Quando l’eredità divide
«Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo.» – Anna Karenina, L. Tolstoj
Se dovessi applicare questo principio (noto come “il principio di Anna Karenina*”) alla consulenza patrimoniale penso che si adatterebbe come un guanto al tema dei passaggi generazionali.
Quando ogni famiglia riesce a trasmettere con successo ricchezza e valori significa che è riuscita a trovare un linguaggio comune, una missione condivisa con le nuove generazioni. Invece quando le cose vanno storte (e capita più spesso di quanto si pensi), le ragioni a cui imputare l’insuccesso possono essere davvero numerose: incomprensioni, silenzi, rivalità latenti, mancanza di preparazione degli eredi, solo per citarne alcune.
Un recente studio di Bank Julius Baer** evidenzia un aspetto molto importante: il 97% dei fallimenti nei passaggi di ricchezza non dipende da aspetti tecnici o fiscali, ma da dinamiche familiari.
In sintesi le cause principali del fallimento nel passaggio sono:
Non è la mancanza di un trust o di un consulente legale a far deragliare la transizione, ma l’assenza di comunicazione, di educazione finanziaria degli eredi e di una missione di famiglia in grado di andare oltre il singolo.
Questo quadro di motivazioni trova conferma anche in ulteriori ricerche recenti.
L’European Family Office Report 2023*** di Campden Wealth mostra che il 92% dei family office in Europa considera essenziale trasmettere i valori di famiglia alle nuove generazioni. Inoltre l’88% ritiene indispensabile che la generazione attuale affronti con apertura di vedute il tema della successione. Eppure, nella pratica, quanti sono quelli che rimandano tale confronto?
Molti! Perché spesso percepiscono gli eredi come troppo giovani o non sufficientemente preparati.
Anche il Global Family Office Survey 2023**** si muove in questa direzione. Lo studio infatti sottolinea una sostanziale distanza tra dichiarazioni e azioni: se il 60% delle famiglie afferma di essere preoccupato per la preparazione degli eredi e il 52% lamenta la mancanza di obiettivi e visioni condivise, salta agli occhi che solo il 21% del tempo e delle risorse del family office è effettivamente dedicato a favorire unità familiare e continuità. La parte restante del tempo/risorse si concentra su attività più tecniche, come ad esempio la gestione degli investimenti.
In altre parole: tutti sanno che il dialogo, l’educazione e i valori contano, ma pochi investono davvero in strumenti e processi per trasmetterli.
Le storie che spesso leggiamo o a cui assistiamo di persona rendono evidente cosa significano questi numeri.
Prendiamo il caso di Elena e Roberto, due imprenditori che hanno costruito un gruppo industriale, che si trovano a discutere della successione con i tre figli. Due non sono mai stati coinvolti nell’azienda e si sentono esclusi, il terzo, che vi lavora da anni, teme di non avere l’appoggio degli altri. In questo caso, quanto è alto il rischio che un patrimonio solido diventi una miccia per alimentare il fuoco della divisione?
Oppure pensiamo a Francesca, 72 anni, che pensa ai figli e nipoti sparsi in diverse regioni d’Italia. La sua domanda non è “a chi andranno i miei beni?”, ma “quale parte della nostra identità familiare sopravviverà al passaggio?”.
Non basta trasferire azioni o immobili se non si è seminata appartenenza, se non si è reso esplicito il valore che lega le generazioni.
In tutte queste situazioni emerge un punto chiave: non si tramanda mai solo un patrimonio, si tramanda sempre una storia piena di emozioni. Se questa storia non viene raccontata e condivisa, il rischio è che si perda al primo cambio di mano.
E allora, cosa fare in concreto?
In realtà, la risposta ci viene suggerita dallo stesso grafico citato all’inizio nello studio di Bank Julius Baer: occorre agire sulle tre cause che spiegano il 97% dei fallimenti.
La prima raccomandazione è investire sul dialogo. Occorre ricordare ai clienti l’importanza di creare degli spazi di dialogo strutturati, momenti in cui la famiglia possa confrontarsi su valori, obiettivi e aspettative e non solo su bilanci e quote.
La seconda è formalizzare la visione di “chi siamo” e “dove vogliamo andare insieme” (“un patto di famiglia”? una costituzione familiare?). Parlo di uno strumento che non deve avere solo valore legale, ma anche identitario.
La terza, forse la più urgente, è investire nella formazione delle nuove generazioni: educazione finanziaria, esperienze pratiche di responsabilità, coinvolgimento in piccoli progetti di gestione. Senza questa preparazione, i giovani eredi rischiano di ricevere solo strumenti tecnici, senza alcuna bussola valoriale.
Soffermiamoci infine su quanto emerso dal Global Family Office Survey 2023**** e che ci riguarda da vicino. Non sottovalutiamo il peso della contraddizione emersa: nonostante la consapevolezza di quanto questi aspetti siano importanti, quanti consulenti o strutture di consulenza hanno sviluppato programmi organizzati di formazione e “spazi di dialogo intergenerazionale” da offrire ai clienti? Purtroppo sono ancora pochi.
Eppure, questo tipo di servizio rappresenta un valore enorme: significa non limitarsi a gestire patrimoni, ma prendersi cura della continuità delle famiglie, della loro unità e della loro identità. Un’offerta consulenziale che integra questi elementi diventa un vero differenziale competitivo e aumenta in modo decisivo le probabilità che la successione abbia successo.
Tolstoj aveva ragione: ogni famiglia felice si somiglia, perché ha trovato armonia. Ogni famiglia infelice si divide a modo suo, specialmente davanti a un’eredità. Offrire strumenti legali, fiscali o finanziari è oggi una scelta quasi obbligata; il passo ulteriore, però, quello che farà davvero la differenza per gestire questo delicato passaggio, sarà riuscire ad integrare nel proprio lavoro tutti quei professionisti e/o quelle competenze capaci di aiutare i clienti a scrivere una storia futura senza fratture. Perché i patrimoni si dividono, ma sono i valori che, se coltivati e tramandati, riescono a tenere unita la famiglia.
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1 settimanaCondivido. La leva fiscale non è rilevante come chiarire e definire prima gli obiettivi endofamiliari, costruendo cosí un set di regole e di soluzioni coerenti.