Corso di formazione per neoassunti
Milano, 11 maggio 2015
Prof. Federico Militante, referente BES
IIS P. Frisi, Milano
Dal problema alla risoluzione
1. Problem finding: rendersi contro del problema
2. Problem setting: definire il problema
3. Problem analysis : scomporre il problema principale
problemi secondari
4. Problem solving: analizzare varie soluzione
5. Decision making: prendere decisioni
6. Decision taking: passare all’azione monitorando il risultato ottenuto
1. Studente con fobia scolare
Problem finding (scoperta del problema)
Studente primo anno liceo. Fin dall’età di otto anni presenta fobia scolare,
ansia ed attacchi di panico. Quest’anno ha già superato le 50 assenze. La
scuola sin dall’iscrizione è stata informata dai genitori delle problematiche, e
durante l’anno anche la psicologa che segue lo studente ha parlato varie volte
con preside e coordinatrice. Tuttavia ad eccezione di un breve periodo
iniziale, la scuola si è sempre irrigidita pretendendo la frequenza normale
delle 6 ore giornaliere. Lo studente non riesce sempre a fare tutto l’orario:
chiama per tornare a casa, si agita … e accumula assenze. Viene depositata a
fine quadrimestre una certificazione rilasciata dall’Ospedale Niguarda dopo
consultazione psicologica breve, in cui si dice che va attivata la procedura BES.
Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione).
Problem solving: studente con fobia scolare
A fronte di assenze per motivi documentati e, come nel caso, risalenti a
problemi psicologici o fisici che si ripercuotono sulla salute, la legge prevede
che il collegio docenti possa prevedere una deroga alla frequenza minima del
monte ore previsto per Legge per l’ammissione alla classe successiva o agli
esami di stato. L’art.14, comma 7, del DPR 122/2009 (Regolamento sulla
valutazione) prevede che “… per procedere alla valutazione finale di ciascuno
studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale
personalizzato. Le istituzioni scolastiche possono stabilire, per casi
eccezionali, analogamente a quanto previsto per il primo ciclo, motivate e
straordinarie deroghe al suddetto limite. Tale deroga è prevista per assenze
documentate e continuative, a condizione, comunque, che tali assenze non
pregiudichino, a giudizio del consiglio di classe, la possibilità di procedere alla
valutazione degli alunni interessati. Il mancato conseguimento del limite
minimo di frequenza, comprensivo delle deroghe riconosciute, comporta
l’esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o
all’esame finale di ciclo”.
2. BES ed esami
Problem finding (scoperta del problema). In classe avete alunni BES con
PDP. In sede di esame di terza media. Alcuni genitori chiedono di proporre
loro prove diverse da quelle dei compagni, mentre altri di permettere loro di
avvalersi solo di strumenti compensativi e misure dispensative.
Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione).
Problem solving: BES ed esami
La Nota Ministeriale prot. n° 3587 del 3 giungo 2014 fa riferimento esplicito
agli alunni con BES, di cui alla Direttiva del 27/12/2012 e successive norme,
dicendo chiaramente che la commissione deve tener conto della
individuazione di tali alunni operata dal consiglio di classe e delle misure
compensative contenute nel loro PDP. Sono invece vietate tutte le misure
dispensative. Si legge, inoltre, che la Commissione terrà in debita
considerazione le specifiche situazioni soggettive, relative ai candidati BES,
per i quali sia stato redatto apposito PDP, e in particolare, “le modalità
didattiche e le forme di valutazione individuate nell’ambito dei percorsi
didattici individualizzati e personalizzati”. Si deduce perciò che le rove
somministrate dovranno essere approntate allo stesso modo in cui sono state
organizzate in corso d’anno scolastico.
3. Dsa e ausili
Problem finding (scoperta del problema). L’allievo Carlo Rossi,
alunno con DSA, della classe quinta chiede di utilizzare il computer
personale durante gli esami di stato.
