256 - Mettere fine alla guerra civile della UX, Non tutte le voci sono uguali nel design e Non usate la GenAI nella discovery invece di esseri umani!
I tre della settimana
Anche questa settimana 3+3 e penso che anche la prossima sarà così! Andiamo verso l'estate e forse mi conviene preparare gli articoli e poi farli uscire magari a settembre quando ci saranno molte più persone pronte a leggere!
Debbie Levitt è una delle poche voci fuori graffianti e fuori dal coro che da anni cerca di mettere in evidenza alcuni problemi che ha la UX ma anche la guerra che negli anni si sta facendo alla UX nel nome di velocità e diluizione. Questo articolo che lei ha incominciato a scrivere nel 2021 riassume un po' tanti pensieri e punti sulla situazione attuale della UX che non è morta eh, ma manco se la passa tanto bene. Tra fuffa guru e corsi di una settimana, e se fai notare che magari c'è un pelino più di profondità o sei vecchio o gatekeeper c'è un po' di tutto! Leggetevi questo articolo e fatemi sapere voi da che parte state!
Continuiamo con il filone del design per il cambiamento radicale ed interesezionale del mondo. Sto sempre più sentendo soffiare dei venti di politica e cambiamento nel mondo del design e vi dirò sta cosa mi piace davvero tanto! (senza politica non esiste democrazia eh!) In questo articolo Marielle Sam-Wall fa un po' il punto sul perché bisognerebbe pesare le voci all'interno di un processo di design o meglio capire come vengono pesate oggi ed esplorare come rifare i pesi per portare un impatto reale. Tra tanti esempi e spunti di riflessione importante ci porta in un viaggio che dovremmo tutti fare più spesso!
Oh c'era bisogno che lo dicesse per fino Teresa Torres. Si sta sempre più diffondendo la moda di escludere le persone reali perché tanto "possiamo parlarne con utenti sintetici fatti con l'AI". E questa cosa è sempre più forte nei salotti di Prodotto ma anche in grandi talk della grande consulenza. Non c'è un modo leggero o carino, ma NO! Non puoi sostituire l'empatia con l'intelligenza artificale non è quello lo scopo. E poi se lo fai significa che non capisci manco i dati con i quali è stata allenata una GenAI e tutti i bias che si porta dietro che possono far più male che bene ad una discovery. Quindi leggetevi quel che dice Teresa e basta!
UX Researcher
1 annoGrazie Domenico, come sempre, per le tue preziose segnalazioni! Ho letto l’articolo della Torres e mi ritrovo con il concetto della GenAI come copilot per svolgere task del lavoro di ricerca, interagendoci fino a quando non siamo soddisfatti della qualità delle sue risposte. Più delicato è uno dei punti che solleva sulle interviste con i synthetic user. Riportando l’esempio di Netflix, la Torres sottolinea come la genericità delle risposte dell’AI dipenda dal fatto che si basano sui dati di training. Mi resta, quindi, questa domanda: e se migliorasse la qualità di questi dati o il training stesso, come valutaremmo le interviste con i synthetic user?