“L’ansYa: uno stile di vita. Generazione Y al microscopio”

“L’ansYa: uno stile di vita. Generazione Y al microscopio”

Annamaria Testa mi regala sempre grandi emozioni. A volte penso si insinui nella testa di noi giovani per alleviarne la paranoia generazionale. Nello specifico il suo ultimo articolo per Internazionale, (che trovate qui) tratta di un argomento a me molto caro: l’ANSIA. So che a molti di voi ciò potrebbe sembrare assurdo ma a ben pensarci l’ansia è un modus vivendi a cui ormai mi sono talmente abituata che sono sicura che potrebbe perfino mancarmi. Del resto, ormai è così difficile tracciarne i netti confini, che questo perenne stato individuale finisce sempre per sfociare in quello che definirei “stato ansiogeno globale”. Insomma, pare che ne siamo così tanto circondati da non esser più capaci di distinguerne l'origine e lo scopo. Sembriamo essere già tutti troppo contaminati.

Mi sono sempre considerata una persona molto serena, entusiasta e inesauribilmente positiva. Con il tempo però la mia energia ed insaziabile curiosità, sempre troppo proiettati sul domani piuttosto che sull’oggi, hanno assunto nuovi tratti sconosciuti ed interessanti. Infatti, crescendo ho incontrato l’ansia e mi sono per sempre macchiata di una strana condizione che è quasi difficile da definire tanto ormai sia parte di me.

David Spiegel, docente di psichiatria alla Stanford University, dice che tra ansia e stress c’è una differenza fondamentale: mentre lo stress è riferito a un fatto specifico, ed è associato a nervosismo e frustrazione, l’ansia è riferita a una più generale situazione di vulnerabilità”. Giusto. Sono d’accordo. Bisogna distinguere che l’ansia di cui sto parlando, non è quel sentimento paranoico che si associa al senso di apprensione simile all'angoscia. Bensì, è uno stato dell’anima impalpabile, una tensione costante che brama sicurezza. Un desiderio intimo di progettualità ma anche infinita libertà. Una necessità insita nel cuore che abbiamo ereditato dalla generazione dei nostri genitori ma a cui probabilmente non troveremo mai soluzione.

Noi abbiamo l'unica certezza di non avere certezze. Siamo la generazione del crollo economico, del tasso di natalità in picco, del surriscaldamento globale, della mobilità fluida e della globalizzazione malata. Siamo i cervelli in fuga senza dimora, quei bamboccioni troppo educati per essere sottopagati. Siamo quelli delle skypecall, degli hangouts, dei contest e delle application. Siamo quelli dell’attesa. Che sia una mail, un matrimonio, un mutuo. Un figlio.

Insomma siamo quelli in stand-by ed è quasi impossibile non crollare sotto tutto il peso di tutti questi “vorrei, ma non posso”. Vorrei esserci di più, vorrei fare di più, vorrei avere di più. Vorrei valere di più. Infatti, questa ansia di cui parliamo è d’origine ambientale e non ha un oggetto preciso, ma bensì si dilata ed estende a tutti i legami con l’ambiente circostante. Lavoro, famiglia, amore, amicizia. Parte dall’interno e contamina l’esterno. Rimbalza all’esterno e si moltiplica all’interno.

Allora come possiamo guarirne? Ho la netta sensazione che purtroppo ciò non possa accadere. Allora è giusto pensare ad alcune innovative idee che possono permetterci di convivere con quest’eterna sensazione in maniera sana e stimolante.

La stessa Annamaria ci suggerisce questo articolo di Quartz che aggiunge alcuni tasselli importanti: l’ansia, infatti, può anche essere considerata come un potente stimolo a darsi da fare e a produrre soluzioni creative. Anche se provare ansia non è piacevole, non bisogna dimenticare che, sotto il profilo individuale, l’ansia è tendenzialmente associata a qualcosa di buono. Basta cambiare prospettiva per rendersi conto che in realtà essere ansiosi significa anche essere probabilmente più onesti, avere un'estrema attenzione ai dettagli, essere fortemente motivati ed empatici.

Significa volere di più. Desiderare di più. Significa essere alla ricerca dell’eccellenza e avere sensibilità ai bisogni altrui. "Come se l’ansia fosse quasi un pedaggio da pagare per essere persone capaci e, soprattutto, brave persone".

Allora per un attimo penso che la mia ansia non sia poi così male e che l’essermi affezionata a questo mio grande difetto in realtà sia solo un modo originale che sto utilizzando per migliorare tutto il resto. Ansia compresa. Oggi combatto la mia ansia così, con il coraggio di accettarmi imperfetta. Con la leggerezza di esserne profondamente consapevole.

Claudia Liccardo

Digital Marketing, Social Media, Copywriting

7 anni
Vanessa Cantele

Project Manager - Sustainability Enthusiast

7 anni

Riflessione rincuorante! Grazie:)

Alessia Antonuzzo

Guidance and Recruitment Officer at Università Bocconi

7 anni

Quoto tutto in pieno!

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