⛵⛵VERTIGINE SULLA SOGLIA

⛵⛵VERTIGINE SULLA SOGLIA

Tra un motore di ricerca e un negozio online, per l’acquisto di un libro preferisco frequentare le sempre meno numerose librerie esistenti che ancora resistono. Mi capita così di incontrare, per caso, per scelta, per curiosità, libri che non avrei mai trovato online.

Mi capita anche di rimanere quasi sempre soddisfatto dell’incontro casuale che ha determinato la mia scelta, portandomi a conoscere scrittori prima a me sconosciuti. Soddisfatto sono stato anche dalla lettura del libro Vertigine della soglia, scritto da Davide Susanetti, da me letto e gustato sulle spiagge di Kythera.

Avendo scritto un libro sull’Oltrepassare, l’andare Oltre, Altrove, ho trovato in ognuna delle ventidue tappe in cui è organizzato il viaggio simbolico e filosofico del testo, particolarmente stimolante il richiamo all’Oltranza, a infrangere il limite che ci arresta, a imparare a muoversi nel labirinto nel quale siamo tutti imprigionati.

Un limite, tutto umano, che oggi ci illudiamo di eliminare o affrontare con l’aiuto di Intelligenze (?) Artificiali (?) ma che invece assume un significato tutto esistenziale, iniziatico.  Da qui è nata la voglia di intervistare l’autore del testo e l’intervista che segue.

Contenuto dell’articolo

In questa edizione della nostra newsletter legata alla iniziativa della STULTIFERA NAVIS proponiamo una intervista usata da Carlo Mazzucchelli per dialogare con Davide Susanetti, autore del libro Vertigine della soglia, pubblicato da Tlon.

Per leggere subito l'intera intervista


Gli argomenti e i temi toccati nell'intervista sono innumerevoli, tutti meritano un approfondimento. Alcuni più di altri. Qui ne propongo degli stralci con l'intenzione di fornire le motivazioni giuste per dedicare del tempo alla lettura dell'intera intervista:

Le cose non “stanno” propriamente mai, ma muovono e si trasformano incessantemente nel flusso di un divenire.

La vita si evolve per “crisi” per successione di “stati attivati” dove il contatto tra elementi scatena reazioni, rompe legami, libera energie per poi, dopo un momento di picco, ridiscendere a coagularsi in una nuova configurazione. Salvo il ricominciare dello “stato attivato” un’altra volta, attraverso ulteriori mescolanze.

Stiamo vivendo una fase intensa, sconcertante e accelerata di trasformazioni. Forse più accelerata dalla possibilità percettiva della maggioranza di noi. Ma questo non è sinonimo di “fine” o di “catastrofe” senza appello, ma, appunto, un andare oltre...

Per contribuire a indirizzare i vettori in una direzione più che in un’altra. possiamo compiere tre passi preliminari:

1] rendersi conto che, per molti aspetti, noi agiamo come “zombie” inconsapevoli, morti che pensano di essere vivi.

2] sforzarsi di “osservare quel che c’è” nel modo più “spregiudicato” possibile.

3] volgersi a una considerazione: l’ordine non è solo ciò che è visibile, anzi, per la parte più significativa, sta in ciò che sfugge alla visibilità. Noi siamo nodi di una rete attraverso cui la vita si esprime nella manifestazione, ma non si esaurisce in essa.

Oggi sarebbe opportuno, forse è vitale, spogliarsi della prospettiva — propria della modernità e del Novecento — che ci sia una “soluzione” intesa come un dato, un contenuto, un progetto, una ricetta o un procedimento che sia sufficiente “applicare” per “risolvere”. Meglio investire sul vuoto e sul silenzio, spogliandosi dei contenuti, delle cristallizzazioni, degli strati morti di una individualità che fa da schermo e da ostacolo..

Essere folli evidenzia uno “stato non ordinario di coscienza”, uno “stato di intensità”, che va “oltre” la soglia del consuetamente umano, è lacerare la nebbias che oscura lo sguardo. E' uno stato che può provocare spaesamento e vertigine ma è anche un percorso iniziatico, un isolarsi rispetto alla corrente maggioritaria e ordinaria dell’esistenza quotidiana.

Dobbiamo tutti tornare a investire nell'immaginazione. Immaginazione che fa comunicare i piani della realtà, che materializza ciò che è intelligibile e smaterializza il sensibile, che restituisce forma e figura a ciò che, pur vediamo. Immaginazione che è risorsa potentissima di trasformazione personale nel momento in cui, prestando ascolto alla voce di miti, vicende simboliche, viaggi di conoscenza, diventiamo la realtà di quella stessa vicenda.

Come sarà il mondo a venire? Lo stesso, ma leggermente diverso. E la differenza è lo sguardo. Dopo di che si può anche sperimentare il digitale, l’IA e ogni altra risorsa. Il problema non sono questi mezzi tecnologici, ma come ci muoviamo attraverso di essi.

l’IA semplicemente riproduce un piano e una modalità del funzionamento della mente. E può farlo più velocemente e più esattamente di noi. Ma questo libera, al contempo, delle energie per accedere a un piano che è oltre la ragione discorsiva e la razionalità calcolante.  Anche qui l’IA può essere un ostacolo o un’opportunità.

Per leggere l'intera intervista

Contenuto dell’articolo


Paolo Beneventi

Animatore multimediale, autore. Redattore rubrica "Educare con i media" in "Sapereambiente"; collaboratore AIPED.

1 giorno

Grazie Carlo. Da un po' vedo che si procede paralleli, con pochi agganci diretti, ma riflessioni e azioni alla fine convergenti, risposte di cittadinanza attiva al piatto marketing integralista che annulla le nostre responsabilità e ci fa accettare i deliri sull'IA come la possibilità concreta della guerra. Vado presto con interesse a leggere l'intervista. 😇

rosaria campanale

insegnante presso ministero pubblica istruzione

1 giorno

Grazie Carlo per la condivisione. Ho letto con molto interesse il suo articolo e condivido ciò che scrive l' autore Davide " Occorre oltranza per andare oltre, per infrangere i limiti che ci arrestano..." lei ha saputo valorizzare questo pensiero e offrirlo a tutti noi. Fa riflettere. Grazie.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi