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L'università è il motore della ricerca.La vera emergenza italiana è la ricerca. L'università è la sede primaria della ricerca. L'università italiana arranca: un buon livello medio, vette di eccellenza, ma difficoltà sempre maggiori nella competizione internazionale. Siamo in grande ritardo per numero dei laureati e dei ricercatori, investimenti per gli studenti, apertura internazionale. Siamo ultimi in Europa per investimenti in università (solo lo 0,8% del PIL, media UE/OCSE 1,3%).Atenei autonomi e responsabili.Autonomia vera e valutazione severa: poche regole chiare e per il resto libertà di organizzazione.Risorse in base alla valutazione di ricerca, didattica, livello di apprendimento degli studenti.Rigidi criteri di accreditamento, no agli atenei fantasma.Far ripartire la ricerca.Fondi pubblici per la ricerca assegnati in modo trasparente e meritocratico secondo i criteri internazionali (valutazione tra pari).Piano straordinario di infrastrutture per la ricerca, con le risorse dell'asta per le nuove frequenze digitali.Piani strategici regionali per l'università e la ricerca.La ricerca è la via per uscire dalla crisi.La crescita e la produttività sono legate alla ricerca e all'innovazione. Gli altri paesi per uscire dalla crisi puntano tutto sulla conoscenza: la Francia ha investito 11 miliardi per l'università e 8 per la ricerca, nessun paese europeo ha ridotto gli investimenti in ricerca.Per tutti, ma non per l'Italia, fanalino di coda per crescita economica.Negli ultimi 10 anni l'Italia è cresciuta del 2,43%: siamo penultimi al mondo, peggio di noi solo Haiti. Il governo Berlusconi in 3 anni ha ridotto gli investimenti in università del 20%, oltre 1,3 miliardi di euro. Mentre spendeva 6 miliardi per Alitalia e per togliere l'ICI ai più abbienti. Le risorse promesse da Tremonti sono solo una riduzione di questi tagli: nel 2011 all'università verranno sottratti altri 274 milioni di euro.Gli investimenti per far ripartire l'università.Nuove regole per il controllo dei costi e risorse adeguate: entro il 2020 l'Italia deve raggiungere la media europea di investimenti in università.Gli Atenei devono essere autonomi e responsabili delle loro scelte, attraverso la valutazione. Il sistema universitario deve essere governato da regole chiare per l'attribuzione delle risorse e per la coesione territoriale. Gli investimenti per la conoscenza sono l'unica via per tornare a crescere.Il governo Berlusconi ha cancellato la ricerca e l'università, i veri investimenti per tornare a crescere. Il DDL Gelmini fa fare un enorme passo indietro all'università: nega l'autonomia e ricentralizza tutte le scelte, affidandole alla burocrazia ministeriale e all'arbitrio governativo.
Diritto allo studio effettivo.Borse di studio a tutti gli aventi diritto.Assistenza sanitaria, trasporti, alloggi per gli studenti.Piano straordinario per le residenze universitarie.E sarà molto peggio.Il governo Berlusconi, infatti, ha portato i contributi statali per il diritto allo studio da 246 milioni nel 2009 a 26 milioni nel 2012. Un taglio del 90%: la maggior parte dei ragazzi che ne hanno diritto non potrà usufruire delle borse di studio.L'Italia e l'Europa.Nel 2008, prima dei tagli, in Italia gli studenti coperti da borse di studio erano 150.000. Nello stesso anno in Francia erano 525.000, in Germania 510.000.Mobilità.Libertà per gli studenti di scegliere l'ateneo nel quale iscriversi, eliminando i costi indiretti.Studiare diventa un lusso per pochi: l'università immobile.I costi dell'università sono troppo elevati per molte famiglie e dunque il numero degli studenti che si iscrivono all'università, anziché aumentare, diminuisce: - 14% negli ultimi 6 anni.L'università così diventa un luogo di ingiustizia, di dispersione di talenti, di immobilità sociale: già ora in Italia solo il 10% dei laureati è figlio di genitori non diplomati. In Gran Bretagna sono il 40%, in Francia il 35%.Borse per il merito.10.000 borse da 10.000 euro ciascuna per il sostegno agli studenti meno abbienti e più meritevoli.Abbiamo bisogno di più laureati e di più mobilità sociale. No all'università per pochi: diamo a chi lo merita l'opportunità di studiare.Il governo Berlusconi ha ridotto gli investimenti per gli studenti del 90% in 3 anni. Il DDL Gelmininon garantisce il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione.
