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NON BRUCIARTI LA SALUTE!




	
	
Lo stress non ha niente a che fare
	
… ma ha tutto a che fare con


	
	
con quante ore lavori ..
	
come ti senti durante quelle ore.


BURNOUT E WHP


Il Programma “Luoghi di lavoro che Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia” si pone come
obiettivo principale la promozione di cambiamenti organizzativi nei luoghi di lavoro affinché,
diventando ambienti favorevoli all’adozione e alla diffusione di stili di vita salutari, producano
conseguentemente cambiamenti individuali.


Nella pillola precedente abbiamo visto la necessità di bilanciare il tempo dedicato alla vita
lavorativa e quello dedicato alla vita personale (Work-Life Balance) al fine di evitare ripercussioni
sulle risorse umane dell’azienda in termini di stress e diminuzione della motivazione e soddisfazione
individuale.


L’emergenza sanitaria Covid-19 ha costretto molti di noi a cambiare abitudini e modalità di lavoro,
mettendoci di fronte a condizioni spesso difficili da gestire, soprattutto da un punto di vista
psicologico. In tal senso, lo smart-working è diventato un possibile fattore di rischio per la sindrome
da burnout, ovvero esaurimento: i casi, difatti, sono notevolmente aumentati durante la
pandemia.


COS’E’ IL BURNOUT


L’uomo risulta in salute se le sollecitazioni dell’ambiente sono proporzionate alle sue capacità di
risposta (eustress). Al contrario, quando le sollecitazioni eccedono la capacità di risposta oppure
sono ripetute, troppo povere e generano noia, si ha, invece, una condizione di distress.


Il termine burnout, parola di origine anglosassone che letteralmente significa “esaurimento, crollo o
surriscaldamento”, è stato utilizzato per la prima volta negli anni ‘70 in riferimento alle cosiddette
professioni di aiuto (infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali, poliziotti ecc.), identificate, per
loro natura, come le più esposte a frequenti stati di sofferenza. Tuttavia, il concetto di burnout si è
oggigiorno esteso a tutti gli ambiti lavorativi in cui sono presenti forti condizioni di tensione e
pressione.


L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il burnout come un


fenomeno professionale dovuto a stress cronico prolungato nel tempo e mal


gestito, riconoscendolo nel 2019 come una vera e propria sindrome.


Il "burnout", infatti, è stato inserito nella nuova versione dell'undicesima International Classification
of Diseases che può avere anche gravi conseguenze sul lavoratore.


In Europa il 25 % dei lavoratori sostiene di soffrire di stress legato all’attività lavorativa per tutto o per
la maggior parte dell’orario di lavoro ed una percentuale simile riferisce che l’attività lavorativa
rappresenta un rischio per la propria salute (EU-OSHA 2014).


In generale non esiste un’equazione puntuale tra stress lavorativo e ambiente lavorativo: lo stesso
ambiente può essere stressante per un soggetto e motivo di crescita professionale per un altro. È
dal rapporto soggettivo tra le caratteristiche individuali e il confronto con l’attività lavorativa che
scaturisce o meno una condizione di distress lavorativo. Vi è, difatti, una difficoltà di adattamento
reciproco, tra l’individuo e l’organizzazione, che comporta uno squilibrio tra le richieste
organizzative e le risorse personali che il soggetto sente di avere per affrontarle, ed esita in reazioni
fisiche ed emotive dannose.


I SEGNALI: ATTENZIONE AI CAMPANELLI DI ALLARME!


Per poter fare un lavoro che sia realmente preventivo, è necessario conoscere e quindi individuare
precocemente i segnali di allarme.


Lo stress provoca conseguenze a livello globale del funzionamento dell’organismo:


Ciò che è anche importante considerare è il danno collaterale che il burnout provoca: le
conseguenze possono quindi essere molto serie e, se il problema non viene affrontato, è facile che
si incorra in soluzioni risolutorie più facilmente accessibili, come l’abuso di sostanze o attività poco
salutari come il gioco d’azzardo, che potrebbero aggravare maggiormente la situazione.


FATTORI DI RISCHIO


Seppure non vi siano dei veri e propri fattori causali, in quanto ciascuno di noi attribuisce ad ogni
evento un significato soggettivo, la letteratura, però, mette in luce alcuni tra i principali fattori
scatenanti


Le varie ricerche che hanno investigato le cause che potrebbero condurre un soggetto verso la
sindrome del burnout hanno messo in luce numerose variabili (Maslach, Schaufeli, Leiter, 2009):


PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE: POSSIBILI SOLUZIONI


Lo stress lavoro-correlato e il burnout sono inclusi tra i rischi che vengono valutati per la prevenzione e
la sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lsg 81/2008- art.28).


