Accessibilità: serve a molti ma fa a bene a tutti. Capiamoci qualcosa.

Accessibilità: serve a molti ma fa a bene a tutti. Capiamoci qualcosa.

Oggi in treno, mentre mi preparavo a scendere alla mia fermata, cercavo con lo sguardo l’interruttore per l’apertura della porta, quello con il simbolo “‹›” in verde, per capirci.

L’ho trovato quasi subito, vicino al margine della porta e all’altezza della mia spalla.

Per la prima volta ho notato la presenza di un secondo pulsante identico, più in basso, e ho pensato: “Un secondo pulsante accessibile alle persone con difficoltà motorie.”

Poi ho cominciato a pensare che per la grande maggioranza delle persone sarebbe probabilmente bastato il pulsante più basso, comodo da raggiungere tanto da seduti quanto da in piedi e mi sono chiesto sulla base di quali dati. In fase di progettazione si tiene conto anche dei costi e raddoppiare il numero degli interruttori su un treno, se non è utile a nessuno diventa una spesa evitabile: in effetti di solito il criterio di accessibilità per gli interruttori, le maniglie e i dispositivi di apertura/chiusura in generale è quello di assegnare una sola posizione comoda per tutte le persone, massimamente inclusiva (pensiamo alle maniglie antipanico).

Mentre riflettevo sul senso e sull’opportunità di utilizzare pulsanti ridondanti in progetti digitali (a differenza di quelli elettronici non comportano costi aggiuntivi o quasi) il treno si è fermato e ho aperto la porta (con il pulsante posizionato più in basso, per controllare che anch’esso fosse effettivamente comodo all’uso da in piedi).

Prima di smontare ho guardato in basso e il marciapiede era distante almeno 30cm; ho aspettato qualche istante che uscisse una pedana, ma niente. Sceso, ho controllato e in effetti la carrozza non era provvista di pedana. O forse il marciapiede era più basso del dovuto, non ancora adeguato alle ultime normative che prevedono l’allineamento con il pavimento delle carrozze.

In ogni caso una persona con ridotte capacità motorie non avrebbe potuto scendere da sola.

Peggio ancora: una persona con ridotte capacità motorie non avrebbe avuto modo di salire su quel treno. A che pro fornire pulsanti comodi per tutti su una carrozza accessibile solo ad alcuni?

Questo aneddoto è un ottimo spunto per parlare di Accessibilità.


Accessibilità, questa sconosciuta

Con Accessibilità in ambito digitale si intende l’assenza di barriere all’utilizzo di uno strumento: un sito o app è accessibile quando può essere usata da tutte le persone, indipendentemente dalle limitazioni sensoriali e/o motorie di ciascuno.

Pensiamo a utenti con limitazioni visive, mobilità limitata o difficoltà motorie, difficoltà cognitive, disabilità nell’apprendimento, o disturbi dell’udito: non soltanto persone con disabilità permanenti ma anche temporanee o situazionali (ci torniamo più avanti).

I prodotti digitali sono quindi accessibili se sono progettati e sviluppati per fornire le informazioni agilmente attraverso diversi canali sensoriali o se sono almeno predisposti alla navigazione tramite ausili, strumenti che traducono le informazioni in modo che siano fruibili attraverso sensi diversi (vista, udito, tatto).

Nel caso dell’aneddoto del treno, la carrozza è accessibile per tutti se:

  • al momento dell’apertura della porta, il pavimento interno è allineato e vicino a quello del marciapiede
  • esiste almeno un ausilio (pedana mobile, solleva persone) in grado di garantire la salita e la discesa per chi ha limitazioni ai movimenti.


Ok ma... come si fa?

Ogni funzione di per sé accessibile garantisce l’usabilità di uno strumento ma l’accessibilità dello strumento si ottiene solo quando TUTTE le sue funzioni sono accessibili.

Quando progettiamo uno strumento, che si tratti di un apriscatole, un'app o una biblioteca, abbiamo perciò bisogno di criteri di riferimento, che non costano nulla e ci permettono di evitare errori grossolani ma sono poco specifici, e test di usabilità, che invece possono costare anche molto ma sono specifici e permettono di rilevare criticità altrimenti difficili da prevedere.

I criteri di base per una progettazione orientata all’accessibilità sono:

  • Percepibilità: quando le persone possono accedere a un contenuto in modo che sia percepito senza perdita di informazione o struttura (ed è perciò contraddistinto per la sua unicità) e in modo che ci siano forme alternative di contenuto che supportano tutti i sensi e tutti i livelli di percezione;
  • Comprensibilità: quando si offrono alle persone un linguaggio e un’interfaccia (UI) semplici, leggibili e facilmente comprensibili;
  • Realizzabilità: quando tutti possono fruire i contenuti navigando autonomamente attraverso qualsiasi dispositivo di input; vocale, digitando sulla tastiera, tramite le pause, i movimenti degli occhi, con un solo dito, con movimenti della testa, etc;
  • Solidità: gli ausili utilizzati dagli utenti con difficoltà particolari possono cambiare nel tempo ma il loro funzionamento può essere garantito grazie all’adesione a standard come W3C. 


A chi interessa

Rendere un sito o un’app accessibile è ritenuto fondamentale per le Pubbliche Amministrazioni, ma dovrebbe essere importante per tutti i servizi al pubblico, anche se gestiti da aziende private.

L'accessibilità è una condizione necessaria (non sufficiente) per l'inclusività, l'usabilità e l'esperienza utente positiva: avere un servizio accessibile può costare un po' di più ma significa anche essere in grado di raggiungere TUTTI i potenziali utenti fornendo un’Esperienza Utente (UX)  in grado di coinvolgere e fidelizzare il pubblico.

Anche se le PMI spesso non hanno o credono di non avere i mezzi per una fase di testing dedicata, noi designer almeno possiamo assumerci la responsabilità di progettare non soltanto mettendo l'essere umano al centro del progetto, ma ricordandoci il più possibile delle diversità che caratterizzano tutte le persone.

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