La generazione connessa non sta cercando un lavoro, ma un #climaaziendale.
Immagine generata con AI, ispirata alla dichiarazione di G.

La generazione connessa non sta cercando un lavoro, ma un #climaaziendale.

Esiste un mondo in cui i confini tra vita professionale e personale si sfumano sempre di più. Un mondo dove una particolare generazione si affaccia sul panorama lavorativo con desideri e aspettative che, a un primo sguardo, potrebbero sembrare più vicini a un manifesto utopico che a un tradizionale elenco di requisiti per il lavoro dei sogni. E’ il nostro mondo, niente di più semplice e vero. 

In questo mondo ci sono delle persone. E qualcuno spiega (leggete, "banalizza") che si tratta di persone con poco spirito di sacrificio; qualcun altro cerca invece di capire perché le aspettative siano così diverse da quelle delle generazioni precedenti. Del resto, a questo presente siamo arrivati con il contributo proprio di quelle generazioni precedenti, di quelle persone che provengono da un passato molto recente. Come a voler suggerire che siamo sempre noi ad avere responsabilità su quello che abbiamo generato. Su questo risultato e queste aspettative che, alle volte, facciamo fatica ad interpretare. Un risultato e un mondo dove, per esempio, vivono G. e tutti i coetanei di G.  

G. è una giovane donna di circa 30 anni che mi ha offerto uno spaccato emblematico di questa tendenza attraverso un messaggio inviato via LinkedIn al sottoscritto. Che ci crediate o meno, G. esiste davvero: sono arrivato a lei in conseguenza di una campagna commerciale organizzata su Sales Navigator. Non potendo rispondere alla nostra proposta (G. sta cambiando lavoro), ho cercato di offrire supporto, come potevo, con qualche suggerimento per la ricerca della nuova posizione. Alla domanda, “cosa stai cercando esattamente?”, G. risponde così. 

"Grazie davvero Marco per la lettura. Idealmente mi piacerebbe lavorare in un'azienda grande dove ci sia attenzione anche alla D&I (Diversity & Inclusion), tematiche di sostenibilità ecc... Mi piacerebbe molto potermi occupare di Employer Branding. Tuttavia avendo un profilo entry level, andrebbe bene un'azienda che sia un minimo dinamica e se non all'avanguardia, almeno aperta al cambiamento. p.s. spero che non sia un'immagine troppo utopica".

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Immagine (utopica?) generata con AI e ispirata alla dichiarazione di G.

Ecco cosa penso: la generazione di G. si distingue per il suo approccio pragmatico, eppure idealistico, alla ricerca del lavoro. Non si tratta solo di trovare un'occupazione, ma di scoprire un'attività che sia in armonia con i propri valori, che possa contribuire positivamente alla società e che offra spazio per crescita personale e professionale. La sostenibilità, la diversità e l'inclusione non sono più solo parole di moda, ma requisiti fondamentali per un'azienda che voglia attrarre i talenti di questa generazione. E fin qui, niente di nuovo, direte voi.

Infatti, c'è di più. L'interesse per l'Employer Branding sottolineato da G. potrebbe rivelare una profonda comprensione del mercato del lavoro attuale. In un'epoca in cui l'immagine aziendale e la reputazione online giocano un ruolo cruciale nell'attrarre i migliori talenti, i giovani professionisti come G. sono alla ricerca di aziende che non solo parlino di valori, ma che li mettano in pratica concretamente.

Eppure, c'è un tocco di ironia (e sincera umiltà) nella richiesta di G., quasi a prevenire l'accusa di, concedetemelo, “ingenuità”: l'aspirazione a lavorare in un ambiente dinamico e aperto al cambiamento, pur avendo un profilo entry level, è forse troppo ambiziosa? Assolutamente no. È piuttosto la testimonianza di una generazione che, consapevole delle sfide che il mercato del lavoro presenta, non è disposta a compromettere i propri ideali.

La ricerca di lavoro della generazione di G. è quindi un viaggio alla ricerca di senso, un percorso che va rispettato e sostenuto dalle aziende che desiderano non solo sopravvivere, ma prosperare nell'era digitale. Le aziende che sapranno intercettare queste aspirazioni, offrendo ambienti di lavoro che rispecchino i valori di diversità, inclusione e sostenibilità, saranno quelle che attrarranno i talenti più brillanti e motivati.

Non credo che il messaggio di G. sia da interpretare come un'utopia irraggiungibile. Potrebbe piuttosto essere un promemoria di ciò che il lavoro dovrebbe essere: un luogo dove non solo si guadagna il pane, ma si contribuisce attivamente alla costruzione di un mondo migliore. La sua generazione ci ricorda che il desiderio di trovare un lavoro che sia al tempo stesso fonte di sostentamento e di realizzazione personale è profondamente umano e universalmente valido. E forse, in questo viaggio collettivo verso il futuro del lavoro, c'è spazio per un pizzico di ironia perché, dopotutto, non si può affrontare la complessità del mondo moderno senza un sorriso (un sorriso al quale G. aggiunge, ripeto, della sincera umiltà).

Noi di #Corefab stiamo con G. Stiamo e staremo sempre con G. e tutti i suoi coetanei o quasi coetanei. Cerchiamo di offrire quello spunto utile a ricordare quanto sia indispensabile contribuire alla creazione di team motivati e realizzati. Sempre più spesso ci capita di trattare con ruoli che hanno l’età di G. E non chiediamo di parlare con un superiore, anche se commercialmente, a qualcuno potrebbe sembrare una perdita di tempo. Cerchiamo di ascoltare, confrontarci, imparare. Certi che i desideri di quelle generazioni possano essere un valido contributo alla nostra evoluzione, alla nostra crescita personale, professionale e aziendale.

Marco Menoncello

www.corefab.it

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