Lo stress, e ancor di più il burnout, ha rilevanti conseguenze economiche sulle organizzazioni e sulla
collettività, come la perturbazione del clima sociale, la diffusione di conflittualità latente, o la perdita
di efficienza e l’attuazione di comportamenti di ritirata (es. turnover, assenteismo).


Secondo i recenti orientamenti della Medicina del Lavoro è quindi importante che anche
l'organizzazione intervenga per incrementare il benessere organizzativo e metta


in campo strategie preventive a sostegno dei suoi lavoratori e correttive


dell’ambiente e delle potenziali fonti di stress.
I possibili programmi di intervento per gestire situazioni di stress dovrebbero partire da una raccolta
precoce dei segnali di rischio sopra evidenziati. Progettare interventi implica la presenza di
orientamenti di apertura e di trasparente comunicazione dell'interesse che la stessa organizzazione
nutre per la soluzione di questo fenomeno.


IPOTESI DI INTERVENTO PER L’AZIENDA:


• la riorganizzazione del lavoro, delle mansioni e dei turni


• il riconoscimento di un maggior grado di autonomia del lavoratore nello svolgimento delle
attività


• la profilazione dei ruoli e delle responsabilità di tutti i colleghi, con la collocazione adeguata
delle persone e la chiarezza dei rapporti di ruolo


• la definizione chiara degli obiettivi da raggiungere


• la promozione di una maggior trasparenza all'interno dell’azienda


• il miglioramento, all’interno dei gruppi di lavoro, delle capacità di collaborazione,
comunicazione e decisione condivisa


• la creazione di uno spazio di ascolto e confronto sui bisogni professionali dei lavoratori


• l’offerta di opportunità formative e di aggiornamento professionale


• informare della possibilità di far ricorso ad aiuti esterni professionali anche a sostegno di
problemi esterni interferenti con la vita lavorativa


SOLUZIONI PERSONALI


Sul piano personale, non evitare il confronto con la realtà, capire e valutare gli aspetti della
situazione stressante a cui si è più vulnerabili e misurare il proprio livello di tolleranza può portare
l’individuo a riflettere per ridefinire la situazione, acquisendo un maggior controllo cognitivo e
attuando strategie adeguate di condotta che dovrebbero ridurre lo stress.


Inoltre, la presenza di una rete di sostegno sociale ed emotivo può costituire una valida risorsa per
la persona che vive (o è a rischio) di burnout: è infatti fondamentale avere la possibilità di
condividere con gli altri il proprio vissuto, rivolgendosi ad amici, colleghi o a un sostegno
professionale, fiduciosi del fatto che si è tenuti in considerazione, amati e stimati. Non sentirsi in
colpa e chiedere aiuto è il primo fondamentale passo per prendersi cura di sé, sia sul piano
personale che professionale.


… E IN SMARTWORKING?


1. Organizzare e definire gli orari lavorativi: stabilire l’orario di inizio e fine della giornata,
calcolando pause adeguate. Prima e dopo l’orario non si deve rispondere al cellulare,
guardare o scrivere mail ecc...


2. Fissare obiettivi ragionevoli senza pretendere troppo da se stessi ed essendo realisti,
consapevoli che non tutto si può controllare


3. Definire una lista di priorità


4. Lavorare in un ambiente o spazio ben definito così da cambiare spazio prima e dopo
l’orario di lavoro


5. Uscire e prendersi del tempo per cambiare aria e respirare, magari dedicandosi all’attività
fisica


6. Pensare a se stessi ritagliandosi momenti di riposo e dedicandosi ai propri


hobby
I BENEFICI DI UNA CORRETTA GESTIONE...


- Lavoratori: maggior benessere e soddisfazione lavorativa


- Dirigenza: forza lavoro maggiormente motivata, sana e produttiva


- Azienda: riduzione del tasso di assenteismo/presenteismo, degli indici infortunistici e del
turnover; incremento fidelizzazione dei lavoratori e migliori prestazioni


- Società: riduzione dei costi – diretti e indiretti – e degli oneri gravanti su individui e società


BIBLIOGRAFIA - SITOGRAFIA:


https://www.stateofmind.it/tag/burnout/


https://www.stateofmind.it/2015/05/stress-lavorativo-cause-conseguenze/


https://www.grupposandonato.it/news/2021/febbraio/burnout-smartworking-cos-e


https://www.giuntipsy.it/informazioni/notizie/burnout-sintomi-e-intervento


https://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=75874


https://www.ilsole24ore.com/art/stress-lavoro-burnout-riconosciuto-oms-come-sindrome-ACwBssJ


Maslach C., Schaufeli W. B., Leuter M. P. (2009), “Burnout: 35 years of research and practice”,
Career Development International, Vol. 14, No. 3, pp 204 – 220.

