La Leadership Personale e l'Inferno autoinflitto

La parola "leadership" evoca istantaneamente l'immagine, nella nostra mente, di una persona alla guida di una schiera più o meno folta di seguaci e ci costruiamo tutta una storia su come abbia fatto ad arrivare lì.

Ciò che è invece molto meno evidente è quali siano gli ostacoli interiori, i dubbi, la negatività e, in generale, i giochetti della mente che ha dovuto affrontare e superare per riuscirci.

Questa si chiama leadership personale, che è il primo, ineludibile passo da compiere, senza dubbio il più difficile, per poter pensare di giocare la partita vera là fuori.

Proprio perché così difficile, la maggior parte dei leader cercherà di risparmiarsi quest'ordalìa e preferirà puntare sui fattori esterni, come la posizione acquisita o ereditata, l'esperienza, la competenza, le comode soluzioni, ecc. per legittimare la sua leadership.

Può funzionare... per un po', ma la vulnerabilità interiore di un leader - o aspirante tale - che non è stato messo o che non si è messo alla prova comprometterà prima o poi l'efficacia e l'incisività delle sue azioni, indebolendo o vanificando la sua leadership.


Il nemico mortale della Leadership: il VITTIMISMO

Il peggiore nemico del leader è il vittimismo. Esso ci riguarda tutti indistintamente, ma per un leader diventa veleno mortale.

Il vittimismo, infatti, è la strategia che il nostro ego mette in atto per gestire quella che si definisce tensione emotiva e che si attiva quando non ci si sente in controllo... cosa piuttosto frequente in molti ambiti e soprattutto quello lavorativo, dove i cambiamenti e le nuove sfide sono frequenti e spesso ardue.

Il vittimismo non si presenta in modo univoco e adotta diverse modalità, per manifestarsi, cosa che ci rende talvolta difficile riconoscerlo ed affrontarlo.

Sta di fatto che è in grado di trascinarci in un vero e proprio Inferno dove ci viene tolta la possibilità di prendere in mano la nostra vita... figuriamoci guidare altri!        

Biasimare altro o altri per la situazione in cui ci si viene a trovare, non riuscire a vedere una soluzione praticabile, sentirsi perseguitati da un'ingiustizia, vedere soltanto ostilità nei nostri confronti, ritenersi incompresi o non valutati come pensiamo che dovremmo essere, pensare che il mondo sia troppo piccolo per noi... sono solo alcuni dei sintomi del vittimismo.

Alla fine, però, si riconduce tutto ad una sola, singola cosa: pensare di non avere il potere di gestire le situazioni che si presentano o in cui ci si trova magari anche da tempo ("se ci fosse una soluzione, l'avrei già trovata!...", suona familiare?").

Alla fine, cos'è l'Inferno se non un "luogo" da cui non si può uscire? In questo caso, però, siamo noi stessi ad infliggercelo.

Tuttavia, come per qualsiasi cosa (soprattutto certe dipendenze), il primo passo per uscire dal tunnel del vittimismo è quello di riconoscere di trovarcisi. A nessuno piace dover ammettere di essere una vittima - figuriamoci per un leader! - ed è questo a rendere così difficile tale passaggio: tuttavia è necessario se si vuole superare l'impasse.


Il percorso verso la Libertà

Lo schema riportato qui sotto illustra il percorso da fare per uscire dall'Inferno autoinflitto e ritrovare la Libertà. Quello che descriverò è ciò che ho visto ripetersi più volte nelle persone che ho seguito nei miei percorsi di coaching: sebbene non sia stato per tutti esattamente uguale, la sostanza è questa.

Contenuto dell’articolo

La parte sotto la linea mediana orizzontale è l'area di "Purga", dove occorre ripulirci dalla negatività del vittimismo, mentre la parte superiore è quella di ricostruzione o di "Affermazione", dove si riassume il Controllo sulla nostra vita.


La Discesa

Preso atto di trovarci in uno stato di vittimismo, si passa quasi automaticamente al Senso di Colpa per aver permesso che accadesse. Più forte è il vittimismo e più pungente si fa il senso di colpa per aver consentito di lasciarci andare a quello stato, allontanando da noi il Controllo sulla nostra vita e, con esso, il Potere di prendere vie diverse.

