Ombre verticali
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Ombre verticali

di Fabrizio Fasanella, dalla newsletter settimanale di Greenkiesta (iscrizioni qui)

Le inchieste sull’urbanistica milanese non si fermano. Parallelamente cresce l’esigenza di riflettere su luci e ombre del modello che – negli ultimi quindici-vent’anni – ha reso il capoluogo lombardo una piccola metropoli ricca di contraddizioni: prosperosa, moderna, multiculturale e magnetica da un lato; inaccessibile, patinata, feroce e climaticamente inadeguata dall’altro. 

L’ultimo capitolo della questione giudiziaria ha visto, in maniera inedita, il coinvolgimento diretto di un membro della giunta guidata da Beppe Sala: è Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana del Comune. Il suo nome, scrive Repubblica, compare nella lista dei sei indagati (almeno ventuno in totale) per i quali i pubblici ministeri hanno chiesto i domiciliari o il carcere. 

«Ritengo necessario – dichiara il sindaco Sala – avere un quadro più completo dei rilievi. Posso solo dire che l’amministrazione non si riconosce nella lettura che viene riportata. Da diversi mesi abbiamo intrapreso un percorso di riorganizzazione e assunto nuovi provvedimenti; gli ultimi accadimenti dovranno essere compresi e valutati perché non venga vanificato il prezioso percorso intrapreso. Nel contempo l’assessore Tancredi si sta confrontando con i suoi legali prima di assumere qualunque iniziativa».

A marzo si era dimesso l’assessore comunale alla Casa, Guido Bardelli, a causa delle chat emerse dalle intercettazioni della Procura. «Dobbiamo far cadere questa giunta», avrebbe scritto Bardelli nel dicembre 2023, quando ancora non aveva ruoli a palazzo Marino, riferendosi all’operato dell’assessorato di Tancredi.

Il passo indietro di Bardelli era arrivato a ridosso della decisione del sindaco di revocare il suo sostegno al Ddl Salva Milano, una norma imperfetta ma necessaria per sbloccare gli oltre centocinquanta cantieri – e dare risposte ai proprietari di casa – fermi a causa delle inchieste della Procura.

Sala, però, non aveva scelta: l’arresto di Giovanni Oggioni, ex direttore dello Sportello unico edilizia del Comune ed ex vicepresidente della Commissione Paesaggio, richiedeva cautela e trasparenza. Secondo i pubblici ministeri, Oggioni avrebbe fatto pressione su alcuni parlamentari nella fase di scrittura del Salva Milano, anche nella speranza di accelerare l’iter di approvazione della legge. Dopo il via libera della Camera, la norma è attualmente ferma in Senato. Ora l’attenzione si è comprensibilmente spostata sul nuovo Piano del governo del territorio (Pgt), lo strumento urbanistico che stabilisce come e dove si può costruire.

Tra i nuovi indagati c’è anche Manfredi Catella, da molti definito il «re del mattone di Milano»; è il fondatore e presidente dell’azienda immobiliare Coima, che ha nel suo portafoglio edifici iconici del rinascimento urbanistico milanese come il Bosco Verticale, la sede di Microsoft e la Torre Unicredit di Porta Nuova. Coima è coinvolta anche nella realizzazione del Villaggio Olimpico dell’ex Scalo Romana, che dopo i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026 diventerà uno studentato (non proprio a buon mercato).

I pm avrebbero proposto i domiciliari per Tancredi (in foto) e Catella, mentre il carcere per due ex membri della Commissione Paesaggio – l’organo comunale che valuta l’impatto dei progetti edilizi sul paesaggio urbano e sul patrimonio architettonico e ambientale della città – e due costruttori. La Commissione Paesaggio, ricordiamo, si era dimessa in blocco nel mese di maggio dopo le contestazioni della Procura in merito a una nuova palazzina nei pressi di piazza Aspromonte.

Secondo l’accusa, quattro componenti della Commissione avrebbero omesso «dolosamente di rilevare che l’area (all’interno della quale è stata costruita la palazzina, ndr) era un cortile» circondato da altri palazzi. L’edificio in questione è un condominio di sette piani alto ventisette metri, nato sulla demolizione di un piccolo edificio di tre piani alto dodici metri. 

In una nota relativa alla nuova indagine, il procuratore di Milano Marcello Viola ha parlato di «profili di incontrollata espansione edilizia» che «ha assunto dimensioni di rilievo notevolissimo». Tra i temi sul tavolo, insomma, ci sono ancora le nuove costruzioni mascherate da semplici ristrutturazioni, oppure le speculazioni edilizie presentate come interventi «green» di rigenerazione urbana. Una rigenerazione urbana che, nel caso di Milano, ha spesso innescato ulteriori disuguaglianze, alzando i prezzi delle case anche nelle periferie più estreme. 

