Smartworking: la scomparsa della linea

Smartworking: la scomparsa della linea

Non so voi, ma io ho bisogno di linee (non ho scritto "strisce" perché sarebbe stato travisabile): ho bisogno di linee di demarcazione tra ciò che è lavoro e ciò che non lo è.

E' paradossale per me scrivere una cosa del genere dal momento che, negli ultimi 20 anni, ho sempre cercato di creare organizzazioni aziendali fluide che rispondessero a logiche di raggiungimento degli obiettivi più che di lavoro tout court (le famose 8 ore giornaliere) : il risultato è che oggi una gran parte del mio fatturato proviene da siti web di e-commerce e viene gestito con tempi tra le 24/48 ore.

Il programmatore che mi affianca da anni nei miei progetti abita in Scozia e la distanza non mai stata un problema.

Ho utilizzato, durante questa pandemia, molti strumenti per lavorare a distanza e devo dire che la cosa non mi è affatto dispiaciuta.

Finita la pandemia, il discorso è cambiato, almeno per me.

Leggo di molte aziende ed enti pubblici che vorrebbero che questo sistema di lavoro continuasse, eliminando di fatto lo spazio fisico del lavoro che diventerebbe virtuale e più economico specie per chi è costretto a pagare affitti di sedi istituzionali e commerciali ma anche, aggiungo, per i lavoratori stessi che eliminerebbero le spese di trasporto e vitto.

Un grande passo per l'umanità a quanto sembra, che porterà in futuro stravolgimenti a tutta la filiera produttiva e commerciale.

Qui su Linkedin vedo un entusiasmo incredibile che sarebbe di gran lunga più genuino se le stesse persone entusiaste non volessero rifilarti app per videolavoro, supercorsi per guadagnare on line senza lavorare e mirabolanti skills su come ottenere big likes.

Ma tornado all'inizio di questo simil articolo, io ho bisogno di una linea di demarcazione, uno spazio fisico che mi dica "OK, sei in gioco".

A scanso di equivoci sono una persona pigra, quella linea di demarcazione mi serve per capire quando è il caso di agire in modo da dosare le forze.

Giocare a calcio in giardino è molto divertente, su un vero campo da calcio di più.

E questo è tutto quello che so, almeno per adesso, sullo Smartworking.


Il mio commento non richiesto sullo smartworking. Il tuo post mi ha fatto riflettere. Per mia esperienza (nel pubblico) quella linea è stata cancellata completamente, sono passato da 8-9 ore giornaliere a 12-13 continue, mentre conosco di realtà che sono passate a 2-3 ore (anche 0). Forse sono più bravi di me nel gestire gli impegni oppure sono compiti diversi… Sento parlare molto di obiettivi da raggiungere invece che di ore da fare ed anch’io sono favorevole. Lavorando in smartworking ho capito che il problema è più complesso. Se io ho un obiettivo e sono da solo posso decidere di lavorare all’una di notte perché sto comodo così, non ci sono problemi, ma se il mio progetto richiede il supporto o l’affiancamento di altri il lavoro deve essere regolamentato con orari definiti, altrimenti il progetto si arena (oppure ci sono persone che lavorano 12-13 ore al giorno). Ritengo comunque lo smartworking un passo fondamentale per ridurre spese, inquinamento e qualità del lavoro, però deve essere ragionato e, mi dispiace dirlo, in Italia deve essere quantificato, altrimenti si rischia che ci sarà chi lavorerà ancora di più e chi non lavorerà per niente.

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