La sfida delle 100.000 PMI che saranno coinvolte nella Sostenibilità ESG dal 2024
Un recente rapporto pubblicato dal 24 Ore (26 settembre 2023), ha stimato che circa 5 mila società italiane saranno obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità a partire dall’esercizio 2024 in forma diretta e almeno 100 mila in forma indiretta perché parte di una supply chain.
Ad oggi, il numero delle aziende già pronte a rispondere alla sfida della sostenibilità è esiguo: la maggior parte delle PMI non ha ancora attuato quel cambiamento di mindset e quello sforzo culturale necessario per vincere la sfida di “trasformare la compliance e gli obblighi normativi in strategia”, come sottolinea il suddetto rapporto, da cui emerge l’importanza della Governance nelle scelte aziendali.
La sostenibilità non deve essere vista come l’ennesimo obbligo burocratico che comporta ulteriori costi per le imprese, ma come opportunità e occasione di crescita e di sviluppo.
Gli imprenditori dovranno quindi ripensare il modello di business e della catena di fornitura, perché chi non si adegua rischia di esserne escluso dalla filiera, così come potrebbe succedere per il mancato ottenimento dei finanziamenti bancari e l’esclusione dai bandi di gara. Serve un salto culturale che metta sullo stesso piano i principi di sostenibilità con i risultati economici e finanziari del bilancio, in quanto il report di sostenibilità dovrà essere incluso nella relazione sulla gestione, in linea con le recenti Direttive della U.E.
L’obbligo della redazione in forma diretta è previsto dalla direttiva CSDR (Corporate Sustainability Reporting Directive) del 28 novembre 2022 con l’obiettivo di fornire ai mercati finanziari informazioni in materia ambientale, sociale e di governance (principi ESG) affidabili, pertinenti e comparabili per consentire investimenti indirizzati verso il finanziamento della transizione verde e sociale.
Per misurare e comunicare come gli aspetti ESG possono incidere sul valore dell’impresa, la Commissione Europea ha adottato gli standard di rendicontazione ESRS (European Sustainability Reporting Standards Board) che dovranno essere utilizzati da tutte le società soggette alla direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità (CSRD) a partire dai bilanci che si chiuderanno al 31 dicembre 2024.
Le circa 5 mila società obbligate a redigere il bilancio in forma diretta dovranno utilizzare i suddetti standard ESRS recentemente sviluppati da EFRAG (European Finacial Reporting Advisory Group).
L’obbligo è previsto per gli Enti pubblici, le Società quotate e di grandi dimensioni (con oltre 250 dipendenti, 20 mil. di attivo e 40 mil. di ricavi).
Le circa 100mila PMI obbligate in forma indiretta potrebbero utilizzare i suddetti standard - che saranno elaborati espressamente per le PMI e si prevedono molto più semplici - su base volontaria, mentre dovrebbe essere previsto un tempo più lungo per la redazione dei bilanci di sostenibilità secondo gli standard ESRS.
Tuttavia, se fanno parte di una supply chain, pur non avendo l’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità in linea con gli standard ESRS, le PMI saranno tenute a dimostrare di essere sostenibili nel contesto delle loro filiere per soddisfare le aspettative dei consumatori e degli investitori.
Tale disposizione è prevista dalla Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence o Supply Chain Act approvata dalla UE nel giugno del corrente anno che richiede alle aziende una gestione responsabile dell’impatto ambientale e sociale lungo l’intera supply chain, alla quale anche le PMI dovranno adeguarsi.
Secondo tale Direttiva le grandi aziende potranno diventare responsabili di fatto delle attività dei partner di filiera e potranno effettuare la mappatura della supply chain per identificarne, a diversi livelli, i rischi e gli impatti ad essi associati sui diritti umani e sull’ambiente nelle proprie catene di approvvigionamento. Vengono quindi coinvolte tutte le parti interessate attraverso il monitoraggio e la valutazione delle prestazioni delle loro operazioni.
L’obiettivo perseguito dalla Direttiva in esame, oltre a
La Due Diligence Supply Chain Act prevede di accertare nella catena del valore le relazioni commerciali dirette e indirette e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder che ne sono coinvolti in linea col principio della doppia materialità (impatti interni e impatti esterni), cioè della divulgazione di tutte le informazioni materiali derivanti dagli impatti positivi e negativi connessi all'attività dell’impresa e dai rischi e opportunità finanziarie legati alla sostenibilità.
Ne consegue che le aziende saranno obbligate ad una completa mappatura, gestione e divulgazione dei rischi e le organizzazioni dovranno informare gli stakeholder in merito alle proprie prestazioni in termini di sostenibilità con una relazione che deve fornire un’immagine fedele della strategia di sostenibilità, evidenziando successi e mancanze e identificando le modalità per sopperire a queste ultime.
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Di seguito qualche suggerimento (non esaustivo) per le PMI che vogliono dimostrare di essere sostenibili seguendo le indicazioni della Direttiva sulla Supply Chain Act e dell’Agenda ONU 2030.
Sotto il profilo ambientale (E). I rischi ambientali tipici di un’impresa sono considerati fondamentali dalle Banche nella disclosure di sostenibilità a seguito di precise disposizioni dell’EBA (European Banking Autority): essi devono essere identificati analizzati, gestiti e ridotti laddove possibile.
Le PMI possono valutare il proprio impatto sull’ambiente misurando le emissioni di carbonio, il consumo di energia, il consumo di acqua, il riciclaggio dei rifiuti, l'uso di materie prime sostenibili e l'identificazione di aree in cui è possibile apportare miglioramenti, anche attraverso l’utilizzo di appositi software.
Sotto il profilo sociale (S). La prevenzione ai rischi relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro è diventata un obbligo per tutte le imprese già dalla metà degli anni 90. La sostenibilità sociale illustra l'impatto positivo che un'azienda ha sulla società, compresi i propri dipendenti, i clienti, i fornitori e le comunità locali.
Le PMI possono dimostrare la sostenibilità sociale, ad esempio, investendo in iniziative che migliorano il benessere delle persone; promuovendo la diversità e l'inclusione all'interno dell'azienda (la diversità di prospettive può portare a decisioni aziendali più innovative); contribuendo alla crescita economica delle comunità circostanti; garantendo un ambiente di lavoro rispettoso e accessibile; coinvolgendo i dipendenti nell'impegno verso iniziative sostenibili: è ampiamente dimostrato che i dipendenti motivati possono essere un'importante risorsa per implementare e sostenere gli sforzi verso la sostenibilità, in quanto si crea in azienda un senso di appartenenza che contribuisce alla costruzione di una cultura aziendale che valorizza l'impegno sociale.
Sotto il profilo della governance (G). La Governance gioca un ruolo fondamentale da cui partono l’avvio e lo sviluppo delle iniziative per la sostenibilità: nell’ambito organizzativo (per la definizione dei modelli di gestione, dei ruoli, delle deleghe e delle responsabilità); amministrativo e contabile (per la pianificazione, la programmazione e il controllo); per la gestione dei rischi (per l’identificazione, l’analisi e la loro mitigazione) e per la comunicazione con gli stakeholder (interni ed esterni).
Una chiara comunicazione a tutti gli stakeholders è necessaria e deve rispettare i requisiti della trasparenza, evidenziando gli sforzi compiuti per diventare sostenibili, condividendo storie di successo, obiettivi raggiunti e impegni per il futuro con i clienti, i fornitori e tutti gli stakeholders, anche attraverso i social e il sito aziendale.
Gianandrea Toffoloni