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  SUPERMARIO SBAGLIA I
 CONTI: SUL PIL UNA SVISTA
         DEL 500%
             Editoriale de Il Giornale, 21 gennaio 2013
21 gennaio 2013                       a cura di Renato Brunetta
SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI:
             SUL PIL UNA SVISTA DEL 500%
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   Monti sbaglia i conti.
   Nella Nota di aggiornamento del DEF del 20 settembre 2012, il
    presidente del Consiglio, Mario Monti, e il ministro dell’Economia e delle
    finanze, Vittorio Grilli, prevedevano una crescita, si fa per dire, del PIL di -
    0,2%. A meno di 4 mesi di distanza, il Bollettino economico della Banca
    d’Italia, pubblicato lo scorso 18 gennaio, calcola una decrescita del nostro
    PIL pari all’1%. Un errore del 500%.
   Non male per un governo di tecnocrati. Anche perché da questo errore
    deriverà, molto probabilmente, una nuova manovra correttiva. Figlia della
    politica economica sbagliata proprio dell’esecutivo dei capaci di Mario
    Monti. Complimenti e andiamo a capo.
   Anche perché nel frattempo la verità sta venendo a galla.
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   Fatta finalmente chiarezza sulla natura della crisi che ha colpito l’eurozona
    nell’ultimo anno e mezzo, sulle origini della stessa e sulle conseguenze delle misure
    adottate per “risolverla”; considerato che la teoria dei “compiti a casa” di Angela
    Merkel e le politiche economiche di solo rigore imposte dalla Germania hanno
    spinto i paesi dell’area euro in una spirale di decrescita che non accenna a finire,
    e che da ulteriori sangue, sudore e lacrime all’Italia non deriverà più credibilità,
    ma arriverà solo più recessione; cosa serve per tirare fuori il nostro paese dalla
    crisi, dai ricatti dei mercati, dall’egoismo degli Stati nord europei, dal pessimismo,
    dall’autolesionismo, dai suoi errori e dalle sue strutturali inefficienze?
   L’Italia ha bisogno di ricominciare a crescere. Perché solo con la crescita si creano
    posti di lavoro, si realizza l’equità sociale, si risponde agli impegni presi con
    l’Europa.
   La difficoltà dell’ultimo governo Berlusconi è stata quella di non riuscire a
    conciliare rigore finanziario con programmi di crescita in una fase difficile della
    finanza pubblica, dopo aver trattato con l’Europa il percorso ambizioso di
    azzeramento del deficit e avviato la costituzionalizzazione del pareggio di
    bilancio.
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   E pur avendo attuato i passaggi dolorosi necessari per realizzare questo obiettivo
    più tagliando la spesa pubblica che aumentando le tasse. L’esecutivo tecnico, al
    contrario, ha spostato il peso del risanamento dalla riduzione della spesa
    all’aumento delle tasse (i risibili risultati della Spending review sono ancora basati
    su tagli lineari), nella totale assenza di un programma di crescita attuato e
    neppure concepito in modo serio.
   Risultato prevedibile: approfondimento della recessione.
   Dagli errori del passato, di qualsiasi colore politico, dobbiamo ricominciare.
    L’Italia ha bisogno di crescere, e per crescere è necessario attuare una strategia
    coraggiosa di riduzione della pressione fiscale, naturalmente nel rispetto della
    regola costituzionale del pareggio di bilancio strutturale e degli impegni di
    riduzione del debito assunti in sede europea.
   È possibile? È certamente possibile se poniamo come obiettivo strategico della
    prossima legislatura quello di portare l’Italia nelle seguenti condizioni:
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   una pressione fiscale ridotta di cinque punti percentuali (dal 45% al 40%); una
    spesa pubblica ridotta in misura corrispondente (80 miliardi); un sentiero di
    riduzione costante del debito (sotto il 100% del PIL), tale da soddisfare gli
    impegni europei, che non comporti un avanzo primario maggiore del 3% del PIL,
    cioè inferiore di quasi 2 punti all’avanzo primario programmato per il prossimo
    anno. Dando ossigeno, così, alla crescita.
   Naturalmente è necessario indicare come e dove tagliare tasse e spesa. La
    riduzione della pressione fiscale di un punto percentuale all’anno per 5 anni, cioè
    la sua riduzione dal 45% al 40% del PIL, comporta, rispetto al quadro
    programmatico fino ad oggi approvato, un minor gettito (ex-ante, cioè a PIL
    invariato) di circa 16 miliardi all’anno e di 80 miliardi alla fine del quinquennio di
    previsione. In altri termini, l’obiettivo è di far pagare meno tasse per 80 miliardi a
    famiglie ed imprese, cioè una riduzione di circa il 10%.
   Prima di specificare dove tagliare le tasse di questo ammontare, cosa non
    secondaria, si deve chiarire come si finanzia questa riduzione di gettito, cioè come
    tagliare la spesa pubblica per un ammontare corrispondente.
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   Poiché la spesa pubblica complessiva è pari a circa 800 miliardi di euro, si tratta
    di ridurla del 10% in 5 anni, con un taglio di spese progressivo di 16 miliardi
    all’anno. Il cuore dell’operazione dovrà consistere in un forte, serio, credibile piano
    di attacco al debito pubblico, che incida sullo stock e sui flussi.
