Non si vive di solo web.
E se ce lo dice lui, l'esperto tecno del New York Times. Sono più informato, ho letto più libri e son pure diventato un papà migliore. Cronaca di un esperimento anti-fake. Con tre consigli da seguire.
Le prime notizie sulla sparatoria nella scuola di Parkland, in Florida, le ho avute attraverso una notifica sul mio orologio. Avevo disattivato le notifiche di notizie mesi prima, ma quelle importanti in qualche modo riescono sempre a intrufolarsi. Dopo, però, nelle ventiquattro ore successive, non ho sentito quasi niente sulla sparatoria. Sono state parecchie le cose che sono felice di essermi perso. Per esempio, non ho visto le bufale — forse amplificate da robot propagandistici — che affermavano che il killer era un militante di sinistra, un anarchico, un membro dell'Isis e magari il membro di un commando di più attentatori. Mi sono perso il servizio di Fox News che lo collegava a gruppi della resistenza siriana, ancora prima che il suo nome venisse reso noto. Non ho visto neanche la notizia, diffusa da molti mezzi di informazione (compreso il New York Times), e anche dal senatore Bernie Sanders e altri esponenti di sinistra su Twitter, che sosteneva che la strage era la diciottesima sparatoria nelle scuole dall'inizio dell'anno, cosa non vera. Invece, il giorno dopo la sparatoria, ho passato una quarantina di minuti a leggere attentamente i resoconti sull'orrore di quella sparatoria e un milione di altre cose che i giornali avevano da dirmi. Non solo ho perso meno tempo a seguire la notizia che se lo avessi fatto online ad avvenimenti in corso, ma ne sono uscito più informato. Essendomi risparmiato gli errori innocenti (e i depistamenti intenzionali) che avevano pervaso le prime ore dopo la sparatoria, la mia prima esperienza di quella notizia è stato un resoconto accurato di quanto effettivamente accaduto.
Così ho abbandanato i social. A gennaio, dopo l'anno di maggior dipendenza dalle breaking news nella mia memoria recente, ho deciso di fare un viaggio indietro nel tempo.
Ho disattivato le notifiche digitali, mi sono scollegato da Twitter e dagli altri social network e ho sottoscritto l'abbonamento postale a tre quotidiani cartacei (il New York Times, il Wall Street Journal e il Financial Time) più un settimanale di informazione, l'Economist e il Time.
Da quel momento, quasi tutti i giorni mi sono informato principalmente dalla carta stampata, anche se il mio ascetismo autoimposto lasciava spazio a podcast, newsletter via email e saggistica "lunga" (libri e articoli di riviste). In sostanza, stavo cercando di rallentare l'informazione: volevo continuare a essere informato, ma cercavo format che privilegiassero l'approfondimento e l'accuratezza rispetto alla velocità. Mi ha cambiato la vita. Spegnere la macchina ronzante dell'informazione continua che mi porto in tasca è stato come divincolarmi da un mostro in linea diretta con me, costantemente pronto a irrompere nella mia giornata con bollettini approssimativi. Adesso non solo sono meno ansioso e meno drogato di informazione, ma sono anche più informato (anche se ci sono alcuni punti ciechi).
E sono sbalordito dal tempo libero che ho: in due mesi sono riuscito a leggere mezza dozzina di libri e diventare (credo) un marito e un padre più attento.
Cosa più importante di tutte, mi sono reso conto del mio ruolo personale di consumatore di notizie nel nostro sgangherato sistema di informazione digitale.
Abbiamo passato buona parte degli ultimi anni a scoprire che la digitalizzazione delle notizie sta rovinando la nostra capacità di elaborare le informazioni.
La tecnologia ci consente di rintanarci dentro camere a eco, esacerbando la disinformazione e la polarizzazione e rendendo la società più vulnerabile alla propaganda. Con l'intelligenza artificiale che produce audio e video facili da falsificare quanto un testo, stiamo entrando in una distopia da labirinto degli specchi, quella che alcuni definiscono un'" apocalisse dell'informazione". E guardiamo tutti al governo e a Facebook perché trovino un rimedio. Ma non abbiamo anche noi un ruolo da giocare? Informarsi solo attraverso i giornali cartacei probabilmente è una soluzione estrema, che non fa per tutti. Ma è un esperimento che mi ha insegnato diverse cose sui tranelli dell'informazione digitale e come evitarli."
Informatevi. Non troppo in fretta.
Executive MBA @ESCP #2 in FT global ranking / Innovation Leader with EMBA and 15+ yrs in Strategy, Innovation & Ecosystems management / Merger & Acquisition / Head of innovation / Director of innovation
7 anniOttima riflessione!