🎬 Pulp Questions n° 27 - Chi è, è. Chi non è, racconta chi è.

🎬 Pulp Questions n° 27 - Chi è, è. Chi non è, racconta chi è.

👩

Mr Wolf, Hai presente quelle persone che si raccontano aperte e disponibili al confronto… mentre con la voce ti dicono “tranquilla, parliamone”, con lo sguardo ti stanno scannerizzando da capo a piedi, con fare indagatorio da spia dei servizi segreti  che trasuda giudizio?

🐺

E Quelle che mentre parli ti dicono:

“Interessante il tuo punto di vista… mi stupisce che tu la veda così, però eh…”

oppure

“Ah, ok, tu sei una di quelle persone lì… capito.”

E tu senti il peso del giudizio non nelle parole, ma nella pausa che lasciano dopo.

👩

Esatto. È metacomunicazione passivo-aggressiva: a parole ti dico che va tutto bene, ma nei fatti ti punisco/giudico sottilmente per quello che sei o dici. Così, se reagisci, sembrerai tu quella esagerata. E se non reagisci, resti incastrata nella dinamica.

🐺

E poi c’è il colpo di grazia:

“Io sono una persona empatica, molto sensibile, molto così e cosà… cerco solo di capire.”

Ma nel tono c'è una sentenza. E nella postura un muro.

👩

Il paradosso è che spesso chi comunica così si racconta anche come "vittima". Non viene capito, non viene ascoltato… e nel frattempo commenta da aguzzino il comportamento altrui, come se fosse sempre su un pulpito a sparare sentenze

🐺

Altro che dialogo. È una trappola comunicativa. Se dici qualcosa, sbagli. Se non dici niente, confermi.

👩

E il bello è che, se poi ne parli, ti dicono:

“Ah no guarda, sei tu che l’hai percepito così. Io non volevo assolutamente.”

🐺

Formula magica per lavarsi la coscienza: "Non è colpa mia se ti sei sentita giudicata, non hai capito."

E allora che si fa?

👩

Tre possibili cose.

  1. Non cascarci. E prendi le misure. Dai più peso a come ti senti che a ciò che dicono. Se ti senti sminuita, svalutata o sotto giudizio… c’è un motivo. Fidati del tuo corpo. Quando lo stomaco ad esempio sente ansia di fronte a parole apparentemente pacate e concilianti, è perché spesso rileva ambiguità nella comunicazione. Osserva e decidi che grado di fiducia accordare a queste persone…
  2. Nomina la dinamica, non l’intenzione. Invece di dire “sei giudicante”, cadendo nella trappola di emanare pure tu giudizi usa espressioni quali: “Mi sento sotto osservazione e questo mi blocca, anche se magari non è tua intenzione.” Così smonti l’ambiguità percepita e apri uno spazio più onesto.
  3. Scegli se restare o no. Non tutti i dialoghi si possono salvare. A volte, il vero atto di leadership è smettere di cercare comprensione da chi comunica solo per confermare sé stesso.

🐺

Perché alla fine, chi è davvero empatico… non lo dice di continuo. Lo si sente.

Personalmente soprattutto quando rilevo ambiguità manipolative di tipo aggressivo-passivo, anche se inconsce, ultimamente lascio correre, osservo, mi limito a tenere delle distanze di sicurezza.

 Ti va di raccontarmi com’è andata quando hai provato a gestire un dialogo da Formula 1 in quanto ad ambiguità?

Tu stesso/a tendi a parlare in modo ambiguo? Hai mai avuto feed back di questo tipo? Cosa ne hai fatto? Li hai usati o ignorati?


Diletta Bianco

Content writer, scriptwriter, copywriter e proofreader. Ho le parole che servono a comunicare il tuo brand. Un mantra: "natura e cultura". Se il tuo brand si occupa di tematiche green lavoreremo ottimamente insieme.

1 mese

Temo di non essere affatto brava agestire le comunicazioni ambigue e/o sospese. Difatti poi ci ritorno su e ci rimugino giorni. Essere espliciti e chiari per me è una priorità, poi, il dare o riceveere giudizi non mi pesa più di tanto, non devo piacere per forza a tutti e non devo farmi piacere tutti.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate