Dove sta la felicità?
Scrivo storie. Per lavoro. Posso scrivere anche la tua. Un buon StoryTelling per il tuo profilo professionale ti rende più umano, vicino alle persone e le spinge ad avvicinarsi. E ti permette di vendere e venderti meglio.
Dove sta la felicità?
A volte anche i mestieri più semplici e umili possono rappresentare una vera e propria missione di vita. E’ il caso di Salvo. Lui vende frutta. Fa questo da sempre. Forse non avrebbe mai potuto fare altro nella vita. Ci è cresciuto, fin da piccolo, in mezzo alla frutta, ma anche alla verdura. Ma la frutta è la prima che nomina di continuo, gli sta a cuore, la tratta con quella dolcezza, interesse e passione che solo ad una bella, amata donna si potrebbe riservare.
Ha iniziato a vendere frutta all’età di 8 anni insieme a suo padre. Lui ha sempre avuto una dedizione e una venerazione particolare nei confronti di entrambi i genitori.
Mamma l’ha persa presto: è venuta meno a 41 anni, dopo avere dato alla luce 8 figli, come era spesso consuetudine anni fa nel sud Italia. Famiglie numerose, unite, affiatate, felici, pur nel poco. O, forse, era tanto. Perché era condito dall’affetto genuino, dal rispetto di vecchi, buoni valori, tra cui l’autorità genitoriale.
A Salvo piaceva vendere la frutta. Ci sapeva fare. Entrava già allora nel cuore della gente. Portava la spesa a domicilio alle signore anziane che faticavano a muoversi, senza chiedere alcun sovrapprezzo. Lo faceva allora, continua a farlo oggi. Anche se il lavoro è sempre più faticoso, le tasse aumentano e i margini di guadagnano si assottigliano.
A Salvo sono rimaste l’onestà e la dedizione paterna, che ancora a 72 anni lavora, oggi come allora. Salvo si reca a Rimini alle 2 di mattina, un giorno sì e uno no, per avere merce sempre fresca, di prima qualità, da vendere in piazza fin dall’alba. No, la merce che resta e che magari è un po’ appassita non la butta più come faceva anni fa. Da quando si è accorto che c’era chi rovistava nella spazzatura, dona quanto gli resta, restituendo un po’ di dignità anche a chi sembra averla smarrita.
“Io sono fortunato, ho un lavoro, una famiglia, una figlia. Sono in buona salute, finché Dio vuole. In fondo non mi manca niente. Non so quando ho fatto una vacanza l’ultima volta. Un po’ mi dispiace per mia figlia, ma cerco di non fare mancare niente neanche a lei. Non c’è sera in cui io non rientri a casa con almeno un regalino per lei, anche solo da 1 euro. E’ il pensiero che conta”.
Mi guarda con gli occhi luccicanti e sognanti che solo un padre può avere. E prosegue:
“Io non credo che nella vita avrei potuto fare altro. Fin da piccolo volevo vendere la frutta. Mi piaceva. Vedevo mio padre e volevo fare come lui. Avrei potuto studiare, i miei genitori ci tenevano, ma a me non piaceva. Ogni tanto prima di dormire leggo 4-5 pagine del tuo libro sulla felicità, ma sono tanto stanco, e così mi addormento. Sai, quando vedo che le persone tornano, sono soddisfatte, io sono felice. Quando posso regalo delle cose a chi non se le può permettere, le aiuto. Anche se non sono ricco, a me basta come sto. Per me l’importante è che le persone intorno a me siano felici. Rendere felici le persone mi rende felice. E così sono felice anche io”.
Salvo mi insegna ogni giorno che non conta quel che fai, chi sei, cosa possiedi, dove vivi. Conta prima di tutto quello che sei dentro. Conta con quali intenzioni agisci, ti relazioni agli altri. E’ fondamentale avere di che vivere e magari anche qualcosa in più, ma diventa irrilevante se dentro di te c’è povertà. Se hai povertà dentro di te, tutto il mondo ti apparirà molto, molto povero.
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Anna Fata
Psicologa, Coach e Scrittrice - www.armoniabenessere.it -