Il dolore è uno straordinario stimolo al cambiamento: per questo esiste, non per rendere miserabile la nostra vita.         

Si arriva infine ad un punto, quello più basso, quello in cui si teme di NON potercela fare a cambiare, ed è il punto in cui si provano sentimenti di scoraggiamento e perfino di depressione, diventando forte la tentazione di mollare... ma non è più possibile tornare indietro, poiché il dolore non te lo permetterebbe.

Esiste soltanto un'opzione: passare in rassegna tutte le nostre risorse ed esaminare ogni alternativa, anche la più folle (si fa sempre in tempo a cassarle in un secondo momento) ed agire.


L'Ascesa

A questo punto, sorge una nuova paura: quella di farcela! Come vedi dal grafico, pur trovandoci ancora nell'area di Purga, c'è una decisa risalita e questo perché si ricomincia a provare Controllo. Perché paura di FARCELA, allora? Perché significa entrare in una nuova e sconosciuta fase della nostra vita: ci stiamo risollevando... ma è inevitabile chiedersi se si riuscirà a gestire la realtà che stiamo ricostruendo?

Procedendo, si giunge ad una svolta importante, in quanto si decide di assumere la piena Responsabilità delle scelte che faremo e, così facendo, ci si affranca definitivamente dal Vittimismo che ci aveva tenuto incatenati finora.

Vittimismo e Responsabilità non sono compatibili fra loro e se si dovesse continuare ad avere atteggiamenti vittimistici è perché non si è ancora assunta pienamente la nostra Responsabilità.        

Questa fase segna la fine della "Purga".

Prendendo fiducia e procedendo con certezza, si entra di prepotenza nell'area superiore, quella di Affermazione, in cui si sente di avere nuovamente Controllo e Potere e, con questi, la capacità di dare una direzione alla propria vita (o altro). Ci troviamo nella fase di Rivelazione, in cui ci si apre e ci si confronta con una realtà completamente diversa, più "alta", più appagante e, soprattutto, con una nuova consapevolezza.

Infine, liberandoci di tutta la zavorra che ci aveva oppresso finora, si è liberi di fare scelte vere, sentite, che danno un significato nuovo e reale a ciò che perseguiamo.


Conclusione

Sappiamo che la nostra vita è costellata di cicli, ma mai allo stesso livello di uno passato e superato.

Vuol dire che potremmo nuovamente trovarci in uno stato di vittimismo? Certamente! Ma ad un livello sempre più alto e, comunque, ad ogni nuovo ciclo c'è anche una consapevolezza sempre più solida e questo rende ogni ciclo meno impegnativo e più veloce.

Il coaching è lo strumento più adatto per affrontare un processo così delicato e che richiede di confrontarsi con qualcuno che conosca bene le dinamiche per poter restare in carreggiata quando la tentazione di "fuggire" è forte nel momento in cui si raggiunge il minimo delle forze e della lucidità, cioè la Paura di NON farcela.

Qualunque sia il punto di questo schema in cui ti trovi, sappi che puoi uscirne e le decisioni, nonché le azioni, che sarai in seguito in grado di prendere non saranno più dettate dall'incertezza e la paura, ma dalla consapevolezza delle tue inalienabili potenzialità.

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Alessandro Carli

Ti porto da "VORREI" a "POSSO" in soli 3 mesi - Authority Coach & Trainer per Professionisti, Manager ed Imprenditori | Seguimi per capire come

3 settimane

Grazie ancora per la diffusione, Monica Cetrangolo!

Silvio Bartolomei

Life Coach Sistemico - Dove c’è confusione, porto chiarezza. Dove c’è passaggio, creo riparo.

3 settimane

Bravo Alessandro Carli hai proprio ragione di mettere l’accento sul “SERIAMENTE”. Ho visto parecchie situazioni che confermano “se non studi, ti ammali e muori” 🐉 dixit 🤣🤣🤣

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