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Burnout non bruciarti la salute

  • 1. NON BRUCIARTI LA SALUTE! Lo stress non ha niente a che fare … ma ha tutto a che fare con 
 con quante ore lavori .. come ti senti durante quelle ore. BURNOUT E WHP Il Programma “Luoghi di lavoro che Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia” si pone come obiettivo principale la promozione di cambiamenti organizzativi nei luoghi di lavoro affinché, diventando ambienti favorevoli all’adozione e alla diffusione di stili di vita salutari, producano conseguentemente cambiamenti individuali. Nella pillola precedente abbiamo visto la necessità di bilanciare il tempo dedicato alla vita lavorativa e quello dedicato alla vita personale (Work-Life Balance) al fine di evitare ripercussioni sulle risorse umane dell’azienda in termini di stress e diminuzione della motivazione e soddisfazione individuale. L’emergenza sanitaria Covid-19 ha costretto molti di noi a cambiare abitudini e modalità di lavoro, mettendoci di fronte a condizioni spesso difficili da gestire, soprattutto da un punto di vista psicologico. In tal senso, lo smart-working è diventato un possibile fattore di rischio per la sindrome da burnout, ovvero esaurimento: i casi, difatti, sono notevolmente aumentati durante la pandemia. 
 COS’E’ IL BURNOUT L’uomo risulta in salute se le sollecitazioni dell’ambiente sono proporzionate alle sue capacità di risposta (eustress). Al contrario, quando le sollecitazioni eccedono la capacità di risposta oppure sono ripetute, troppo povere e generano noia, si ha, invece, una condizione di distress. 
 Il termine burnout, parola di origine anglosassone che letteralmente significa “esaurimento, crollo o surriscaldamento”, è stato utilizzato per la prima volta negli anni ‘70 in riferimento alle cosiddette professioni di aiuto (infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali, poliziotti ecc.), identificate, per loro natura, come le più esposte a frequenti stati di sofferenza. Tuttavia, il concetto di burnout si è oggigiorno esteso a tutti gli ambiti lavorativi in cui sono presenti forti condizioni di tensione e pressione. 
 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il burnout come un 
 fenomeno professionale dovuto a stress cronico prolungato nel tempo e mal 
 gestito, riconoscendolo nel 2019 come una vera e propria sindrome. 

  • 2. Il "burnout", infatti, è stato inserito nella nuova versione dell'undicesima International Classification of Diseases che può avere anche gravi conseguenze sul lavoratore. In Europa il 25 % dei lavoratori sostiene di soffrire di stress legato all’attività lavorativa per tutto o per la maggior parte dell’orario di lavoro ed una percentuale simile riferisce che l’attività lavorativa rappresenta un rischio per la propria salute (EU-OSHA 2014). In generale non esiste un’equazione puntuale tra stress lavorativo e ambiente lavorativo: lo stesso ambiente può essere stressante per un soggetto e motivo di crescita professionale per un altro. È dal rapporto soggettivo tra le caratteristiche individuali e il confronto con l’attività lavorativa che scaturisce o meno una condizione di distress lavorativo. Vi è, difatti, una difficoltà di adattamento reciproco, tra l’individuo e l’organizzazione, che comporta uno squilibrio tra le richieste organizzative e le risorse personali che il soggetto sente di avere per affrontarle, ed esita in reazioni fisiche ed emotive dannose. I SEGNALI: ATTENZIONE AI CAMPANELLI DI ALLARME! Per poter fare un lavoro che sia realmente preventivo, è necessario conoscere e quindi individuare precocemente i segnali di allarme. Lo stress provoca conseguenze a livello globale del funzionamento dell’organismo: Ciò che è anche importante considerare è il danno collaterale che il burnout provoca: le conseguenze possono quindi essere molto serie e, se il problema non viene affrontato, è facile che si incorra in soluzioni risolutorie più facilmente accessibili, come l’abuso di sostanze o attività poco salutari come il gioco d’azzardo, che potrebbero aggravare maggiormente la situazione. 

