Parola d'ordine: AI AI AI AI AI AI
AI come Artificial Intelligence.
AI come urlo di dolore che i bambini lanciano quando si feriscono.
In questi giorni leggo due articoli relativi ad aspetti rigurdanti politiche di lavoro in Amazon (dalle info raccolte non mi sembrano fake).
Il primo parla di come il colosso americano utilizzerebbe l'AI applicata al processo di licenziamento, il secondo è una intervista ad un lavoratore (ancora dipendente), della sede di Castel San Giovanni, che descrive il logorio fisico dopo 5 anni di lavoro in Amazon e della strategia di rimpiazzo.
L'AI può decidere di licenziare un lavoratore?
Si posono spremere le persone per poco tempo e poi "scaricarle"?
Alla prima domanda risponderei perchè no; oggi in alcuni paesi puoi essere "lanciato" per una performnce scadente (la Cassazione italiana farebbe capire che anche da noi è difficile ma possibile); ti valuta un responsabile o un sistema misto di performance evaluation (non entriamo nel merito della questione) e poi viene presa la decisione. Essere valutati da un software, progettato dagli umani, o essere valutato soggettivamente da un essere umano non mi suscita particolare avveristà, trovo la situazione figlia dell'evoluzione tecnologica.
Se un algoritmo ben scritto, del codice ben programmato e alcuni sensori, decretano una performance inattesa, ecco che i famosi indicatori segnano su un monitor "You are fired", come farebbe forse il nostro responsabile compilando una form su un portale aziendale; nulla di strano.
Attenzione però alla questione umana, alla persona!!!
Possiamo riempire magazzini di robot, possiamo sostituirne le parti guaste, possiamo facilmente convincerli a lavorare giorno e notte, possiamo chiedere loro di non fare figli, di non fare pipì, di non dire nulla; qui si tratta di ammassi di fili, silicio e software.
Un umano necessita di maggiore comprensione, può avere dei cali fisiologici, può avere un braccio dolente, può avere un grave problema familiare taciuto, può dover andare in bagno più del giorno prima, deve avere la libertà di espressione e deve sentirsi una "persona"; qui si tratta di acqua, muscoli, emozioni, sentimenti, sangue e anche di ossa.
L'AI deve tenere conto di tutto questo (se non l'AI, almeno l'azienda)!! Questa parte non può mancare; questo aspetto del lavoro non può essere trascurato.
Al secondo quesito rispondo "anche no". Certo che un lavoratore (o lavoratrice) deve dare il meglio di sè sul lavoro, come anche in altre circostanze della vita, ma sapere scientificamente che verrà torchiato all'osso, monitorandolo ogni secondo, sfruttando appieno i suoi anni migliori (magari in giovane età), portandolo ad una condizione psico/fisica logorata non ha alcun senso. Porterà forse un buon profitto nel breve termine ma creerà un impatto sociale negativo incalcolabile.
Persone portate all'estremo hanno solitamente ricadute negative in ambito familiare e sociale; potrebbero perdere fiducia nel lavoro, potrebbero aver bisogno di cure sanitarie, potrebbero aver problemi a ricollocarsi, potrebbero essere incazzate e sentirsi sfruttate.
Non temo la tecnologia, non temo alcune logiche di profitto, temo il loro utilizzo quando viene messa a rischio la dignità e l'integrità delle persone.
Se Amazon ha magazzini robotizzati non mi scandalizza; se le persone vengono "scambiate" per robot e da loro si pretende lo stesso comportamento delle macchine e magari si crea pure un bonus rottamazoine, come avviene con le auto, bè, questo mi angoscia parecchio e mi spinge a riflettere e ad informarmi (a tal punto di decidere se contribuire al business di un brand).
Leggete questo articolo su possibili scenari futuri nel mondo del lavoro (https://bit.ly/2ITSaaf) dove alla fine si dice: "Per ridurre il rischio di disuguaglianze assisteremo allo sviluppo di nuovi modelli di relazioni tra governi e mercati, in aggiunta ad un controllo sempre più stretto delle attività delle multinazionali tecnologiche. Le istituzioni probabilmente torneranno a giocare un ruolo di primo piano nell’economia con un atteggiamento più interventista, in modo simile a quello che è accaduto dopo la seconda guerra mondiale".