Problem finding (scoperta del problema). Un’allieva DSA chiede se è
possibile l’uso di Internet per mezzo del tablet agli Esami di Stato
scuola secondaria superiore.
Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione).
Problem solving: Dsa e ausili
L’OM 37 dello scorso anno scolastico recitava: “Al candidato potrà
essere consentita la utilizzazione di apparecchiature e strumenti
informatici nel caso in cui siano stati impiegati per le verifiche in
corso d’anno o comunque siano ritenuti funzionali allo svolgimento
dell’esame, senza che venga pregiudicata la validità delle prove.
Non è ancora uscita l’Ordinanza relativa ai prossimi esami di stato, ma
la normativa sui DSA, ad oggi, ha sempre ribadito che gli strumenti
utilizzabili in sede di Esami di Stato devono essere gli stessi già
utilizzati in corso d’anno e non altri.
4. Sindrome oppositiva
Problem finding (scoperta del problema). Alunna che spesso tende
anche ad essere molto aggressiva con i compagni.
I genitori, allertati dagli insegnanti, non hanno preso nella giusta
considerazione il consiglio di sentire il parere di uno psicologo
ritenendo che sia una reazione alla mancanza della mamma nel corso
della giornata per x motivi di lavoro. L’allieva tende spesso a spingere
e fare del male a 2 compagne in particolare.
Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una
soluzione). Cosa fare? Chi coinvolgere? Qual è la strada da
percorrere?
Problem solving: Sindrome oppositiva
In tutte le situazioni in cui si verifichino comportamenti come quelli descritti
da parte di un alunno, è giusto, anzi doveroso, coinvolgere nella ricerca di una
risposta adeguata, tutte le componenti del processo educativo: genitori, team
docente, dirigenza, referente BES/DSA, eccetera. Ciò per attuare azioni
adeguate da un punto di vista pedagogico-didattico. Di tutto quest’azione
sinergica deve essere presente una documentazione agli atti della scuola: dai
verbali di intersezione, alle convocazioni della famiglia da parte vostra e/o da
parte del dirigente e così via. Questo sia nell’interesse dell’allieva che
nell’interesse vostro e degli altri alunni. Ai genitori va fatto capire, anche da
parte della dirigenza, che quand’anche la causa dei comportamenti della
piccola dipendesse effettivamente dal motivo da loro dichiarato, ciò non
cambia i fatti, cioè i comportamenti aggressivi a scuola e che è dunque
importante, nel prioritario interesse della bambina, che la famiglia si attivi per
aiutarla a superare questa fase, meglio se con l’aiuto di esperti.
Allievo Bes e assenza della famiglia
Problem finding (scoperta del problema).
Marco è un allievo di prima alberghiero. È depauperato socialmente ed
economicamente (famiglia disagiata, passato da spacciatore ed ha piccoli furti
alle spalle). Il CDC riconosce la necessità di predisporre un PDP, ma la
famiglia è latitante.
Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione). Cosa
fare? Chi coinvolgere? Qual è la strada da percorrere?
Problem solving: Allievo Bes e assenza della famiglia
Tutte le decisioni prese dalla scuola in merito allo studente devono essere
necessariamente condivise con la famiglia, con la quale si deve instaurare un
dialogo costruttivo e formativo nel solo interesse dell’alunno. Questo concetto
non può intendersi teoricamente, anche se alcune scelte, per il loro contenuto
pedagogico e didattico, sono naturalmente iniziativa della scuola. Il Piano
Didattico Personalizzato rientra tra queste iniziative. Ma se la famiglia non lo
accetta o lo rifiuta, esso diventa un documento “vuoto” e privo di valore.
D’altra parte, la famiglia che “rifiuta” un PDP dovrebbe essere in grado di
spiegare con chiarezza i motivi di tale rifiuto. Se ciò non avviene, vuol dire che
si è interrotto il dialogo costruttivo scuola-famiglia.
Va chiarito che, anche laddove il PDP non venga né firmato, né accettato dalla
famiglia, la scuola esercita comunque il diritto-dovere di personalizzare
l’azione didattica, poiché lo prevede ESPLICITAMENTE la Legge 53/2003
(Riforma Moratti), quando parla di Piani di Studio Personalizzati, con buona
pace di tutti.

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  • 3. 1. Studente con fobia scolare Problem finding (scoperta del problema) Studente primo anno liceo. Fin dall’età di otto anni presenta fobia scolare, ansia ed attacchi di panico. Quest’anno ha già superato le 50 assenze. La scuola sin dall’iscrizione è stata informata dai genitori delle problematiche, e durante l’anno anche la psicologa che segue lo studente ha parlato varie volte con preside e coordinatrice. Tuttavia ad eccezione di un breve periodo iniziale, la scuola si è sempre irrigidita pretendendo la frequenza normale delle 6 ore giornaliere. Lo studente non riesce sempre a fare tutto l’orario: chiama per tornare a casa, si agita … e accumula assenze. Viene depositata a fine quadrimestre una certificazione rilasciata dall’Ospedale Niguarda dopo consultazione psicologica breve, in cui si dice che va attivata la procedura BES. Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione).
  • 4. Problem solving: studente con fobia scolare A fronte di assenze per motivi documentati e, come nel caso, risalenti a problemi psicologici o fisici che si ripercuotono sulla salute, la legge prevede che il collegio docenti possa prevedere una deroga alla frequenza minima del monte ore previsto per Legge per l’ammissione alla classe successiva o agli esami di stato. L’art.14, comma 7, del DPR 122/2009 (Regolamento sulla valutazione) prevede che “… per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato. Le istituzioni scolastiche possono stabilire, per casi eccezionali, analogamente a quanto previsto per il primo ciclo, motivate e straordinarie deroghe al suddetto limite. Tale deroga è prevista per assenze documentate e continuative, a condizione, comunque, che tali assenze non pregiudichino, a giudizio del consiglio di classe, la possibilità di procedere alla valutazione degli alunni interessati. Il mancato conseguimento del limite minimo di frequenza, comprensivo delle deroghe riconosciute, comporta l’esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o all’esame finale di ciclo”.
  • 5. 2. BES ed esami Problem finding (scoperta del problema). In classe avete alunni BES con PDP. In sede di esame di terza media. Alcuni genitori chiedono di proporre loro prove diverse da quelle dei compagni, mentre altri di permettere loro di avvalersi solo di strumenti compensativi e misure dispensative. Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione).
  • 6. Problem solving: BES ed esami La Nota Ministeriale prot. n° 3587 del 3 giungo 2014 fa riferimento esplicito agli alunni con BES, di cui alla Direttiva del 27/12/2012 e successive norme, dicendo chiaramente che la commissione deve tener conto della individuazione di tali alunni operata dal consiglio di classe e delle misure compensative contenute nel loro PDP. Sono invece vietate tutte le misure dispensative. Si legge, inoltre, che la Commissione terrà in debita considerazione le specifiche situazioni soggettive, relative ai candidati BES, per i quali sia stato redatto apposito PDP, e in particolare, “le modalità didattiche e le forme di valutazione individuate nell’ambito dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati”. Si deduce perciò che le rove somministrate dovranno essere approntate allo stesso modo in cui sono state organizzate in corso d’anno scolastico.
  • 7. 3. Dsa e ausili Problem finding (scoperta del problema). L’allievo Carlo Rossi, alunno con DSA, della classe quinta chiede di utilizzare il computer personale durante gli esami di stato. Problem finding (scoperta del problema). Un’allieva DSA chiede se è possibile l’uso di Internet per mezzo del tablet agli Esami di Stato scuola secondaria superiore. Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione).