   Tanto più la riduzione della spesa graverà sulla riduzione degli interessi passivi
    pagati per la remunerazione del debito pubblico, tanto più l’effetto sulla crescita
    sarà virtuoso.
   Questo perché la spesa pubblica consiste di redditi di famiglie e imprese e la sua
    riduzione attenua l’effetto espansivo della riduzione della pressione fiscale,
    mentre la spesa per interessi passivi è composta di flussi di pagamento che per
    circa la metà vanno a remunerare sottoscrittori residenti all’estero, quindi la
    riduzione di questi flussi non ha effetti negativi sulla domanda interna.
   Ma quali sono gli spazi di manovra per una loro riduzione?
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   Gli interessi sul debito pubblico ammonteranno nel 2013 a circa 90 miliardi (fonte:
    Nota di aggiornamento del DEF 2012), oltre il 10% della spesa pubblica
    complessiva. La loro dinamica futura dipende ovviamente dallo stock del debito,
    ma anche dalla sua remunerazione, cioè dal suo tasso medio di rendimento.
   Le 2 variabili sono tra di loro collegate perché un debito più basso, e soprattutto
    in discesa, richiede per il suo finanziamento una remunerazione minore, a parità di
    condizioni dei mercati finanziari.
   Lo spazio di manovra dipende dalla capacità di mettere in atto un piano di
    riduzione dello stock del nostro debito pubblico per almeno 400 miliardi di euro in
    5 anni in modo tale da portarlo al di sotto del 100% del PIL.
   Si tratta di adottare in modo più coraggioso i vari piani di dismissione e
    valorizzazione del patrimonio pubblico proposti in questi anni, anche utilizzando le
    migliori tecniche di gestione finanziaria (costituzione di una società di diritto
    privato ove conferire i beni dello Stato ed emissione, da parte di quest’ultima, di
    obbligazioni con warrant).
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   Se si attuasse questo piano di riduzione progressivo dello stock del debito, di circa
    100 miliardi all’anno per 5 anni, ne deriverebbe certamente una riduzione del
    tasso medio di interesse/rendimento, che in via prudenziale potremmo valutare di
    un punto percentuale (cioè passare progressivamente dal 4,5% al 3,5%), ma
    anche, di conseguenza, il tendenziale dimezzamento del servizio del debito, nello
    stesso arco temporale, dai circa 90 miliardi previsti per il 2013 a circa 50 miliardi
    nel 2017.
   In altri termini, riducendo lo stock del debito, aumenta la sostenibilità dello stesso,
    quindi la credibilità del nostro paese, quindi diminuiscono i rendimenti.
   Alle misure sopra prospettate, che dovranno garantire circa metà del
    programmato abbattimento di 80 miliardi della spesa pubblica, incluso un
    accordo bilaterale con la Svizzera per la tassazione dei capitali ivi detenuti (sul
    modello di una simile convenzione già siglata con la Svizzera da Germania e
    Inghilterra), che libera 30-40 miliardi subito e ulteriori 5-7 miliardi negli anni
    successivi, dovrà accompagnarsi una seria azione di contrasto a illogiche forme di
    “erosione fiscale” ricorrenti nel nostro paese.
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   Per “erosione fiscale” si intende l’ampia, e spesso indiscriminatamente
    anacronistica, area degli “sconti fiscali” previsti nel nostro ordinamento. Più in
    particolare, si tratta di abbattimenti del debito di imposta imputabili a previsioni
    legislative: deduzioni, detrazioni, esclusioni, esenzioni, aliquote ridotte, le quali,
    apportando una riduzione del gettito, producono sul bilancio pubblico un effetto
    analogo ad aumenti di spesa.
   Le cosiddette “Tax expenditures” (spese fiscali) che, stando ai risultati di un
    apposito gruppo di lavoro costituito dal governo Berlusconi e presieduto dal
    dottor Vieri Ceriani (poi sottosegretario tecnico alle finanze dell’ultimo governo
    Monti), si aggirano intorno a 254 miliardi di euro. Forme di erosione
    indiscriminatamente disposte su un elenco enorme di oltre 720 voci, stratificatesi
    nel tempo in maniera spesso irrazionale e, comunque, disordinata.
   Un’opera di razionalizzazione di queste voci può portare un recupero di gettito di
    almeno 35 miliardi di euro in 5 anni (più del 10% del totale delle agevolazioni,
    che abbiamo visto essere pari a circa 254 miliardi di euro).
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    Infine, in modo realistico, senza ricorrere a tagli lineari, un’azione seria di recupero
     di efficienza della pubblica amministrazione e delle sue modalità di spesa può
     garantire progressivamente nel quinquennio almeno 10 miliardi addizionali di
     risparmi su un totale di circa 300 miliardi tra spesa per stipendi e consumi
     intermedi.
    Bene, abbiamo i soldi. Come li utilizziamo per ridurre la pressione fiscale di 5
     punti in un quinquennio? Innanzitutto dividiamo equamente la riduzione del
     prelievo fiscale calcolato nel nostro esercizio tra famiglie e imprese. Ciò significa
     che, nel primo anno, dei primi 16 miliardi di minor prelievo complessivo dovranno
     beneficiare per 8 miliardi sia le une sia le altre, per arrivare a un minor prelievo
     di 40 miliardi sulle famiglie e un minor prelievo di 40 miliardi alla fine del
     quinquennio, quando si sarà raggiunto l’obiettivo di abbattimento della pressione
     fiscale di 5 punti.
