un piacere arginare queste piccole pesti”. Su questa frase mi sono svegliato di colpo, era quasi l’alba. Probabilmente ho urlato, lo dico perché dopo pochi secondi ho sentito i passi pesanti del nanetto, che piombava nella stanza con un dinosauro tra le mani esclamando: “papà, bronto non riesce a dormire, possiamo venire nel lettone?”.
Suor Corvina
Quella mattina a colazione continuo a pensare all’incubo della notte prima. Era tutto così nitido. Ripenso a Suor Corvina, al suo ghigno, alle sue parole. Qualcosa non quadrava. Ricordo benissimo la dolcezza di suor Saveria, la severità di suor Luisa, ma suor Corvina? Non riuscivo a metterla a fuoco. Non ritrovavo il suo viso nei ricordi da bambino. Certo!!! Perché non era mai esistita, non c’era mai stata una Suor Corvina nel mio asilo. Pura e semplice invenzione del mio cervello in una notte movimentata da incubi. Lascio andare un sospiro di sollievo. Sorrido. Poi di colpo torno serio. Prendo una penna e scrivo in stampatello SUOR CORVINA su un pezzo di carta. Come avevo fatto ad inventare quel nome? Osservo quelle due parole per qualche secondo. Tocco le lettere con la punta della penna, salto dall’una all’altra. Nooo!!! SUOR CORVINA… era l’anagramma di CORONAVIRUS.
Non ho tempo da dedicare all’interpretazione del sogno, ma sono affascinato da quanto accaduto. Una educatrice d’infanzia immaginaria, suora dal pugno d’acciaio che si propone come nemesi del coronavirus e soluzione al più grosso ostacolo ad uno smart working efficace: il nano senza asilo. Non dimenticherò più quel sogno, ma devo ammettere che sarebbe bello avere una Suor Corvina disponibile per le prossime settimane.
Finisco di bere il caffè mentre sento alle spalle una voce allegra che mi urla: “papà, giochiamo?!”
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Senior Recruiting Consultant presso Hays
5 anniBellissimo 👏. Comunque purtroppo Smart working e nani è così....😰🙈
Director Medicinal Chemistry
5 annimolto bello da leggere!
Sales manager presso GENEGIS GI S.R.L.
5 anniGrande Cuginone!!!! Un abbraccio forte al tuo Nano....
Chief Executive Officer at Avantea
5 anniBravo Marco! Sei riuscito a rappresentare lo spaccato di una realtà pseudo drammatica in maniera ironica e simpatica a tanti genitori che si sono ritrovati protagonisti nel tuo racconto. Mi ricordi molto Stefano Benni. A quando il tuo primo libro?😉
Senior Key Account Manager
5 anniPura sacrosanta verità!