  • 8. Problem solving: Dsa e ausili L’OM 37 dello scorso anno scolastico recitava: “Al candidato potrà essere consentita la utilizzazione di apparecchiature e strumenti informatici nel caso in cui siano stati impiegati per le verifiche in corso d’anno o comunque siano ritenuti funzionali allo svolgimento dell’esame, senza che venga pregiudicata la validità delle prove. Non è ancora uscita l’Ordinanza relativa ai prossimi esami di stato, ma la normativa sui DSA, ad oggi, ha sempre ribadito che gli strumenti utilizzabili in sede di Esami di Stato devono essere gli stessi già utilizzati in corso d’anno e non altri.
  • 9. 4. Sindrome oppositiva Problem finding (scoperta del problema). Alunna che spesso tende anche ad essere molto aggressiva con i compagni. I genitori, allertati dagli insegnanti, non hanno preso nella giusta considerazione il consiglio di sentire il parere di uno psicologo ritenendo che sia una reazione alla mancanza della mamma nel corso della giornata per x motivi di lavoro. L’allieva tende spesso a spingere e fare del male a 2 compagne in particolare. Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione). Cosa fare? Chi coinvolgere? Qual è la strada da percorrere?
  • 10. Problem solving: Sindrome oppositiva In tutte le situazioni in cui si verifichino comportamenti come quelli descritti da parte di un alunno, è giusto, anzi doveroso, coinvolgere nella ricerca di una risposta adeguata, tutte le componenti del processo educativo: genitori, team docente, dirigenza, referente BES/DSA, eccetera. Ciò per attuare azioni adeguate da un punto di vista pedagogico-didattico. Di tutto quest’azione sinergica deve essere presente una documentazione agli atti della scuola: dai verbali di intersezione, alle convocazioni della famiglia da parte vostra e/o da parte del dirigente e così via. Questo sia nell’interesse dell’allieva che nell’interesse vostro e degli altri alunni. Ai genitori va fatto capire, anche da parte della dirigenza, che quand’anche la causa dei comportamenti della piccola dipendesse effettivamente dal motivo da loro dichiarato, ciò non cambia i fatti, cioè i comportamenti aggressivi a scuola e che è dunque importante, nel prioritario interesse della bambina, che la famiglia si attivi per aiutarla a superare questa fase, meglio se con l’aiuto di esperti.
  • 11. Allievo Bes e assenza della famiglia Problem finding (scoperta del problema). Marco è un allievo di prima alberghiero. È depauperato socialmente ed economicamente (famiglia disagiata, passato da spacciatore ed ha piccoli furti alle spalle). Il CDC riconosce la necessità di predisporre un PDP, ma la famiglia è latitante. Problem solving (analizzare la situazione e ipotizzare una soluzione). Cosa fare? Chi coinvolgere? Qual è la strada da percorrere?
  • 12. Problem solving: Allievo Bes e assenza della famiglia Tutte le decisioni prese dalla scuola in merito allo studente devono essere necessariamente condivise con la famiglia, con la quale si deve instaurare un dialogo costruttivo e formativo nel solo interesse dell’alunno. Questo concetto non può intendersi teoricamente, anche se alcune scelte, per il loro contenuto pedagogico e didattico, sono naturalmente iniziativa della scuola. Il Piano Didattico Personalizzato rientra tra queste iniziative. Ma se la famiglia non lo accetta o lo rifiuta, esso diventa un documento “vuoto” e privo di valore. D’altra parte, la famiglia che “rifiuta” un PDP dovrebbe essere in grado di spiegare con chiarezza i motivi di tale rifiuto. Se ciò non avviene, vuol dire che si è interrotto il dialogo costruttivo scuola-famiglia. Va chiarito che, anche laddove il PDP non venga né firmato, né accettato dalla famiglia, la scuola esercita comunque il diritto-dovere di personalizzare l’azione didattica, poiché lo prevede ESPLICITAMENTE la Legge 53/2003 (Riforma Moratti), quando parla di Piani di Studio Personalizzati, con buona pace di tutti.