    Per le famiglie iniziamo subito, dal 2013, eliminando l’IMU sulla prima casa, costo
     stimato 4 miliardi di euro. Con i restanti 4 miliardi a disposizione avviamo il
     quoziente familiare, il cui costo totale è stimato in 12 miliardi di euro.
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    A questo, pertanto, destiniamo anche gli ulteriori 8 miliardi che si libereranno per
     le famiglie dall’attacco al debito e dalla revisione delle Tax expenditures nel
     2014. A partire dal 2015, e per il 2016 e il 2017, infine, destineremo l’ulteriore
     abbattimento programmato della pressione fiscale a disposizione per le famiglie
     alla progressiva riduzione dell’Irpef, con l’obiettivo di convergere verso un sistema
     fiscale composto da 2 sole aliquote, del 23% e del 33%, prendendo un livello di
     40.000 euro come discrimine.
    Si tratta di un’azione di cui il nostro paese ha assolutamente bisogno. Perché solo
     aumentando il reddito disponibile delle famiglie attraverso la riduzione della
     pressione fiscale, prima mediante l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, poi
     introducendo il quoziente familiare e riducendo le aliquote IRPEF, aumenteranno i
     consumi, aumenterà quindi la domanda interna, e le imprese torneranno a investire
     e ad assumere, invertendo il circolo vizioso che da un anno e mezzo almeno
     soffoca la nostra economia.
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    Vediamo ora l’azione dell’abbattimento fiscale nei confronti delle imprese, per le
     quali nel nostro esercizio abbiamo previsto un abbattimento fiscale che parte da 8
     miliardi nel primo anno fino a arrivare a 40 miliardi alla fine dell’esercizio di
     previsione. Come li utilizzeremo?
    Per abolire gradualmente l’IRAP, quell’imposta ingiusta che tassa le imprese non in
     base agli utili conseguiti, bensì in base al personale assunto a tempo indeterminato
     nell’azienda. Un’imposta insulsa, contro la crescita, contro lo sviluppo, contro il
     lavoro. Inaccettabile. Gettito complessivo dell’IRAP è di 34-35 miliardi all’anno.
     Ampiamente coperto dal nostro gruzzoletto quinquennale. Abolire l’Irap vuol dire
     aumentare la competitività dell’intero sistema paese. Significa nuove assunzioni.
     Anche in questo modo si inverte il circolo vizioso della recessione e il paese
     ricomincia a crescere, recuperando quella credibilità tanto ricercata.
    Il percorso di riduzione del debito che verrebbe assicurato secondo il nostro
     esercizio programmatico è facilmente illustrato.
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    Come è noto la dinamica del rapporto debito/PIL è determinata dalla differenza,
     moltiplicata per il rapporto debito/PIL esistente, tra il tasso nominale di
     rendimento medio del debito e il tasso di crescita nominale del PIL, meno l’avanzo
     primario. In altri termini, la formula di calcolo è la seguente: Δd = - s + (i-g)d ,
     dove d indica il rapporto debito/PIL, s indica l’avanzo primario, i il tasso di
     interesse nominale medio sul debito, g il tasso di crescita del PIL. Bene, questo
     significa che nel 2013, con un tasso di crescita nominale del PIL previsto intorno
     all’1% (1% negativo reale + 2% di inflazione), un tasso di rendimento medio del
     debito intorno al 4,5%, e un rapporto debito/PIL del 120%, l’avanzo primario
     necessario a stabilizzare il rapporto debito/PIL , cioè a far sì che Δd sia uguale a
     zero, dovrebbe essere pari a circa 4,2% del PIL, cioè intorno a 70 miliardi.
    Questa è la situazione come si prospetta oggi in base all’obiettivo di pareggio di
     bilancio.
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    Secondo il nostro esercizio, l’azione di proposta di abbattimento del prelievo
     fiscale, con pareggio di bilancio garantito dalla riduzione di spesa, con la sua
     prima attuazione e il conseguente effetto annuncio, può portare già nel 2014,
     primo anno in cui si avrebbero gli effetti del programma, a una crescita economica
     reale intorno all’1%, e quindi ad una crescita nominale del 3%, ipotizzando
     inflazione stabile al 2%.
    Il tasso di rendimento medio del debito si potrebbe stabilizzare e non aumentare
     come previsto e, anche grazie all’inizio del processo di abbattimento dello stock
     del debito, l’avanzo primario necessario alla stabilizzazione del reddito PIL
     scenderebbe a meno del 2%, il che significa che l’avanzo primario, oggi
     programmato per il 2014 ad un livello superiore al 5,5%, potrebbe essere ridotto
     pur lasciando spazio per una diminuzione del rapporto debito/PIL.
    In un esercizio, seppur realistico, come quello che proponiamo alla riflessione,
     contano le tendenze.
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    Vediamo quindi la situazione alla fine del quinquennio di revisione, in cui avremmo
     una pressione fiscale ridotta di 5 punti in percentuale del PIL, una riduzione di
     spesa corrispondente di cui quasi la metà rappresentata da minori uscite verso
     l’estero cioè senza impatto sulla domanda interna e un rapporto debito/PIL pari
     al 100% secondo la nostra ipotesi. In questa situazione posiamo ipotizzare un
     tasso di crescita costante almeno dell’1,5%-2% in termini reali, e quindi un tasso di
     crescita nominale intorno al 3,5%-4% se la BCE mantiene l’obiettivo di inflazione
     al 2%, mentre il tasso di rendimento medio del debito si dovrebbe ridurre almeno
     di un punto e, quindi, intorno al 3,5%.
