FELICITA’: un'ipotesi
La felicità non è qualcosa che si possa trovare, acquisire o ottenere direttamente. Bisogna predisporre le condizioni e poi aspettare.
Il cervello umano è perennemente in lotta tra emozione e ragione.
La chiave della felicità sta nel trovare il giusto equilibrio tra questi due elementi.
La metafora più adatta per pensare alla mente umana è quella di un cavaliere seduto in groppa a un elefante. Il cavaliere, che rappresenta la ragione, può fare del suo meglio per tentare di guidare l'elefante ma l'elefante è molto più potente e ha la sua volontà: rispetterà i comandi del guidatore solo se non sono in conflitto con i suoi desideri.
Pertanto, la parte razionale di noi stessi può consigliare e guidare il nostro nucleo emotivo ma, in un puro concorso di volontà, l'emozione vincerà quasi sempre sulla ragione.
La mente è divisa in quattro modi: la mente contro il corpo, sinistra contro destra, vecchio contro nuovo e controllo contro automatismo.
Tutti abbiamo sperimentato reazioni corporee involontarie, il corpo rivela i pensieri più intimi anche quando non lo vogliamo. I palmi delle mani sudano quando siamo nervosi e gli occhi lacrimano quando siamo tristi o arrabbiati.
Questo perché il nostro sistema nervoso autonomo, o "cervello intestinale" controlla molte funzioni corporee separatamente dal "cervello della testa", dove vive il pensiero cosciente. I due si influenzano simultaneamente, ma possono anche operare indipendentemente l'uno dall'altro.
I processi mentali sono per la maggior parte inconsci, sebbene siano in grado di influenzare comportamenti che riteniamo consci. L'elaborazione consapevole comporta strategie e pianificazione complesse. Le parti di elaborazione cosciente del nostro cervello, come il linguaggio, sono relativamente "giovani" e non abbiamo ancora capito come usarle. Ci permettono di esercitare il controllo sui nostri desideri immediati per piaceri come il cibo e il sesso, ma il sistema automatico ha ancora il sopravvento.
Come esseri umani, siamo controllati principalmente dai nostri desideri, a loro volta guidati dalle emozioni e non dalla ragione. Una parte del nostro cervello, l'elefante, determina le nostre opinioni e posizioni su questioni morali; l'altra parte, il cavaliere, crea ragioni per giustificare tali opinioni, ma solo dopo che l'elefante ha preso la sua decisione.
Saremmo tutti più sani e più felici se prestassimo meno attenzione alle parti controllate e consapevoli di noi stessi e accettassimo l 'elefante come una parte ugualmente vitale.
La chiave per la felicità non consiste nell'eliminazione del desiderio ma nel desiderare le cose giuste.
Quando raggiungiamo un obiettivo di lunga data come una promozione, una nuova auto o dei buoni voti sperimentiamo una felicità breve e temporanea. Subito dopo, sentiamo l'impulso di raggiungere il traguardo successivo. Non siamo mai completamente soddisfatti.
Il nostro cervello si è evoluto per rispondere a piaceri immediati come il cibo o il sesso con scosse di dopamina, che fungono da meccanismo di rinforzo. Gli effetti di qualsiasi meccanismo di rinforzo sono immediati e di breve durata. Il piacere viene dai piccoli passi fatti lungo il percorso, effetto noto come principio del progresso.
C'è una verità fondamentale della psicologia umana che deriva dal principio del progresso: nessun singolo evento è in grado di alterare permanentemente il proprio stile affettivo, perché si raggiunge semplicemente un nuovo livello. Questa idea è nota come principio di adattamento.
Possiamo vederlo negli studi sulla felicità che confrontano i vincitori della lotteria con le persone diventate paraplegiche a causa di infortuni o malattie.
Si tende a pensare che i vincitori della lotteria vivano in uno stato di costante euforia, mentre i paraplegici siano intrappolati in uno stato di disperazione sconfinata.
