Post-Verità: quando le emozioni contano più della verità.

Post-Verità: quando le emozioni contano più della verità.

Secondo la Treccani il termine #post-verità, dall’inglse #post-truth, è “Argomentazione, caratterizzata da un forte appello all'emotività, che basandosi su credenze diffuse e non su fatti verificati tende a essere accettata come veritiera, influenzando l'opinione pubblica

Quante volte ci ritroviamo a leggere un articolo, una notizia o un fatto e ci domandiamo: “Sarà vero?”.

Con l’avvento di #Internet, l’obiettivo iniziale era quello di accrescere la diffusione delle informazioni, promuovendo cultura, libertà di espressione e pensiero. Tuttavia, col passare del tempo, il panorama digitale ha assunto una piega diversa.

Da un lato, la rete ha dato voce a chiunque desiderasse condividere idee e opinioni in modo libero e immediato, dall’altro questa inondazione di notizie ci ha resi pigri e non più vogliosi di approfondire e confrontarci.

Internet ha rivoluzionato il modo in cui accediamo alle notizie. Se in passato ci si affidava a media tradizionali — come radio, quotidiani e televisione —, oggi il flusso di informazioni è vasto, rapido e incontrollato. Questa sovrabbondanza di contenuti ha introdotto un nuovo problema: il dubbio costante sull’autenticità delle informazioni. L’assenza di filtri e il proliferare di interpretazioni personali dei fatti hanno contribuito a creare un clima di incertezza e confusione. Soprattutto tra le nuove generazioni, che spesso si accontentano di leggere un titolo o un breve post, si diffonde l’illusione di sapere tutto senza approfondire.

Gli algoritmi dei #social media, poi, amplificano questo fenomeno. Progettati per massimizzare l’engagement, tendono a mostrare contenuti che rispecchiano le preferenze e le convinzioni dell’utente. Di conseguenza, se una persona è incline a credere in teorie del complotto o visioni pessimistiche, i social continueranno a proporle contenuti affini, creando una sorta di “bolla” informativa. Questo meccanismo non favorisce il confronto con idee contrapposte, anzi, rafforza convinzioni preesistenti e limita l’apertura verso prospettive differenti.

Viviamo nell’era della post-verità, un’epoca in cui molti contenuti digitali distorcono il reale. Come genitore di figli adolescenti, questa realtà solleva preoccupazioni: come possiamo insegnare loro a distinguere il vero dal falso, a guardare oltre il singolo video, post o notizia? È una sfida complessa, soprattutto in un mondo in cui la capacità di suscitare empatia e curiosità attraverso ciò che viene pubblicato può facilmente creare miti e leggende.

Ci troviamo di fronte a due grandi problematiche causate dalla proliferazione di notizie:

  1. La diffusione incontrollata di #fake-news: la più grande manifestazione della post-verità. Il #fact-checking rappresenta(va) un tentativo di contrastare questo fenomeno, ma non è privo di limiti. Come ben sappiamo, o abbiamo abbondantemente sentito in queste ultime settimane, il fact-checking è uno strumento per contrastare la disinformazione e ristabilire la fiducia nel sistema informativo. Attraverso processi strutturati e metodologie rigorose, i fact-checker analizzano fonti, confrontano dati e smascherano le falsità. Tuttavia, questo strumento non è esente da critiche. Alcuni ritengono che il fact-checking possa essere influenzato da condizionamenti politici e utilizzato per silenziare voci scomode o di opposizione. È noto, ad esempio, che Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook (ora Meta), ha deciso di rimuovere il fact-checking dalla sua piattaforma per garantire maggiore libertà di espressione, riducendo le restrizioni su ciò che può essere pubblicato.
  2. La perdita di empatia: La comunicazione mediata da uno schermo ha eroso la percezione dell’impatto delle nostre parole. Offline possiamo osservare le reazioni emotive degli altri; online, questa connessione si dissolve, portandoci a sottovalutare le conseguenze delle nostre azioni.

Queste sfide richiedono un impegno collettivo: insegnare alle nuove generazioni a sviluppare uno spirito critico, a valutare le fonti e a ricercare attivamente la verità. Solo così potremo navigare in modo consapevole e responsabile nell’oceano dell’informazione digitale.

Breve nota storica: Sapevate che la prima post-verità documentata risale tra il 35 a.C. e il 30 a.C.? Ottaviano (futuro Augusto) diffuse notizie false su Marco Antonio, accusandolo di tradire Roma e di sottomettersi alla regina Cleopatra d'Egitto. Si racconta che Ottaviano falsificò o manipolò il presunto testamento di Marco Antonio, in cui si dichiarava il desiderio di essere sepolto ad Alessandria e di lasciare Roma sotto il controllo di Cleopatra. Questa notizia scatenò indignazione contro Marco Antonio, mobilitando l'opinione pubblica romana contro di lui. Nonostante questo fatto storico non sia stato confermato da alcuna fonte certa, si è radicato così profondamente nella memoria collettiva da essere considerato vero, alimentando false credenze che persistono nel tempo.

Luisa Lavano

Manager Systems Engineering Channel & GSI Italy at Fortinet

7 mesi

Complimenti Vittorio Taddeo

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