    Un semplice calcolo ci dice che l’avanzo primario necessario a mantenere stabile il
     rapporto debito/PIL scenderebbe vicino allo zero. Ciò significa ancora che per
     arrivare all’obiettivo di un rapporto debito/PIL del 60% in 20 anni, secondo gli
     impegni comunitari, si dovrà ridurre lo stock del debito di 2 punti percentuali
     all’anno e, quindi, un avanzo primario che all’inizio del percorso dovrà essere
     intorno al 2%, cioè meno della metà di quello programmatico attuale per il 2013,
     e in riduzione progressiva nel processo di convergenza.
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    Uno sforzo accettabile anche perché l’evidente sostenibilità del debito raggiunta
     può fruttare un miglioramento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica
     superiore a quello ipotizzato.
    Tutto questo serve all’Italia. Perché tutto questo vuol dire più mercato, vuol dire più
     capitalismo, vuol dire nuovi investimenti, vuol dire, anche sociologicamente, nuovi
     capitalisti, più produttività, più competitività, più crescita, più occupazione, minore
     pressione fiscale, emersione del sommerso, più responsabilità, più credibilità.
    La nuova strategia di politica economica non deve essere solo di ingegneria
     finanziaria, ma deve avere in sé tutta la forza, tutta l’etica, di un cambio di passo,
     di uno shock economico finanziario finalizzato alla crescita e alla credibilità della
     nostra finanza pubblica. Diventare europei nel debito significa diventare europei
     a 360 gradi.
    Nei mercati, nelle banche, nella finanza, nelle relazioni industriali, nella giustizia,
     nella politica. Insomma, mettere fine, all’interno, al non più sopportabile
     compromesso consociativo che dal dopoguerra ha soffocato e soffoca il nostro
     Paese.
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    E, soprattutto all’esterno, smetterla con la sudditanza ai diktat della Germania e
     di un’Europa che non ha saputo guardare al futuro.
    Monti, nei suoi 13 mesi di governo, è stato incapace anche solo di pensare una
     strategia di questo tipo. Senza coraggio nonostante la sua maggioranza
     parlamentare. Senza capacità di visione.
    Agli italiani decidere: se rimettersi in gioco o continuare a subire con
     rassegnazione in compagnia di Monti, Fini, Casini, Bersani e Vendola.
programma spot

                  GIÙ LE TASSE!


21 gennaio 2013           a cura di Renato Brunetta
16 2013    • 8 miliardi FAMIGLIE   4 mld eliminazione IMU prima casa
                                   4 miliardi avvio quoziente familiare
miliardi   • 8 miliardi IMPRESE    progressiva abolizione IRAP
19


16 2014    • 8 miliardi FAMIGLIE   completamento quoziente familiare
miliardi   • 8 miliardi IMPRESE    progressiva abolizione IRAP


16 2015    • 8 miliardi FAMIGLIE   riduzione aliquote IRPEF
miliardi   • 8 miliardi IMPRESE    progressiva abolizione IRAP


16 2016    • 8 miliardi FAMIGLIE   riduzione aliquote IRPEF
miliardi   • 8 miliardi IMPRESE    progressiva abolizione IRAP


16 2017    • 8 miliardi FAMIGLIE    riduzione aliquote IRPEF
miliardi   • 8 miliardi IMPRESE     progressiva abolizione IRAP
40 miliardi
20
                      FAMIGLIE
              Eliminazione IMU prima casa (4 mld)
                  Quoziente familiare (12 mld)
   Totale
                Riduzione aliquote IRPEF (24 mld)
80 miliardi
 in 5 anni
                      40 miliardi
                       IMPRESE
                     Abolizione dell’IRAP
Gettito attuale
                        750 miliardi
21
          tasse
       Riduzione in
     termini assoluti   80 miliardi
        (in 5 anni)
       Riduzione in
        % del PIL         10,6%
        (in 5 anni)
DOVE PRENDIAMO LE COPERTURE

 • Riducendo il servizio del debito pubblico
22



 • Siglando un accordo con la Svizzera
 • Dai proventi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale

              8
          miliardi                      8
          all’anno                 miliardi
                                   all’anno
            • Recuperando il 3% delle 700 agevolazioni
22            fiscali che valgono 254 miliardi
i dossier
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         DETTAGLIO PER ANNO


21 gennaio 2013     a cura di Renato Brunetta
2013
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                 Famiglie   8 miliardi

                  4 miliardi 4 miliardi
                 Eliminazione   Avvio
                     IMU      quoziente
16 miliardi      prima casa familiare

                 Imprese  8 miliardi
                        Progressiva
                     abolizione dell’IRAP
2014
25


                 Famiglie
                         8 miliardi
                       Completamento
                      quoziente familiare
16 miliardi
                 Imprese
                          8 miliardi
                        Progressiva
                     abolizione dell’IRAP
2015
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                 Famiglie
                              8 miliardi
                               Riduzione
                            aliquote IRPEF
16 miliardi
                 Imprese
                          8 miliardi
                        Progressiva
                     abolizione dell’IRAP
2016
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                 Famiglie
                              8 miliardi
                               Riduzione
                            aliquote IRPEF
16 miliardi
                 Imprese
                          8 miliardi
                        Progressiva
                     abolizione dell’IRAP
2017
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                 Famiglie
                              8 miliardi
                               Riduzione
                            aliquote IRPEF
16 miliardi
                 Imprese
                          8 miliardi
                        Progressiva
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Supermario sbaglia i conti Sul Pil una svista del 500%

  • 1. 291 www.freenewsonline.it i dossier www.freefoundation.com SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% Editoriale de Il Giornale, 21 gennaio 2013 21 gennaio 2013 a cura di Renato Brunetta
  • 2. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 2  Monti sbaglia i conti.  Nella Nota di aggiornamento del DEF del 20 settembre 2012, il presidente del Consiglio, Mario Monti, e il ministro dell’Economia e delle finanze, Vittorio Grilli, prevedevano una crescita, si fa per dire, del PIL di - 0,2%. A meno di 4 mesi di distanza, il Bollettino economico della Banca d’Italia, pubblicato lo scorso 18 gennaio, calcola una decrescita del nostro PIL pari all’1%. Un errore del 500%.  Non male per un governo di tecnocrati. Anche perché da questo errore deriverà, molto probabilmente, una nuova manovra correttiva. Figlia della politica economica sbagliata proprio dell’esecutivo dei capaci di Mario Monti. Complimenti e andiamo a capo.  Anche perché nel frattempo la verità sta venendo a galla.
