Secondo il BES ISTAT 2023 l’aspettativa di vita in buona salute delle donne in Italia è scesa a 56,6 anni, il minimo dell’ultimo decennio!

Secondo il BES ISTAT 2023 l’aspettativa di vita in buona salute delle donne in Italia è scesa a 56,6 anni, il minimo dell’ultimo decennio!

Un dato che dovrebbe farci riflettere

Amo la statistica perché i numeri parlano sempre una lingua chiara, anche se passibile di strumentalizzazioni. Così mi sono andata a leggere il BES (Benessere equo e sostenibile) 2023 dell'ISTAT e uno dei numeri che mi ha colpito è stato questo: l’aspettativa di vita in buona salute per le donne in Italia è scesa al minimo dell'ultimo decennio: 56,6 anni, mentre per gli uomini si è mantenuta stabile a 59,8 anni.

Un paradosso quindi: noi donne viviamo più a lungo (circa 3 anni in più), ma con meno anni di vita in salute. Questo significa soffrire di una qualche patologia cronica tra 56,6 anni e 84 anni quasi 30 anni!!! Aiuto!

L'indice di "anni di buona vita in salute alla nascita" è inoltre fortemente disomogeneo tra le differenti regioni come si può vedere nelle tabelle riassuntive a questo link: https://www.scirp.org/journal/paperinformation?paperid=89011. Se nella virtuosa provincia autonoma di Bolzano la speranza di vita di una donna alla nascita è di 65,7 anni in Basilicata, fanalino di coda, è di appena 50,7 anni. Quasi 16 anni di differenza!

Mi sono chiesta il perché di questi dati. Ecco alcune piste di riflessione:

🔹 Il carico di cura invisibile: le donne continuano a sostenere, oggi come ieri, la maggior parte del lavoro di cura familiare, probabilmente sacrificando la cura di sé e quindi anche la propria salute

🔹 Precarietà e disuguaglianze: il divario salariale perpetua una condizione di fragilità psico-economica, salari più bassi, lavori part-time involontari, espongono le donne ad un maggior rischio povertà con conseguenti rischi per la salute psico-fisica e impossibilità. Questo nelle regioni più svantaggiate in termini di opportunità lavorative ovviamente si amplifica.

🔹 Patologie croniche e gender bias: la medicina resta centrata su un modello maschile favorendo una sottodiagnosi e un non adeguato trattamento della malattia della donna

🔹 La vulnerabilità della menopausa: se ne comincia a parlare finalmente! la menopausa rappresenta un fattore di rischio enorme per la salute della donna ma manca ancora una cultura diffusa e servizi adeguati a informare e supportare le donne in questa difficile transizione

🔹 Stress e doppia pressione: la logica della performance chiede alla donna di essere "all'altezza" sul lavoro e allo stesso tempo di essere una caregiver "perfetta" (che possibilmente non invecchia...), siamo lontani dalle logiche di conciliazione vita-lavoro

🔹 Le forti diseguaglianze nei servizi di cura sul territorio nazionale: purtroppo l'accesso alle cure sappiamo essere fortemente disomogeneo tra nord e sud e questo può influenzare la possibilità di agire in modo efficace sulla propria salute

👉 Insomma, questo dato ci interroga non solo sul sistema sanitario, ma anche sulla nostra cultura sociale e organizzativa:

* Che valore diamo alla salute delle donne?

* E cosa possiamo fare come comunità per sostenere scelte di salute e benessere sostenibili per tutti?

* E soprattutto come possiamo fare per occuparci di più di noi stesse "investendo" a lungo termine sulla nostra salute?

La sfida non è vivere di più, ma vivere meglio.

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