L’acqua fonte di vita
Istituto comprensivo “R. Montano” Stigliano (MT)
Scuola secondaria di primo grado
classe 3^B
L'acqua fonte di vita
L'acqua fonte di vita
L’acqua:elemento essenziale per la
vita. È nell’acqua, infatti, che ha
avuto origine la prima forma di vita
sulla Terra.
L’uomo, in ogni epoca,ha tratto
dall’acqua grandi ispirazioni
artistiche. Omero, innanzitutto,
nel racconto dell’Odissea, ne fa
uno scenario fondamentale per il
ritorno in patria di Ulisse.
OMERO nell’ODISSEA, canta le vicende
di ULISSEULISSE nei mari che deve attraversare
per giungere alla sua terra ITACA.ITACA.
Proemio “INVOCAZIONE ALLA MUSA”
Il poeta invoca la musa perché lo aiuti a cantare l’avventuroso ritorno in patria di Ulisse,
l’uomo dall’ingegno versatile che lottò nel mare contro gli avversi elementi per salvare se
e i suoi compagni. Si può dire che l’ODISSEA è il poema del mare e che l’eroe ne è Ulisse,
il quale navigando alla volta della patria , il suo piccolo regno d’ITACA, e sbalestrato fuori
del suo cammino nei paesi più remoti e favolosi, è sottoposto dagli dei ad altri dieci anni
di prove dolorose prima di giungervi.
“ Musa, quell’uom di multiforme ingegno
dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra
gittate d’ilion le sacre torri;
che città vide molte, e delle genti
l’indol conobbe; che sovr’esso il mare
molti dentro del cor sofferse affanni
mentre a guardar la cara vita intende,
e i suoi compagni a ricondur : ma indarno
ricondur desiava i suoi compagni,
che delle colpe lor tutti perìro.
Stolti! Che osâro Vïolare i sacri
al sole iperion candidi buoi
con empio dente, ed irritâro il nime,
che del ritorno il dì lor non addusse.
Deh, parte almen di si ammirande cose
narra anco a noi, di gioie figlia e di Enea.
( L. I. w. 1-16 )
‹‹¥› ULISSE AD ITACA ‹¥›¥› ULISSE AD ITACA ‹¥›
Ulisse ha ormai ultimato il racconto delle sue avventure ad Alcinoo rinnova all’eroe la promessa di farloUlisse ha ormai ultimato il racconto delle sue avventure ad Alcinoo rinnova all’eroe la promessa di farlo
ricondurre in patria.ricondurre in patria.
All’alba del nono giorno i doni sono portati sulla nave ed Alcinoo offre il banchetto di addio. Dopo ilAll’alba del nono giorno i doni sono portati sulla nave ed Alcinoo offre il banchetto di addio. Dopo il
banchetto, l’eroe ringrazia Alcinoo della cordiale accoglienza; quindi, rivolto un augurio di felicità allabanchetto, l’eroe ringrazia Alcinoo della cordiale accoglienza; quindi, rivolto un augurio di felicità alla
regina ARETE, varca la soglia della reggia e si avvia alle navi.regina ARETE, varca la soglia della reggia e si avvia alle navi.
Ulisse si adagia a poppa sui morbidi tappeti già distesi dai marinai, e quando, sciolta la gòmena, il legnoUlisse si adagia a poppa sui morbidi tappeti già distesi dai marinai, e quando, sciolta la gòmena, il legno
leggero si avvia, egli cede a un dolcissimo sonno profondo.leggero si avvia, egli cede a un dolcissimo sonno profondo.
Alle prime luci del nuovo giorno la nave raggiunge Itaca, e qui , presso il porto di Forco, approdano, Feaci:Alle prime luci del nuovo giorno la nave raggiunge Itaca, e qui , presso il porto di Forco, approdano, Feaci:
depongono Ulisse ancora addormentato e, non molto distante, i doni, sotto un ulivo; poi iniziano il viaggio didepongono Ulisse ancora addormentato e, non molto distante, i doni, sotto un ulivo; poi iniziano il viaggio di
ritorno.ritorno.
Quando Ulisse si sveglia, trovandosi solo e abbandonato in quel lembo di terra ignota, perché Minerva haQuando Ulisse si sveglia, trovandosi solo e abbandonato in quel lembo di terra ignota, perché Minerva ha
avvolto di nebbia quei luoghi, balza in piedi in preda alla più cupa disperazione; ma poi, vedendo i doni aavvolto di nebbia quei luoghi, balza in piedi in preda alla più cupa disperazione; ma poi, vedendo i doni a
piè dell’ulivo, trova che nulla manca.piè dell’ulivo, trova che nulla manca.
Allora, guardando il mare, sospira la patria e versa amare lagrime. Minerva, sotto l’aspetto di un regaleAllora, guardando il mare, sospira la patria e versa amare lagrime. Minerva, sotto l’aspetto di un regale
pastorello, gli viene presso, e gli dice che quella terra è Itaca.pastorello, gli viene presso, e gli dice che quella terra è Itaca.
………….”Su, voglio mostrarti la terra d’Itaca, perché tu mi creda.
Ecco il porto di Forchis, del vecchio Marino,
ecco in capo del porto l’ulivo frondoso,
e qui vicino l’antro amabile, oscuro
sacro alle ninfe che si chiamano Naiadì,
si, quersto è lo speco vasto, a volta, dove tu spesso
facevi alle ninfe ecatombi accettevoli.
E questo monte è il Nèrito, vestito di boschi”.
così dicendo la dea disperse la nebbia: e fu svelata la terra.
Allora gioì Odisseo costante, glorioso
salutando la patria, baciò le zolle dono di biade.
