PROPOSTE DELLE PARTI SOCIALI

                                   4 agosto 2011



La tempesta che stiamo attraversando è connessa a fragilità intrinseche di
un’Unione Europea che è ancora carente sotto il profilo politico e degli assetti
istituzionali.

L’accordo raggiunto il 21 luglio scorso dal Consiglio europeo non è sufficiente. I
mercati ci hanno detto che non basta.

Comprendiamo che è difficile convincere gli altri Paesi a fare di più, ma
riteniamo che questo sia assolutamente necessario.

Occorre, pertanto, promuovere da parte del Governo italiano un’immediata
azione verso i governi e le istituzioni europee affinché l’Unione riprenda vigore e
capacità d’iniziativa.

Questo contribuirebbe a ridurre la pressione sui titoli italiani.

Il momento è grave. Va affrontato con la massima determinazione senza
cercare scuse o scappatoie. Sappiamo tutti che la crisi ha in ampia misura
origini internazionali.

Ma spetta a noi e solo a noi italiani fare tutto il possibile per il nostro Paese.

La politica di bilancio resta il cuore dei nostri problemi. Le turbolenze di questi
giorni dimostrano senza alcun dubbio che i mercati non hanno fiducia
nell’impegno dell’Italia a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014.
Evidentemente occorre fare di più.

L’eliminazione di ogni dubbio circa la solidità di lungo periodo dei nostri conti
pubblici è un obbligo ineludibile di fronte al quale oggi ci troviamo.
Ma la solidità dei conti pubblici va accompagnata e rafforzata con misure per la
crescita dell’economia. Sono anni che tutti noi chiediamo misure per la crescita.
Sono anni che chiediamo meccanismi per sbloccare gli investimenti pubblici e
privati. Sono anni che chiediamo di modernizzare la pubblica amministrazione
per lasciare più spazio all’iniziativa imprenditoriale e al mercato e di ridurre i
confini dello Stato. Sono anni che chiediamo misure vere di liberalizzazione per
eliminare posizioni di rendita e restituire efficienza ai servizi.

Ora siamo a un bivio. Occorre un drastico programma per rilanciare la crescita.
Un programma da attuare subito.

Per parte nostra, siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità che la
situazione richiede. Ma è il governo che deve prendere in mano il timone della
politica economica e assumersi l’onere e la responsabilità di farci uscire da
questa situazione.

Occorre un confronto continuo e serrato con le parti sociali ed anche con
l’opposizione. Nei passaggi decisivi, come quelli che attraversiamo, le grandi
scelte devono essere sostenute dalla larga corresponsabilità e condivisione
delle forze politiche e sociali. Tali scelte devono consentire di imprimere all’Italia
un nuovo slancio per l’orizzonte di più legislature.

La gravità del momento non consente pause. Noi siamo a disposizione nei
prossimi giorni e nelle prossime settimane. Riteniamo che il Consiglio dei
Ministri debba assumere decisioni rapidamente e sottoporle al Parlamento
senza soluzioni di continuità.

Non possiamo permetterci di rimanere fermi e in balia dei mercati fino a
settembre.

Il confronto non può esaurirsi in un incontro. Ma l’incontro di oggi non può
esaurirsi in un avvio.

Da parte nostra indichiamo le priorità sulle quali operare immediatamente.
1.   Pareggio di bilancio nel 2014. A questo obiettivo occorre dare
     credibilità. È questa una condizione essenziale per il ritorno alla
     normalità nei mercati finanziari.
     Pareggio di bilancio come obbligo costituzionale. Era questo peraltro
     uno degli impegni assunti dal Governo nel PNR. Che fine ha fatto?
     Per quanto riguarda la proposta di azzeramento del fabbisogno
     nell’ultima parte del 2011 osserviamo che questa rischia di scaricare
     maggiori oneri sul 2012. Noi, invece, riteniamo che si debbano
     prendere provvedimenti strutturali capaci di incidere sulle tendenze
     di fondo della spesa pubblica. Guardando alla struttura della spesa
     pubblica è evidente che non si può prescindere da interventi per
     aumentare la produttività del pubblico impiego e per modernizzare il
     sistema di welfare.