Credo sia giunto il momento di occuparsi di futuro (soprattutto le istituzioni) affrontando la parte etica e morale che rigurda tutti noi umani. Oggi l'argomento è caldo anche nelle IT company e anche IBM si sta dedicando con forza a creare un'AI trasparente e etica.
Continuo a rimanere appassionato di persone e tencologia e continuerò a fare riflessioni e azioni perchè questo connubbio possa coesistere e crescere in modo sano.
Spero non ci sia un progetto per portare rottami umani su nuovi pianeti, raccoglierne le lacrime in grandi bacini e innaffiare nuove colture spaziali che faranno cadere i loro frutti sulle nostre teste.
Qui trovate l'articolo sull'AI in Amazon
http://tiny.cc/ga9w5y
Qui trovate la video intervista del dipendente Amazon
Immagini scaricate da www.pexel.com
Ordine Ingegneri Padova 1056, Pres. Cons. Disciplina, già Tesoriere, consigliere Fondazione, già dirigente tecnico Comune di Padova, poi Regione Veneto, Collaud.Reg.Veneto 934, CTU Trib. PD 512, studi classici
1 annohttps://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/infocrazia-byung-chul-han-9788806256432/ Un bel libro del filosofo tedesco, saluti.
Professional HR, cerco di migliorare e facilitare il lavoro dei miei colleghi e di conseguenza anche il mio.
5 anniAnch'io non sono contro alla tecnologia anche se un po' mi da soggezione e quindi non risulto iper-digitalizzato. Mi colpisce che la stiamo utilizzando per svolgere lavori disumanizzanti, rivestendola di umanità ( es i futuri N.E.O.N della Samsung, che se non ricordo male, avranno un aspetto di una persona gioviale, sorridente e sempre disponibile laddove invece, una persona reale, alla 25esima domanda ripetuta sarebbe infastidita e demotivata ) Poi dall'altra parte però, si finisce con lo sviluppo di robot sempre più efficienti che portano il lavoratore ad essere disumanizzato. Il celebre detto "lI lavoro nobilita l'uomo" sembra essere cambiato in "il lavoro nobilita il robot".I tempi sono maturi, per fare una seria riflessione sotto il profilo etico e normativo di cosa vorrà dire essere umano e lavoratore nel prossimo futuro.
docente di storia e filosofia, blogger, curatore comunità virtuale di apprendimento, esperto blended learning
6 anniIsaac Asimov, Nove volte sette :-) https://uz.sns.it/~fvenez/novesette.html?fbclid=IwAR2DfXK3xonVpi-QbTGtfSbAcSyNrHFA6JNN-gFu4iZYI- WEsyzd4g_apCQ
Head of Learning Innovation & Experience
6 anniBella riflessione. I possibili scenari inquietanti sono dietro l'angolo. Questo è quello che temo, senza però essere contro. Dovremo stare attenti affinché la tecnologia venga usata 'in modo umano'. Anche perché, volenti o nolenti, siamo di fronte a un fenomeno da governare, non da bloccare.
HR Manager - Samsung SDS Global. Certified Philosophical Counselor
6 anniCiao, bella riflessione ricca di spunti. Certo sarebbe divertente se tutte le persone si rifiutassero di lavorare secondo i ritmi imposti da Amazon! Ma c’è sempre qualcuno che sfidato sulla propria capacità di resistenza e attirato dal desiderio di competitività e individualismo, cede e comincia a galoppare. E allora, se siamo stati imbevuti di cattivo spirito competitivo e imprenditoriale per anni, non possiamo che accettare questo modo di considerare le RISORSE. Le persone non sono risorse. Le risorse servono a qualcos’altro, le persone DEVONO ESSERE UN FINE. L’AI può fare ciò che crede, non è certo meglio o peggio di un manager imbevuto di questa cultura. D’altronde siamo sempre pronti ad enunciare i benefici della tecnologia che ci fa risparmiare tempo (la banca, il supermercato, l’agenzia di viaggi, il negozio di abbigliamento, la libreria, il ristorante...) dimenticandoci che siamo complici della distruzione di migliaia di posti di lavoro. Credo sia più un problema di cultura di distruzione insinuatasi nelle persone, l’AI è solo un prodotto, per giunta fatto dall’uomo.