Questo è vero per un breve periodo dopo aver vinto alla lotteria o aver perso l'uso delle gambe. Ma, con il tempo, entrambi i gruppi si adattano e si stabiliscono in una nuova normalità. I vincitori della lotteria si abituano alle loro nuove ricchezze e non si entusiasmano più del loro cambio di status; i paraplegici, invece, arrivano ad accettare la loro condizione e scoprono che la vita può avere le sue gioie anche nella loro nuova normalità.
Molte persone lottano per il denaro e lo status sociale. La ricerca sulla felicità mostra che avere un reddito elevato o una posizione di prestigio non è affatto correlato alla felicità.
Gli americani ricchi e bianchi, ad esempio, non dichiarano di essere più felici degli americani poveri o delle minoranze, nonostante gli ovvi vantaggi materiali e sociali dei primi.
Le persone povere diventano molto più felici una volta che acquisiscono abbastanza soldi per soddisfare bisogni primari come il cibo e la casa. Ma dopo, ogni dollaro in più aggiunge molto poco in termini di felicità,
Le connessioni forti con le altre persone contano molto di più. Non è un caso che i buoni matrimoni e i legami con le comunità religiose siano fortemente correlati alla felicità.
Gli esperti di psicologia positiva hanno sviluppato la formula della felicità: F= P+C+A.
Il livello di felicità provato (F) è dovuto dal punto determinato biologicamente (P) sommato alle condizioni della propria vita (C) e alle attività volontarie (A) che si decide di intraprendere.
Si possono apportare dei cambiamenti alle circostanze della vita per arrivare a una felicità duratura. Cose semplici come eliminare l'esposizione a rumori indesiderati, ridurre i tempi di spostamento e migliorare la percezione del proprio corpo rendono le persone più felici a lungo termine. Le relazioni forti restano le più importanti. Le cattive relazioni - con coniugi, colleghi o altri - hanno il potere di rendere la vita insopportabile.
Sapere che possiamo influenzare la nostra felicità semplicemente migliorando le condizioni della nostra vita, dovrebbe indurci a ripensare all'idea che l'eliminazione del desiderio porterà alla felicità. Sforzarsi per l'autonomia e per relazioni migliori con le persone aumenta la felicità a lungo termine.
Le attività volontarie rappresentano l'unica variabile nella formula della felicità completamente sotto il nostro controllo.
Il co-fondatore della psicologia positiva Mihalyi Csikszentmihalyi ha scoperto che le persone sono più felici quando svolgono un compito difficile ma strettamente allineato ai loro punti di forza. Csikszentmihalyi chiama questo stato "flusso".
Traiamo più piacere dai piccoli passi che facciamo lungo la strada per raggiungere i nostri obiettivi che dal raggiungimento effettivo dell'obiettivo.
Nel flusso, l'elefante e il cavaliere sono perfettamente sincronizzati, con l'elefante che insegue ciò che vuole e il cavaliere lo guida e lo sprona all'azione.
E importante distinguere tra piaceri a breve termine come il cibo e il sesso e gratificazioni che sfidano e attingono ai propri punti di forza. Il piacere di gustare il piatto preferito svanisce nel momento in cui mangiamo l'ultimo boccone.
Fare atti di gentilezza per gli altri provoca gratificazione e un senso di soddisfazione che dura per molto tempo dopo.
E nel lavoro come funziona?
Per discernere il significato della vita, è fondamentale comprendere gli esseri umani per come sono realmente.
Una delle condizioni essenziali per una vita soddisfacente è un buon lavoro. Dobbiamo impegnarci in attività che riempiono le nostre vite di scopo e significato.
Il lavoro non deve essere definito solo come una carriera.