L XIII v.v. 344-354
Virgilio nell’Eneide narra le vicende dell’eroe troiano Enea che, alla caduta
di Troia, si affida con il padre, il figlio e alcuni compagni fedeli,alle acque
del mare con poche navi, per giungere alle acque di un fiume, il Tevere, nelle
cui vicinanze fonda la città Lavinio, culla della futura Roma.
Il Poema inizia ricordando l’odio di Giunone nei confronti del popolo Troiano. La dea, per vendetta, solleva una
tempesta e allontana la flotta troiana dall’Italia, in viaggio da ben sette anni, facendola approdare sulle coste
dell’Africa.
ENEA, accolto benignamente da DIDONE, regina del luogo durante il suo soggiorno al palazzo reale, racconta le
sue peripezie.
Arma virumque cano, troiae qui primus ab oris
italiam fato profugus laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem iunonis ob iram,
multa quoque etrello passus, dum conderet urbem
inferretque deos latco, genus unde latinum
LE ARMI CANTO E L’UOMO CHE PER PRIMO DALLA TERRA DI TROIA
ESULE RAGGIUNGE L’ITALIA E I LIDI DI LAVINIO, SPINTO
DAL FATO E FLAGELLATO IN TERRA E IN MARE DALL’OSTILITA’
DEGLI DEI, DALL’IRA IMPLACABILE DELL’ATROCE GIUNONE,
E DOPO AVER SOFFERTO A LUNGO IN GUERRA, PER POTER FONDARE
LA SUA CITTA’ E INTRODURRE NEL LAZIO I PENATI, DANDO RADICI
Albanique patres atque altae Moenia Romae.
Musa, mihi causas memora, quo numine laeso
quidve dolens regina deum tot volvere casus
insignem pietate virum, tot adire labores
impulerit. Tantaene animis chelestibus irae?
L.I v.v. 1-11
Alla stirpe latina, ai padri albani e alle mura eccelse di Roma.
Musa, dimmi tu le cause : per le quali offese al suo onore,
per quale mai rancore la regina degli dei costrinse un uomo
così devoto a dibattersi in tante sventure, a subire
tanti affanni? A tal punto giunge l’ira dei celesti?
L.I v.v. 1-11
Eneide
La narrazione prende avvio dall’ultima notte di Troia, caduta in mano ai Greci per l’inganno del
cavallo di legno.
Dopo una dura battaglia contro i nemici, Enea è incitato dagli Dei ad abbandonare la città in fiamme
e a salpare con i superstiti alla ricerca di una nuova patria.
Dopo essere stati confortati dall’oracolo di Apollo a Delo, che assicura loro il successo del viaggio,
dopo aver incontrato altri importanti superstiti troiani come Andromaca ed Eleno, i troiani
toccano finalmente le coste dell’Italia.
Riuscita a sfuggire ai terribili mostri Scilla e Cariddi e dopo aver salvato il ciclope Polifemo alle
falde dell’Etna, la piccola flotta approda a Drenano, nome classico di Trapani, dove Anchise, il
vecchio padre di Enea, muore. Quando le navi ripartono, la tempesta le spinge verso l’Africa.
Contiquere omnes intentique ora tenebant;
inde toro pater aeneas sic orsus ab alto:
“Infandum, regina, iubes renovare dolorem,
troianas ut opes et lamentabile regnum
erverint danai, quaeque ipse miserrima vidi”
Tacquero tutti, il volto immobile in attesa.
Allora dall’alto del suo letto padre Enea così dice:
“Un dolore indicibile, regina, tu vuoi che rinnovi:
come i greci distrussero l’egemonia di Troia,
il suo regno di lacrime, le atrocità che vidi.”
Et quorum pas magnifuit. Quis Italia fando
myrmidonum dolopumve aut duri miles. Ulixi
temperet a lacrimis? Et iam nox umida chelo
praecipitat suadentque cadentia sidera somnos.
Sed sitantus amor casus cognoscere nostros
et breviter troiae supremum audire laborem,
quamquam a nimus meminisse horret luctus refugit,
incipiam
L II v.v. 1-13
Con lo stile della “lauda” è San
Francesco che loda il Signore per
questo dono prezioso
“ LAUDATO SII , MI SIGNORE,
PER SOR’ACQUA LA QUALE
E’ MOLTO UTILE ET HUMELE
ET PRETIOSA ET CASTA ”
s . francesco
Il sommo poeta,Dante Alighieri,nel
suo viaggio verso
l’Eterno,attraversa tre importanti
fiumi.
Divina Commedia
infino al fiume del parlar mi trassi.
Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando:”guai a voi, anime pravei
non isperate mai veder lo cielo:
l’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.
E tu che se’ costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti”.
Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
disse:” per altra via, per altri porti
verrai a spiaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti”.
E’l duca lui:”Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare”.
Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che ‘ntorno a li occhi avea di fiamme rote.
Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che ‘nteser le parole crude.
Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l’umana spezie e ‘l loco e ‘l tempo e ‘l seme
di lor semenza e di lor nascimenti.
Poi si ritrasser tutte quante insieme,
forte piangendo, a la riva malvagia
ch’attende ciascun uom che Dio non teme.
-=($)=- PurgatorioPurgatorio -=($)=-
L’acqua che vedi non surge di vena
che ristori vapor che gel converta,
come fiume ch’acquista e perde lena;
ma esce di fontana salda e certa,
che tanto dal voler di Dio riprende,
quant’ella versa da due parti aperta.
Da questa parte con virtù discende
che toglie altrui memoria del peccato;
da l’altra d’ogne ben ben fatto la rende.
Quinci letè, così da l’altro lato
Eunoè si chiama, e non adopra
se quinci e quindi pria non è gustato:
a tutti altri sapori esto è di sopra.