2.   Costi della Politica. È un punto essenziale. Non è possibile
     chiedere sacrifici agli italiani senza contemporaneamente procedere
     a tagli effettivi e credibili a tali costi.
     Anticipare da subito le riduzioni contenute nella manovra. Non c’è
     bisogno di fare una Commissione per valutare i tagli da fare in
     relazione agli standard europei. Fare una commissione significa solo
     rinviare.
     Ridurre i costi delle assemblee elettive e degli organi dello Stato.
     Abolire le Provincie.
     Accorpare o consorziare i piccoli comuni.




3.   Liberalizzazioni e privatizzazioni. Occorre un grande piano di
     privatizzazioni e liberalizzazioni da avviare subito.
     Affrontare con decisione i temi essenziali della regolazione e
     dell’apertura dei mercati.
Intervenire nell’immediato su alcune delle situazioni critiche
     segnalate dall’Antitrust e procedere alla liberalizzazione delle
     professioni.
     Avviare la dismissione e la valorizzazione del patrimonio pubblico,
     con un piano articolato negli anni.
     Incentivare gli enti locali a dismettere patrimoni immobiliari e società
     di servizi consentendo loro di utilizzarne i proventi per spese
     d’investimento superando gli attuali vincoli del Patto di Stabilità.


4.   Sbloccare gli investimenti. Sbloccare con misure eccezionali le
     opere già finanziate con risorse pubbliche e private. Rimuovere gli
     ostacoli normativi alla realizzazione delle opere con particolare
     riguardo alla logistica e all’energia.
     Utilizzare, con il necessario cofinanziamento nazionale, i fondi
     europei per il Mezzogiorno a partire da quelli dell’anno in corso.
     Perdere questi fondi sarebbe inaccettabile.
     Modificare il titolo V della Costituzione per recuperare a livelli
     appropriati la strategia delle grandi reti ed evitare sovrapposizioni di
     competenze.


5.   Semplificazioni          e    Pubblica      Amministrazione.           Approvare
     rapidamente i provvedimenti di semplificazione all’esame del
     Parlamento.
     Non    è   più       rinviabile   la   riforma   strutturale   della    Pubblica
     Amministrazione che permetta un recupero di produttività e consenta
     di risolvere situazioni di crisi utilizzando strumenti analoghi a quelli
     del settore privato.
     Accelerare l’utilizzo di nuove tecnologie nella PA, per accrescere la
     produttività     e    contrastare      l’evasione   anche      potenziando    la
     fatturazione elettronica e riducendo l’uso contante.
     Al tempo stesso vanno evitate misure di vera e propria oppressione
     fiscale nei confronti dei contribuenti.
6.   Mercato del lavoro. Alla luce delle gravi difficoltà del Paese le parti
     sociali proseguiranno l’impegno per modernizzare le relazioni
     sindacali.


Vorremmo infine ricordare che, pur in una situazione difficilissima, le
imprese e le banche italiane stanno dando un grande contributo
all’economia del Paese. Sappiamo che le imprese devono crescere e
recuperare produttività.
Attuare un piano straordinario di lotta all’evasione fiscale e contributiva
utilizzando i proventi per ridurre la pressione fiscale sulle imprese e sul
lavoro.
Detassare in via strutturale i premi di risultato.
Incentivare la crescita dimensionale e la patrimonializzazione (ACE).
Avviare un piano di riduzione progressiva dei pagamenti ritardati alle
imprese in vista dell’applicazione della direttiva comunitaria.
Attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy
di qualità quale leva competitiva del Paese in grado di valorizzare il
lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di
penetrazione commerciale all’estero delle imprese italiane.
Definire un piano energetico per la green economy con una visione al
2020, operando principalmente attraverso la fissazione di standard.
Sostenere i processi di ricerca e innovazione delle imprese cominciando
con il rendere immediatamente operativo il credito d’imposta previsto dal
DL Sviluppo.