Pochi docenti di ruolo, troppi precari.Abbiamo un docente di ruolo ogni 21,4 studenti. La media internazionale è di 1 ogni 15,8.I professori e i ricercatori di ruolo sono 60.000, i precari molti di più.No al precariato e patti chiari per l'accesso alla carriera.Contratto unico formativo di ricerca per i rapporti a tempo determinato, con diritti e compensi certi.Accesso rapido alla carriera: tenuretrack "vero" con la programmazione delle risorse fin dal primo contratto triennale.Ruolo unico del professore, con progressioni e compensi basati sul merito. No al nepotismo.Blocco generazionale.L'età media dei docenti italiani è di oltre 10 anni più alta della media internazionale.Abbiamo il 25% di docenti oltre i 60 anni, in Europa vanno dal 4 all'8%.Abbiamo il 2% di docenti sotto i 34 anni, in Germania sono il 16%.Spazi per i nuovi docenti di ruolo.Sblocco del turn-over e impiego delle risorse per nuovi professori e nuovi ricercatori con contratto tenuretrack.In 6 anni 15.000 ricercatori, strutturati e precari, nel ruolo di professore con selezioni fondate sul merito.Il Governo Berlusconi fa il contrario di quello che dovrebbe.Col blocco del turn-over si possono assumere 5 professori ogni 10 che vanno in pensione. Ma col taglio delle risorse i nuovi professori sono molti meno. Il numero dei professori di ruolo è destinato a dimezzarsi e quello dei precari ad aumentare ancora.Ricambio generazionale.Età media dei docenti in linea con gli standard internazionali.Età di pensionamento a 65 anni, come nel resto d'Europa, e in tutte le posizioni liberate spazio per nuovi docenti.Il DDL Gelmini condanna i ricercatori a un destino senza prospettive, impedisce l'ingresso dei nuovi docenti, riduce il numero dei docenti di ruolo ed aumenta il precariato. Così i più bravi non resteranno nell'università, con un'enorme perdita di capitale umano.L'Università italiana ha bisogno di più docenti di ruolo. Selezionare docenti di qualità è fondamentale per la ricerca e per la trasmissione del sapere: per questo è necessario che i percorsi di accesso siano fondati su regole chiare e che la carriera sia fon data sul merito.
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  • 2. L'università è il motore della ricerca.La vera emergenza italiana è la ricerca. L'università è la sede primaria della ricerca. L'università italiana arranca: un buon livello medio, vette di eccellenza, ma difficoltà sempre maggiori nella competizione internazionale. Siamo in grande ritardo per numero dei laureati e dei ricercatori, investimenti per gli studenti, apertura internazionale. Siamo ultimi in Europa per investimenti in università (solo lo 0,8% del PIL, media UE/OCSE 1,3%).Atenei autonomi e responsabili.Autonomia vera e valutazione severa: poche regole chiare e per il resto libertà di organizzazione.Risorse in base alla valutazione di ricerca, didattica, livello di apprendimento degli studenti.Rigidi criteri di accreditamento, no agli atenei fantasma.Far ripartire la ricerca.Fondi pubblici per la ricerca assegnati in modo trasparente e meritocratico secondo i criteri internazionali (valutazione tra pari).Piano straordinario di infrastrutture per la ricerca, con le risorse dell'asta per le nuove frequenze digitali.Piani strategici regionali per l'università e la ricerca.La ricerca è la via per uscire dalla crisi.La crescita e la produttività sono legate alla ricerca e all'innovazione. Gli altri paesi per uscire dalla crisi puntano tutto sulla conoscenza: la Francia ha investito 11 miliardi per l'università e 8 per la ricerca, nessun paese europeo ha ridotto gli investimenti in ricerca.Per tutti, ma non per l'Italia, fanalino di coda per crescita economica.Negli ultimi 10 anni l'Italia è cresciuta del 2,43%: siamo penultimi al mondo, peggio di noi solo Haiti. Il governo Berlusconi in 3 anni ha ridotto gli investimenti in università del 20%, oltre 1,3 miliardi di euro. Mentre spendeva 6 miliardi per Alitalia e per togliere l'ICI ai più abbienti. Le risorse promesse da Tremonti sono solo una riduzione di questi tagli: nel 2011 all'università verranno sottratti altri 274 milioni di euro.Gli investimenti per far ripartire l'università.Nuove regole per il controllo dei costi e risorse adeguate: entro il 2020 l'Italia deve raggiungere la media europea di investimenti in università.Gli Atenei devono essere autonomi e responsabili delle loro scelte, attraverso la valutazione. Il sistema universitario deve essere governato da regole chiare per l'attribuzione delle risorse e per la coesione territoriale. Gli investimenti per la conoscenza sono l'unica via per tornare a crescere.Il governo Berlusconi ha cancellato la ricerca e l'università, i veri investimenti per tornare a crescere. Il DDL Gelmini fa fare un enorme passo indietro all'università: nega l'autonomia e ricentralizza tutte le scelte, affidandole alla burocrazia ministeriale e all'arbitrio governativo.