E avvenga ch’assai possa esser sazia
la sete tua perch’io più non ti scopra.
Darotti un corollario ancor per grazia;
né credo che ‘l mio dirti stia men caro,
se oltre promession teco si spazia.
Quelli ch’anticamente poetaro
l’età de l’oro e suo stato felice;
forse in parnaso e sto loco sognaro.
Qui fu innocente l’umana radice;
qui primavera sempre e ogne frutto;
nèttare è questo di che ciascun dice”.
Io mi rivolsi ‘n dietro allora tutto
a’ miei poeti, e vidi che con riso
udito avean l’ultimo costrutto;
poi a la bella donna torna’ il viso.
‡Ÿ‡ FIUME LETÈ ‡Ÿ‡
Nome greco che significa “oblio”, era uno dei fiumi infernali secondo la mitologia antica, le cui acque, molti bevevano,
perdendo la memoria della vita passata; talvolta lo si trova personificato in una dea, figlia di Eris e sorella del sonno e
della morte.
Dante lo colloca nel paradiso terrestre e ne aveva notizia dall’Eneide ( VI 705-749).
-^- FIUME EUNOÈ -^-
“ I PROMESSI SPOSI ”
Addio ai Monti
Essi s’avviarono zitti zitti alla riva ch’era stata loro indicata; videro il battello pronto, e data e barattata la
parola c’entrarono. Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne staccò; afferrato poi l’altro remo, e
vogando a due braccia, prese il largo verso la spiaggia opposta. Non tirava un alito di vento; il lago giaceva
liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e l’ondeggiar leggiero della luna,
che vi si specchiava da mezzo il cielo. S’udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il
gorgoglio più lontano dell’acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que’ due remi, che
tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano. L’onda segata dalla
barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata, che s’andava allontanando dal lido.
I passeggeri silenziosi, con la testa voltata indietro, guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e
variato qua e là di grand’ombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di Don Rodrigo,
con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce
che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d’addormentati, vegliasse, meditando un delitto.
Lucia lo vide, e rabbrividì; scese con l’occhio giù giù per la china, fino al suo paesello, guardò fisso
all’estremità, scoprì la sua casetta, scoprì la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scoprì
la finestra della sua camera; e seduta, com’era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul
braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente.
Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse
nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio,
come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore
pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello
stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in
quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora
indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più s’avanza nel piano, il suo occhio si
ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e
disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli
levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campiello del
suo paese, alla cosuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando
ricco a’ suoi monti.
Alessandro Manzoni, ne’ “I
promessi sposi”,rende chiara
l’immagine della sofferenza dei
protagonisti del romanzo allorché
forzatamente abbandonano i
propri affetti e affidano al lago la
loro fuga verso l’ignoto con uno
struggente commiato di Lucia.
Addio Monti
L’acqua è una sostanza
straordinaria.
E’ il composto più
comune sulla Terra ed è la
base di tutta la vita.
Essa ricopre tuttora un
ruolo primario nella maggior
parte dei fenomeni fisico-
chimici e nei processi vitali.
L’acqua:una preziosa
risorsa per la vita.
Anche la vita dell’uomo
nasce nell’ acqua: il bimbo
che si sta formando nel
grembo della madre vive
immerso in un ambiente
acquatico, il liquido
amniotico, che è
costituito da acqua nella
percentuale di circa il
97%!
L’acqua e la vita
embrione umano
L’acqua e la vita
Copre più di due terzi della superficie della
Terra e nessuna forma di vita potrebbe
sopravvivere senza
di essa.
La vita stessa ha avuto origine, miliardi di
anni fa, proprio sotto la superficie del
mare.
L’acqua dolce è una risorsa molto rara e preziosaL’acqua dolce è una risorsa molto rara e preziosa che va
conservata con estrema attenzione, senza sprecarla.
Quasi tutta l’acqua allo
stato liquido si trova nei
mari e negli oceani ed è
salata.
L’acqua dolce è soltanto il
3% del totale e per lo più si
trova allo stato solido nelle
calotte polari e nei
ghiacciai.
L’acqua risorsa preziosa
L'acqua è una sostanza composta, la cui molecola
è formata da due atomi di idrogeno e uno di
ossigeno, la formula è quindi H2
O.
L’acqua cos’è
ghiacciai, calotte polari, iceberg solido
Liquido:
mari, laghi,
fiumi, acque
sotterranee
Vapore acqueo aeriforme
L’acquaL’acqua è l’unica sostanza che si trova in natura nei tre
stati di aggregazione: solido, liquido e aeriforme.
Gli stati di aggregazione
dell’acqua
Nel solidosolido e nel liquidoliquido le molecole d’acqua sono
tenute insieme da deboli «legami idrogeno»,
che vengono
spezzati con
il passaggio
allo stato
aeriformeaeriforme.
I tre stati dell’acqua
La formazione di particolari legami a idrogeno tra leLa formazione di particolari legami a idrogeno tra le
molecole di acqua è alla base di molte proprietà dimolecole di acqua è alla base di molte proprietà di
questa sostanza.questa sostanza.
• densitàdensità
• elevato calore specificoelevato calore specifico
• elevato calore di evaporazioneelevato calore di evaporazione
• potere solventepotere solvente
• tensione superficialetensione superficiale
• capillaritàcapillarità
• osmosiosmosi
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
La densità dell’acqua, ossia il rapporto tra la massa e il volume,
a 4,0°C è massima e vale circa un grammo per centimetro
cubo (1g/cm3
).
L’acqua, al contrario di quanto accade
ad altre sostanze, quando si raffredda
si contrae soltando fino a 4°C
(massima densità); se la si raffredda
ulteriormente, invece di continuare a
contrarsi, si dilata. A parità di massa,
il volume dell’acqua allo stato solido è
circa il 10% maggiore di quando era
liquida.