Tutto ciò si è tradotto in una cementificazione non prevista, non monitorata e vulnerabile agli eventi meteorologici estremi. L’ondata di calore a cavallo tra giugno e luglio ha evidenziato tutte le lacune della città sull’adattamento climatico. Tuttavia, la vicenda sull’urbanistica ha anche un forte carattere sociale, perché Milano si è trasformata in una metropoli dalle ambizioni europee con gli stipendi italiani: è questo il cortocircuito più grande su cui è necessario lavorare. 

Secondo Alberto Bortolotti, vicepresidente dell’Ordine degli architetti di Milano, «in tutta Europa ci sono molti strumenti che riguardano la cattura della rendita, per capire come l’estrazione di rendita fondiaria possa generare benefici pubblici. A Milano, così come in tutta Italia, questa riflessione è un po’ scomparsa dagli schermi. Pensiamo ai problemi sui servizi come le piscine pubbliche e i parchi, ma anche alle difficoltà di Atm e al tema della casa». 

Bortolotti si riferisce «a quell’infrastruttura sociale che si fonda un legame tra chi governa e i cittadini. Tutto ciò va ripensato. Il dibattito non deve fermarsi agli oneri di urbanizzazione (il Comune li ha recentemente alzati, ma restano tra i più bassi d’Europa, ndr): bisogna capire come impostare un sistema di captazione della rendita – anche rivedendo alcuni dispositivi giuridici e legislativi – per garantire i servizi alla cittadinanza. Parlo anche della necessità di un maggiore coinvolgimento delle persone all’interno dei singoli progetti».

«Dalla fase pre-Expo la città è migliorata – continua – non solo in termini di soluzioni architettoniche innovative messe in campo. Ma il tema principale, oggi, è che Milano è sempre più cara». Il capoluogo lombardo è cresciuto tanto e rapidamente, anche in termini di attrattività agli occhi di turisti e investitori stranieri. Dall’Expo del 2015 a oggi non è cambiato solo lo skyline, ma l’intero tessuto urbano

È stata inaugurata la M4, capace di raggiungere zone prima isolate e di avviare interessanti opere di riqualificazione nei quartieri toccati dalla linea. Molte periferie (pensate al quartiere Adriano) sono state trasformate, rinverdite e rinnovate. La pandemia è stata poi un’occasione per inaugurare percorsi ciclabili finalmente capillari e connessi, anche se le eccellenze continentali restano distanti anni luce.

Da non dimenticare il progetto Piazze Aperte, che ha garantito la pedonalizzazione di circa sessanta vie e piazze (spesso periferiche). Sono passi avanti oggettivi che tuttavia non nascondono problemi strutturali, urgenti e non per forza limitati alle persone a basso reddito: a Milano arranca anche la classe media

Dall’emergenza abitativa ai tagli delle corse dei mezzi di superficie; dall’aumento del tasso di motorizzazione (e del traffico) alle polemiche sulla carenza di verde urbano (lo stesso Beppe Sala, per fare un esempio, ha ammesso che il progetto di riqualificazione di piazzale Loreto avrebbe bisogno di più natura e alberi); dagli alloggi sfitti (più di centomila) ai salari inadeguati.

C’è poi il nodo della sicurezza, sempre più centrale nel dibattito ma caratterizzato da un disallineamento tra percezione e dati reali. Ultima, ma non meno rilevante, la qualità dell’aria. Quanto a San Siro, per cui il Tar ha respinto la richiesta di sospendere la vendita a Inter e Milan, ci sarebbe da aprire un capitolo a parte.

Sui salari, Bortolotti vede delle «concrete difficoltà a livello di governance. Infatti, le altre grandi città europee hanno delle leve giuridiche che consentono alle città di emanare leggi molto più impattanti». In Italia, invece, «le norme comunali sull’urbanistica e il lavoro sono legate alle norme regionali. Servirebbe, forse, una maggiore autonomia di governance», continua il vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Milano, che su Linkiesta aveva scritto un’interessante riflessione sulla sfida sostenibile del patrimonio costruito e la necessità di integrare politiche urbane, abitative e ambientali. 

La questione urbanistica milanese viene giustamente definita un caos. La svolta del 16 luglio rende gli scenari di breve periodo particolarmente torbidi, peraltro a meno di due anni dalle elezioni comunali della primavera 2027. La modernità ci insegna, però, che i temi urbani sono interconnessi e si influenzano a vicenda, nel bene e nel male. Non si può parlare di edilizia e costruzioni ignorando un ampio spettro di impatti sociali, economici, climatici e ambientali. Una lezione da custodire e trasferire nel nuovo Piano di governo del territorio, indipendentemente dagli sviluppi giudiziari.

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