  • 3. FATTORI DI RISCHIO Seppure non vi siano dei veri e propri fattori causali, in quanto ciascuno di noi attribuisce ad ogni evento un significato soggettivo, la letteratura, però, mette in luce alcuni tra i principali fattori scatenanti Le varie ricerche che hanno investigato le cause che potrebbero condurre un soggetto verso la sindrome del burnout hanno messo in luce numerose variabili (Maslach, Schaufeli, Leiter, 2009): PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE: POSSIBILI SOLUZIONI Lo stress lavoro-correlato e il burnout sono inclusi tra i rischi che vengono valutati per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lsg 81/2008- art.28). Lo stress, e ancor di più il burnout, ha rilevanti conseguenze economiche sulle organizzazioni e sulla collettività, come la perturbazione del clima sociale, la diffusione di conflittualità latente, o la perdita di efficienza e l’attuazione di comportamenti di ritirata (es. turnover, assenteismo). Secondo i recenti orientamenti della Medicina del Lavoro è quindi importante che anche l'organizzazione intervenga per incrementare il benessere organizzativo e metta 
 in campo strategie preventive a sostegno dei suoi lavoratori e correttive 
 dell’ambiente e delle potenziali fonti di stress.
  • 4. I possibili programmi di intervento per gestire situazioni di stress dovrebbero partire da una raccolta precoce dei segnali di rischio sopra evidenziati. Progettare interventi implica la presenza di orientamenti di apertura e di trasparente comunicazione dell'interesse che la stessa organizzazione nutre per la soluzione di questo fenomeno. IPOTESI DI INTERVENTO PER L’AZIENDA: • la riorganizzazione del lavoro, delle mansioni e dei turni • il riconoscimento di un maggior grado di autonomia del lavoratore nello svolgimento delle attività • la profilazione dei ruoli e delle responsabilità di tutti i colleghi, con la collocazione adeguata delle persone e la chiarezza dei rapporti di ruolo • la definizione chiara degli obiettivi da raggiungere • la promozione di una maggior trasparenza all'interno dell’azienda • il miglioramento, all’interno dei gruppi di lavoro, delle capacità di collaborazione, comunicazione e decisione condivisa • la creazione di uno spazio di ascolto e confronto sui bisogni professionali dei lavoratori • l’offerta di opportunità formative e di aggiornamento professionale • informare della possibilità di far ricorso ad aiuti esterni professionali anche a sostegno di problemi esterni interferenti con la vita lavorativa SOLUZIONI PERSONALI Sul piano personale, non evitare il confronto con la realtà, capire e valutare gli aspetti della situazione stressante a cui si è più vulnerabili e misurare il proprio livello di tolleranza può portare l’individuo a riflettere per ridefinire la situazione, acquisendo un maggior controllo cognitivo e attuando strategie adeguate di condotta che dovrebbero ridurre lo stress. Inoltre, la presenza di una rete di sostegno sociale ed emotivo può costituire una valida risorsa per la persona che vive (o è a rischio) di burnout: è infatti fondamentale avere la possibilità di condividere con gli altri il proprio vissuto, rivolgendosi ad amici, colleghi o a un sostegno professionale, fiduciosi del fatto che si è tenuti in considerazione, amati e stimati. Non sentirsi in colpa e chiedere aiuto è il primo fondamentale passo per prendersi cura di sé, sia sul piano personale che professionale. … E IN SMARTWORKING? 1. Organizzare e definire gli orari lavorativi: stabilire l’orario di inizio e fine della giornata, calcolando pause adeguate. Prima e dopo l’orario non si deve rispondere al cellulare, guardare o scrivere mail ecc... 2. Fissare obiettivi ragionevoli senza pretendere troppo da se stessi ed essendo realisti, consapevoli che non tutto si può controllare 3. Definire una lista di priorità 4. Lavorare in un ambiente o spazio ben definito così da cambiare spazio prima e dopo l’orario di lavoro 5. Uscire e prendersi del tempo per cambiare aria e respirare, magari dedicandosi all’attività fisica 6. Pensare a se stessi ritagliandosi momenti di riposo e dedicandosi ai propri 
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  • 5. I BENEFICI DI UNA CORRETTA GESTIONE... - Lavoratori: maggior benessere e soddisfazione lavorativa - Dirigenza: forza lavoro maggiormente motivata, sana e produttiva - Azienda: riduzione del tasso di assenteismo/presenteismo, degli indici infortunistici e del turnover; incremento fidelizzazione dei lavoratori e migliori prestazioni - Società: riduzione dei costi – diretti e indiretti – e degli oneri gravanti su individui e società BIBLIOGRAFIA - SITOGRAFIA: https://www.stateofmind.it/tag/burnout/ https://www.stateofmind.it/2015/05/stress-lavorativo-cause-conseguenze/ https://www.grupposandonato.it/news/2021/febbraio/burnout-smartworking-cos-e https://www.giuntipsy.it/informazioni/notizie/burnout-sintomi-e-intervento https://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=75874 https://www.ilsole24ore.com/art/stress-lavoro-burnout-riconosciuto-oms-come-sindrome-ACwBssJ Maslach C., Schaufeli W. B., Leuter M. P. (2009), “Burnout: 35 years of research and practice”, Career Development International, Vol. 14, No. 3, pp 204 – 220.