Il ghiaccio è perciò meno denso dell’acqua liquida e vi
galleggia sopra con conseguenze importantissime per la vita.
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
• densità del ghiaccio = 0,92 Kg/dm3
• densità dell’acqua liquida = 1 Kg/dm3
L’acqua ha un elevato calore specifico.
Il calore specifico di una sostanza è la quantità di calore che deve
essere assorbita o ceduta da 1 g di quella sostanza perché la sua
temperatura vari di 1 °C.
Per innalzare di 1 °C la temperatura di 1 g di acqua occorre una
quantità di calore circa 10 volte maggiore di quella necessaria per
innalzare la temperatura di 1 g di ferro.
Per questo fatto le grandi masse d’acqua hanno un’azione mitigatrice
sul clima delle regioni costiere.
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
L’acqua ha un elevato calore di evaporazione:
evaporando sottrae elevate quantità di calore dal corpo che la
contiene.
La sudorazione è un
fenomeno naturale
nell’organismo umano,
necessario alla
regolazione della
temperatura
corporea.
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
L’acqua è un ottimo solvente, in grado di
sciogliere moltissime sostanze: per
questo non esiste acqua liquida pura in
natura.
Le proprietà solventi dell’acqua sono
essenziali per gli esseri viventi dal momento
che consentono lo svolgersi delle complesse
reazioni chimiche che costituiscono le basi
della vita stessa (ad esempio quelle che
avvengono nel sangue o nel citoplasma delle
cellule)
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
L’acqua possiede un’elevata tensione
superficiale osservabile dalla geometria
sferica delle gocce d’acqua e dal fatto
che alcuni oggetti (ad esempio una
graffetta) e insetti riescono a
galleggiare sulla superficie dell’acqua
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
L'acqua, come tutti i liquidi, non ha
forma propria ma assume la forma del
recipiente che la contiene.
Per questo motivo, se si versa un
liquido in vasi tra loro in
comunicazione, anche se di forma
diversa esso si dispone allo stesso
livello in ognuno dei contenitori.
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
Se i vasi comunicanti sono costituiti da tubicini di
diametro molto piccolo (detti tubi capillari) si osserva il
fenomeno della capillarità, che sembra contraddire il
principio dei vasi comunicanti. Si trova infatti che quanto
più è stretto il tubicino, tanto più alto è il livello che
l’acqua raggiunge in esso
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
La capillarità è una proprietà dell’acqua essenziale per le
piante, che sono alla base della vita
sulla Terra
A causa di essa l’acqua tende a
salire attraverso i piccoli “pori”
che sempre ci sono in un terreno,
raggiungendo le radici delle
piante.
Lo stesso fenomeno, poi, aiuta gli
alberi a far salire la linfa fino alle
foglie, giacché anche i vasi del
fusto sono capillari.
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
L'uomo utilizza il principio dei vasi comunicanti per diverse
applicazioni. Si riportano di seguito alcuni esempi:
Trasporto dell’acqua negli edifici
Applicazioni principio dei vasi comunicanti
Applicazioni principio dei vasi comunicanti
Pozzo artesiano: Per
il principio dei vasi
comunicanti l'acqua
tende a risalire nel
pozzo fino al livello
dell'acqua nel terreno
Livella: usando una
gomma trasparente
riempita d’acqua si può
trasferire un livello di
riferimento da un
punto ad un altro.
Applicazioni principio dei vasi comunicanti
Travaso per sifonamento:
Quando due recipienti
vengono collegati con un
tubo (sifone), il liquido
scorre in modo da portarsi
allo stesso livello in
entrambi. Il sifone per
funzionare deve essere
“innescato” riempito di
liquido, altrimenti non
funziona.
Il termine osmosi indica la
diffusione spontanea di
solvente attraverso una
membrana semipermeabile dal
compartimento a minore
concentrazione di soluto verso
il compartimento a maggiore
concentrazione di soluto.
Il fenomeno dell’Osmosi è fondamentale in biologia dove
interviene in alcuni processi di trasporto passivo
attraverso membrane biologiche.
Per osmosi le radici delle
piante assorbono acqua e
Sali dal terreno.
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
L’acqua, come tutti i fluidi, ha un peso ed esercita una forza o
pressione idrostatica che si trasmette in tutte le direzioni sul
fondo, sulle pareti ed anche dal basso verso l’alto.
La pressione idrostatica non
dipende dalla quantità di liquido
contenuto ma è direttamente
proporzionale alla densità del
fluido, alla profondità del punto
considerato dal pelo libero
dell’acqua e all’accelerazione di
gravità.
Ovvero: p = dgh (legge i Stevino)
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
Le dighe:
Poiché la pressione dell’acqua
dipende semplicemente dalla
profondità, le dighe sono
costruite in modo tale da
essere più resistenti in basso
che in alto.
Applicazione della legge di Stevin
La legge di Archimede è una diretta conseguenza della legge di
Stevino.
Un corpo immerso in un fluido riceve
una spinta verso l’alto, detta spinta
di Archimede, di intensità pari al
peso del volume del liquido spostato
e di verso opposto a quello della
forza peso del corpo stesso.
bilancia idrostatica
Le proprietà chimico-fisiche
dell’acqua
Poiché il volume del corpo e il volume del liquido spostato
sono uguali, l’intensità della forza peso e l’intensità della
spinta di Archimede dipendono dalle densità del corpo
immerso e del liquido in cui è immerso
Galleggiamento dei corpi
forza peso > spinta di
Archimede, il corpo
affonda
forza peso = spinta di
Archimede, il corpo
resta sospeso
forza peso < spinta di
Archimede, il corpo
galleggia
In base all’intensità della forza peso: P=dV e della
spinta di Archimede: S=dV il corpo galleggia, resta
sospeso o affonda
Diciamo che un corpo immerso in un liquido:
• affonda se la densità del corpo è maggiore della densità del
liquido;
• galleggia se la densità del corpo è inferiore della densità
del liquido;
• è in equilibrio indifferente se la densità del corpo è uguale
alla densità del liquido.
