Santissima Trinità -  La famiglia di Dio

Santissima Trinità - La famiglia di Dio

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio» (Gv. 3,16-18)

 La Chiesa, dopo averci narrato con la Pasqua il grande amore di Gesù che si è offerto per la nostra salvezza, dopo averci ricordato con la Pentecoste il dono dello Spirito Santo, oggi, ci presenta quella che possiamo definire: “la Famiglia di Dio”, ossia la Santissima Trinità: il Padre (Dio), Gesù e lo Spirito Santo.

Molti affermano.

Cos'è questo rebus di tre persone che sono una e di una persona che sono tre?

Non sarebbe più semplice credere in un Dio unico, punto e basta, come fanno gli ebrei e i musulmani?

La risposta è elementare. La Chiesa crede nella Trinità, non perché prenda gusto a complicare le cose, ma perché questa verità che le è stata rivelata da Gesù. E la difficoltà nel comprendere il mistero della Trinità è un argomento a favore e non contro la sua verità. Ci troviamo di fronte ad un mistero, come ad altri presenti nella nostra religione, e questo sta a dirci l’autenticità di quello in cui crediamo, perché se non ci fossero “misteri”, il nostro Dio potrebbe essere paragonato alle divinità pagane o a quelle greche che sull’Olimpo ripetevano i gesti degli uomini essendo delle creature nate dall’immaginazione delle persone.

Come spiegare il Mistero della Trinità?

Abbiamo tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo intimamente amalgamate  da una sola sostanza, cioè l’amore. In parole semplici possiamo affermare che queste tre persone “si vogliono così bene” da amalgamarsi in una.

Questo “amore”, esistente tra di loro, gli consente di essere ontemporaneamente “uno” e “trino”, non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità “di una sola sostanza”.  

Perché è molto importante “questa unità di una sola sostanza”? Perché non può esserci amore se non tra due o più persone.

Come potremmo affermare: "Dio è amore", se Dio fosse isolato nella sua solitudine. I cristiani sono anch'essi monoteisti; credono in un Dio che è unico, ma non in un “Dio solitario”. Chi amerebbe Dio se fosse assolutamente solo e si disinteressasse degli uomini, cioè di noi? Sarebbe solamente un Dio egoista e narcisista! Ebbene, la Trinità, mostra come Dio, Gesù e lo Spirito Santo ci amano, perché il loro amore è aperto all’esterno, cioè rivolto nei confronti di ciascuno di noi. Dante Alighieri nella Divina Commedia afferma: “Si aperse in nuovi amori l’eterno amore”.

L’eterno amore che è Dio, ecco la caratteristica intima della vita della Trinità, si è manifestato in nuovi amori che è la creazione, e sono le creature!

L’insegnamento” della Trinità

Questo mistero afferma che si può essere contemporaneamente “uguali” e diversi: “uguali” per dignità e “diversi” per caratteristiche.

E’ un insegnamento per vivere bene, soprattutto oggi, in un contesto societario pluri-etnico e multi-razziale.

Si può essere diversi per colore della pelle, cultura, sesso, razza e religione, oppure perché sani o malati, eppure dobbiamo godere tutti di pari dignità come persone umane.

Questo insegnamento trova il suo primo e più naturale campo di applicazione nella famiglia poichè dovrebbe essere un riflesso terreno della Trinità! Essa è composta da persone diverse per sesso (uomo e donna) e per età (genitori e figli), con tutte le conseguenze che derivano. Però, Il successo di un matrimonio e di una famiglia, dipende dalla misura con cui questa diversità saprà tendere a qualcosa di superiore: l’unità di amore, l’unità di intenti, l’unità di collaborazione. Non è vero che un uomo e una donna debbano essere per forza affini per temperamento e per doti. Non è vero che per andare d'accordo devono essere o tutti e due allegri, vivaci, estroversi e istintivi…, o tutti e due introversi, quieti, riflessivi. Marito e moglie non devono essere uno "la dolce metà" dell'altro, nel senso di due metà perfettamente uguali, come una mela tagliata in due, ma nel senso che ognuno è la metà mancante dell'altro e il complemento dell'altro.

Tutto questo suppone lo sforzo di accettare la diversità dell'altro che è per noi la cosa più difficile e in cui solo i più maturi riescono, altrimenti abbiamo le divisioni, le separazioni, i divorzi. Alla base di questi atti, il più delle volte, sta l’incapacità di accettare la diversità.

Lo stesso vale nella vita quotidiana: quanta difficoltà ad accettare la diversità dell’altro, il pensiero dell’altro, gli atteggiamenti dell’altro. Noi vorremmo avere a che fare solamente con chi la pensa come noi, con chi ci stima o ci gratifica, con chi ricambia il nostro amore e la nostra ospitalità.

Ma, soprattutto oggi, ci viene chiesto di accettare la diversità dell’altro e anche il saperla valorizzare, ben convinti però che ci sono delle regole fondamentali di cittadinanza e di convivenza che devono essere accettati da tutti senza riserve.

Ebbene, sei la diversità se è ben incanalata, se non la si riduce al banale “vogliamoci tutti bene”, è qualcosa di positivo per ciascuno di noi.

Da queste brevi riflessioni possiamo comprendere come sia errato considerare la Trinità un mistero remoto dalla vita, da lasciare alla speculazione dei teologi. Al contrario, esso è un mistero vicinissimo alla nostra quotidianità.

Noi siamo stati creati a immagine del Dio uno e trino, ne portiamo l'impronta e siamo chiamati a realizzare la stessa sublime sintesi di unità e diversità.

 

ROMEO VALSECCHI

termotecnico frigorista presso euroidroclima valsecchi

2 anni

Nicodemo, santo per tutte le Chiese . Gli si attribuisce uno dei Vangeli apocrifi. Già membro del Sinedrio e discepolo di Gesù.. Forse un Ben Gurion proveniente da Babilonia... Grazie

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