Un noi è più forte di tanti io

Un noi è più forte di tanti io

Alcuni dei pericoli dell'online è il furto della creatività o la scarsa remunerazione della visibilità.

(Sì scusate ma la prendo un po' larga).

Una delle cose belle dell'online è la facilità di aggregazione, scoprire e conoscere nuove persone provenienti da ogni angolo del mondo pronte e disponibili a sostenere una causa.

Per esempio dei Memer su Instagram si sono uniti e hanno creato la IG Meme Union, una community di Memer costituita per combattere censura e furto di creatività. Ci sono anche altre pagine create per tutelare - leggasi "riconoscere" - la creatività, come la Polizia dei Meme che segnala tutte le volte in cui un meme viene "freeboottato", ovvero quando una pagina ruba una post da un'altra pagina senza credit, prendendosi così tutti i meriti misurabili in like.

Ieri mentre leggevo la sempre piacevole newsletter di Good Morning Italia, ho letto la riflessione che generalmente viene pubblicato la domenica mattina. Questa volta si è parlato di FairTube, un movimento che si pone l'obiettivo di unire tanti piccoli YouTuber per combattere la pessima trasparenza che ha la piattaforma nei loro confronti.

FairTube pretende maggior chiarezza sulle regoli base per monetizzare con la pubblicità e riconoscere la propria attività essendo un lavoro a tempo pieno che richiede la giusta remunerazione e riconoscenza. E a mio avviso hanno ragione. Pare che gli unici che guadagnano veramente sono solo le grandi star. Individualmente non hanno avuto grande riscontro dalla piattaforma, per questo motivo hanno deciso di unirsi e dare più voce alla loro causa.

L'individuo da solo non può nulla, mentre la collettività insieme è molto potente.

Nel 2016 mi sono laureato in Marketing e Comunicazione presso la Ca' foscari di Venezia scrivendo una tesi sulla Sharing Economy e sulle crisi che l'hanno scaturita. Tra queste c'era la Crisi Sociale e l'allontanamento fisico che ha scaturito la rivoluzione digitale. Questa, però, ha portato con sé dei pro come la nascita di tanti lavori che richiedono la condizione esistenza di un computer e una connessione internet abbastanza buona. Vedi il ruolo del Social Media Manager a Partita Iva e tanti altri che odorano ancora di latte. Questi lavori sono deboli in fase di contrattazione, soprattutto se si è freelance e si ancora all'inizio.

Vuoi che la vecchia generazione non ne abbia ancora capito l'utilità dato che è un lavoro intangibile e non visibile come spostare travi; vuoi che a causa dell'inesistente test d'ingresso per diventare un Social Media Coso; vuoi il cugino che fa tutto oggi, bene e a poco prezzo; vuoi che alcuni vendono corsi di formazione e ti promettono di fare soldi; vuoi che tante aziende, in particolare piccole medie, non lo ritengono necessario, il risultato è un lavoro che analizzato singolarmente vale poco. Una soluzione potrebbe essere quella di ampliare il proprio network, come per esempio trovarsi un art director freelance, un fotografo o un video maker, un web master, un project manager.

Probabilmente le associazioni, o comunque l'unirsi sotto un unico studio, quindi far parte di una rete più resistente e legata, può aiutare a farsi spazio dentro la società, rafforzando così il proprio potere contrattuale.

Ma non solo. Qui, proprio qui, dall'ufficio da dove vi sto scrivendo siamo partiti in due consapevoli di non potercela fare a sostenere un'attività su due gambe. Per questo motivo abbiamo abbiamo deciso di associarsi, fino a contare oggi undici freelance specializzati in diversi settori. Il tutto è avvenuto in maniera naturale, quasi come delle Affinità Elettive (libro che sconsiglio qualora foste single) consapevoli che siamo piccole gocce di acqua ma che solo insieme possono diventare oceano.


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