Galleggiamento dei corpi

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L'acqua fonte di vita

  • 1. L’acqua fonte di vita Istituto comprensivo “R. Montano” Stigliano (MT) Scuola secondaria di primo grado classe 3^B
  • 4. L’acqua:elemento essenziale per la vita. È nell’acqua, infatti, che ha avuto origine la prima forma di vita sulla Terra.
  • 5. L’uomo, in ogni epoca,ha tratto dall’acqua grandi ispirazioni artistiche. Omero, innanzitutto, nel racconto dell’Odissea, ne fa uno scenario fondamentale per il ritorno in patria di Ulisse.
  • 6. OMERO nell’ODISSEA, canta le vicende di ULISSEULISSE nei mari che deve attraversare per giungere alla sua terra ITACA.ITACA. Proemio “INVOCAZIONE ALLA MUSA” Il poeta invoca la musa perché lo aiuti a cantare l’avventuroso ritorno in patria di Ulisse, l’uomo dall’ingegno versatile che lottò nel mare contro gli avversi elementi per salvare se e i suoi compagni. Si può dire che l’ODISSEA è il poema del mare e che l’eroe ne è Ulisse, il quale navigando alla volta della patria , il suo piccolo regno d’ITACA, e sbalestrato fuori del suo cammino nei paesi più remoti e favolosi, è sottoposto dagli dei ad altri dieci anni di prove dolorose prima di giungervi. “ Musa, quell’uom di multiforme ingegno dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra gittate d’ilion le sacre torri; che città vide molte, e delle genti l’indol conobbe; che sovr’esso il mare molti dentro del cor sofferse affanni mentre a guardar la cara vita intende, e i suoi compagni a ricondur : ma indarno ricondur desiava i suoi compagni, che delle colpe lor tutti perìro. Stolti! Che osâro Vïolare i sacri al sole iperion candidi buoi con empio dente, ed irritâro il nime, che del ritorno il dì lor non addusse. Deh, parte almen di si ammirande cose narra anco a noi, di gioie figlia e di Enea. ( L. I. w. 1-16 )
  • 7. ‹‹¥› ULISSE AD ITACA ‹¥›¥› ULISSE AD ITACA ‹¥› Ulisse ha ormai ultimato il racconto delle sue avventure ad Alcinoo rinnova all’eroe la promessa di farloUlisse ha ormai ultimato il racconto delle sue avventure ad Alcinoo rinnova all’eroe la promessa di farlo ricondurre in patria.ricondurre in patria. All’alba del nono giorno i doni sono portati sulla nave ed Alcinoo offre il banchetto di addio. Dopo ilAll’alba del nono giorno i doni sono portati sulla nave ed Alcinoo offre il banchetto di addio. Dopo il banchetto, l’eroe ringrazia Alcinoo della cordiale accoglienza; quindi, rivolto un augurio di felicità allabanchetto, l’eroe ringrazia Alcinoo della cordiale accoglienza; quindi, rivolto un augurio di felicità alla regina ARETE, varca la soglia della reggia e si avvia alle navi.regina ARETE, varca la soglia della reggia e si avvia alle navi. Ulisse si adagia a poppa sui morbidi tappeti già distesi dai marinai, e quando, sciolta la gòmena, il legnoUlisse si adagia a poppa sui morbidi tappeti già distesi dai marinai, e quando, sciolta la gòmena, il legno leggero si avvia, egli cede a un dolcissimo sonno profondo.leggero si avvia, egli cede a un dolcissimo sonno profondo. Alle prime luci del nuovo giorno la nave raggiunge Itaca, e qui , presso il porto di Forco, approdano, Feaci:Alle prime luci del nuovo giorno la nave raggiunge Itaca, e qui , presso il porto di Forco, approdano, Feaci: depongono Ulisse ancora addormentato e, non molto distante, i doni, sotto un ulivo; poi iniziano il viaggio didepongono Ulisse ancora addormentato e, non molto distante, i doni, sotto un ulivo; poi iniziano il viaggio di ritorno.ritorno. Quando Ulisse si sveglia, trovandosi solo e abbandonato in quel lembo di terra ignota, perché Minerva haQuando Ulisse si sveglia, trovandosi solo e abbandonato in quel lembo di terra ignota, perché Minerva ha avvolto di nebbia quei luoghi, balza in piedi in preda alla più cupa disperazione; ma poi, vedendo i doni aavvolto di nebbia quei luoghi, balza in piedi in preda alla più cupa disperazione; ma poi, vedendo i doni a piè dell’ulivo, trova che nulla manca.piè dell’ulivo, trova che nulla manca. Allora, guardando il mare, sospira la patria e versa amare lagrime. Minerva, sotto l’aspetto di un regaleAllora, guardando il mare, sospira la patria e versa amare lagrime. Minerva, sotto l’aspetto di un regale pastorello, gli viene presso, e gli dice che quella terra è Itaca.pastorello, gli viene presso, e gli dice che quella terra è Itaca. ………….”Su, voglio mostrarti la terra d’Itaca, perché tu mi creda. Ecco il porto di Forchis, del vecchio Marino, ecco in capo del porto l’ulivo frondoso, e qui vicino l’antro amabile, oscuro sacro alle ninfe che si chiamano Naiadì, si, quersto è lo speco vasto, a volta, dove tu spesso facevi alle ninfe ecatombi accettevoli. E questo monte è il Nèrito, vestito di boschi”. così dicendo la dea disperse la nebbia: e fu svelata la terra. Allora gioì Odisseo costante, glorioso salutando la patria, baciò le zolle dono di biade. L XIII v.v. 344-354