  • 3. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 3  Fatta finalmente chiarezza sulla natura della crisi che ha colpito l’eurozona nell’ultimo anno e mezzo, sulle origini della stessa e sulle conseguenze delle misure adottate per “risolverla”; considerato che la teoria dei “compiti a casa” di Angela Merkel e le politiche economiche di solo rigore imposte dalla Germania hanno spinto i paesi dell’area euro in una spirale di decrescita che non accenna a finire, e che da ulteriori sangue, sudore e lacrime all’Italia non deriverà più credibilità, ma arriverà solo più recessione; cosa serve per tirare fuori il nostro paese dalla crisi, dai ricatti dei mercati, dall’egoismo degli Stati nord europei, dal pessimismo, dall’autolesionismo, dai suoi errori e dalle sue strutturali inefficienze?  L’Italia ha bisogno di ricominciare a crescere. Perché solo con la crescita si creano posti di lavoro, si realizza l’equità sociale, si risponde agli impegni presi con l’Europa.  La difficoltà dell’ultimo governo Berlusconi è stata quella di non riuscire a conciliare rigore finanziario con programmi di crescita in una fase difficile della finanza pubblica, dopo aver trattato con l’Europa il percorso ambizioso di azzeramento del deficit e avviato la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio.
  • 4. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 4  E pur avendo attuato i passaggi dolorosi necessari per realizzare questo obiettivo più tagliando la spesa pubblica che aumentando le tasse. L’esecutivo tecnico, al contrario, ha spostato il peso del risanamento dalla riduzione della spesa all’aumento delle tasse (i risibili risultati della Spending review sono ancora basati su tagli lineari), nella totale assenza di un programma di crescita attuato e neppure concepito in modo serio.  Risultato prevedibile: approfondimento della recessione.  Dagli errori del passato, di qualsiasi colore politico, dobbiamo ricominciare. L’Italia ha bisogno di crescere, e per crescere è necessario attuare una strategia coraggiosa di riduzione della pressione fiscale, naturalmente nel rispetto della regola costituzionale del pareggio di bilancio strutturale e degli impegni di riduzione del debito assunti in sede europea.  È possibile? È certamente possibile se poniamo come obiettivo strategico della prossima legislatura quello di portare l’Italia nelle seguenti condizioni:
  • 5. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 5  una pressione fiscale ridotta di cinque punti percentuali (dal 45% al 40%); una spesa pubblica ridotta in misura corrispondente (80 miliardi); un sentiero di riduzione costante del debito (sotto il 100% del PIL), tale da soddisfare gli impegni europei, che non comporti un avanzo primario maggiore del 3% del PIL, cioè inferiore di quasi 2 punti all’avanzo primario programmato per il prossimo anno. Dando ossigeno, così, alla crescita.  Naturalmente è necessario indicare come e dove tagliare tasse e spesa. La riduzione della pressione fiscale di un punto percentuale all’anno per 5 anni, cioè la sua riduzione dal 45% al 40% del PIL, comporta, rispetto al quadro programmatico fino ad oggi approvato, un minor gettito (ex-ante, cioè a PIL invariato) di circa 16 miliardi all’anno e di 80 miliardi alla fine del quinquennio di previsione. In altri termini, l’obiettivo è di far pagare meno tasse per 80 miliardi a famiglie ed imprese, cioè una riduzione di circa il 10%.  Prima di specificare dove tagliare le tasse di questo ammontare, cosa non secondaria, si deve chiarire come si finanzia questa riduzione di gettito, cioè come tagliare la spesa pubblica per un ammontare corrispondente.
