Il significato negli occhi di chi guarda
Dice Daniele Barbieri, parlando di fotografia: "Ci troviamo in una situazione semiotica particolare, quella in cui la produzione e la fruizione di un segno si basano sostanzialmente sul medesimo atto: la sguardo. E' lo sguardo del fruitore, il mio sguardo, riproducendo quello dell'autore sulle medesime forme, può rinviare per meccanismo sineddochico all'intera situazione di produzione [...] Ecco dunque il punto: il mio fare è omogeneo, persino omomaterico, con il fare produttivo dell'immagine fotografica.".
Il punto, in questa condizione unica in cui l'autore e il fruitore di un atto comunicativo si trovano "dallo stesso lato", potrebbe non essere "saper leggere una fotografia" ma aver occhi per guardare. Il fotografo che lo sa fare, ci regala il suo sguardo su una realtà, la sua capacità di fermare un momento talmente significativo da raccontarci qualcosa. Il fruitore, che lo sa fare, mette da parte il proprio sguardo e si rende disponibile a vedere con occhi e cuore altrui un momento che non ha vissuto ma di cui può, in qualche modo, comunque, fare esperienza. E, per quanto la mediazione tecnica e il contesto ambientale non permetteranno di rivivere le stesse sensazioni, si sarà compiuto - ancora una volta - il miracolo della comunicazione, intesa come trasmissione di senso, di significato e - sopra tutto - di emozione.
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Alessandra Salimbene
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