  • 8. Virgilio nell’Eneide narra le vicende dell’eroe troiano Enea che, alla caduta di Troia, si affida con il padre, il figlio e alcuni compagni fedeli,alle acque del mare con poche navi, per giungere alle acque di un fiume, il Tevere, nelle cui vicinanze fonda la città Lavinio, culla della futura Roma. Il Poema inizia ricordando l’odio di Giunone nei confronti del popolo Troiano. La dea, per vendetta, solleva una tempesta e allontana la flotta troiana dall’Italia, in viaggio da ben sette anni, facendola approdare sulle coste dell’Africa. ENEA, accolto benignamente da DIDONE, regina del luogo durante il suo soggiorno al palazzo reale, racconta le sue peripezie. Arma virumque cano, troiae qui primus ab oris italiam fato profugus laviniaque venit litora, multum ille et terris iactatus et alto vi superum, saevae memorem iunonis ob iram, multa quoque etrello passus, dum conderet urbem inferretque deos latco, genus unde latinum LE ARMI CANTO E L’UOMO CHE PER PRIMO DALLA TERRA DI TROIA ESULE RAGGIUNGE L’ITALIA E I LIDI DI LAVINIO, SPINTO DAL FATO E FLAGELLATO IN TERRA E IN MARE DALL’OSTILITA’ DEGLI DEI, DALL’IRA IMPLACABILE DELL’ATROCE GIUNONE, E DOPO AVER SOFFERTO A LUNGO IN GUERRA, PER POTER FONDARE LA SUA CITTA’ E INTRODURRE NEL LAZIO I PENATI, DANDO RADICI Albanique patres atque altae Moenia Romae. Musa, mihi causas memora, quo numine laeso quidve dolens regina deum tot volvere casus insignem pietate virum, tot adire labores impulerit. Tantaene animis chelestibus irae? L.I v.v. 1-11 Alla stirpe latina, ai padri albani e alle mura eccelse di Roma. Musa, dimmi tu le cause : per le quali offese al suo onore, per quale mai rancore la regina degli dei costrinse un uomo così devoto a dibattersi in tante sventure, a subire tanti affanni? A tal punto giunge l’ira dei celesti? L.I v.v. 1-11 Eneide
  • 9. La narrazione prende avvio dall’ultima notte di Troia, caduta in mano ai Greci per l’inganno del cavallo di legno. Dopo una dura battaglia contro i nemici, Enea è incitato dagli Dei ad abbandonare la città in fiamme e a salpare con i superstiti alla ricerca di una nuova patria. Dopo essere stati confortati dall’oracolo di Apollo a Delo, che assicura loro il successo del viaggio, dopo aver incontrato altri importanti superstiti troiani come Andromaca ed Eleno, i troiani toccano finalmente le coste dell’Italia. Riuscita a sfuggire ai terribili mostri Scilla e Cariddi e dopo aver salvato il ciclope Polifemo alle falde dell’Etna, la piccola flotta approda a Drenano, nome classico di Trapani, dove Anchise, il vecchio padre di Enea, muore. Quando le navi ripartono, la tempesta le spinge verso l’Africa. Contiquere omnes intentique ora tenebant; inde toro pater aeneas sic orsus ab alto: “Infandum, regina, iubes renovare dolorem, troianas ut opes et lamentabile regnum erverint danai, quaeque ipse miserrima vidi” Tacquero tutti, il volto immobile in attesa. Allora dall’alto del suo letto padre Enea così dice: “Un dolore indicibile, regina, tu vuoi che rinnovi: come i greci distrussero l’egemonia di Troia, il suo regno di lacrime, le atrocità che vidi.” Et quorum pas magnifuit. Quis Italia fando myrmidonum dolopumve aut duri miles. Ulixi temperet a lacrimis? Et iam nox umida chelo praecipitat suadentque cadentia sidera somnos. Sed sitantus amor casus cognoscere nostros et breviter troiae supremum audire laborem, quamquam a nimus meminisse horret luctus refugit, incipiam L II v.v. 1-13
  • 10. Con lo stile della “lauda” è San Francesco che loda il Signore per questo dono prezioso
  • 11. “ LAUDATO SII , MI SIGNORE, PER SOR’ACQUA LA QUALE E’ MOLTO UTILE ET HUMELE ET PRETIOSA ET CASTA ” s . francesco
  • 12. Il sommo poeta,Dante Alighieri,nel suo viaggio verso l’Eterno,attraversa tre importanti fiumi. Divina Commedia
  • 13. infino al fiume del parlar mi trassi. Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando:”guai a voi, anime pravei non isperate mai veder lo cielo: l’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo. E tu che se’ costì, anima viva, pàrtiti da cotesti che son morti”. Ma poi che vide ch’io non mi partiva, disse:” per altra via, per altri porti verrai a spiaggia, non qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti”. E’l duca lui:”Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”. Quinci fuor quete le lanose gote al nocchier de la livida palude, che ‘ntorno a li occhi avea di fiamme rote. Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i denti, ratto che ‘nteser le parole crude. Bestemmiavano Dio e lor parenti, l’umana spezie e ‘l loco e ‘l tempo e ‘l seme di lor semenza e di lor nascimenti. Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia ch’attende ciascun uom che Dio non teme.