  • 6. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 6  Poiché la spesa pubblica complessiva è pari a circa 800 miliardi di euro, si tratta di ridurla del 10% in 5 anni, con un taglio di spese progressivo di 16 miliardi all’anno. Il cuore dell’operazione dovrà consistere in un forte, serio, credibile piano di attacco al debito pubblico, che incida sullo stock e sui flussi.  Tanto più la riduzione della spesa graverà sulla riduzione degli interessi passivi pagati per la remunerazione del debito pubblico, tanto più l’effetto sulla crescita sarà virtuoso.  Questo perché la spesa pubblica consiste di redditi di famiglie e imprese e la sua riduzione attenua l’effetto espansivo della riduzione della pressione fiscale, mentre la spesa per interessi passivi è composta di flussi di pagamento che per circa la metà vanno a remunerare sottoscrittori residenti all’estero, quindi la riduzione di questi flussi non ha effetti negativi sulla domanda interna.  Ma quali sono gli spazi di manovra per una loro riduzione?
  • 7. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 7  Gli interessi sul debito pubblico ammonteranno nel 2013 a circa 90 miliardi (fonte: Nota di aggiornamento del DEF 2012), oltre il 10% della spesa pubblica complessiva. La loro dinamica futura dipende ovviamente dallo stock del debito, ma anche dalla sua remunerazione, cioè dal suo tasso medio di rendimento.  Le 2 variabili sono tra di loro collegate perché un debito più basso, e soprattutto in discesa, richiede per il suo finanziamento una remunerazione minore, a parità di condizioni dei mercati finanziari.  Lo spazio di manovra dipende dalla capacità di mettere in atto un piano di riduzione dello stock del nostro debito pubblico per almeno 400 miliardi di euro in 5 anni in modo tale da portarlo al di sotto del 100% del PIL.  Si tratta di adottare in modo più coraggioso i vari piani di dismissione e valorizzazione del patrimonio pubblico proposti in questi anni, anche utilizzando le migliori tecniche di gestione finanziaria (costituzione di una società di diritto privato ove conferire i beni dello Stato ed emissione, da parte di quest’ultima, di obbligazioni con warrant).
  • 8. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 8  Se si attuasse questo piano di riduzione progressivo dello stock del debito, di circa 100 miliardi all’anno per 5 anni, ne deriverebbe certamente una riduzione del tasso medio di interesse/rendimento, che in via prudenziale potremmo valutare di un punto percentuale (cioè passare progressivamente dal 4,5% al 3,5%), ma anche, di conseguenza, il tendenziale dimezzamento del servizio del debito, nello stesso arco temporale, dai circa 90 miliardi previsti per il 2013 a circa 50 miliardi nel 2017.  In altri termini, riducendo lo stock del debito, aumenta la sostenibilità dello stesso, quindi la credibilità del nostro paese, quindi diminuiscono i rendimenti.  Alle misure sopra prospettate, che dovranno garantire circa metà del programmato abbattimento di 80 miliardi della spesa pubblica, incluso un accordo bilaterale con la Svizzera per la tassazione dei capitali ivi detenuti (sul modello di una simile convenzione già siglata con la Svizzera da Germania e Inghilterra), che libera 30-40 miliardi subito e ulteriori 5-7 miliardi negli anni successivi, dovrà accompagnarsi una seria azione di contrasto a illogiche forme di “erosione fiscale” ricorrenti nel nostro paese.
  • 9. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 9  Per “erosione fiscale” si intende l’ampia, e spesso indiscriminatamente anacronistica, area degli “sconti fiscali” previsti nel nostro ordinamento. Più in particolare, si tratta di abbattimenti del debito di imposta imputabili a previsioni legislative: deduzioni, detrazioni, esclusioni, esenzioni, aliquote ridotte, le quali, apportando una riduzione del gettito, producono sul bilancio pubblico un effetto analogo ad aumenti di spesa.  Le cosiddette “Tax expenditures” (spese fiscali) che, stando ai risultati di un apposito gruppo di lavoro costituito dal governo Berlusconi e presieduto dal dottor Vieri Ceriani (poi sottosegretario tecnico alle finanze dell’ultimo governo Monti), si aggirano intorno a 254 miliardi di euro. Forme di erosione indiscriminatamente disposte su un elenco enorme di oltre 720 voci, stratificatesi nel tempo in maniera spesso irrazionale e, comunque, disordinata.  Un’opera di razionalizzazione di queste voci può portare un recupero di gettito di almeno 35 miliardi di euro in 5 anni (più del 10% del totale delle agevolazioni, che abbiamo visto essere pari a circa 254 miliardi di euro).
  • 10. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 10  Infine, in modo realistico, senza ricorrere a tagli lineari, un’azione seria di recupero di efficienza della pubblica amministrazione e delle sue modalità di spesa può garantire progressivamente nel quinquennio almeno 10 miliardi addizionali di risparmi su un totale di circa 300 miliardi tra spesa per stipendi e consumi intermedi.  Bene, abbiamo i soldi. Come li utilizziamo per ridurre la pressione fiscale di 5 punti in un quinquennio? Innanzitutto dividiamo equamente la riduzione del prelievo fiscale calcolato nel nostro esercizio tra famiglie e imprese. Ciò significa che, nel primo anno, dei primi 16 miliardi di minor prelievo complessivo dovranno beneficiare per 8 miliardi sia le une sia le altre, per arrivare a un minor prelievo di 40 miliardi sulle famiglie e un minor prelievo di 40 miliardi alla fine del quinquennio, quando si sarà raggiunto l’obiettivo di abbattimento della pressione fiscale di 5 punti.  Per le famiglie iniziamo subito, dal 2013, eliminando l’IMU sulla prima casa, costo stimato 4 miliardi di euro. Con i restanti 4 miliardi a disposizione avviamo il quoziente familiare, il cui costo totale è stimato in 12 miliardi di euro.