Il bisogno di vedere che le nostre azioni hanno un effetto sul mondo che ci circonda è noto come efficacia. Qualsiasi cosa, da un semplice gioco da bambini a una carriera stabile, può fornire efficacia, soddisfacendo la fame di vedere che ci sono risultati associati al lavoro che facciamo.
Il lavoro più significativo e soddisfacente è quello che le persone trovano gratificante. Coloro che amano di più il proprio lavoro non sono motivati dal denaro e non considerano il proprio lavoro come un mezzo per raggiungere un fine.
Le persone desiderano fare un lavoro complesso e stimolante, che coinvolga i loro interessi o talenti e consenta un alto grado di indipendenza e autonomia.
Questo tipo di lavoro sfrutta il principio del progresso per massimizzare la felicità.
La felicità è intimamente connessa alle esperienze con gli altri. La fede religiosa ha giocato un ruolo decisivo nella creazione delle strutture morali che governano le nostre vite.
Gli esseri umani non si sono evoluti solo geneticamente, ma anche culturalmente. E la cultura, come la religione, è intrinsecamente un fenomeno di gruppo.
Caratteristiche culturali come credenze o tecnologie possono essere vitali nella selezione naturale, ma si verificano al di fuori della genetica.
Come tratto culturale, la religione incoraggiava modelli di fiducia e obbligo reciproci che aiutavano la sopravvivenza del gruppo e il successo nella competizione con altri gruppi.
Ha dato al gruppo una coesione e un'unità di intenti che gli hanno permesso di superare gli incentivi individuali all'egoismo.
Siamo responsabili della creazione delle condizioni per la nostra felicità. Questo deriva dall'avere le giuste relazioni con gli altri, con il proprio lavoro e con una sorta di scopo superiore che è più grande di noi stessi.
Bisogna trovare il giusto equilibrio tra la connessione alla propria comunità e la connessione a se stessi. La felicità deriva dagli attaccamenti al mondo circostante, ma anche dalla coltivazione delle virtù interiori: addestrare l'elefante a esplorare il suo pieno potenziale, rispettando il suo potere sul cavaliere.
Allineando il cavaliere con l'elefante, si arriva a scoprire il proprio percorso verso uno scopo e, quindi, verso la felicità.
Formatore & Autore (11 libri, 170.000+ persone formate) • Founder Digital Marketing Academy® • 29+ anni di esperienza in Comunicazione & Business Strategy • Divulgatore.
2 anniHO SCELTO ..DI ESSERE FELICE! Hai il potere di essere... te stesso! Un consiglio spassionato? Ama ciò che vuoi veramente... o finirai per accontentarti di ciò che trovi! Per questo voglio farti riflettere sui momenti cruciali della tua vita, per guardare dentro di te con spietata sincerità su ciò che desideri veramente. Quando la felicità arriva a noi non è mai vestita come pensavamo. Spesso ci passa accanto silenziosamente e non sappiamo riconoscerlo. Molte cose MERAVIGLIOSE nella tua vita non arriveranno MAI se non le cerchi se non guardi dentro te stesso ma per farlo devi liberarti di zavorre inutili. Devi saperti difendere da indecisioni così grandi e devi farlo in fretta! Senza esitazione. Se ti lasci bloccare dall'insicurezza, arrivi ai 60 anni e davanti allo specchio ti chiedi: ...perché non hai ascoltato il tuo cuore? Il tuo istinto? Quando provi certe emozioni ti senti "fragile", più vulnerabile... ma in realtà sei molto più forte e alla fine l'istinto gioca sempre il ruolo principale. La vita di un uomo si ferma quando rimane ancorato alle sue nostalgie, alle sue convinzioni, ai suoi “demoni”. Ma la vita va avanti perché guarda avanti! SEMPRE ! Gianpaolo Pavone Founder DIGITAL MARKETING ACADEMY 🇮🇹
Founder Smartpeg
2 anniRiflessioni estremamente interessanti e reali che possono trovare una applicazione, anche su larga scala, nella realtà di tantissime persone.