  • 14. -=($)=- PurgatorioPurgatorio -=($)=- L’acqua che vedi non surge di vena che ristori vapor che gel converta, come fiume ch’acquista e perde lena; ma esce di fontana salda e certa, che tanto dal voler di Dio riprende, quant’ella versa da due parti aperta. Da questa parte con virtù discende che toglie altrui memoria del peccato; da l’altra d’ogne ben ben fatto la rende. Quinci letè, così da l’altro lato Eunoè si chiama, e non adopra se quinci e quindi pria non è gustato: a tutti altri sapori esto è di sopra. E avvenga ch’assai possa esser sazia la sete tua perch’io più non ti scopra. Darotti un corollario ancor per grazia; né credo che ‘l mio dirti stia men caro, se oltre promession teco si spazia. Quelli ch’anticamente poetaro l’età de l’oro e suo stato felice; forse in parnaso e sto loco sognaro. Qui fu innocente l’umana radice; qui primavera sempre e ogne frutto; nèttare è questo di che ciascun dice”. Io mi rivolsi ‘n dietro allora tutto a’ miei poeti, e vidi che con riso udito avean l’ultimo costrutto; poi a la bella donna torna’ il viso. ‡Ÿ‡ FIUME LETÈ ‡Ÿ‡ Nome greco che significa “oblio”, era uno dei fiumi infernali secondo la mitologia antica, le cui acque, molti bevevano, perdendo la memoria della vita passata; talvolta lo si trova personificato in una dea, figlia di Eris e sorella del sonno e della morte. Dante lo colloca nel paradiso terrestre e ne aveva notizia dall’Eneide ( VI 705-749). -^- FIUME EUNOÈ -^-
  • 15. “ I PROMESSI SPOSI ” Addio ai Monti Essi s’avviarono zitti zitti alla riva ch’era stata loro indicata; videro il battello pronto, e data e barattata la parola c’entrarono. Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne staccò; afferrato poi l’altro remo, e vogando a due braccia, prese il largo verso la spiaggia opposta. Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e l’ondeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava da mezzo il cielo. S’udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il gorgoglio più lontano dell’acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que’ due remi, che tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano. L’onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata, che s’andava allontanando dal lido. I passeggeri silenziosi, con la testa voltata indietro, guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e variato qua e là di grand’ombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di Don Rodrigo, con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d’addormentati, vegliasse, meditando un delitto. Lucia lo vide, e rabbrividì; scese con l’occhio giù giù per la china, fino al suo paesello, guardò fisso all’estremità, scoprì la sua casetta, scoprì la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scoprì la finestra della sua camera; e seduta, com’era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente. Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più s’avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campiello del suo paese, alla cosuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.
  • 16. Alessandro Manzoni, ne’ “I promessi sposi”,rende chiara l’immagine della sofferenza dei protagonisti del romanzo allorché forzatamente abbandonano i propri affetti e affidano al lago la loro fuga verso l’ignoto con uno struggente commiato di Lucia. Addio Monti
  • 17. L’acqua è una sostanza straordinaria. E’ il composto più comune sulla Terra ed è la base di tutta la vita. Essa ricopre tuttora un ruolo primario nella maggior parte dei fenomeni fisico- chimici e nei processi vitali. L’acqua:una preziosa risorsa per la vita.
  • 18. Anche la vita dell’uomo nasce nell’ acqua: il bimbo che si sta formando nel grembo della madre vive immerso in un ambiente acquatico, il liquido amniotico, che è costituito da acqua nella percentuale di circa il 97%! L’acqua e la vita embrione umano
  • 19. L’acqua e la vita Copre più di due terzi della superficie della Terra e nessuna forma di vita potrebbe sopravvivere senza di essa. La vita stessa ha avuto origine, miliardi di anni fa, proprio sotto la superficie del mare.
  • 20. L’acqua dolce è una risorsa molto rara e preziosaL’acqua dolce è una risorsa molto rara e preziosa che va conservata con estrema attenzione, senza sprecarla. Quasi tutta l’acqua allo stato liquido si trova nei mari e negli oceani ed è salata. L’acqua dolce è soltanto il 3% del totale e per lo più si trova allo stato solido nelle calotte polari e nei ghiacciai. L’acqua risorsa preziosa
  • 21. L'acqua è una sostanza composta, la cui molecola è formata da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, la formula è quindi H2 O. L’acqua cos’è
  • 22. ghiacciai, calotte polari, iceberg solido Liquido: mari, laghi, fiumi, acque sotterranee Vapore acqueo aeriforme L’acquaL’acqua è l’unica sostanza che si trova in natura nei tre stati di aggregazione: solido, liquido e aeriforme. Gli stati di aggregazione dell’acqua
  • 23. Nel solidosolido e nel liquidoliquido le molecole d’acqua sono tenute insieme da deboli «legami idrogeno», che vengono spezzati con il passaggio allo stato aeriformeaeriforme. I tre stati dell’acqua
  • 24. La formazione di particolari legami a idrogeno tra leLa formazione di particolari legami a idrogeno tra le molecole di acqua è alla base di molte proprietà dimolecole di acqua è alla base di molte proprietà di questa sostanza.questa sostanza. • densitàdensità • elevato calore specificoelevato calore specifico • elevato calore di evaporazioneelevato calore di evaporazione • potere solventepotere solvente • tensione superficialetensione superficiale • capillaritàcapillarità • osmosiosmosi Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 25. La densità dell’acqua, ossia il rapporto tra la massa e il volume, a 4,0°C è massima e vale circa un grammo per centimetro cubo (1g/cm3 ). L’acqua, al contrario di quanto accade ad altre sostanze, quando si raffredda si contrae soltando fino a 4°C (massima densità); se la si raffredda ulteriormente, invece di continuare a contrarsi, si dilata. A parità di massa, il volume dell’acqua allo stato solido è circa il 10% maggiore di quando era liquida. Il ghiaccio è perciò meno denso dell’acqua liquida e vi galleggia sopra con conseguenze importantissime per la vita. Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 26. • densità del ghiaccio = 0,92 Kg/dm3 • densità dell’acqua liquida = 1 Kg/dm3