  • 11. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 11  A questo, pertanto, destiniamo anche gli ulteriori 8 miliardi che si libereranno per le famiglie dall’attacco al debito e dalla revisione delle Tax expenditures nel 2014. A partire dal 2015, e per il 2016 e il 2017, infine, destineremo l’ulteriore abbattimento programmato della pressione fiscale a disposizione per le famiglie alla progressiva riduzione dell’Irpef, con l’obiettivo di convergere verso un sistema fiscale composto da 2 sole aliquote, del 23% e del 33%, prendendo un livello di 40.000 euro come discrimine.  Si tratta di un’azione di cui il nostro paese ha assolutamente bisogno. Perché solo aumentando il reddito disponibile delle famiglie attraverso la riduzione della pressione fiscale, prima mediante l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, poi introducendo il quoziente familiare e riducendo le aliquote IRPEF, aumenteranno i consumi, aumenterà quindi la domanda interna, e le imprese torneranno a investire e ad assumere, invertendo il circolo vizioso che da un anno e mezzo almeno soffoca la nostra economia.
  • 12. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 12  Vediamo ora l’azione dell’abbattimento fiscale nei confronti delle imprese, per le quali nel nostro esercizio abbiamo previsto un abbattimento fiscale che parte da 8 miliardi nel primo anno fino a arrivare a 40 miliardi alla fine dell’esercizio di previsione. Come li utilizzeremo?  Per abolire gradualmente l’IRAP, quell’imposta ingiusta che tassa le imprese non in base agli utili conseguiti, bensì in base al personale assunto a tempo indeterminato nell’azienda. Un’imposta insulsa, contro la crescita, contro lo sviluppo, contro il lavoro. Inaccettabile. Gettito complessivo dell’IRAP è di 34-35 miliardi all’anno. Ampiamente coperto dal nostro gruzzoletto quinquennale. Abolire l’Irap vuol dire aumentare la competitività dell’intero sistema paese. Significa nuove assunzioni. Anche in questo modo si inverte il circolo vizioso della recessione e il paese ricomincia a crescere, recuperando quella credibilità tanto ricercata.  Il percorso di riduzione del debito che verrebbe assicurato secondo il nostro esercizio programmatico è facilmente illustrato.
  • 13. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 13  Come è noto la dinamica del rapporto debito/PIL è determinata dalla differenza, moltiplicata per il rapporto debito/PIL esistente, tra il tasso nominale di rendimento medio del debito e il tasso di crescita nominale del PIL, meno l’avanzo primario. In altri termini, la formula di calcolo è la seguente: Δd = - s + (i-g)d , dove d indica il rapporto debito/PIL, s indica l’avanzo primario, i il tasso di interesse nominale medio sul debito, g il tasso di crescita del PIL. Bene, questo significa che nel 2013, con un tasso di crescita nominale del PIL previsto intorno all’1% (1% negativo reale + 2% di inflazione), un tasso di rendimento medio del debito intorno al 4,5%, e un rapporto debito/PIL del 120%, l’avanzo primario necessario a stabilizzare il rapporto debito/PIL , cioè a far sì che Δd sia uguale a zero, dovrebbe essere pari a circa 4,2% del PIL, cioè intorno a 70 miliardi.  Questa è la situazione come si prospetta oggi in base all’obiettivo di pareggio di bilancio.
  • 14. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 14  Secondo il nostro esercizio, l’azione di proposta di abbattimento del prelievo fiscale, con pareggio di bilancio garantito dalla riduzione di spesa, con la sua prima attuazione e il conseguente effetto annuncio, può portare già nel 2014, primo anno in cui si avrebbero gli effetti del programma, a una crescita economica reale intorno all’1%, e quindi ad una crescita nominale del 3%, ipotizzando inflazione stabile al 2%.  Il tasso di rendimento medio del debito si potrebbe stabilizzare e non aumentare come previsto e, anche grazie all’inizio del processo di abbattimento dello stock del debito, l’avanzo primario necessario alla stabilizzazione del reddito PIL scenderebbe a meno del 2%, il che significa che l’avanzo primario, oggi programmato per il 2014 ad un livello superiore al 5,5%, potrebbe essere ridotto pur lasciando spazio per una diminuzione del rapporto debito/PIL.  In un esercizio, seppur realistico, come quello che proponiamo alla riflessione, contano le tendenze.
