Dal mio approccio dipende tutto o quasi?

Dal mio approccio dipende tutto o quasi?

Voglio condividere con voi una forte sensazione che avverto da tempo: in questo momento storico ove tutti – chi più chi meno - ci sentiamo un po’ come in un frullatore, vuoi vedere che molto o parte dipende dal ns modo di essere e di fare?

Se fai, puoi

Parto proprio dal video “Se FAI, puoi” di Marco Montemagno - http://bit.ly/1QVrbCX - ove viene enunciata una realtà: “Se in tutte le cose che fai ad ogni frase o concetto fai seguire una azione, a costo di sfiancarti, prima o poi arrivi al tuo risultato prefissato”. Banale e scontato? Può darsi.

Poi caliamoci nella ns quotidianità e dal dire al fare c’è di mezzo una “montagna”.

Le persone in aula di formazione

Per lavoro mi capita spesso di vedere le persone che frequentano le aule di formazione, sia chi ha un lavoro/attività (dipendente o imprenditore), sia chi è disoccupato ed è in cerca di lavoro. Sento cosa dicono e vedo il loro approccio.

Spesso noto un solco tra cui è in aula perché è lì per aumentare la proprie competenze nel lavoro in azienda e chi disoccupato dovrebbe migliorare la propria appetibilità/impiegabilità.

La mia sensazione

Chi ha un lavoro o una sua attività è “mediamente” attento, partecipe, attivo, propositivo; chi è disoccupato invece “mediamente” sembra avere una marcia in meno. Ho appositamente usato il termine “mediamente” e la mia visione è parziale e limitata. Non vale per tutti ma talvolta questa è la tendenza che vedo.

E’ ovvio che c’è differenza:

  • tra chi ha o no un lavoro;
  • tra chi è disoccupato da poco o molto più tempo;
  • tra chi ha avuto certe possibilità di partenza e chi meno o per nulla;
  • tra chi segue un percorso formativo di qualità e chi no.

Dipende anche dalle ns scelte e da quello che vogliamo fare o no.

L’approccio

Quello che però vedo mancare – a volte – è la mancanza del giusto approccio di chi è in cerca di occupazione. Capisco e cerco di immedesimarmi nello stato d’animo della persona che oggettivamente è in difficoltà: va bene lo scoramento iniziale, il lamento …. e poi? Il nulla o quasi.... ovvero la famosa "montagna" tra il dire e il fare.

Perché?

A questo punto sorgono tante domande...

  • Perché non prendere spunto da chi malgrado tutto ce l’ha fatta?
  • Perché al posto del lamento sterile non ci si attiva per seguire un progetto di rilancio professionale… senza aspettare gli altri o chissà quale avvento dal cielo?
  • Perché non seguire e chiedere consigli a chi ha competenze da vendere?
  • Perché non parlare di idee, strumenti, progetti… allenandosi al futuro?
  • Perché non seguire gruppi on-line di apprendimento e confronto professionale?
  • Perché non fare di tutto – anche sbagliando a volte - per divenire “la migliore versione di noi stessi nel mondo”?
A volte ci si attacca a delle attenuanti comprensibilissime ma alla fine di tutto la differenza nel bene o nel male non dipende da noi? Che ne pensate?

Se vuoi approfondire ecco alcuni miei post:

Se sono "disoccupato", forse... un pochino ci ho messo lo zampino?

http://bit.ly/24ECRU7

Come attrarre lavoro a colpo “quasi” sicuro … senza cercarlo … bensì progettandolo.

http://bit.ly/1T5YYke

Patrizia Lombardi

Consulente manageriale e di supporto alle organizzazioni, coach, trainer competenze gestionali e comportamentali

9 anni

Anch'io mi trovo in aule di formazione in cui riscontro, come Emanuel Benedetti, tra le persone diversi approcci e diversissimi livelli di motivazione, soprattutto trai disoccupati o anche in chi è "mandato" per coprire il numero procapite di ore formazione. Il primo elemento da considerare è sicuramente l'approccio personale e la capacità di fare rientrare i momenti formativi in un piano- progetto personale. L'altro elemento , fondamentale a mio avviso, è che è più difficile apprendere se ciò che ci viene insegnato non è per noi "mirato" , spendibile a breve termine. Si impara meglio ciò che serve. È come quando si studiava per l'interrogazione del giorno dopo anziché studiacchiare un po' tutti i giorni, il rendimento era completamente diverso. Molti studi parlano di un maggiore coinvolgimento e apprendimento se finalizzato all'utilizzo a breve termine.

Ornella Sutera Sardo

Business Coach (ACC) | HR Talent & Development

9 anni

Ciao Emanuele, spesso diciamo che cercare un lavoro è un lavoro. Per esperienza mi è capitato di parlare con un amico che rientrava nella categoria dei disoccupati scoraggiati. Il problema è che non riusciva nonostante gli innumerevoli cv inviati ad ottenere un colloquio. Bene, parlando con lui ho trasferito qualche piccolo suggerimento che è bastato a fargli cambiare approccio e che gli ha permesso da lì a poco di ottenere un impiego.

Marco Bombonato

Business Development Manager Ventilation Solutions at Nihon Kohden Italy

9 anni

Complimenti. Condivido anche io molto questa analisi. Mi piace la frase "divenire la migliore versione di noi stessi nel mondo". Credo che cercare di dare il meglio di noi sia la strada; il meglio, ci deve far emergere prima o poi, almeno per realizzarsi un po'. BM

Serena Turrisi

Head of Client Business Development Private Wealth Management

9 anni

La parola "comprensibilissime" è forse quella che mi rimane più impressa. Quella di oggi è una società basata sulla cultura del lavoro come definizione della persona e della sua immagine al mondo che la circonda. Se non lavori non vali e non hai un ruolo nella società; ciò incide sulla psiche di ognuno e ti riduce le forze per reagire e capovolgere la situazione. Ma il quadro è più completo, se a ciò aggiungiamo che il nostro mondo del lavoro non è flessibile, non è capace di riaccogliere chi un lavoro l'ha perso, soprattutto se in età avanzata. Il paragone con i nostri nonni è anacronistico purtroppo; erano anni di boom economico, di pionieri in un mondo da ri-costruire, in economie ancora protezionistiche. Le economie di oggi sono del tutto nuove e basate su logiche di mercato completamente diverse; la nuova landa da scoprire e conquistare è rappresentata dalle nuove tecnologie: il biotech, il web.0, i social, l'intelligenza artificiale. I pionieri dovranno avere grande preparazione, studi adeguati, intelligenza emotiva, grande curiosità, ed essere cittadini del mondo.Non sarà facile.

Roberta Andreoni

Smartphone Video Specialist Autrice di Video Smart(phone) su Amazon

9 anni

Ho avuto dei momenti nella vita tra la fine di una collaborazione ed un'altra con diverse aziende dove cercavo dei lavori da fare, pur di non rimanere disoccupata, mi inventavo dei lavori e li facevo pensando.... li metto tra i progetti svolti, accresceranno il mio fardello di esperienze...... Mai fermarsi!!!!

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