  • 27. L’acqua ha un elevato calore specifico. Il calore specifico di una sostanza è la quantità di calore che deve essere assorbita o ceduta da 1 g di quella sostanza perché la sua temperatura vari di 1 °C. Per innalzare di 1 °C la temperatura di 1 g di acqua occorre una quantità di calore circa 10 volte maggiore di quella necessaria per innalzare la temperatura di 1 g di ferro. Per questo fatto le grandi masse d’acqua hanno un’azione mitigatrice sul clima delle regioni costiere. Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 28. L’acqua ha un elevato calore di evaporazione: evaporando sottrae elevate quantità di calore dal corpo che la contiene. La sudorazione è un fenomeno naturale nell’organismo umano, necessario alla regolazione della temperatura corporea. Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 29. L’acqua è un ottimo solvente, in grado di sciogliere moltissime sostanze: per questo non esiste acqua liquida pura in natura. Le proprietà solventi dell’acqua sono essenziali per gli esseri viventi dal momento che consentono lo svolgersi delle complesse reazioni chimiche che costituiscono le basi della vita stessa (ad esempio quelle che avvengono nel sangue o nel citoplasma delle cellule) Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 30. L’acqua possiede un’elevata tensione superficiale osservabile dalla geometria sferica delle gocce d’acqua e dal fatto che alcuni oggetti (ad esempio una graffetta) e insetti riescono a galleggiare sulla superficie dell’acqua Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 31. L'acqua, come tutti i liquidi, non ha forma propria ma assume la forma del recipiente che la contiene. Per questo motivo, se si versa un liquido in vasi tra loro in comunicazione, anche se di forma diversa esso si dispone allo stesso livello in ognuno dei contenitori. Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 32. Se i vasi comunicanti sono costituiti da tubicini di diametro molto piccolo (detti tubi capillari) si osserva il fenomeno della capillarità, che sembra contraddire il principio dei vasi comunicanti. Si trova infatti che quanto più è stretto il tubicino, tanto più alto è il livello che l’acqua raggiunge in esso Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 33. La capillarità è una proprietà dell’acqua essenziale per le piante, che sono alla base della vita sulla Terra A causa di essa l’acqua tende a salire attraverso i piccoli “pori” che sempre ci sono in un terreno, raggiungendo le radici delle piante. Lo stesso fenomeno, poi, aiuta gli alberi a far salire la linfa fino alle foglie, giacché anche i vasi del fusto sono capillari. Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 34. L'uomo utilizza il principio dei vasi comunicanti per diverse applicazioni. Si riportano di seguito alcuni esempi: Trasporto dell’acqua negli edifici Applicazioni principio dei vasi comunicanti
  • 35. Applicazioni principio dei vasi comunicanti Pozzo artesiano: Per il principio dei vasi comunicanti l'acqua tende a risalire nel pozzo fino al livello dell'acqua nel terreno Livella: usando una gomma trasparente riempita d’acqua si può trasferire un livello di riferimento da un punto ad un altro.
  • 36. Applicazioni principio dei vasi comunicanti Travaso per sifonamento: Quando due recipienti vengono collegati con un tubo (sifone), il liquido scorre in modo da portarsi allo stesso livello in entrambi. Il sifone per funzionare deve essere “innescato” riempito di liquido, altrimenti non funziona.
  • 37. Il termine osmosi indica la diffusione spontanea di solvente attraverso una membrana semipermeabile dal compartimento a minore concentrazione di soluto verso il compartimento a maggiore concentrazione di soluto. Il fenomeno dell’Osmosi è fondamentale in biologia dove interviene in alcuni processi di trasporto passivo attraverso membrane biologiche. Per osmosi le radici delle piante assorbono acqua e Sali dal terreno. Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 38. L’acqua, come tutti i fluidi, ha un peso ed esercita una forza o pressione idrostatica che si trasmette in tutte le direzioni sul fondo, sulle pareti ed anche dal basso verso l’alto. La pressione idrostatica non dipende dalla quantità di liquido contenuto ma è direttamente proporzionale alla densità del fluido, alla profondità del punto considerato dal pelo libero dell’acqua e all’accelerazione di gravità. Ovvero: p = dgh (legge i Stevino) Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 39. Le dighe: Poiché la pressione dell’acqua dipende semplicemente dalla profondità, le dighe sono costruite in modo tale da essere più resistenti in basso che in alto. Applicazione della legge di Stevin
  • 40. La legge di Archimede è una diretta conseguenza della legge di Stevino. Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto, detta spinta di Archimede, di intensità pari al peso del volume del liquido spostato e di verso opposto a quello della forza peso del corpo stesso. bilancia idrostatica Le proprietà chimico-fisiche dell’acqua
  • 41. Poiché il volume del corpo e il volume del liquido spostato sono uguali, l’intensità della forza peso e l’intensità della spinta di Archimede dipendono dalle densità del corpo immerso e del liquido in cui è immerso Galleggiamento dei corpi forza peso > spinta di Archimede, il corpo affonda forza peso = spinta di Archimede, il corpo resta sospeso forza peso < spinta di Archimede, il corpo galleggia In base all’intensità della forza peso: P=dV e della spinta di Archimede: S=dV il corpo galleggia, resta sospeso o affonda
  • 42. Diciamo che un corpo immerso in un liquido: • affonda se la densità del corpo è maggiore della densità del liquido; • galleggia se la densità del corpo è inferiore della densità del liquido; • è in equilibrio indifferente se la densità del corpo è uguale alla densità del liquido. Galleggiamento dei corpi