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4agosto

  • 1. PROPOSTE DELLE PARTI SOCIALI 4 agosto 2011 La tempesta che stiamo attraversando è connessa a fragilità intrinseche di un’Unione Europea che è ancora carente sotto il profilo politico e degli assetti istituzionali. L’accordo raggiunto il 21 luglio scorso dal Consiglio europeo non è sufficiente. I mercati ci hanno detto che non basta. Comprendiamo che è difficile convincere gli altri Paesi a fare di più, ma riteniamo che questo sia assolutamente necessario. Occorre, pertanto, promuovere da parte del Governo italiano un’immediata azione verso i governi e le istituzioni europee affinché l’Unione riprenda vigore e capacità d’iniziativa. Questo contribuirebbe a ridurre la pressione sui titoli italiani. Il momento è grave. Va affrontato con la massima determinazione senza cercare scuse o scappatoie. Sappiamo tutti che la crisi ha in ampia misura origini internazionali. Ma spetta a noi e solo a noi italiani fare tutto il possibile per il nostro Paese. La politica di bilancio resta il cuore dei nostri problemi. Le turbolenze di questi giorni dimostrano senza alcun dubbio che i mercati non hanno fiducia nell’impegno dell’Italia a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014. Evidentemente occorre fare di più. L’eliminazione di ogni dubbio circa la solidità di lungo periodo dei nostri conti pubblici è un obbligo ineludibile di fronte al quale oggi ci troviamo.
  • 2. Ma la solidità dei conti pubblici va accompagnata e rafforzata con misure per la crescita dell’economia. Sono anni che tutti noi chiediamo misure per la crescita. Sono anni che chiediamo meccanismi per sbloccare gli investimenti pubblici e privati. Sono anni che chiediamo di modernizzare la pubblica amministrazione per lasciare più spazio all’iniziativa imprenditoriale e al mercato e di ridurre i confini dello Stato. Sono anni che chiediamo misure vere di liberalizzazione per eliminare posizioni di rendita e restituire efficienza ai servizi. Ora siamo a un bivio. Occorre un drastico programma per rilanciare la crescita. Un programma da attuare subito. Per parte nostra, siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità che la situazione richiede. Ma è il governo che deve prendere in mano il timone della politica economica e assumersi l’onere e la responsabilità di farci uscire da questa situazione. Occorre un confronto continuo e serrato con le parti sociali ed anche con l’opposizione. Nei passaggi decisivi, come quelli che attraversiamo, le grandi scelte devono essere sostenute dalla larga corresponsabilità e condivisione delle forze politiche e sociali. Tali scelte devono consentire di imprimere all’Italia un nuovo slancio per l’orizzonte di più legislature. La gravità del momento non consente pause. Noi siamo a disposizione nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Riteniamo che il Consiglio dei Ministri debba assumere decisioni rapidamente e sottoporle al Parlamento senza soluzioni di continuità. Non possiamo permetterci di rimanere fermi e in balia dei mercati fino a settembre. Il confronto non può esaurirsi in un incontro. Ma l’incontro di oggi non può esaurirsi in un avvio. Da parte nostra indichiamo le priorità sulle quali operare immediatamente.