  • 15. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 15  Vediamo quindi la situazione alla fine del quinquennio di revisione, in cui avremmo una pressione fiscale ridotta di 5 punti in percentuale del PIL, una riduzione di spesa corrispondente di cui quasi la metà rappresentata da minori uscite verso l’estero cioè senza impatto sulla domanda interna e un rapporto debito/PIL pari al 100% secondo la nostra ipotesi. In questa situazione posiamo ipotizzare un tasso di crescita costante almeno dell’1,5%-2% in termini reali, e quindi un tasso di crescita nominale intorno al 3,5%-4% se la BCE mantiene l’obiettivo di inflazione al 2%, mentre il tasso di rendimento medio del debito si dovrebbe ridurre almeno di un punto e, quindi, intorno al 3,5%.  Un semplice calcolo ci dice che l’avanzo primario necessario a mantenere stabile il rapporto debito/PIL scenderebbe vicino allo zero. Ciò significa ancora che per arrivare all’obiettivo di un rapporto debito/PIL del 60% in 20 anni, secondo gli impegni comunitari, si dovrà ridurre lo stock del debito di 2 punti percentuali all’anno e, quindi, un avanzo primario che all’inizio del percorso dovrà essere intorno al 2%, cioè meno della metà di quello programmatico attuale per il 2013, e in riduzione progressiva nel processo di convergenza.
  • 16. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 16  Uno sforzo accettabile anche perché l’evidente sostenibilità del debito raggiunta può fruttare un miglioramento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica superiore a quello ipotizzato.  Tutto questo serve all’Italia. Perché tutto questo vuol dire più mercato, vuol dire più capitalismo, vuol dire nuovi investimenti, vuol dire, anche sociologicamente, nuovi capitalisti, più produttività, più competitività, più crescita, più occupazione, minore pressione fiscale, emersione del sommerso, più responsabilità, più credibilità.  La nuova strategia di politica economica non deve essere solo di ingegneria finanziaria, ma deve avere in sé tutta la forza, tutta l’etica, di un cambio di passo, di uno shock economico finanziario finalizzato alla crescita e alla credibilità della nostra finanza pubblica. Diventare europei nel debito significa diventare europei a 360 gradi.  Nei mercati, nelle banche, nella finanza, nelle relazioni industriali, nella giustizia, nella politica. Insomma, mettere fine, all’interno, al non più sopportabile compromesso consociativo che dal dopoguerra ha soffocato e soffoca il nostro Paese.
  • 17. SUPERMARIO SBAGLIA I CONTI: SUL PIL UNA SVISTA DEL 500% 17  E, soprattutto all’esterno, smetterla con la sudditanza ai diktat della Germania e di un’Europa che non ha saputo guardare al futuro.  Monti, nei suoi 13 mesi di governo, è stato incapace anche solo di pensare una strategia di questo tipo. Senza coraggio nonostante la sua maggioranza parlamentare. Senza capacità di visione.  Agli italiani decidere: se rimettersi in gioco o continuare a subire con rassegnazione in compagnia di Monti, Fini, Casini, Bersani e Vendola.
  • 18. programma spot GIÙ LE TASSE! 21 gennaio 2013 a cura di Renato Brunetta
  • 19. 16 2013 • 8 miliardi FAMIGLIE 4 mld eliminazione IMU prima casa 4 miliardi avvio quoziente familiare miliardi • 8 miliardi IMPRESE progressiva abolizione IRAP 19 16 2014 • 8 miliardi FAMIGLIE completamento quoziente familiare miliardi • 8 miliardi IMPRESE progressiva abolizione IRAP 16 2015 • 8 miliardi FAMIGLIE riduzione aliquote IRPEF miliardi • 8 miliardi IMPRESE progressiva abolizione IRAP 16 2016 • 8 miliardi FAMIGLIE riduzione aliquote IRPEF miliardi • 8 miliardi IMPRESE progressiva abolizione IRAP 16 2017 • 8 miliardi FAMIGLIE riduzione aliquote IRPEF miliardi • 8 miliardi IMPRESE progressiva abolizione IRAP
  • 20. 40 miliardi 20 FAMIGLIE Eliminazione IMU prima casa (4 mld) Quoziente familiare (12 mld) Totale Riduzione aliquote IRPEF (24 mld) 80 miliardi in 5 anni 40 miliardi IMPRESE Abolizione dell’IRAP
  • 21. Gettito attuale 750 miliardi 21 tasse Riduzione in termini assoluti 80 miliardi (in 5 anni) Riduzione in % del PIL 10,6% (in 5 anni)
  • 22. DOVE PRENDIAMO LE COPERTURE • Riducendo il servizio del debito pubblico 22 • Siglando un accordo con la Svizzera • Dai proventi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale 8 miliardi 8 all’anno miliardi all’anno • Recuperando il 3% delle 700 agevolazioni 22 fiscali che valgono 254 miliardi
  • 23. i dossier www.freefoundation.com DETTAGLIO PER ANNO 21 gennaio 2013 a cura di Renato Brunetta
  • 24. 2013 24 Famiglie 8 miliardi 4 miliardi 4 miliardi Eliminazione Avvio IMU quoziente 16 miliardi prima casa familiare Imprese 8 miliardi Progressiva abolizione dell’IRAP
  • 25. 2014 25 Famiglie 8 miliardi Completamento quoziente familiare 16 miliardi Imprese 8 miliardi Progressiva abolizione dell’IRAP
  • 26. 2015 26 Famiglie 8 miliardi Riduzione aliquote IRPEF 16 miliardi Imprese 8 miliardi Progressiva abolizione dell’IRAP
  • 27. 2016 27 Famiglie 8 miliardi Riduzione aliquote IRPEF 16 miliardi Imprese 8 miliardi Progressiva abolizione dell’IRAP
  • 28. 2017 28 Famiglie 8 miliardi Riduzione aliquote IRPEF 16 miliardi Imprese 8 miliardi Progressiva abolizione dell’IRAP