  • 3. Diritto allo studio effettivo.Borse di studio a tutti gli aventi diritto.Assistenza sanitaria, trasporti, alloggi per gli studenti.Piano straordinario per le residenze universitarie.E sarà molto peggio.Il governo Berlusconi, infatti, ha portato i contributi statali per il diritto allo studio da 246 milioni nel 2009 a 26 milioni nel 2012. Un taglio del 90%: la maggior parte dei ragazzi che ne hanno diritto non potrà usufruire delle borse di studio.L'Italia e l'Europa.Nel 2008, prima dei tagli, in Italia gli studenti coperti da borse di studio erano 150.000. Nello stesso anno in Francia erano 525.000, in Germania 510.000.Mobilità.Libertà per gli studenti di scegliere l'ateneo nel quale iscriversi, eliminando i costi indiretti.Studiare diventa un lusso per pochi: l'università immobile.I costi dell'università sono troppo elevati per molte famiglie e dunque il numero degli studenti che si iscrivono all'università, anziché aumentare, diminuisce: - 14% negli ultimi 6 anni.L'università così diventa un luogo di ingiustizia, di dispersione di talenti, di immobilità sociale: già ora in Italia solo il 10% dei laureati è figlio di genitori non diplomati. In Gran Bretagna sono il 40%, in Francia il 35%.Borse per il merito.10.000 borse da 10.000 euro ciascuna per il sostegno agli studenti meno abbienti e più meritevoli.Abbiamo bisogno di più laureati e di più mobilità sociale. No all'università per pochi: diamo a chi lo merita l'opportunità di studiare.Il governo Berlusconi ha ridotto gli investimenti per gli studenti del 90% in 3 anni. Il DDL Gelmininon garantisce il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione.
  • 4. Pochi docenti di ruolo, troppi precari.Abbiamo un docente di ruolo ogni 21,4 studenti. La media internazionale è di 1 ogni 15,8.I professori e i ricercatori di ruolo sono 60.000, i precari molti di più.No al precariato e patti chiari per l'accesso alla carriera.Contratto unico formativo di ricerca per i rapporti a tempo determinato, con diritti e compensi certi.Accesso rapido alla carriera: tenuretrack "vero" con la programmazione delle risorse fin dal primo contratto triennale.Ruolo unico del professore, con progressioni e compensi basati sul merito. No al nepotismo.Blocco generazionale.L'età media dei docenti italiani è di oltre 10 anni più alta della media internazionale.Abbiamo il 25% di docenti oltre i 60 anni, in Europa vanno dal 4 all'8%.Abbiamo il 2% di docenti sotto i 34 anni, in Germania sono il 16%.Spazi per i nuovi docenti di ruolo.Sblocco del turn-over e impiego delle risorse per nuovi professori e nuovi ricercatori con contratto tenuretrack.In 6 anni 15.000 ricercatori, strutturati e precari, nel ruolo di professore con selezioni fondate sul merito.Il Governo Berlusconi fa il contrario di quello che dovrebbe.Col blocco del turn-over si possono assumere 5 professori ogni 10 che vanno in pensione. Ma col taglio delle risorse i nuovi professori sono molti meno. Il numero dei professori di ruolo è destinato a dimezzarsi e quello dei precari ad aumentare ancora.Ricambio generazionale.Età media dei docenti in linea con gli standard internazionali.Età di pensionamento a 65 anni, come nel resto d'Europa, e in tutte le posizioni liberate spazio per nuovi docenti.Il DDL Gelmini condanna i ricercatori a un destino senza prospettive, impedisce l'ingresso dei nuovi docenti, riduce il numero dei docenti di ruolo ed aumenta il precariato. Così i più bravi non resteranno nell'università, con un'enorme perdita di capitale umano.L'Università italiana ha bisogno di più docenti di ruolo. Selezionare docenti di qualità è fondamentale per la ricerca e per la trasmissione del sapere: per questo è necessario che i percorsi di accesso siano fondati su regole chiare e che la carriera sia fon data sul merito.