  • 3. 1. Pareggio di bilancio nel 2014. A questo obiettivo occorre dare credibilità. È questa una condizione essenziale per il ritorno alla normalità nei mercati finanziari. Pareggio di bilancio come obbligo costituzionale. Era questo peraltro uno degli impegni assunti dal Governo nel PNR. Che fine ha fatto? Per quanto riguarda la proposta di azzeramento del fabbisogno nell’ultima parte del 2011 osserviamo che questa rischia di scaricare maggiori oneri sul 2012. Noi, invece, riteniamo che si debbano prendere provvedimenti strutturali capaci di incidere sulle tendenze di fondo della spesa pubblica. Guardando alla struttura della spesa pubblica è evidente che non si può prescindere da interventi per aumentare la produttività del pubblico impiego e per modernizzare il sistema di welfare. 2. Costi della Politica. È un punto essenziale. Non è possibile chiedere sacrifici agli italiani senza contemporaneamente procedere a tagli effettivi e credibili a tali costi. Anticipare da subito le riduzioni contenute nella manovra. Non c’è bisogno di fare una Commissione per valutare i tagli da fare in relazione agli standard europei. Fare una commissione significa solo rinviare. Ridurre i costi delle assemblee elettive e degli organi dello Stato. Abolire le Provincie. Accorpare o consorziare i piccoli comuni. 3. Liberalizzazioni e privatizzazioni. Occorre un grande piano di privatizzazioni e liberalizzazioni da avviare subito. Affrontare con decisione i temi essenziali della regolazione e dell’apertura dei mercati.
  • 4. Intervenire nell’immediato su alcune delle situazioni critiche segnalate dall’Antitrust e procedere alla liberalizzazione delle professioni. Avviare la dismissione e la valorizzazione del patrimonio pubblico, con un piano articolato negli anni. Incentivare gli enti locali a dismettere patrimoni immobiliari e società di servizi consentendo loro di utilizzarne i proventi per spese d’investimento superando gli attuali vincoli del Patto di Stabilità. 4. Sbloccare gli investimenti. Sbloccare con misure eccezionali le opere già finanziate con risorse pubbliche e private. Rimuovere gli ostacoli normativi alla realizzazione delle opere con particolare riguardo alla logistica e all’energia. Utilizzare, con il necessario cofinanziamento nazionale, i fondi europei per il Mezzogiorno a partire da quelli dell’anno in corso. Perdere questi fondi sarebbe inaccettabile. Modificare il titolo V della Costituzione per recuperare a livelli appropriati la strategia delle grandi reti ed evitare sovrapposizioni di competenze. 5. Semplificazioni e Pubblica Amministrazione. Approvare rapidamente i provvedimenti di semplificazione all’esame del Parlamento. Non è più rinviabile la riforma strutturale della Pubblica Amministrazione che permetta un recupero di produttività e consenta di risolvere situazioni di crisi utilizzando strumenti analoghi a quelli del settore privato. Accelerare l’utilizzo di nuove tecnologie nella PA, per accrescere la produttività e contrastare l’evasione anche potenziando la fatturazione elettronica e riducendo l’uso contante. Al tempo stesso vanno evitate misure di vera e propria oppressione fiscale nei confronti dei contribuenti.
  • 5. 6. Mercato del lavoro. Alla luce delle gravi difficoltà del Paese le parti sociali proseguiranno l’impegno per modernizzare le relazioni sindacali. Vorremmo infine ricordare che, pur in una situazione difficilissima, le imprese e le banche italiane stanno dando un grande contributo all’economia del Paese. Sappiamo che le imprese devono crescere e recuperare produttività. Attuare un piano straordinario di lotta all’evasione fiscale e contributiva utilizzando i proventi per ridurre la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro. Detassare in via strutturale i premi di risultato. Incentivare la crescita dimensionale e la patrimonializzazione (ACE). Avviare un piano di riduzione progressiva dei pagamenti ritardati alle imprese in vista dell’applicazione della direttiva comunitaria. Attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all’estero delle imprese italiane. Definire un piano energetico per la green economy con una visione al 2020, operando principalmente attraverso la fissazione di standard. Sostenere i processi di ricerca e innovazione delle imprese cominciando con il rendere immediatamente operativo il credito d’imposta previsto dal DL Sviluppo.